Agostino Bertani (cacciatorpediniere)



























































































Agostino Bertani
poi Enrico Cosenz
Descrizione generale

Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg
Tipo
cacciatorpediniere (1919-1929)
torpediniera (1929-1943)
Classe La Masa
Proprietà
Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg Regia Marina
Costruttori Odero
Cantiere
Cantiere navale di Sestri Ponente, Sestri Ponente
Impostazione 23 dicembre 1917
Varo 6 giugno 1919
Entrata in servizio 13 giugno 1919
Destino finale autoaffondato il 27 settembre 1943 dopo essere stato danneggiato da aerei
Caratteristiche generali
Dislocamento normale 840 t
a pieno carico 875 t
Lunghezza 73,5 m
Larghezza 7,3 m
Pescaggio 3 m
Propulsione 4 caldaie
2 turbine a vapore
potenza 16.000 HP
2 eliche
Velocità 30 nodi (56 km/h)
Autonomia 2230 miglia a 13 nodi
Equipaggio 99 tra ufficiali, sottufficiali e marinai
Armamento
Artiglieria alla costruzione:

  • 4 pezzi da 102/45 mm

  • 2 pezzi da 76/40 mm


Siluri 4 tubi lanciasiluri da 450 mm
Note
dati riferiti all’entrata in servizio

dati presi da Warships 1900-1950 e Marina Militare


voci di cacciatorpediniere presenti su Wikipedia

L’Agostino Bertani (successivamente rinominato Enrico Cosenz) è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.



Storia |


Impostato durante la prima guerra mondiale, nel 1917, entrò in servizio solo nel 1919, a conflitto ormai concluso[1].


Nella notte tra il 7 e l'8 ottobre 1919 il Bertani si trovava ormeggiato al «Molo Sanità» di Trieste quando, in seguito a disordini a bordo della nave, fu “catturato” da ufficiali schieratisi a fianco del poeta Gabriele D'Annunzio nell'occupazione di Fiume (chiamati «uscocchi»[2]), e condotto in tale città[3][4]. A metà gennaio 1921, conclusasi la vicenda dell'impresa di Fiume, il Bertani rientrò a Pola, dove fu radiato e poi reiscritto nei ruoli della Regia Marina con il nuovo nominativo di Enrico Cosenz[3][4].


Il 19 febbraio 1926 il Cosenz fu speronato da un altro cacciatorpediniere, il Fratelli Cairoli[4]: si trattò della prima di ben quattro collisioni di cui l'unità fu protagonista nel corso della sua vita operativa.


Nel 1929 la nave fu declassata a torpediniera[1].


Il 10 giugno 1940 la Cosenz faceva parte della VII Squadriglia Cacciatorpediniere di base a Brindisi, che formava insieme alle gemelle Medici, Bassini e Fabrizi.


Durante il secondo conflitto mondiale la nave fu adibita a compiti di scorta dapprima sulle rotte nordafricane e successivamente in Mar Tirreno[4].


A fine settembre 1940 la Cosenz stava scortando un piroscafo di circa 700 tsl nel bacino orientale del Mediterraneo, quando il trasporto fu silurato da un sommergibile: la Cosenz reagì con un lancio di bombe di profondità che sembrò aver avuto successo, in quanto il sommergibile fu visto affiorare abbattuto su un fianco ed affondare (così si ritenne a bordo della nave italiana), tanto che il fatto fu segnalato nel bollettino ufficiale[5] e riportato anche dalla «Domenica del Corriere»[6]; tuttavia non esistono conferme da parte britannica circa questo presunto affondamento.


Tra l'11 ed il 12 ottobre 1940 scortò da Tripoli a Napoli la motonave Col di Lana[7].


Dopo il 1940 l'unità fu sottoposta a lavori di modifica che videro la rimozione di due cannoni da 102 mm, la sostituzione dei pezzi da 76 mm con 6 mitragliere da 20 mm e l'eliminazione di due tubi lanciasiluri da 450 mm[1].


Il 9 aprile 1941 salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme al cacciatorpediniere Dardo ed alle torpediniere Clio e Papa, le motonavi Andrea Gritti, Sebastiano Venier, Rialto, Birmania e Barbarigo; il convoglio giunse a Tripoli senza problemi il giorno 11[8].


Alle 5.30 del 21 novembre dello stesso anno salpò da Napoli per scortare in Libia insieme al cacciatorpediniere Da Recco, nell'ambito di un'operazione di traffico, la moderna motonave Monginevro e la grossa nave cisterna Iridio Mantovani; l'operazione tuttavia fallì in seguito al siluramento e grave danneggiamento degli incrociatori Trieste e Duca degli Abruzzi (parte della scorta indiretta)[9].


Alle 4.50 del 21 gennaio 1942 la Cosenz, in arrivo a Trapani, ebbe una collisione con il rimorchiatore/dragamine ausiliario G 76 America[10].


Appena un mese più tardi, il 22 febbraio, la torpediniera fu protagonista di un'altra collisione: intorno alle nove di sera speronò nello stretto di Messina il piroscafo Luisa, carico di carbone, che affondò in una ventina di minuti[11].


Meno di due settimane dopo la proclamazione dell'armistizio, il 25 settembre 1943, la Cosenz rimase danneggiata, nelle acque di Lagosta, da una collisione con il piroscafo Ulisse[4].


Il 27 settembre la torpediniera fu ulteriormente danneggiata da aerei tedeschi; nel corso della stessa giornata l'equipaggio, per evitarne la cattura, autoaffondò la propria nave al largo di Lagosta[4].



Note |




  1. ^ abcMarina Militare


  2. ^ Quando la pirateria era made in Italy | l'Occidentale


  3. ^ abLe navi italiane a Fiume 1918-1921 Archiviato il 5 novembre 2010 in Internet Archive.


  4. ^ abcdefTrentoincina


  5. ^ Regio Esercito - I Bollettini del Comando Supremo: Settembre 1940


  6. ^ domenica corriere anno 42 n.41 torpediniera cosenz Archiviato il 17 marzo 2011 in Internet Archive.


  7. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 455


  8. ^ German raiders and British armed merchant cruisers, April 1941


  9. ^ KMS Kormoran and HMAS Sydney, KMS Atlantis and HMS Dunedin lost, November 1941


  10. ^ Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, p. 24


  11. ^ Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, p. 283



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