Diana di Poitiers






Diana di Poitiers


Diana di Poitiers (Saint-Vallier, 3 settembre 1499 – Anet, 26 aprile 1566) è stata una nobildonna francese, contessa di Saint-Vallier, duchessa d'Étampes, duchessa del Valentinois e amante ufficiale del re Enrico II di Francia.


Fu molto celebre per la sua bellezza e per il ruolo influente che ebbe nella politica del re Enrico II di Valois




Indice






  • 1 Biografia


  • 2 Discendenza


  • 3 Note


  • 4 Bibliografia


  • 5 Altri progetti





Biografia |




François Clouet, Dama al bagno (circa 1571). Si pensa che la modella ritratta possa essere Diana di Poitiers


Diana fu la primogenita di Giovanni di Poitiers (morto nel 1539), appartenente ad un ramo cadetto della Casa di Poitiers, quella dei Saint-Vallier; egli fu visconte d'Estoile, signore di Saint-Vallier. La madre di Diana fu Giovanna di Batarnay. Il luogo di nascita non è conosciuto con certezza: secondo alcuni storici sarebbe avvenuta a Poitiers nella Vienne, secondo altri a Étoile nella Drôme. Il 16 aprile 1515, avendo da poco compiuto i quindici anni, sposò a Parigi, presso il palazzo di Borbone, Luigi di Brézé, conte di Maulevrier, figlio del siniscalco di Normandia, Giacomo di Brézé, al quale diede due figlie.


Luigi di Brézé morì il 23 luglio 1531 ad Anet e Diana prese i veli del lutto in maniera definitiva. Divenne, qualche anno dopo, la favorita del duca d'Orléans, figlio di Francesco I e successivamente re sotto il nome di Enrico II. Diana era intelligente, intrigante, di alta nobiltà, e cosciente del proprio prestigio e della propria influenza, pur essendo di vent'anni più vecchia del proprio amante. Condivise l'influenza dapprima con la duchessa d'Étampes, Anne de Pisseleu, favorita del re Francesco I: ognuna di loro aveva il proprio partito alla corte, e la loro rivalità sfociò diverse volte in scene scandalose.




Emblema della duchessa


La sua relazione con Enrico II iniziò alla fine degli anni 1530. Tenace nei propri odi, Diana riuscì a trarre il massimo profitto dalla propria posizione per influenzare Enrico II dal momento in cui questo salì al trono (1547). Diana fece esiliare la duchessa d'Étampes e divenne pressoché onnipotente: persino Caterina de' Medici, moglie di Enrico II, dovette cedere all'ascendente della favorita sul re, che fu nominata duchessa del Valentinois (1548) e che si circondò di una corte brillante. Fece costruire da Philibert Delorme il Castello di Chenonceaux, una delle opere più belle dell'epoca. Fervente cattolica, spinse il suo amante a reprimere i protestanti.


Alla morte del Re (1559), Caterina de' Medici divenne reggente del figlio Francesco II e obbligò Diana di Poitiers a restituire alla corona il Castello di Chenonceaux in cambio del castello di Chaumont. Diana morì a 66 anni avvelenata dall'oro liquido (od "oro potabile")[1][2], un infuso di oro disperso che ingeriva per mantenersi giovane, come pubblicato dal «British Medical Journal» nel dicembre del 2009, dopo i risultati delle analisi di un'équipe specialista nella ricerca paleopatologica sulle spoglie della bella Diana[3]. Durante la Rivoluzione francese la sua tomba ad Anet fu profanata e i suoi resti gettati in una fossa comune.


Le sue Lettere sono state pubblicate nel 1866 da Georges Guiffrey. La tradizione vuole che sul suo seno (celebrato dal pittore François Clouet), sia stata modellata la coppa per la corretta degustazione dello champagne: come questo vino era considerato il migliore, così il seno di Diana di Poitiers veniva ritenuto il più bello della sua epoca.



Discendenza |


Con Luigi di Brézé Diana ebbe:



  • Francesca di Brézé (gennaio 1518 - 1574), sepolta nell'abbazia di Saint-Yved de Braine, contessa di Maulévrier, baronessa di Mauny et di Sérignan. Sposata nella cappella del Louvre a Parigi a Roberto IV de la Marck, duca di Bouillon, conte di Braine e di Maulévrier, morto avvelenato nel 1558

  • Luisa di Brézé (1521 - gennaio 1577), andata sposa nel 1547 a Claudio di Guisa, duca di Aumale



Note |




  1. ^ "Henry II's mistress returned to righful resting place", 31 maggio 2010, The Sunday Times


  2. ^ "Fatal Alchemy" Archiviato il 26 ottobre 2011 in Internet Archive., video del 2009 da BMJ


  3. ^ A gold elixir of youth in the 16th century French court | The BMJ



Bibliografia |



  • Benedetta Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne, La Collana dei casi, Milano, Adelphi, 2005, ISBN 978-88-4591-999-2.

  • Jean Orieux, Caterina de' Medici. Un'italiana sul trono di Francia, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1988, ISBN 88-04-30464-2.

  • Kathleen Wellman, Queens and Mistresses of Renaissance France, Yale University Press, 2013.



Altri progetti |



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