Rionero in Vulture





































































































Rionero in Vulture
comune


Rionero in Vulture – Stemma
Rionero in Vulture – Veduta
Localizzazione
Stato
Italia Italia
Regione
Regione-Basilicata-Stemma.svg Basilicata
Provincia
Provincia di Potenza-Stemma.png Potenza
Amministrazione
Sindaco Luigi Di Toro (lista civica Insieme per Rionero) dal 5-6-2016
Territorio
Coordinate
40°55′N 15°40′E / 40.916667°N 15.666667°E40.916667; 15.666667 (Rionero in Vulture)Coordinate: 40°55′N 15°40′E / 40.916667°N 15.666667°E40.916667; 15.666667 (Rionero in Vulture)
Altitudine 656 m s.l.m.
Superficie 53,52 km²
Abitanti 13 156[2](30-4-2018)
Densità 245,81 ab./km²
Frazioni
Monticchio Bagni, Monticchio Sgarroni[1]
Comuni confinanti
Aquilonia (AV), Atella, Barile, Calitri (AV), Melfi, Rapolla, Ripacandida
Altre informazioni
Cod. postale 85028
Prefisso 0972
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT
076066
Cod. catastale H307
Targa PZ
Cl. sismica zona 1 (sismicità alta)
Nome abitanti rioneresi
Patrono
San Marco, Madonna del Carmelo
Giorno festivo 25 aprile
Cartografia

Mappa di localizzazione: Italia

Rionero in Vulture

Rionero in Vulture



Rionero in Vulture – Mappa
Posizione del comune di Rionero in Vulture all'interno della provincia di Potenza
Sito istituzionale

Rionero in Vulture (IPA: [rioˈnerˈoinˈvulture][3], Arennìure in dialetto rionerese[4]), chiamato generalmente Rionero, è un comune italiano di 13 156 abitanti[2] della provincia di Potenza in Basilicata.


Situato alle pendici del Monte Vulture, è stato insignito della medaglia d'argento al merito civile per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale. La città è conosciuta in Italia anche per la sua ricchezza di acque minerali, settore in cui opera l'azienda Fonti del Vulture, che imbottiglia, tra le altre, le acque Lilia e Sveva.


Rionero in Vulture è anche sede del CROB, un centro sulla ricerca oncologica d'importanza nazionale.




Indice






  • 1 Geografia fisica


    • 1.1 Territorio


    • 1.2 Clima




  • 2 Origini del nome


  • 3 Storia


    • 3.1 Antichità


    • 3.2 Medioevo


    • 3.3 Età moderna


    • 3.4 Ottocento


    • 3.5 Dal novecento ad oggi


    • 3.6 Simboli


    • 3.7 Onorificenze




  • 4 Monumenti e luoghi d'interesse


    • 4.1 Architetture religiose


    • 4.2 Architetture civili


    • 4.3 Altro


    • 4.4 Siti archeologici




  • 5 Società


    • 5.1 Evoluzione demografica


    • 5.2 Etnie e minoranze straniere


    • 5.3 Tradizioni e folclore


    • 5.4 Istituzioni, enti e associazioni




  • 6 Cultura


    • 6.1 Biblioteche


    • 6.2 Ricerca


    • 6.3 Scuole


    • 6.4 Teatro e musica


    • 6.5 Cinema


    • 6.6 Cucina


    • 6.7 Eventi




  • 7 Economia


  • 8 Infrastrutture e trasporti


    • 8.1 Strade


    • 8.2 Ferrovie




  • 9 Amministrazione


    • 9.1 Gemellaggi




  • 10 Sport


  • 11 Note


  • 12 Bibliografia


  • 13 Voci correlate


  • 14 Altri progetti





Geografia fisica |



Territorio |


Si trova su due colline a sud-est del Monte Vulture, vicino al confine con la Campania e la Puglia, a 676 metri sul livello del mare. Il suo territorio si estende per 53,1 km² ed i suoi abitanti sono divisi tra il centro abitato e le frazioni di Monticchio Bagni e Monticchio Sgarroni. Qui si trovano due laghi di origine vulcanica.



Clima |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Monticchio Bagni.

Il clima è rigido d'inverno e caldo temperato d'estate. Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +4,4 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +23,0 °C[5].



































































MONTICCHIO BAGNI Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media (°C) 7,7 9,5 12,1 17,1 21,3 26,9 29,7 30,3 25,5 18,4 13,3 10,5 9,2 16,8 29,0 19,1 18,5
T. min. media (°C) 1,1 1,9 3,3 6,4 9,0 14,5 15,7 15,7 13,1 9,2 5,9 3,6 2,2 6,2 15,3 9,4 8,3


Origini del nome |


Le origini del nome di questa cittadina non sono del tutto chiare. Secondo alcuni, la sua etimologia deriva da "Rivo Nigro" (ruscello nero) , sorgente affiorante dal tufo vulcanico (pozzolanico) di colore nero che attraversa il paese dividendolo in due parti (fonte ora conglobata nella fontana detta "Grande" o della "Baronessa"). Dopo l'Unità d'Italia, a Rionero si aggiunse il suffisso in Vulture per distinguerla dall'omonima Rionero Sannitico, in Molise.



Storia |



Antichità |


Il territorio era abitato nel IV secolo a.C., come provano le tombe rinvenute nelle località "San Francesco", "Cappella del Priore" e "Padulo". Resti di un acquedotto di epoca romana sono visibili sulla fiumara di Ripacandida, nei pressi dell'attuale abitato. Nel III secolo a.C. entrò a far parte dell'agro di Venusia (l'attuale Venosa).


Scavi archeologici in corrispondenza della "Torre degli Embrici" hanno riportato alla luce nel 2004 un insediamento agricolo-termale, risalente agli ultimi secoli avanti Cristo e proseguito fino al tardo Medioevo. Rionero, come "Casale di Santa Maria di Rivo Nigro", feudo di Atella nella diocesi di Rapolla, appare per la prima volta nella bolla di papa Eugenio III del 9 giugno del 11522 che conferma al vescovo Ruggero di Rapolla alcuni possedimenti.[6] Nello stesso anno Monsignor Alberto Mercanti ne parla in uno scritto come “casale medioevale di Santa Maria di Rivonigro", feudo del vescovo di Rapolla.[7]



Medioevo |


Con la caduta dell'impero romano e l'avvento delle invasioni barbariche, il circondario di Rionero vide l'arrivo dei Normanni, che si stanziarono soprattutto nella frazione di Monticchio, facendo del castello locale la loro roccaforte, il quale fu probabilmente costruito prima del loro arrivo. La zona divenne in seguito luogo di rifugio per i monaci basiliani, giunti dalla penisola balcanica per evitare le persecuzioni iconoclastiche. Anche l'ordine religioso si stanziò a Monticchio, ove costruirono anche un'abbazia.


In epoca sveva, si ritiene da alcuni storici che la zona di Rionero fu residenza di caccia di Federico II, ove il sovrano, che trascorreva gran parte del suo tempo libero a Melfi, si recava nei boschi del monte Vulture per esercitare la sua grande passione.[8]


Con la fine del governo svevo, il casale fu colpito da un vertiginoso aumento delle tasse, che compromise già le condizioni abbastanza misere dei suoi abitanti. Con l'avvento degli Angioini, nel 1269[9] Rapolla diventò feudo di Antonio de Capris, nel tempo in cui era vescovo il canonico Bartolomeo (1266-1275).[10] Un'altra citazione compare in un documento angioino del 1277 che parla di "Universitas Rivinigri".[11]


Nel 1316 Giovanni d'Angiò, signore della valle, accordò esenzioni e immunità fiscale per dieci anni per ricostruire Atella.[12] Un’offerta allettante per tutti quei cittadini impoveriti dalle continue guerre che si trasferirono ad Atella per sfuggire all’enorme pressione fiscale di quel periodo. Gli abitanti di Rionero, a causa delle "pressuras et gravamina" sui pascoli imposti dai feudatari vescovi di Rapolla, furono i primi a trasferirsi nella nuova città, con altri provenienti da Agromonte, Armaterra, Caldane, Lagopesole, Monte Marcone e Vitalba.[13]


Dopo solo due anni, nel 1318, il vescovo Bernardo chiese e ottenne, invano, di ripopolare "de gentibus de Regno aut exteris il morto casale", ricostruendolo più in su, presso la chiesa di Sant'Antonio Abate, "positam inter casale Rivinigri et casale Barilis"[14], là dove si diceva che fosse già esistito un altro casale. Nel 1332, Bernardo di Palma, vescovo di Rapolla, ottenne il permesso di riedificare il casale con diploma di Roberto d'Angiò, Re di Napoli. Per cui sui registri angioini figura "Rivinigri noviter eredi", come casale di Atella.[15] Successivamente, Rionero, non apparve più né nel cedolario della regina Giovanna I del 1344 e neppure in quello di Giovanna II del 1415.[16] Nel 1348, la Morte Nera (peste nera) colpì anche l'area intorno a Rionero.[17]



Età moderna |


Il violento terremoto del 5 dicembre 1456 con magnitudo 7.11 colpì l'Italia meridionale danneggiando gravemente la cittadina di Atella talché alcuni sopravvissuti si trasferirono a Rionero.[18]


Nel 1468 un gruppo di albanesi di Kruja, dopo la morte di Scanderbeg fuggì nell'Italia meridionale, attraversando la Puglia[19] e venne sistemato anche in Basilicata: oltre a Melfi [probabilmente lì dove oggi si trova Vico Albanesi] a Barile, Brindisi Montagna, ecc.[17]


Tra agosto del 1477 e gennaio del 1478 raggiunsero l'Italia meridionale altri esuli albanesi. La loro fuga fu causata dalla campagna ottomana di Scutari[15] sotto Maometto II. Re Ferdinando I di Napoli accolse gli esuli e li distribuì in Basilicata nei comuni di Rionero in Vulture, Ripacandida, Melfi, Forenza, Lavello, Venosa e Atella. I rifugiati di Rionero furono sistemati nei pressi della Chiesa di Sant'Antonio Abate insieme ad alcuni pastori pugliesi.[17]


Durante la dominazione spagnola, la città ebbe un periodo di pace e di prosperità. In data 1º aprile 1502, Rionero ospitò nella chiesa di Sant'Antonio Louis d'Armagnac, duca di Nemours e Consalvo Fernandez di Cordova, rispettivamente comandanti degli eserciti francese e spagnolo, i quali si incontrarono per stipulare accordi sulla spartizione del Regno di Napoli.


Il 23 marzo del 1528 Melfi venne saccheggiata dalle truppe francesi sotto Odet de Foix, aiutato dai fiorentini delle "Bande Nere" sotto il comando di Orazio Baglioni. Lo storico Marin Sanudo descrive nei suoi "Diarii" che gli aggressori "si sono precipitati dentro, uccidendo chiunque sul loro cammino, soldati, uomini, donne, e bambini, presi prigionieri e saccheggiarono la terra. Nessuno si sarebbe salvato, tranne quelli che sono saltati giù dalle mura, uccidendosi o sono stati fatti prigionieri o uccisi." Si parla di circa 3.000 morti. L'evento è entrato nella storia come la "Pasqua di Sangue" o il "Sacco di Melfi". I sopravvissuti fuggirono nei boschi del Monte Vulture da dove tornarono la domenica di Pentecoste (11 maggio del 1528) dopo che la città era stata liberata dagli spagnoli. Nel 1530/3, i contadini albanesi che si erano stabiliti a Melfi nel 1468 ed erano sopravvissuti alla “Pasqua di Sangue” vennero reinsediati a Rionero cambiando il nome del casale in "Arenigro".[17] La comunità albanese si stabilì nei pressi dell'antica Chiesa di Santa Maria di Rivonigro[20], poi "Chiesa dei Morti" (attualmente intitolata al SS. Sacramento)[21], ove poterono professare il loro culto di rito greco-bizantino fino al 1627, quando il vescovo di Melfi, Diodato Scaglia, abolì il rio bizantino e li condusse al culto latino.[22]


Il 4 aprile del 1615, Orazio Grasso, Regio Tavolario, scrive che nel territorio di Atella c'è un casale chiamato Arenigro che è abitato da 45 fuochi (famiglie) di albanesi che "habitano dentro grotte accomodate con fabbrica".[23]


Gravemente colpita dal terremoto del 1694, la sua popolazione in quel periodo non superava settecento persone. In seguito la nobile famiglia Caracciolo, ai quali spettava il feudo, concessero il disboscamento, il dissodamento e la coltivazione dei terreni occupati dai boschi della località "Gaudo". Grazie alla sua posizione di frontiera tra Campania e Puglia, Rionero ebbe un certo incremento economico e demografico: nel 1735 gli abitanti erano giunti a circa 3000, nel 1752 a circa 9000. .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}A fine 1700 Rionero era il secondo paese per popolazione della intera Basilicata con i suoi 11000 abitanti; al primo posto vi era Matera con 12300 unità.[senza fonte]


Durante la Repubblica Napoletana del 1799, Rionero partecipò attivamente ai moti e vi fu piantato l'Albero della libertà. Tutto ciò avvenne soltanto perché, ormai, tutti i paesi immediatamente limitrofi si erano già democratizzati ed i commerci erano divenuti praticamente impossibili. I rioneresi Michele Granata e Giustino Fortunato senior furono importanti esponenti della repubblica partenopea ma, dopo la sua caduta, Granata fu condannato a morte nel dicembre dello stesso anno mentre Fortunato si salvò con la fuga. Quest'ultimo venne poi reintegrato da Gioacchino Murat e, con la seconda restaurazione borbonica, divenne primo ministro del Regno delle Due Sicilie.



Ottocento |


Nel 1811, Rionero avevano superato gli 11000 abitanti e fu elevato a Comune autonomo con decreto di Gioacchino Murat il 4 maggio dello stesso anno, grazie all'impegno di Giustino Fortunato senior.[24] Nell'aprile 1848, in piena rivoluzione agraria sotto il Regno delle Due Sicilie, a Rionero si registrarono forti tumulti contro il latifondismo. I contadini rioneresi, dopo aver costretto con la forza il sindaco ad abolire il dazio sul macinato, invasero il bosco di Lagopesole appartenente alla famiglia Doria, ma fittato a pascolo ai Fortunato reclamando ancora una volta l'annoso problema della quotizzazione delle terre venuto già a galla, a più riprese, nel corso della intera storia del Mezzogiorno d'Italia.


All'alba dell'unità d'Italia, Nicola Mancusi, sacerdote, patriota e responsabile del comitato insurrezionale di Avigliano, vedendo un solido appoggio da parte delle classi medie, scelse Rionero per installare un altro comitato nel giugno 1860, che avrebbe agevolato la cosiddetta insurrezione lucana in favore di Giuseppe Garibaldi. Il 17 agosto dello stesso anno, l'allora sindaco di Rionero, Giuseppe Michele Giannattasio, con il quadro di Garibaldi in mano, scese in piazza gridando "Viva Garibaldi!" e, assieme ad altri sostenitori come Emanuele Brienza, Canio Musio, Nicola Mennella, Achille D'Andrea, Achille Pierro, Francesco Pennella e Costantino Vitelli, si recò a Potenza, al comando di un gruppo di 54 volontari.


Con la caduta del Regno delle Due Sicilie e la sua annessione al nuovo Regno d'Italia, le speranze però andarono deluse e le promesse di una risoluzione della questione demaniale da parte del nuovo governo non vennero attuate suscitando un forte malcontento del ceto popolare. Così Rionero divenne uno dei maggiori centri del brigantaggio postunitario e diede i natali al più noto brigante del periodo, Carmine Crocco detto "Donatello", un bracciante che si arruolò come garibaldino durante la spedizione dei Mille e che, dopo la delusione ricevuta per la mancata clemenza per il suo passato da disertore, passò nelle file borboniche per combattere i borghesi e l'esercito unitario, divenendo comandante di un'armata di 2000 uomini.[25] In quattro anni, Crocco sconvolse la zona del Vulture, dell'Irpinia, della Capitanata e le sue scorrerie arrivarono fino al Molise e al Salento.


Un altro noto brigante originario di Rionero fu Michele di Gè, che aderì al brigantaggio quando l'armata di Crocco era stata quasi del tutto debellata. Con la fine del brigantaggio, Rionero fu sconvolta ancor di più da povertà e miseria. Grazie all'impegno del meridionalista Giustino Fortunato, originario di Rionero, le gravose condizioni di vita della città vennero parzialmente alleviate: con la diffusione di vaccini antimalarici, con la costruzione di un asilo dedicato alla madre Antonia Rapolla e della stazione ferroviaria di
"Rionero-Atella-Ripacandida", inaugurata il 21 settembre 1897.[26]



Dal novecento ad oggi |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Strage di Rionero in Vulture.

Nel 1902, l'allora primo ministro Giuseppe Zanardelli, in viaggio per conoscere di persona le problematiche dell'Italia Meridionale, fece visita a Rionero accompagnato da Fortunato ed alloggiò nel suo palazzo tra il 26 e il 29 settembre.


Nel settembre 1943, si registrò a Rionero una delle più tristi tragedie della sua storia, ove 18 rioneresi furono trucidati da alcune truppe naziste. Già dal 16 settembre la popolazione rionerese, per paura della distruzione da parte tedesca dei magazzini dei viveri, assalta gli stessi magazzini del Rione Sant'Antonio, portando via sacchi di farina, di riso e altri generi alimentari.


I nazisti spararono sulla folla uccidendo un diciassettenne, Antonio Cardillicchio, e diedero fuoco ai magazzini, ove perì una donna, Elisa Giordano Carrieri. Il 24 settembre, il contadino Pasquale Sibilia, svegliato dalle grida della figlia, esce di casa con un fucile e, vedendo un sergente dei paracadutisti, che sembrava rubargli una gallina, gli spara ferendolo di striscio e il militare risponde al fuoco colpendo Sibilia all'inguine.


A causa del gesto del contadino, il capitano dei paracadutisti, su ordine di un ufficiale tedesco, fece catturare 16 persone che, insieme a Sibilia vengono barbaramente uccisi a colpi di mitragliatrice. Uno soltanto, Stefano Di Mattia, creduto morto perché svenuto, sfugge al massacro giacendo sotto i corpi dei compagni. Una stele eretta sul luogo dell'eccidio ne ricorda la tragedia per la quale la città di Rionero ha ottenuto la Medaglia d'Argento al Merito Civile.


Il 3 ottobre 2009, riceve il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, ospitato nel palazzo Fortunato nel convegno "Mezzogiorno e unità nazionale - verso il 150º dell'Unità d'Italia", affrontando la tematica del Risorgimento, del Mezzogiorno e rendendo omaggio alla memoria di Fortunato.



Simboli |


Stemma della Città di Rionero

Stemma: Corona ducale con sottostante una mano impugnante una daga di color ferro, lo scudo è ornato di pampini e rose su campo celeste.[27]



Onorificenze |











Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
Titolo di Città
«Decreto del Presidente della Repubblica[28]»
— 2 marzo 1971










Medaglia d'argento al merito civile - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al merito civile
«Centro occupato dalle truppe tedesche, durante l'ultimo conflitto mondiale subì violente rappresaglie e rastrellamenti che provocarono la morte di diciotto concittadini inermi. Nobile esempio di spirito di sacrificio ed elette virtù civiche.»
— Rionero in Vulture (PZ), Settembre 1943


Monumenti e luoghi d'interesse |



Architetture religiose |




Chiesa di San Marco



Chiesa di San Marco Evangelista

detta anche Chiesa Madre e costruita nel 1695, fu dedicata nel 1700 a San Marco Evangelista, patrono di Rionero. Fino al 1728 presentava una navata, ma in seguito venne ricostruita completamente secondo la struttura attuale a croce latina, con la facciata in stile barocco e con tre navate. L'interno è costituito da una cupola, due cappelle laterali, soffitto a cassettoni nella navata centrale. Nel 1798 ebbe il titolo di "Arcipretura collegiata di San Marco Evangelista", retta da un regolamento e da norme molto restrittive. I terremoti del 1851, 1930 e 1980 hanno seriamente danneggiato la struttura, più volte restaurata nel rifacimento del soffitto, del tetto e degli altari.



Chiesa del SS. Sacramento

Detta anche Chiesa dei Morti. Fu edificata ove era situata l'antica chiesa di Santa Maria di Rivonigro, cuore del primitivo nucleo abitato scomparso nella prima metà del Trecento. Fu parrocchia rurale concessa agli albanesi nel 1530, che praticarono il rito greco fino al 1627, quando il vescovo di Melfi, Diodato Scaglia, li indusse al rito latino. In origine l'edificio era formato da un'unica navata e nel 1794 venne ampliato con l'aggiunta di una navata laterale. Nel 1826 la "Confraternita dei Morti" fece sostituire il vecchio campanile con un altro a base quadrata, la cui cuspide è stata ripristinata nel 2004, dopo essere stata danneggiata dal terremoto del 1980. Nella sacrestia è conservata una tela del XVI secolo, “la Madonna col Bambino e San Giovannino” di Luca Giordano.



Chiesa della SS. Annunziata

La data di costruzione è piuttosto incerta (si pensa agli inizi del Settecento, analizzando le decorazioni di tardo barocco del soffitto). La chiesa della SS. Annunziata sorse come oratorio privato per conto del nobile di Rionero Marcantonio Di Silvio, che la dedicò alla Beata Vergine Annunziata. Secondo i primi registri di battesimi, matrimoni e defunti, l'edificio divenne parrocchia nel 1780. Dopo i lavori di restauro, la parrocchia, su richiesta dei cittadini, fu spostata nella "chiesa di Caravaggio" nel rione "Costa" fino al mese di maggio 1831, quando il vescovo Sellitti ne permise il ritorno. A causa del terremoto del 1851, la parrocchia tornò di nuovo nella chiesa di Caravaggio (dopo verrà riportata definitivamente nel suo luogo originario). Dopo il terremoto del 1930, la chiesa venne riaperta nel 1947 dal parroco don Michele Di Sabato. Dopo il terremoto del 23 novembre 1980, il parroco don Domenico Traversi fece apportare altri restauri: i pilastri vennero rinforzati, la torre campanaria venne abbattuta e la porta d'ingresso venne rifatta con decorazioni di lamine bronzee. La chiesa venne definitivamente aperta il 29 giugno 1990 con la riconsacrazione del vescovo della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa Vincenzo Cozzi. All'interno della chiesa vi sono le statue lignee della Madonna dell'Annunziata e dell'angelo Gabriele (recentemente restaurate), e la statua della Madonna di Caravaggio (trasferita nella chiesa dell'Annunziata dopo l'abbattimento della chiesa di Caravaggio nel 1930). Oltre alle statue lignee, vi sono diverse statue in cartapesta dell'Ottocento del Sacro Cuore, dell'Immacolata, San Donato vescovo, Sant'Antonio da Padova e il crocifisso. All'inizio del Novecento vi erano le statue della Vergine del Buon Consiglio e dell'Addolorata. Nel 1920 circa, ad opera del parroco, vennero aggiunte le statue dei Santi martiri Cosma e Damiano. La chiesa settecentesca, dopo essersi arricchita in passato di eccessive decorazioni che ne occultavano la semplicità, è ritornata alla sua forma originaria caratterizzata da lesene, stucchi e capitelli ionici arricchiti da puttini e festoni. La nicchia che contiene le statue dei Santi Medici, per volere del parroco, è stata decorata con polvere di lapislazzuli e pasta d’oro a formare un cielo stellato.



Chiesa della Misericordia

Chiesa privata fatta costruire dalle suore dell'Istituto Mater Misericordiae ed aperta il 24 giugno 1994 di fronte alla stazione ferroviaria FS Rionero-Atella-Ripacandida. All'interno un mosaico di Gesù Misericordioso e la statua della Madonna della Misericordia protettrice delle sorelle misericordiose. Adiacente alla chiesa si trova il convento delle suore (casa generalizia) fondato nell'immediato dopoguerra.


Chiesa del SS. Sacramento





Chiesa di Sant'Antonio Abate

Di origini incerte, si pensa sia stata costruita dagli abati benedettini di Monticchio tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, stando allo stile architettonico dei muri e delle finestre molto simile a quello del castello e della Cattedrale di Santa Maria Assunta di Melfi e dell'Abbazia della SS. Trinità di Venosa. L'edificio ha subito vari restauri dopo i terremoti del 1316, 1651, 1851. La chiesa di Sant'Antonio fu anche luogo di incontro il 1º aprile 1502 tra Louis d'Armagnac, duca di Nemours e Consalvo Fernandez di Cordova, supremi comandanti degli eserciti francese e spagnolo, incontratisi per decidere la spartizione del Regno di Napoli. Una lapide posta all'esterno ricorda questa riunione.



Chiesa di San Nicola

Cappella privata fatta costruire da don Leonardo De Martinis per la sua famiglia nel 1769 in onore di San Nicola di Bari.


In passato esisteva anche la Chiesa di Caravaggio, consacrata dal vescovo Luca Antonio della Gatta, costituita da una navata e da un unico altare dedicato alla Madonna di Caravaggio. Venne distrutta dal terremoto del 1930 e non fu più riedificata. Altri edifici religiosi sono la Chiesa del Santissimo, dedicata a San Michele, e la Chiesa di San Pasquale, costruita dai Corona, famiglia agiata del posto, nel 1773.



Architetture civili |




Palazzo Fortunato



Palazzo Fortunato

Il più importante degli edifici signorili della città. Fu costruito agli inizi del Settecento, quando Carmelo Fortunato, ascendente di Giustino, lasciò Giffoni Sei Casali per stabilirsi a Rionero. Tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, il palazzo venne ampliato dal figlio Pasquale e, in seguito, dal nipote Anselmo. Qui l'11 aprile 1807 si fermò il sovrano Giuseppe Bonaparte, durante un viaggio da Venosa a Valva. Il palazzo ospitò anche Ferdinando II di Borbone nel 1846, durante il suo viaggio da Potenza a Melfi e il presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli nel 1902. Con Giustino Fortunato, il palazzo divenne punto di incontro di diversi intellettuali tra cui Benedetto Croce, Gaetano Salvemini e Francesco Saverio Nitti. Nel 1970, il Palazzo Fortunato è stato acquistato dall'amministrazione comunale e, attualmente, ospita la Biblioteca Comunale ed è sede di varie manifestazioni culturali.



Palazzo Pierro

Situato nel centro storico, fu costruito nella seconda metà del XVIII secolo, come attestato dalla data incisa sulla chiave del portale in pietra viva. I proprietari erano persone di spicco della zona, ad esempio l'avvocato Francesco "Ciccio" Pierro è stato sindaco della località per vari anni, oltre che consigliere e deputato provinciale. Dopo il terremoto del 1980, il Palazzo Pierro fu oggetto di ristrutturazione, conservando lo stile architettonico originario.



Palazzo Ciasca

Casa natale del senatore Raffaele Ciasca e inagibile a causa del terremoto del 1980.



Palazzo Rotondo

Attuale sede del Municipio.



Palazzo Giannattasio (XVII secolo)

Palazzo caduto ormai quasi in disuso. È provvisto di un parco che veniva usato in estate per manifestazioni culturali.



Palazzo Catena (XVIII secolo)

Questo palazzo presenta un grande portale che porta ad un cortile, al quale si può accedere anche tramite una scala in pietra. È diventato inagibile ed inaccessibile a causa del terremoto del 1980.



Altro |




Orologio del Rione Costa



Orologio del "Rione Costa"

comunemente chiamato Orologio della Costa, sorge nel rione omonimo ed offre un suggestivo panorama del comune. Venne costruito su commissione della Giunta comunale (delibera del 21/12/1888) per collocarvi il vecchio orologio. Il progetto venne attuato dal perito Giulio Pallottino, mentre la costruzione venne curata dal muratore Francesco Di Lonardo. La sua posizione strategica garantiva a tutti i cittadini (a quel tempo) di poter osservare l'orario in qualsiasi punto della città, ai tempi in cui l'orologio non era alla portata di tutti.



Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale

Collocato vicino alla Chiesa del SS. Sacramento, per onorare i 180 rioneresi morti durante il conflitto. Inaugurato il 26 giugno 1927, è sormontato da una scultura che rappresenta due giovani soldati e dietro domina la statua della dea Minerva, simbolo della Vittoria.



Stele ai Trucidati della seconda guerra mondiale

Eretta nel "Rione Sant'Antonio", nello stesso punto in cui 16 rioneresi furono barbaramente uccisi dai soldati nazisti il 24 settembre 1943. Il 29 settembre 2003, l'on. Pier Ferdinando Casini, allora presidente della camera dei deputati, giunse a Rionero per rendere omaggio al loro sacrificio e donare al comune la medaglia al merito civile.



Siti archeologici |




Resti della Villa Patrizia



Complesso Archeologico Romano

Un insediamento agricolo termale del periodo romano, scoperto in epoca recente, nel 2004. Gli scavi archeologici videro la partecipazione di ricercatori provenienti dalle Università di Alberta (Canada) e Sydney (Australia), e dall'Università Ben Gurion del Negev (Israele).[29] Il complesso ha conosciuto diverse fasi storiche. Il nucleo originario è costituito dai resti di una villa patrizia e di un impianto termale il quale, secondo le ricerche effettuate, risale all'incirca tra il I e il II secolo a.C.; una seconda fase di costruzione sarebbe avvenuta nel II secolo d.C., confermata dal ritrovamento di una moneta dell'imperatore Marco Aurelio Probo. Altre modifiche, come la costruzione di un ninfeo, sono datate IV secolo d.C. e verso la fine del V secolo d.C. fu aggiunta un'abside dotata di circa 11 metri di diametro. Nel VI secolo d.C., le nuove strutture furono dotate di un sistema di fortificazione e, nel VII secolo d.C., avvennero le ultime operazioni di ampliamento. Durante le ricerche è stata anche rinvenuta una statua in marmo della dea Afrodite, probabilmente datata I secolo e risalente alla scuola prassitelica. Il simulacro è attualmente conservato presso la biblioteca comunale.



Società |



Evoluzione demografica |


Abitanti censiti[30]






Etnie e minoranze straniere |


Al 31 dicembre 2014 risultano residenti sul territorio comunale 221 cittadini stranieri. Le comunità più rappresentate sono:[31]




  • Romania, 221


  • Ucraina, 69


  • Bulgaria, 26


  • Cina, 23



Tradizioni e folclore |


Tra le numerose tradizioni di stampo religioso la più importante è la Passione di Cristo che viene celebrata durante il "Giovedì santo", con la rappresentazione dell'Ultima Cena presso il Palazzo Fortunato, e il "Sabato santo" con la via Crucis per le vie della città. Il 25 aprile si tiene la Festa del Santo Patrono San Marco Evangelista. Nella 2ª domenica di agosto si celebra la Festa in onore della Madonna del Carmelo e processione per le vie del centro storico mentre il lunedì dopo la seconda domenica di agosto si tiene la processione della Madonna del Carmine dalla chiesa madre fino alla chiesa di Sant'Antonio Abate.



Istituzioni, enti e associazioni |




Ospedale di Rionero






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Lo stesso argomento in dettaglio: Centro di Riferimento Oncologico di Basilicata.

Il Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata (CROB) è l'azienda ospedaliera di Rionero e, oltre all'esercizio di assistenza, è uno dei più importanti centri nazionali sulla ricerca delle terapie oncologiche, con un rapporto di cooperazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Istituito con la Legge Regionale n. 13 del 23 maggio 1989, è nato solamente nel 1997 ed è entrato in attività nel 1998. Gran parte dei medici che vi lavorano si sono formati all'Istituto Nazionale Tumori di Milano, dopo aver ottenuto una borsa di studio con i contributi della regione Basilicata.



Cultura |



Biblioteche |


Oltre alle biblioteche scolastiche, a Rionero sono presenti la biblioteca comunale[32] e la biblioteca dedicata a Giustino Fortunato con sede nel palazzo appartenuto al meridionalista[33], dotata di un'emeroteca moderna, con circa 11.000 libri, e di una antica, con 4.700 libri pubblicati tra l'800 e i primi del 900.



Ricerca |


L'IRCCS - CROB[34] è noto principalmente per essere tra i primi centri oncologici in Italia sulla lotta e la ricerca sui tumori[35].



Scuole |


La scuola principale presente nel comune è l'Istituto d'Istruzione Superiore "Giustino Fortunato", composto di due sedi distaccate e costituito dai licei delle Scienze Umane e Scientifico (sede "Campus" sulla SS 167, km 1), Classico e Artistico (sede "Carlo Levi", ricadente nella frazione Serra San Francesco di Ripacandida).



Teatro e musica |


Il teatro "La Piccola" è un vecchio magazzino ferroviario adiacente alla stazione, restaurato ed adibito a teatro alla fine degli anni Novanta; ha un numero di posti a sedere di circa settanta. Il teatro è in comodato al comune di Rionero in Vulture.


In passato vi era anche il cine-teatro "Combattenti", costruito in piazza XX Settembre e demolito nel 2005.


Nel comune di Rionero in Vulture esistono due bande musicali: la "Banda Musicale Giuseppe Verdi" e "Gran Concerto Bandistico Giovanni Orsomando".



Cinema |


Rionero è stata scelta come ambientazione dei film:




  • Darsi alla macchia di Fulvio Wetzl (2003)[36]


  • Mineurs di Fulvio Wetzl (2007)[37]


  • Vultour: le tracce del sacro-territorio e identità di Fulvio Wetzl (2008)[38]


  • Carmine Crocco, dei Briganti il Generale di Antonio Esposto e Massimo Lunardelli (2008)[39]


  • Un giorno della vita di Giuseppe Papasso (2011)[40]


Rionero viene inoltre nominata nel film Quo Vado? di Gennaro Nunziante (2016) riferendosi ad un luogo sperduto ed improbabile, venendo erroneamente chiamata "Rionero del Vulture".



Cucina |


Tra i primi piatti sono da citare lagane e ceci (lag'n e cic'r) detto anche "Piatto del Brigante",[41] con ceci e pomodori pelati; ravioli con la ricotta (cavzun c'la r'cott), conditi con ragù di carne di maiale e formaggio pecorino; e Cavatelli e cime di rape (trijidd e tadd' r' rap), pasta accompagnata con cime di rape, aglio, olio extravergine di oliva, sale e peperoncino. Un secondo piatto antico e tuttora in uso è l'acquasale (Acquasal'), pane raffermo con l'aggiunta di peperoni secchi e uova.


Tra i dolci sono da menzionare il sanguinaccio, crema di sangue di maiale preparata con cacao amaro, spesso usato per le crostate;
i mustacciuoli (Mastazzu'l), con cannella, caffè in polvere, buccia grattugiata di arancia e vino cotto; e i calzoncelli (Cavzunciedd) con il ripieno di castagnaccio, marmellata di castagne lessate.



Eventi |




Gran Fondo del Vulture


La Gran Fondo del Vulture è evento ciclistico a livello nazionale che coinvolge centinaia di ciclisti da tutta Italia, organizzato dalla società sportiva locale "Il Velocifero", la quale coordina anche il "giro dei castelli Federiciani", competizione rivolta e riservata alla categoria Allievi e Juniores. Il settore Mountain Bike è curato invece dalla sezione MTB Vulture della stessa società, che dal 2006 organizza annualmente il "Trofeo MTB Sette Colli", gara di ciclocross appartenente al Circuito Lucano MTB che vede ogni anno la partecipazione di centinaia di atleti provenienti da ogni parte d'Italia. "Il Velocifero" organizza pure il baby bike vultur cup una gara per bambini dai 4 ai 13 anni.



Economia |


Il comune di Rionero è sede di diverse aziende produttrici di Aglianico del Vulture, vino DOC considerato tra i migliori rossi d'Italia.[42] In aggiunta, sul territorio comunale sono presenti varie aziende produttrici di acque minerali, le cui sorgenti rappresentano da millenni un grande bacino idrominerario. Le aziende Fonti del Vulture (ora parte della Coca Cola Company), Fonte Cutolo Rionero (di proprietà Acqua Minerale San Benedetto) e Gaudianello (la cui sede legale è a Melfi, sebbene l'estrazione venga effettuata nella frazione di Monticchio Bagni) esportano la loro produzione in tutta Italia. Altro prodotto rionerese da menzionare è l'olio di oliva del Vulture, riconosciuto con il marchio DOP.


Tra le attività più tradizionali vi sono quelle artigianali, legate alla cultura contadina e pastorale. Queste attività, ben lungi dallo scomparire stanno invece rifiorendo, e si distinguono per l'arte della ceramica, della porcellana e della terracotta.[43][44][45]



Infrastrutture e trasporti |



Strade |


Le principali direttrici stradali che interessano Rionero in Vulture sono:



  • Strada statale 658 Potenza-Melfi


  • Strada statale 93 Appulo-Lucana: collega Barletta a Potenza.


  • Strada statale 167 dei Laghi di Monticchio.


  • Strada statale 381 del Passo delle Crocelle e di Valle Cupa.



Ferrovie |


La città di Rionero in Vulture ha una propria stazione ferroviaria, sulla linea Foggia-Potenza.



Amministrazione |


Il sindaco è Luigi Di Toro della Lista Civica-insieme per Rionero che alle Elezioni amministrative italiane del 2016 ha vinto con il 54,68% (contro il 45,31% di Vincenzo Di Lucchio della Lista Civica Rionero #cambiamoinsieme).



Gemellaggi |



  • Italia Settimo Torinese, dal 2003[46]


Sport |


La squadra di calcio locale è il C.S. Vultur 1921, che milita attualmente nel girone lucano del campionato di Eccellenza, quinto livello nazionale. L'altra squadra di Rionero è la Fortitudo San Tarcisio, nata nel 1972 dalla fusione delle due società San Tarcisio, per volere di padre Carlo Palestina, e la Fortitudo, nata qualche anno dopo grazie al fondatore Carlo Pesacane. Attualmente la squadra milita nel campionato di Prima Categoria lucana.


Inoltre, sono presenti anche due società di Calcio a 5: Sporting Rionero Futsal, che milita nel campionato provinciale di Serie C2, e l'A.S.D. Futsal Rionero 2016, che milita nel campionato nazionale femminile di Serie A2.


Da ricordare ancora in città le due società di basket AICS e Virtus, entrambe partecipanti al campionato regionale di Serie D. Nella pallavolo la Rionero Volley è la principale società a livello giovanile regionale, attualmente partecipante al campionato regionale di Serie C, e formatrice di giovani pallavoliste.


La Strarionero, giunta alla sua XX edizione, è un evento podistico attualmente riservato ai bambini della locale scuola elementare, ma che in passato ha avuto edizioni a livello nazionale con partecipazione di atleti di ottimo livello. L'ASD Bramea Vultur Runners è l'associazione podistica che ha sede a Rionero e raccoglie circa 50 atleti del circondario del Vulture.


Da menzionare anche il motoraduno organizzato dal Motoclub "Giacinto Cerviere", da sei anni a livello Nazionale, ma organizzato da circa 12 anni.


Nel 2008 Rionero è stato anche traguardo del Gran Premio della Montagna di terza categoria del 91º Giro d'Italia della Tappa Potenza-Peschici.



Note |




  1. ^ Dati Istat 2001, su dawinci.istat.it. URL consultato il 26 aprile 2010.


  2. ^ ab Dato Istat - Popolazione residente al 30 aprile 2018.


  3. ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 17 marzo 2013.


  4. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 538.


  5. ^
    Tabella climatica[collegamento interrotto]



  6. ^ Fortunato Giustino, La badia di Monticchio, Venosa, Osanna Edizioni, 2014, p. 120, ISBN 9788881674398.


  7. ^ Universitas di Rionero in Vulture, Rionero in Vulture (Potenza), sec. XI - sec. XIX, su Beniculturali.it. URL consultato il 23 gennaio 2019.


  8. ^ Monticchio sul sito del comune di Rionero in Vulture, su comune.rioneroinvulture.pz.it. URL consultato il 23 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).


  9. ^ Luigi Mezzadri, Maurizio Tagliaferri, Elio Guerriero, Le diocesi d'Italia, vol. 3, Milano, Cinisello Balsamo, 2008, p. 1019.


  10. ^ Diocesi di Melfi - Rapolla - Venosa, su Beweb.chiesacattolica.it. URL consultato il 23 gennaio 2019.


  11. ^ Comune di Rionero in Vulture, su Siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 23 gennaio 2019.


  12. ^ Basilicata Calabria, p. 249


  13. ^ Atella e il castello nascosto, su micaela59dotcom.wordpress.com. URL consultato il 23 gennaio 2019.


  14. ^ La chiesa di Sant'Antonio e il villaggetto Sancti Angeli de Eremitis...Rionero, su rivonigro.blogspot.com. URL consultato il 23 gennaio 2019.


  15. ^ ab Gustavo Strafforello, La patria. Geografia dell'Italia. Province di Bari, Foggia, Lecce, Potenza, Torino, 1890, p. 383.


  16. ^ Gerardo Raffaele Zitarosa, Giustino Fortunato storico, L. Pellegrini, 1970, p. 147.


  17. ^ abcd (EN) History of Rionero in Vulture and area, su toncxjo.tripod.com. URL consultato il 23 gennaio 2019.


  18. ^ Ecco tutti i terremoti più forti di m.5,5 della storia d'Italia, su 6aprile.it. URL consultato il 23 gennaio 2019.


  19. ^ Basilicata Calabria, p. 256


  20. ^ Rionero in Vulture, su basilicatanet.com. URL consultato il 23 gennaio 2019.


  21. ^ Alfredo Borghini, Itinerari di Federico II nella Provincia di Potenza, 2000.


  22. ^ Gennaro Araneo, Notizie storiche sulla città di Melfi nell'antico reame di Napoli, Firenze, Sodi, 1866, p. 183.


  23. ^ Giustino Fortunato, Badie, feudi e baroni della Valle di Vitalba, vol. 2, P. Lacaita, 1968.


  24. ^ Roberto Pallottino, 2000, p. 26.


  25. ^ Recensione del documentario "Carmine Crocco dei briganti il Generale", su www.colombre.it, su colombre.it. URL consultato il 16 luglio 2009 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2010).


  26. ^ Roberto Pallottino, 2000, p. 33.


  27. ^ Stemma di Rionero in Vulture, su comuni-italiani.it. URL consultato il 7 agosto 2009.


  28. ^ ACS - Ufficio araldico - Fascicoli comunali, su dati.acs.beniculturali.it.


  29. ^ La frontiera di Lucania (PDF)
    [collegamento interrotto], in comune.rioneroinvulture.pz.it.



  30. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.


  31. ^ ISTAT 31 dicembre 2012


  32. ^
    Biblioteca comunale di Rionero in Vulture - Informazioni[collegamento interrotto]



  33. ^ Biblioteca G.Fortunato


  34. ^ Sigla di "Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico - Centro Regionale Oncologico Regionale della Basilicata


  35. ^ Rionero: Il Crob Centro D'Eccellenza Lotta Ai Tumori


  36. ^ Darsi alla macchia, su cinemaitaliano.info. URL consultato il 7 dicembre 2011.


  37. ^ Mineurs, su cinemaitaliano.info. URL consultato il 21 marzo 2011.


  38. ^ Vultour - Le Tracce del Sacro Territorio e Identità, su cinemaitaliano.info. URL consultato il 6 febbraio 2011.


  39. ^ Carmine Crocco, dei Briganti il Generale, su cinemaitaliano.info. URL consultato il 7 dicembre 2011.


  40. ^ Un Giorno della Vita, su cinemaitaliano.info. URL consultato il 14 gennaio 2011.


  41. ^ Roberto Pallottino, 2000, p. 83.


  42. ^ Gambero Rosso, 2004, p. 167.


  43. ^ Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 3, Roma, A.C.I., 1985, p. 8.


  44. ^ Prodotti artigianali della Basilicata, su guidaconsumatore.com. URL consultato il 21 maggio 2016.


  45. ^ L'artigianato, su aptbasilicata.it. URL consultato il 21 maggio 2016.


  46. ^ Tra Settimo e Rionero in Vulture è nata un'amicizia, su consiglio.basilicata.it. URL consultato il 15 novembre 2011.



Bibliografia |



  • Antonio Canino, Basilicata Calabria, Touring Editore, 1980.

  • AA. VV, Patrimonio Artistico di Rionero in Vulture, Litostampa Ottaviano, 2007.

  • Giustino Fortunato, Tommaso Pedio, Badie, feudi e baroni della Valle di Vitalba: Volumi 1-2, Lacaita Editore, 1968.

  • Roberto Pallottino, Rionero e il Vulture, alla ricerca dell'identità perduta, Calice Editore, 2000, ISBN 88-8458-071-4.

  • Gambero Rosso, Il libro del vino. Manuale teorico & pratico, G.R.H. S.p.A., 2004, ISBN 88-87180-79-2.



Voci correlate |



  • Vulture

  • Melfese

  • Monticchio (Rionero in Vulture)

  • IRCCS_-_CROB

  • Strage di Rionero in Vulture

  • Gaudianello



Altri progetti |



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