Nicola Grassi







La comunione di S. Bonaventura, Chiesa di San Francesco della Vigna, Venezia


Nicola Grassi (Formeaso, 7 aprile 1682 – Venezia, 6 ottobre 1748) è stato un pittore italiano.




Indice






  • 1 Biografia


  • 2 Opere


  • 3 Note


  • 4 Bibliografia


  • 5 Altri progetti





Biografia |


Personaggio riscoperto recentemente dagli storici dell'arte e dai critici d'arte, che hanno evidenziato un certo percorso variegato e complesso, aderente a varie relazioni culturali, ma espresso tramite un linguaggio personale, originale, che si può inserire, a pieno titolo, nella grande corrente pittorica veneziana del Settecento.


Fu allievo dapprima del friulano Antonio Carneo, poi del genovese Nicolò Cassana a Venezia nel primo decennio del XVIII secolo.


Le sue opere d'esordio si ispirarono allo stile patetico-chiaroscurale della scuola Bencovich-Piazzetta, come ben esplicitato dai Profeti ed Evangelisti (1715-1716) nei pennacchi dell'Ospedaletto di Venezia, similmente ad alcuni lavori del Tiepolo eseguiti nella stessa chiesa.


Questo primo periodo artistico, improntato ad un gusto drammatico, caratterizzato da atmosfere profonde, scure, tenebrose e da una forma minimizzata fin quasi da raggiungere l'astratto, come dimostrarono il Lot con le figlie del Museo di Udine e il Sant' Antonio già Brass, terminò nel 1722, grazie ad un rinnovamento nei colori, sempre più brillanti, e nei collegamenti, sempre più vivaci, che orientò il Grassi verso una tendenza rococò, in perfetta aderenza con il lirismo del Pittoni.[1]


Influenze pittoniane si possono notare anche nel decennio seguente, come nel caso del Redentore e gli Apostoli del duomo di Tolmezzo, impreziosito dal gioco cromatico e da quello formale.


Dopo un triennio trascorso a Torino, dal 1726 rientrò a Venezia, incluso nella fraglia fino al 1747.


Verso il 1730 Grassi attuerà una nuova fase pittorica, come nel caso della Pietà alla parrocchiale di Endenna (1731), caratterizzata da un cromatismo sempre più chiaro e delicato, ispirato da Pellegrini e da forme di matrice guardesca, in aggiunta a elementi stabilmente rococò, riuscendo tuttavia a mantenere una certa originalità e inventiva.


In questo suo ultimo periodo, sicuramente il più espressivo, realizzò le tele della parrocchiale di Sezza (Rebecca al pozzo, Giacobbe che pianta le verghe), il Transito di san Giuseppe (Collezione Callegaris) e la magnifica Adorazione dei Magi (Museo di Udine), ma anche tante tante opere alla Villa del Conte a Padova, toccando vertici di assoluto lirismo.[1]


Significativi e di alto livello artistico furono anche i ritratti, profondi, ingegnosi e originali, ricchi di caratteri individuali e sociali.


Considerando la sua opera globalmente è stato uno dei massimi artisti del mondo pittorico friulano.


Complessivamente di lui rimangono numerose opere ad Ampezzo, Muina, Sezza, Cabia (Arta Terme), Tolmezzo e nel museo di Udine. Suoi affreschi anche in diversi palazzi di Gorizia.



Opere |




Note |




  1. ^ ab Le Muse, De Agostini, Novara, 1965, vol. 5 p. 371



Bibliografia |




  • Aldo Rizzi, I maestri della pittura veneta del '700, Electa, Milano 1973


  • Aldo Rizzi, Nicola Grassi, catalogo della mostra, Istituto per l'Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, Udine 1982


  • Aldo Rizzi, Schede per Antonio Carneo e Nicola Grassi, Arte Documento

  • Andrea Piai, Sottrazioni e addizioni al catalogo di Nicola Grassi; un'ipotesi per Giovanni Battista Grassi, Arte Documento 1997

  • Andrea Piai, Sei piccoli dipinti devozionali e una Susanna al bagno di Nicola Grassi, Arte Documento 1997

  • Riccardo Lattuada, Sei dipinti inediti di Nicola Grassi, Arte Documento 16

  • Daniele D'Anza, Nicola Grassi - Biografia e Stile pittorico, Arte Ricerca, Trieste 2005

  • Ugo Ruggeri, Rivelazione di Nicola Grassi, Arte Documento 16

  • Domenico Sedini, Nicola Grassi, catalogo online Artgate della Fondazione Cariplo, 2010, CC-BY-SA.



Altri progetti |



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