Fasci italiani di combattimento



































































Fasci italiani di combattimento
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Leader Benito Mussolini
Segretario
Michele Bianchi
Attilio Longoni
Umberto Pasella
Stato
Italia Italia
Sede Via Paolo da Cannobbio, 37, Milano
Abbreviazione FIC
Fondazione 23 marzo 1919
Dissoluzione 10 novembre 1921
Confluito in Partito Nazionale Fascista
Ideologia
Fascismo rivoluzionario
Nazionalismo italiano
Terza via fascista
Originariamente:
Repubblicanesimo
Sansepolcrismo
Socialismo nazionale
Sindacalismo nazionale
Sindacalismo rivoluzionario
Anticapitalismo
Anticlericalismo
Collocazione
Dal 1919
Sinistra post-interventista
Dal 24 Maggio 1920
Terza via (fascismo)
Coalizione
Blocchi Nazionali (1921)
Seggi massimi Camera




37 / 535


(1921)
Testata Il Popolo d'Italia
Colori
     Nero






























Fasci di combattimento
Fasci italiani di combattimento
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Tipo Organizzazione politico-militare
Fondazione 23 marzo 1919
Scioglimento 10 novembre 1921
Scopo Rivoluzione fascista
Sede centrale
Italia Milano
Presidente
Italia Benito Mussolini

Fasci italiani di combattimento è il nome del movimento politico fondato a Milano da Benito Mussolini il 23 marzo 1919, erede diretto del Fascio d'azione rivoluzionaria del 1914. Il 10 novembre 1921 si trasformò in Partito Nazionale Fascista.




Indice






  • 1 I Fasci di combattimento


    • 1.1 Il manifesto programmatico


    • 1.2 Biennio rosso e prime elezioni


    • 1.3 Scioglimento




  • 2 Congressi nazionali


  • 3 Segretari


  • 4 Note


  • 5 Voci correlate


  • 6 Altri progetti





I Fasci di combattimento |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Sansepolcrismo.



Fasci di combattimento di Lissone.


Il 23 marzo 1919, nella sala riunioni Circolo dell'alleanza industriale, in piazza San Sepolcro a Milano, furono ufficialmente fondati i Fasci italiani di combattimento. Tra i primi aderenti ci furono anche cinque ebrei[1].


Il futuro duce prevedeva l'attuazione di uno specifico "Programma di San Sepolcro" (dal nome della piazza in cui fu proclamato). I primi appartenenti ai Fasci si chiamarono appunto sansepolcristi, fregiati di una fascia giallorossa (i colori di Roma); gli squadristi semplici invece erano riconoscibili da una striscia rossa al polso della camicia nera.


I locali della prima sede a Milano furono affittati dall'Associazione lombarda degli industriali, presieduta da Cesare Goldmann, un industriale e massone di origine ebraica[2] a cui venne pagato regolare affitto. La sede era caratterizzata da simboli degli arditi, che diverranno comuni nell'iconografia fascista: il pugnale, il gagliardetto degli arditi, il teschio. Il simbolo dell'organizzazione era il fascio littorio che, così come molti altri simboli del regime, si rifaceva alla storia romana.


In breve tempo per tutto il mese di aprile in diverse città aprirono diverse sezioni[3] anche se le adesioni non furono massicce[4]. Accanto ai Fasci di combattimento sorsero affiancate numerose associazioni con lo scopo di reagire ai tentativi insurrezionali del Partito Socialista[3]. Queste ultime erano costituite principalmente da leghe di reduci e associazioni patriottiche e studentesche[5].



Il manifesto programmatico |




Manifesto dei Fasci italiani di combattimento pubblicato su "Il Popolo d'Italia"


Il Manifesto dei Fasci italiani di combattimento, alla cui stesura aveva collaborato attivamente Alceste De Ambris[6], fu ufficialmente pubblicato su Il Popolo d'Italia tre mesi dopo, il 6 giugno 1919. Qui vengono avanzate numerose proposte di riforma politica e sociale, per far "fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra", rappresentando la "terza via" tra i due opposti poli e sviluppandosi nell'ambito delle teorie moderniste sull'"Uomo nuovo". Solo parte di queste vennero realizzate durante il periodo del regime (1922-1943), e che pur riprese successivamente durante la Repubblica Sociale Italiana come la socializzazione delle imprese e dei mezzi di produzione rimasero sostanzialmente inapplicate a causa degli eventi bellici.


I Fasci riunirono cittadini italiani accomunati dallo scopo di fermare l'attività bolscevica. La maggior parte dei partecipanti della prima ora furono reduci interventisti della prima guerra mondiale. Molti di loro avevano precedentemente militato in formazioni di sinistra (socialisti, repubblicani, sindacalisti rivoluzionari, anarchici).



Biennio rosso e prime elezioni |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Biennio rosso in Italia e Squadrismo.

A Milano i primi elementi fascisti dei neocostituiti Fasci italiani di combattimento il 15 aprile 1919, facendosi notare per la prima volta a livello nazionale[7] presero parte, dopo una giornata di scontri tra manifestanti del Partito Socialista e contromanifestanti del Partito Nazionalista, futuristi e arditi, all'assalto all'Avanti!. Nel novembre 1919 si presentarono alle elezioni politiche nel collegio di Milano con capilista Mussolini, Toscanini e Marinetti, ma non ebbero alcun eletto[8].


Al tempo dell'Impresa di Fiume, quando nella città giuliana occupata da Gabriele D'Annunzio cominciarono a mancare gli approvvigionamenti, i Fasci italiani di combattimento, supportati anche da organizzazioni femminili patriottiche, si occuparono di sfollare verso città del nord circa quattromila bambini.[9]


Giovanni Giolitti, come aveva fatto nei suoi due precedenti governi, decise di non reprimere le rivolte, ma cercò di servirsi dei Fasci di combattimento dando loro piena libertà di azione, per riportare alla calma la situazione italiana (questo incoraggiamento sarebbe poi stato determinante per l'ascesa in Italia di Mussolini e del fascismo).


Alle elezioni politiche del maggio 1921 esponenti fascisti si candidarono nelle liste dei Blocchi Nazionali, eleggendo 35 deputati, tra cui lo stesso Mussolini, mentre due furono eletti in liste dei Fasci.



Scioglimento |


Nel novembre 1921 al terzo congresso di Roma, fu deciso lo scioglimento del movimento che contava già 312.000 iscritti[10], e fu creato il Partito Nazionale Fascista.


La denominazione rimase tuttavia ad indicare le strutture territoriali locali del P.N.F. (Federazione dei Fasci di Combattimento, a livello provinciale).



Congressi nazionali |




  • I congresso nazionale - Firenze, 9-10 ottobre 1919

  • II congresso nazionale - Milano, 24-25 maggio 1920

  • III congresso nazionale - Roma, 7-10 novembre 1921



Segretari |




  • Michele Bianchi (marzo-maggio 1919)


  • Attilio Longoni (maggio-agosto 1919)


  • Umberto Pasella (agosto 1919 - novembre 1921)



Note |




  1. ^ Tagliacozzo, Franca, Gli ebrei romani raccontano la" propria" Shoah, Casa Editrice Giuntina, 2010, p. 58


  2. ^ Aldo A. Mola, Il referendum Monarchia-Repubblica del 2-3 giugno 1946, Roma, BastogiLibri, 2016, p. 159.


  3. ^ ab Roberto Vivarelli, Storia delle origini del fascismo, volume I, Il Mulino, 2012, pag. 363


  4. ^ Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori, Cles, 2009, pag. 11


  5. ^ Roberto Vivarelli, Storia delle origini del fascismo, volume I, Il Mulino, 2012, pag. 365


  6. ^ Indro Montanelli, Mario Cervi, L'Italia in Camicia nera, Rizzoli, 1976, pag. 82


  7. ^ Giordano Bruno Guerri, Fascisti, Le Scie Mondadori, Milano, 1995, pag. 70


  8. ^ Politica, musica e temperamento nella vita di Toscanini


  9. ^ Giordano Bruno Guerri, D'Annunzio, Oscar Mondadori, 2008, pag. 248: "Quattromila bambini furono sfollati e mandati in varie città del Nord, grazie all'organizzazione dei Fasci di combattimento ed ai gruppi patriottici femminili".


  10. ^ Guardia di Finanza



Voci correlate |



  • Sansepolcrismo

  • Fasci giovanili di combattimento

  • Fascismo


  • Partito Nazionale Fascista (PNF)

  • Rivoluzione fascista

  • Squadrismo

  • Storia dell'Italia fascista



Altri progetti |



Altri progetti



  • Testo completo
    (Wikisource)



  • Collabora a Wikisource Wikisource contiene il testo completo del Manifesto dei Fasci italiani di combattimento

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