Partito del Lavoro di Corea
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Partito del Lavoro di Corea | |
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조선로동당 朝鮮勞動黨 Chosŏn Rodongdang | |
Leader | Kim Tu-bong (1948-1956) Kim Il-sung (1956-1994) Kim Jong-il (1994-2011)(segretario generale eterno) Kim Jong-un (2012-2016 primo segretario; 2016- presidente) |
Stato | Corea del Nord |
Sede | Pyongyang |
Fondazione | 30 giugno 1949 |
Ideologia | Juche Songun |
Collocazione | Estrema sinistra |
Coalizione | Fronte Democratico per la Riunificazione della Patria |
Affiliazione internazionale | Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai |
Seggi Assemblea popolare suprema | 601 / 687 |
Testata | Rodong Sinmun |
Organizzazione giovanile | Lega della Gioventù Socialista Kim il-Sung |
Iscritti | 3 000 000 |
Sito web | www.rodong.rep.kp/en/ |
Il Partito del Lavoro di Corea o Partito dei Lavoratori di Corea (조선로동당?, 朝鮮勞動黨?, Chosŏn RodongdangMR) è il partito dominante della Repubblica Popolare Democratica di Corea. Ha avuto due Segretari generali, Kim Il-sung e Kim Jong-il, che in Corea sono chiamati rispettivamente "Grande Leader" e "Caro Leader". Ebbe tuttavia altri segretari in altri periodi della sua esistenza.
I critici di destra della RPDC sostengono che il PLC sia un partito stalinista ortodosso, mentre al contrario i critici di sinistra, pur ammettendo che abbia avuto una storia gloriosa, lo considerano revisionista, perché considera il Juche assai più importante del marxismo-leninismo: dagli anni Ottanta, infatti, Kim Il-sung disse che l'intera società andava modellata sul Juche, una variante del marxismo-leninismo adattato alla situazione nordcoreana.
Dal 1947 è di fatto il partito unico della Corea del Nord e con 601 seggi su 687 controlla il parlamento nordcoreano, l'Assemblea Popolare Suprema e tutti i partiti presenti nell'Assemblea Popolare Suprema sono alleati con il Partito del Lavoro di Corea nell'alleanza del Fronte Democratico per la Riunificazione della Patria, presente dal 1947.
Indice
1 Storia
1.1 Origini
1.2 Epurazione della "fazione sudcoreana"
1.3 Lotta alle fazioni filo-sovietiche e filo-cinesi
1.4 Rottura sino-sovietica e la posizione nordcoreana
1.5 L'Idea del Juche
1.6 Kim Jong-il al potere
1.7 Kim Jong-un Primo Segretario del Partito e poi Presidente
2 Struttura
3 Congressi
4 Conferenze
5 Risultati elettorali
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
Storia |
Origini |
Il Partito comunista coreano, come era originariamente chiamato, venne fondato nel 1921 a Shanghai, a causa della dominazione giapponese sulla penisola coreana. Il fondatore era Yi Tong-hwi, un fervente studente leninista che aveva già cercato di organizzare un partito comunista nel 1918, senza riuscirvi. Contemporaneamente alla fondazione del Partito Comunista Coreano, in Russia nacque una sezione per i rifugiati coreani nel partito bolscevico. Non molto tempo dopo, però, il Partito si sciolse per divergenze interne.
Nell'aprile del 1925, un gruppo di comunisti coreani fondò durante un incontro segreto a Seul il Partito Comunista di Corea,[1] partito a cui si unirà lo stesso Kim Il-sung nel 1931. Le operazioni militari di guerriglia del PCdC ebbero inizio negli anni Trenta, quando cominciò a combattere nelle montagne settentrionali della penisola coreana al fianco dei guerriglieri del Partito Comunista Cinese, con cui si intrecciarono subito forti relazioni.
Durante la Seconda guerra mondiale, i due maggiori dirigenti del Partito - Pak Hong-yong e Kim Il-sung - diressero la lotta da due fronti diversi: Pak si impegnò in patria, organizzando il Partito a Seul, mentre Kim divenne un capitano dell'Armata Rossa e fece ritorno in patria al fianco delle truppe sovietiche.
Dopo la cacciata dei giapponesi nell'agosto 1945, l'Unione Sovietica aveva occupato la parte settentrionale della penisola instaurandovi un'amministrazione civile, mentre gli Stati Uniti quella meridionale con un governo militare. Mentre si venivano a creare i primi contrasti, i sovietici contribuirono alla formazione di un governo provvisorio nella zona occupata, in attesa della riunificazione nazionale. Il 13 ottobre dello stesso anno venne formato l'Ufficio del Partito comunista di Corea della Corea settentrionale,[2] con presidente Kim Yong-bom[3] sostituito a dicembre da Kim Il-sung, al terzo plenum dell'Ufficio probabilmente manipolato dai sovietici.[4] Il problema del PCdC, in questo periodo, era che gran parte dei suoi quadri, compresa la sua sede operativa, si trovava a Seul, cioè nel sud occupato dagli americani.
Nel 1946, nacquero il Partito comunista della Corea del Nord, guidato da Kim Il-sung,[5] e il Partito comunista della Corea del Sud, guidato da Pak Hong-yong. Entrambi i partiti avevano lo scopo di coordinare i comunisti coreani nella loro zona, sotto una direzione centrale situata nella parte settentrionale della Corea.
Nel medesimo anno, il Partito comunista della Corea del Nord e il Nuovo Partito del Popolo si allearono ad altre forze politiche minori per formare il 22 luglio il Fronte Democratico per la Riunificazione della Patria, tuttora esistente, secondo il volere delle autorità sovietiche.[6] Il 29 luglio, i Comitati centrali di entrambi i partiti decisero di unirsi in una singola entità, divenendo il Partito del Lavoro della Corea del Nord. Kim Tu-bong divenne il primo Presidente del Comitato centrale, benché anche lo stesso Kim Il-sung (capo del governo ad interim della parte settentrionale della penisola) avesse una grande influenza nella dirigenza. Contemporaneamente, nel sud venne creato il Partito del Lavoro della Corea Meridionale, che dovette ben presto riparare a Pyongyang a seguito di una feroce repressione anti-comunista attuata dal governo in carica.
Nel 1948, quando non vi fu più speranza di riunificare pacificamente la penisola, nacquero la Repubblica popolare democratica di Corea e la Repubblica di Corea. Un anno dopo, i partiti comunisti di entrambi gli Stati formarono il Partito del lavoro di Corea. Kim Il-sung ne venne eletto Presidente.
Epurazione della "fazione sudcoreana" |
Nel tardo 1953, con la Guerra di Corea che ormai volgeva al termine, all'interno del Partito si ebbe uno scontro fra la fazione legata a Kim Il-sung e quella legata a Pak Hong-yong. A quest'ultima erano legati molti dei militanti che erano rimasti in Corea durante l'occupazione giapponese e che in seguito avevano combattuto nella Corea del Sud contro il governo filo-statunitense.
A seguito dell'armistizio, si mormorò che la fazione di Pak tramasse un colpo di Stato. Nel 1955, lui e il Ministro del Controllo di Stato, Yi Sung-yopo, vennero arrestati per tradimento e sabotaggio e Pak venne condannato a morte. Questo portò, fra le altre cose, alla caduta della "fazione sudcoreana", e al consolidamento del potere della fazione marxista-leninista di Kim all'interno del Partito.
Lotta alle fazioni filo-sovietiche e filo-cinesi |
Nel 1956, il Segretario generale del PCUS, Nikita Chruščëv, pronunciò un rapporto al XX Congresso del PCUS nel quale denunciava i crimini di Stalin e aprì una campagna contro il culto della personalità. La fazione filo-sovietica all'interno del PLC, guidata da Pak Chang-ok, progettò di attaccare e, eventualmente, deporre Kim al plenum del Comitato centrale, che si sarebbe dovuto tenere al ritorno del leader da Mosca, dove si trattenne per ben sei settimane e dove ebbe alcuni colloqui con Chruščëv.
Il 30 agosto avvenne il plenum. Pak accusò Kim di non aver corretto la sua dirigenza secondo le direttive di Mosca, di praticare un culto della personalità, di distorcere il principio leninista della direzione collettiva e di "distorsione della legalità socialista". La maggioranza del Comitato centrale, però, rimase fedele a Kim, benché anche la fazione filo-cinese avesse avallato alcune delle mozioni della fazione filo-sovietica. Pak e Choe Chang-ik, un dirigente della fazione filo-cinese, vennero espulsi dal Partito.
Si avviarono subito delle purghe che colpirono il "gruppo anti-partito", composto dai sostenitori di Pak e Choe. Lo stesso Kim Tu-bong, presidente del Presidium dell'Assemblea suprema del popolo e leader dei filo-cinesi, venne accusato di avere complottato contro Kim Il-sung e destituito nel corso di una conferenza nel 1958.
Rottura sino-sovietica e la posizione nordcoreana |
Fino agli ultimi anni Sessanta, la Corea del Nord aveva ricevuto numerosi aiuti dall'Unione Sovietica per permettere l'avanzamento della propria economia. Con la crisi sino-sovietica, derivata dal rinnegamento di Stalin da parte di Chruščëv, Kim Il-sung poté rendersi assolutamente indipendente da Mosca e Pechino.
All'inizio degli anni Sessanta, comunque, il PLC appoggiò il Partito Comunista Cinese. Nel 1962, ad esempio, la delegazione nordcoreana al XXII Congresso del PCUS difese il PCC dagli attacchi rivoltigli dalla dirigenza sovietica, e successivamente appoggiò la Cina contro l'invasione dell'India (spalleggiata dall'URSS) e criticando il "capitolazionismo chruscioviano" nella crisi dei missili di Cuba. Inoltre, Kim firmò un trattato di amicizia e cooperazione con il Primo Ministro Zhou Enlai.
L'annullamento degli aiuti sovietici fu un grave colpo all'economia della RPDC. Poco dopo la crisi, Kim si allontanò anche dalla Cina, travolta dalla rivoluzione culturale, ma i rapporti fra i due paesi rimasero stabili, anche se ciò permise alla RPDC di riprendere i rapporti con l'URSS.
L'Idea del Juche |
Kim Il-sung colse l'occasione per creare un "proprio" Partito, un "proprio" Stato e una "propria" ideologia. Egli concepì l'ideologia del Juche, che venne enfatizzata dai media nordcoreani come la linea della rivoluzione coreana. In questo periodo crebbe il culto della personalità di Kim, che venne abitualmente chiamato "Grande Leader", "grande ideatore del Juche" e altri appellativi. Nel 1966 una conferenza di partito nominò Kim segretario generale, eliminando la carica di presidente.
Nel 1972, gran parte della nuova Costituzione della Repubblica era incentrata su questo campo. Il Juche è un adattamento della teoria marxista-leninista per la situazione nordcoreana. "Il socialismo del nostro paese è il socialismo nel nostro stile come parte dell'idea del Juche". Kim Il Sung disse a proposito del Juche: "Le masse sono proprietarie uniche della rivoluzione e della sua costruzione".
Kim Jong-il al potere |
Dal 1980 cominciò a presentarsi il problema della successione alla guida del Partito. Siccome la democrazia interna era praticamente assente, era evidente che sarebbe stato Kim Il-sung a scegliere il proprio delfino. Il più probabile candidato, il Primo Ministro Kim II, morì nel 1984, permettendo al Ministro della Difesa Oh Jin-wu di emergere.
Benché anche Oh fosse un possibile candidato, Kim scelse suo figlio Kim Jong-il, cui aveva assegnato molti poteri nell'esercito dal 1974. Nel 1980 egli entrò nel Presidium dell'Ufficio politico del Comitato centrale e nella Commissione militare, nominato ufficialmente successore di Kim Il-sung. Dopo la morte del padre nel 1994, Kim Jong-il divenne segretario generale nel 1997.
Attualmente il partito risulta paralizzato e la sua importanza è eclissata da quella delle forze armate. Dal 1980 non è stato convocato alcun congresso e le decisioni vengono prese unicamente dal leader e dal Politburo. Solo nel 2010 è stata convocata una conferenza per eleggere gli "organi dirigenti".
Kim Jong-un Primo Segretario del Partito e poi Presidente |
L'11 aprile 2012 la quarta conferenza generale del partito elegge Kim Jong-un nuovo leader e nomina segretario generale eterno il defunto Kim Jong-il. Nel VII congresso del Partito tenutosi nel maggio del 2016, Kim Jong-Un è stato nominato presidente del Partito del Lavoro di Corea.
Struttura |
Il massimo organismo del PLC è il Comitato centrale, i cui membri sono eletti, rinnovati e deposti dal Congresso nazionale del Partito. Alla guida del CC, e quindi del Partito stesso, è il Segretario generale, coadiuvato da altri segretari. Tale carica era nota come Presidente del Comitato centrale dal 1946 al 1966, Segretario generale del Comitato centrale dal 1966 al 1994 e Segretario generale del Partito dal 1997.
Il Comitato centrale elegge a sua volta l'Ufficio politico del Comitato centrale, il Presidium dell'Ufficio politico, la Segreteria del Comitato centrale, la Commissione militare centrale e la Commissione centrale d'ispezione, nonché i dirigenti dei vari dipartimenti, quali quelli d'Organizzazione, Propaganda e Agitazione, ecc. Occasionalmente, fra un congresso e l'altro, il Comitato centrale può convocare una Conferenza nazionale.
Secondo lo Statuto del Partito, il Congresso nazionale deve essere convocato ogni cinque anni ed il Comitato centrale deve riunirsi plenariamente ogni sei mesi.[7] Tuttavia l'ultimo Congresso nazionale (il XVI) risale al 1980 e il Comitato centrale non si riunisce dal dicembre 1993. Le decisioni vengono quindi prese dall'Ufficio politico e dal Segretario generale Kim Jong-il.
Allo stesso livello del Comitato centrale sono la Commissione militare centrale e la Commissione contabile centrale. Allo stesso livello della Segreteria e dell'Ufficio politico c'è la Commissione centrale d'ispezione. Il PLC ha inoltre 18 dipartimenti, i più importanti sono il Dipartimento di Organizzazione, il Dipartimento di Amministrazione ed il Dipartimento di Propaganda.
L'eredità alla dirigenza del Partito risulta de facto dinastica: appena dopo la sua salita al potere, Kim Jong-il aveva designato suo figlio Kim Jong-nam come suo successore, ma lo aveva rimosso da ogni incarico dopo aver scoperto che era entrato in Giappone con un passaporto falso per andare a Tokyo Disneyland.[8][9] Alla morte di Kim la carica è andata all'altro figlio, Kim Jong-un.
Congressi |
I Congresso nazionale, agosto 1946.
II Congresso nazionale, marzo 1948.
III Congresso nazionale, aprile 1956.
IV Congresso nazionale, settembre 1961.
V Congresso nazionale, novembre 1970.
VI Congresso nazionale, ottobre 1980.
VII Congresso nazionale, maggio 2016.
Conferenze |
- I Conferenza nazionale, marzo 1958.
- II Conferenza nazionale, ottobre 1966.
- III Conferenza nazionale, settembre 2010.
Risultati elettorali |
Anno | Risultato | Seggi |
---|---|---|
1948 | 27,45% | 157[10] |
1957 | 82,79% | 178[10] |
1962 | 96,88% | 371[10] |
1967 | 63,02% | 288[10] |
1972 | 23,48% | 127[10] |
1977 | 21,93% | 127 |
1982 | 100% | 615 |
1986 | 91,76% | 601 |
1990 | 87,48% | 601[11] |
1998 | 86,46% | 594[10] |
2003 | 94,47% | 649 |
2009 | 87,48 % | 606[12] |
2014 | 88,21% | 607[13] |
Nota: Tutte le elezioni sono de facto a partito unico
Note |
^ (EN) Andrej N. Lan'kov, The Demise of Non-Communist Parties in North Korea (1945–1960), in Journal of Cold War Studies, vol. 3, nº 1, The MIT Press, 1° gennaio 2001, pp. 103–125.
^ Lan'kov 2002, p. 20
^ Lan'kov 2002, p. 21
^ Lan'kov 2002, p. 21-22
^ Lan'kov 2002, pp. 28-29
^ Lan'kov 2002, p. 29
^ Ken E. Gause, North Korea under Kim Chong-il: power, politics, and prospects for change, Praeger, 2011, p. 147, ISBN 9780313381768.
^ (IT) Leonardo Martinelli, L'altro Kim, quello di Disneyland, in Il Fatto Quotidiano, 28 dicembre 2011. URL consultato il 1º novembre 2018.
^ (FR) Sébastien Falletti, L'autre Kim, in Le Point, 28 dicembre 2011.
^ abcdef Dieter Nohlen, Florian Grotz e Christof Hartmann, Elections in Asia and the Pacific: a data handbook, vol. 2, Oxford University Press, 2001, p. 405, ISBN 019924958X.
^ (EN) DEMOCRATIC PEOPLE'S REPUBLIC OF KOREA: parliamentary elections Choe Go In Min Hoe Ui, 1990, su archive.ipu.org. URL consultato il 1º novembre 2018.
^ Inter-Parliamentary Union, IPU PARLINE database: DEMOCRATIC PEOPLE'S REPUBLIC OF KOREA (Choe Go In Min Hoe Ui), ELECTIONS IN 2009, su archive.ipu.org. URL consultato il 1º novembre 2018.
^ Inter-Parliamentary Union, IPU PARLINE database: DEMOCRATIC PEOPLE'S REPUBLIC OF KOREA (Choe Go In Min Hoe Ui), Last elections, su archive.ipu.org. URL consultato il 1º novembre 2018.
Bibliografia |
- Andrej N. Lan'kov, From Stalin to Kim Il Song: the formation of North Korea, 1945-1960, C. Hurst & Co, 2002, ISBN 1850655634.
Voci correlate |
- Partito unico
- Corea del Nord
- Fronte Democratico per la Riunificazione della Patria
- Assemblea Popolare Suprema
- Kim Il-sung
- Kim Jong-il
- Juche
- Songun
- Simbolo del Partito del Lavoro di Corea
Altri progetti |
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 152959130 · ISNI (EN) 0000 0001 2187 6608 · BNF (FR) cb118668299 (data) |
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