Margherita di Valois
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Margherita di Valois | |
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Margherita di Valois, schizzo attribuito a François Clouet (circa 1572). | |
Regina consorte di Francia | |
In carica | 2 agosto 1589 - 17 dicembre 1599 |
Predecessore | Luisa di Lorena-Vaudémont |
Successore | Maria de' Medici |
Regina consorte di Navarra | |
In carica | 18 agosto 1572 - 17 dicembre 1599 |
Predecessore | Antonio di Borbone |
Successore | Maria de' Medici |
Altri titoli | Principessa Reale di Francia Duchessa di Valois Duchessa di Etampes Duchessa di Senlis Contessa d'Agenais Contessa della Rouergue Contessa di Auvergne Contessa di Marle Viscontessa di Carlat Signora di La Fère Signora di Rieux Signora di Rivière Signora di Verdun Signora dell'Albigenois |
Nascita | Castello di Saint-Germain-en-Laye, 14 maggio 1553 |
Morte | Hôtel de la Reine Marguerite, Parigi, 27 marzo 1615 |
Luogo di sepoltura | Basilica di Saint-Denis, Parigi |
Casa reale | dinastia Valois-Angoulême |
Padre | Enrico II di Francia |
Madre | Caterina de' Medici |
Consorte | Enrico IV di Francia |
Firma |
Margherita di Valois (Castello di Saint-Germain-en-Laye, 14 maggio 1553 – Parigi, 27 marzo 1615) fu regina consorte di Francia e Navarra come prima moglie di Enrico IV di Francia.
Principessa di Francia appartenente alla casato Valois-Angoulême della dinastia dei Capetingi, era la settima figlia e terza femmina di re Enrico II di Francia e di sua moglie Caterina de' Medici. Fu sorella di tre re di Francia: Francesco II, Carlo IX e Enrico III e della regina di Spagna Elisabetta di Valois.
La sua esistenza si intrecciò alle guerre di religione che sconvolsero la Francia, poco dopo la morte del padre. Fu per garantire la pace fra cattolici e ugonotti che Margherita divenne regina di Navarra, sposando suo cugino Enrico di Navarra, primo principe del sangue e capo delle forze protestanti francesi (18 agosto 1572). Sei giorni dopo avvenne il massacro di San Bartolomeo, in cui perirono quasi tutti gli ugonotti presenti a Parigi per le nozze. Il marito fu costretto a convertirsi e gli sposi vissero da prigionieri alla corte di Francia.
Fedele alleata del marito, Margherita dimostrò più volte le sue abilità politiche, alleandosi al partito dei Malcontent che sosteneva il fratello minore Francesco, duca d'Alençon, contro loro fratello maggiore re Enrico III e i suoi favoriti. Durante la rivolta dei Paesi Bassi spagnoli sfruttò le sue capacità diplomatiche, recandovisi a svolgere un'ambasciata segreta per contrattare la concessione di una possibile Corona di quei territori per conto del duca d'Alençon. In seguito si recò con la madre nel Sud della Francia per pacificare quei territori e ricongiungersi con il marito che nel frattempo era fuggito dal Louvre ed era tornato alla religione protestante.
A Nérac, capitale del regno di Navarra, Margherita continuò a svolgere il suo ruolo di mediatrice fra le parti e creò attorno a sé una vivace corte di intellettuali. In seguito alla morte del fratello minore e ad una serie di scandali e di incomprensioni che le avevano alienato marito e famiglia, Margherita decise di allersi con la Lega cattolica, formata dai cattolici intransigenti, e di opporsi al fratello maggiore e allo sposo.
Imprigionata nel castello di Usson su ordine di Enrico III, vi rimase confinata per vent'anni, mentre virtualmente diveniva regina di Francia con l'ascesa al trono del marito. Durante questo periodo contrattò abilmente le condizioni per l'annullamento del matrimonio a cui acconsentì solo dopo il versamento di un lauto compenso. Tornata a Parigi nel 1605, fu ben accolta dalla nuova famiglia reale, continuando il suo ruolo di mecenate e di mediatrice, avvalorando la transizione dinastica tra Valois e Borbone, lasciando i suoi beni all'amato delfino Luigi.
La sua vita sentimentale fu al centro di numerosi scandali: le furono attribuite una serie di relazioni extraconiugali, alcune accertate, altre solo presunte. Cresciuta in una famiglia di mecenati, Margherita non fu da meno, radunando ogni volta che poteva attorno alla sua persona letterati, poeti e artisti. Fedele discepola della dottrina neoplatonica, ne condivise e diffuse i principi nelle lettere, nelle poesie e nei salotti letterari da lei creati. Fu la prima donna a scrivere le proprie Memorie, redatte durante gli anni d'esilio.
Nel corso dei secoli, è stata vittima di una tradizione storiografica che ha demolito l'importanza delle sue azioni nell'ambito politico dell'epoca, per rinforzare la transizione dinastica dai Valois ai Borbone, dando credito a libelli e calunnie circolati sul suo conto e che ha creato e tramandato attraverso i secoli il "mito" di donna bellissima, colta, ninfomane e incestuosa. Questa leggenda si è cristallizzata attorno al famoso soprannome di regina Margot (la Reine Margot), inventato da Alexandre Dumas.
Indice
1 Biografia
1.1 Giovinezza
1.2 Le nozze vermiglie
1.3 I complotti di corte
1.4 La spedizione nei Paesi Bassi
1.5 La corte di Nérac: amore e letteratura
1.6 Scandalo a corte
1.7 La ribellione e la prigionia
1.8 La riconciliazione
1.9 Il ritorno a Parigi
2 La leggenda della regina Margot
2.1 Storiografia
2.2 Gli errori comuni
3 Ascendenza
4 Margherita nella cultura di massa
4.1 Teatro
4.2 Letteratura
4.3 Musica
4.4 Cinema
4.5 Fumetto
5 Note
6 Bibliografia
7 Altri progetti
Biografia |
Giovinezza |
Nacque nel castello di Saint-Germain-en-Laye, settima figlia del re di Francia Enrico II e di Caterina de' Medici. Ebbe molto poco tempo per conoscere suo padre, ferito mortalmente in una giostra nel 1559, quando Margherita aveva appena sei anni. Con sua madre Caterina ebbe rapporti distanti, provando per lei un misto di ammirazione e di timore.[1]
Sulla sua prima infanzia si hanno poche notizie, e lei stessa nelle sue Memorie, parlò poco di quei primi anni. Probabilmente fu allevata nel castello di Saint-Germain-en-Laye con le sue sorelle maggiori Elisabetta e Claudia. A prendersi cura di lei, fu scelta Charlotte de Courton, un'integra dama di corte, con il compito di educare e vegliare sull'integrità fisica della principessa, trasmettendole anche una salda fede cattolica. Anche sulla sua istruzione le notizie scarseggiano: probabilmente studiò i poemi classici e cavallereschi, i testi religiosi, le lingue (da adulta sarà capace di esprimersi fluentemente anche in italiano e spagnolo, capire il latino e leggere il greco) e fu istruita nelle arti della danza, della musica e dell'equitazione, che diventarono sue specialità.[2]
In seguito al trasferimento all'estero delle sorelle, in virtù dei loro matrimoni, dal 1559, Margherita crebbe con i fratelli vicino al Louvre, venendo richiamata solo per partecipare a eventi importanti come matrimoni, o gli Stati generali del 1560 o il colloquio di Poissy. Allo scoppio della prima guerra di religione, successiva alla strage di Wassy, fu trasferita assieme a suo fratello Francesco, duca d'Alençon, nel castello di Amboise.[3]
Dopo l'editto di Amboise e la dichiarazione di maggiore età di Carlo IX nel 1563, Margherita visse alla corte di Francia assieme ai suoi fratelli maggiori e ai giovani Enrico di Navarra e Enrico di Guisa. Fu probabilmente in seguito alla recita di una pastorale di Ronsard, che i principi recitarono in quel periodo, che Carlo iniziò a chiamarla Margot, come il nome del personaggio interpretato dalla principessa.[4] Dal 1564 al 1566, per volere della madre, Margherita assieme alla corte accompagnò il re nel suo lungo viaggio per tutta la Francia: ciò doveva servire a tutti i principi e a Margherita come istruzione nell'arte della politica.[5]
Nel 1568, vista la loro estraneità fino a quel momento agli intrighi politici, si legò con affetto e complicità a suo fratello Enrico. Fu dopo la battaglia di Jarnac che suo fratello Enrico le affidò il compito di difendere i suoi interessi con la madre, durante i suoi periodi di assenza dovuti alle campagne militari. Contenta della missione che la faceva entrare nella vita politica di corte, Margherita vi si dedicò coscienziosamente, entrando in confidenza con la regina madre. Tuttavia al ritorno, il fratello non le mostrò alcuna gratitudine e i rapporti fra madre e figlia si raffreddarono nuovamente.
Probabilmente il duca, tramite un suo favorito Louis Bérgerac Du Guast, o la stessa Caterina de' Medici, erano venuti a conoscenza di un avvicinamento sentimentale di Margherita al prestante Enrico di Guisa, che con la propria famiglia sosteneva una politica contraria a quella adottata dalla famiglia reale.[6] La principessa quindi poteva non essere più un'alleata completamente fidata, perché vi era la possibilità che venisse manipolata. Margherita provò a difendersi, negando la relazione e affermando di non essere a conoscenza di presunti piani di matrimonio, offesa che suo fratello e sua madre potessero credere ad un suo tradimento per questioni amorose, ma non fu creduta da Caterina: così ella scrisse nelle sue Memorie.[7]
Tuttavia nel giugno 1570, l'ambasciatore spagnolo scrisse che la regina madre era entrata in possesso di uno scambio di lettere fra la figlia e il giovane duca di Guisa e, il mese seguente, l'ambasciatore inglese riferì che era stato scoperto un piano matrimoniale che Margherita avrebbe approvato. La reazione della famiglia reale fu molto violenta, soprattutto perché erano in corso degli accordi matrimoniali.[8][9] Margherita chiese dunque alla sorella Claudia, sposata al duca di Lorena, di affrettare le trattative di nozze fra il duca di Guisa e Caterina di Clèves e mettere fine ai pettegolezzi.
Il duca di Guisa è il primo di una lunga serie di amanti attribuiti a Margherita. Tuttavia è difficile separare la verità dalle voci di presunte relazioni. Come per gli altri membri della famiglia reale (soprattutto Enrico e Caterina), le calunnie che circolarono sul suo conto furono molto numerose.
Le nozze vermiglie |
Alla fine del 1560 Caterina de' Medici aveva offerto la mano di sua figlia a Don Carlos, figlio di Filippo II di Spagna, ma le trattative erano sfumate. Altre serie negoziazioni erano state prese in considerazione per far sposare la principessa a Rodolfo d'Austria, Sebastiano I del Portogallo e allo stesso re di Spagna, vedovo della sorella maggiore di Margherita, ma anche queste trattative si rivelarono infruttuose.[10]
Riemerse l'idea, già menzionata da Enrico II, di un'unione con il giovane leader del partito ugonotto, Enrico di Navarra. Presunto erede della corona dei Valois dopo i Fils de France (sebbene la prospettiva della sua successione fosse ancora lontana), Enrico era anche l'erede di vasti possedimenti nel sud-ovest del paese. Questa unione avrebbe soprattutto rappresentato la riconciliazione tra il partito cattolico e quello ugonotto a seguito delle guerre di religione.
Le trattative tra Caterina de' Medici e la madre di Enrico, Giovanna III di Navarra, fervente ugonotta furono lunghe e difficili: la regina Giovanna non si fidava di Caterina e richiese la conversione di Margherita al protestantesimo. Alla fine però, cedette di fronte alla testardaggine della principessa, intenzionata a mantenere la sua fede, e, sotto la spinta del partito protestante, diede il suo consenso al matrimonio con il figlio Enrico, che di fatto non avrebbe neppure ricevuto una dote notevole. Giovanna morì poco dopo di tubercolosi e il figlio salì al trono come Enrico III di Navarra. Dopo non poco esitazioni, Margherita accettò di sposarsi, forse spinta dall'ambizione di essere regina.[11]
Senza attendere la dispensa papale necessaria all'unione di due persone di fede differente e imparentate (entrambi discendevano da Carlo di Valois-Angoulême), l'«ingiuria a Dio» fu celebrata il 18 agosto 1572.[12] Lo svolgimento delle nozze fu programmato in modo da soddisfare gli ugonotti, venuti in massa ad assistere al matrimonio del loro leader: la benedizione nuziale si svolse sul sagrato di cattedrale di Notre-Dame, evitando loro di assistere alla messa, e inoltre fu data dal cardinale di Borbone.[13] Alle nozze seguirono tre giorni di sontuosi festeggiamenti.
L'intesa tra i cattolici e gli ugonotti durò poco. Solo qualche giorno dopo le nozze ebbe luogo un attentato, poi fallito, all'ammiraglio di Coligny, un capo del partito protestante. L'indomani, la notte del 24 agosto, giorno di San Bartolomeo, gli ugonotti furono massacrati in tutta Parigi. Il matrimonio fu soprannominato «nozze vermiglie», perché molti protestanti uccisi erano giunti a Parigi proprio per le nozze.[14] La "strage di san Bartolomeo" avvenne anche nel Louvre, tanto che un gentiluomo gravemente ferito, il visconte di Léran, trovò rifugio nella camera di Margherita, venendo risparmiato grazie a lei: così ricordò la regina nelle proprie Memorie.[15]
Per salvarsi la vita, Enrico allora accettò di abiurare il protestantesimo. Ormai non c'era più alcuna possibilità di riconciliazione e Caterina offrì alla figlia l'opportunità di annullare le nozze, ma Margherita scelse di rimanere accanto al marito, per onor proprio, per difenderlo da possibili complotti e per sottrarsi alle manipolazioni materne.[16]
I complotti di corte |
Nel 1573, la salute di Carlo IX cominciò a declinare, ma il suo erede naturale, il fratello Enrico d'Angiò, che era a favore di una politica di fermezza contro i protestanti, si trovava a Cracovia dopo essere stato eletto re di Polonia. A quel punto, il partito dei moderati, detti Malcontent, iniziò a complottare per far salire sul trono Francesco Ercole di Valois duca d'Alençon, fratello minore di Carlo ed Enrico, ma ritenuto favorevole alla tolleranza religiosa.
Nel 1574, mentre Carlo IX agonizzava, ugonotti e cattolici moderati prepararono un complotto. Inizialmente Margherita rimase fedele a Carlo IX e al duca d'Angiò, ma in seguito si convinse a sostenere il fratello minore, con la speranza di migliorare la propria scomoda situazione in cui la strage di san Bartolomeo, l'aveva posta: dal momento del massacro, era sospettata sia dai membri della Corona francese che dalle persone vicine al marito. L'avvento di Francesco sul trono le avrebbe permesso di riconquistare importanza a livello politico.[17]
La cospirazione però fallì e due complici furono arrestati e decapitati: fra di loro vi erano Joseph Boniface de La Môle, presunto amante di Margherita ed eroe romantico del romanzo La regina Margot di Dumas padre, e Annibal de Coconas.[18] Dopo il fallimento della congiura, Alençon e Navarra furono tenuti prigionieri al castello di Vincennes e fatti chiamare in giudizio dalla regina madre per rispondere del loro comportamento. Fu in questa occasione che Margherita, su richiesta del marito, scrisse per lui un memoriale di difesa, passato alla storia come il Mémoire justificatif pour Henri de Bourbon.[19]
Il 30 maggio 1574, Carlo IX morì. Fuggito dalla Polonia, il duca d'Angiò rientrò in Francia dove fu incoronato re Enrico III di Francia: non perdonò alla sorella il tradimento.[20] Pur lasciati in libertà condizionata, i sovrani di Navarra e il duca d'Alençon furono messi sotto sorveglianza a corte ed erano spesso oggetto di scherno dei favoriti del re, i mignons. In particolare vi era una faida di lunga data fra Margherita e Louis Bérgerac Du Guast, prediletto del re. Inizialmente il sovrano cercò una mediazione, ma la regina rifiutò. Du Guast non perse occasione per screditarla e mettere in giro calunnie sul suo conto e ad offenderla pubblicamente.[21] Margherita si difendeva da certe accuse, ma rispondeva solo con il pubblico disprezzo nei confronti di Du Guast. Nel novembre 1575, Du Guast fu misteriosamente ucciso in casa di un'amante.[22]
Prima della morte, il mignon era riuscito a deteriorare il legame fra Navarra e Alençon facendoli litigare grazie a Charlotte de Sauve, dama d'onore della regina madre, di cui tutti e tre condividevano i favori.[23] Nel 1575 Alençon e successivamente nel 1576 Navarra, riuscirono a eludere i controlli e a scappare dalla corte del re di Francia. Margherita non era stata messa al corrente dei piani di fuga dal marito, poiché la relazione con la De Sauve aveva compromesso anche i rapporti fra i sovrani di Navarra. Dopo le fughe di suo marito e di suo fratello, Margherita si ritrovò reclusa al Louvre con delle guardie appostate davanti alle sue stanze, poiché Enrico III la riteneva una complice.[24]
Durante questo periodo, che Margherita occupò dedicandosi principalmente ad ampliare le sue conoscenze letterarie, immergendosi nella lettura di testi neoplatonici[25], ricevette una lettera dal marito che le scrisse opportunisticamente di dimenticare le incomprensioni e di fargli da spia su ciò che accadeva a corte.[26] Nel frattempo il duca d'Alençon, alleatosi agli ugonotti, prese le armi e rifiutò di negoziare con il fratello fintantoché Margherita fosse stata prigioniera. La regina di Navarra fu dunque liberata e assistette alle negoziazioni di pace accanto a sua madre: si giunse a un risultato molto vantaggioso per i protestanti e per il duca d'Alençon: l'editto di Beaulieu.[27]
Enrico di Navarra reclamò subito la moglie con sé: Caterina ed Enrico III però rifiutarono di lasciarla partire, poiché Margherita sarebbe potuta divenire un ostaggio in mano agli ugonotti e avrebbe potuto rafforzare l'intesa tra Navarra e Alençon.
La spedizione nei Paesi Bassi |
Nel 1577, alla ripresa della guerra civile, Margherita, divisa tra le fedeltà al marito e quella al fratello maggiore, chiese l'autorizzazione a partire in missione nel sud dei Paesi Bassi, per conto del fratello minore. I fiamminghi, che si erano ribellati al dominio spagnolo nel 1576, sembravano disposti a offrire un trono a un principe straniero tollerante e disponibile a fornire loro le forze diplomatiche e militari necessarie alla conquista della loro indipendenza. Enrico III accettò la proposta della sorella perché si sarebbe finalmente liberato dello scomodo duca d'Aleçon.[28]
Con il pretesto di un bagno di cure nelle acque termali di Spa, Margherita partì in estate con uno sfarzoso seguito. Dedicò due mesi alla sua missione: ad ogni tappa del viaggio, durante fastosi ricevimenti, si intratteneva con gentiluomini ostili alla Spagna e facendo le lodi del fratello tentava di persuaderli a allearsi con lui.[29] Fece anche la conoscenza del governatore dei Paesi Bassi, Don Giovanni d'Austria, il vincitore di Lepanto, con il quale ebbe un incontro cordiale.[30]
Per Margherita il ritorno in Francia fu movimentato, attraverso un paese in piena insubordinazione, quando allo stesso tempo c'era il rischio che gli spagnoli la facessero prigioniera.[31] Alla fine Alençon non era riuscito a far fruttare i contatti utili che la sorella gli aveva procurato.
Dopo aver realizzato la missione nei Paesi Bassi per conto del fratello minore, Margherita ritornò a corte, dove l'atmosfera era assai tesa. Si moltiplicavano gli scontri tra i mignons di Enrico III e i sostenitori di Alençon, alla testa dei quali vi era Louis de Clermont d'Amboise, amante di Margherita, chiamato Bussy d'Amboise.[32]
La situazione rimase stabile fino al 1578, quando Alençon chiese di assentarsi. Enrico III però viene a conoscenza della sua partecipazione a un complotto: lo fece arrestare in piena notte e lo confinò nella sua stanza, dove Margherita lo raggiunse. Bussy invece fu condotto alla Bastiglia. Qualche giorno dopo Francesco riuscì nuovamente a fuggire, con l'aiuto di Margherita, grazie a una corda gettata dalla finestra di sua sorella.[33]
La corte di Nérac: amore e letteratura |
Poco dopo Margherita, che aveva negato ogni suo coinvolgimento alla fuga, ottenne infine l'autorizzazione a raggiungere suo marito. Enrico III e Caterina speravano che Margherita potesse svolgere il compito di conciliatrice e ristabilire l'ordine nelle travagliate province del sud-ovest. Per assurgere a questo compito, fu accompagnata dalla madre e dal suo cancelliere, umanista, magistrato e poeta, chiamato Guy Du Faur de Pibrac. Il viaggio delle due regine fu l'occasione per allestire sontuosi ricevimenti nelle città attraversate e per rafforzare i freddi legami con la famiglia reale. Alla fine della spedizione, si incontrarono con Enrico di Navarra, che mostrò poco entusiasmo a venir loro incontro. Caterina e il genero si accordarono sulle modalità relative all'ultimo editto di pace (conferenza di Nérac del 1579) e Caterina poté tornarsene a Parigi.
Dopo la partenza di Caterina, la coppia soggiornò brevemente e Pau, dove Margherita soffrì per la proibizione di praticare il culto cattolico.[34] Gli sposi si stabilirono a Nérac, capitale del ducato d'Albret, che faceva parte del regno di Francia e in cui pertanto non era applicata l'intolleranza religiosa che c'era a Pau, parte di Béarn.
Il poeta Théodore Agrippa d'Aubigné scrisse: «La regina di Navarra ha presto sconfitto gli animi e incatenato le spade». Intorno a Margherita si era formata una vera e propria accademia letteraria. Oltre ad Agrippa, compagno d'armi di Enrico, frequentavano la corte anche Guillaume de Salluste Du Bartas, Guy Du Faur de Pibrac e Michel de Montaigne, che ebbe con la regina molti scambi culturali.[35]
La corte di Nérac fu soprattutto celebre per le avventure amorose che vi avevano luogo in tanto grande numero, che Shakespeare vi trovò l'ispirazione per il suo Pene d'amor perdute. «L'agio porta con sé i vizi, come i serpenti il calore» scrisse Théodore Agrippa d'Aubigné[36], mentre Sully ricordò: «La corte fu un tempo dolce e piacevole; perché non si parlava d'altro che d'amore e di piaceri e di passatempi che da essi dipendevano». Un pettegolezzo di corte attribuì a Margherita una relazione con uno dei più illustri compagni di suo marito, il visconte di Turenne.
Nel 1579 scoppiò la settima guerra di religione, detta la guerra degli amanti, perché fu falsamente creduto che fosse stata dichiarata da Margherita, a causa del rancore che ella provava contro il fratello maggiore e per la vita mondana che i re di Navarra conducevano a Nérac. Il conflitto in realtà fu provocato da un'inadeguata attuazione degli accordi presi nell'ultimo editto di pace e da uno scontro avvenuto tra Enrico di Navarra e un luogotenente del re in Guienna, regione sotto la giurisdizione del re di Navarra. Durò poco, in parte anche grazie a Margherita che suggerì di appellarsi ad Alençon per portare avanti le trattative: che portarono rapidamente alla pace di Fleix nel 1580.
Fu allora che Margherita si innamorò di un grande scudiero di suo fratello, Jacques de Harlay, signore de Champvallon. Le lettere che ella gli aveva indirizzato illustrano una concezione dell'amore legata al neoplatonismo, in cui si privilegiava l'unione delle menti a quella dei corpi (sebbene ciò non significhi che Margherita rifiutasse l'amore fisico) al fine di giungere alla fusione delle anime.[37][38]
Dopo la partenza di Alençon, la situazione di Margherita andò deteriorandosi. Responsabile di questa situazione fu una delle sue damigelle d'onore, Françoise de Montmorency-Fosseux, della quale suo marito si era infatuato quando lei aveva quattordici anni. Una volta rimasta incinta, Françoise non cessò di mettere Enrico contro la moglie, sperando forse di sposare il re di Navarra. Enrico però, come la moglie, pretese che ella nascondesse la sua gravidanza; infine, come scrisse Margherita nelle sue Memorie: «Volle Dio, ch'ella non partorisse che una figlia, la quale per di più era morta».[39]
Scandalo a corte |
Nel 1582 Margherita lasciò Nérac. Certamente la regina non aveva raggiunto gli obiettivi che sua madre e suo fratello maggiore si erano proposti per lei e non aveva rafforzato neppure la sua posizione attraverso una gravidanza. Tuttavia, i veri motivi della sua partenza non sono chiari. Non c'è dubbio che volesse sfuggire ad un ambiente ostile, com'era diventata la corte di Nérac, forse voleva essere più vicina al suo amante Champvallon, oppure sostenere suo fratello minore.[40] Giunse a Parigi su invito del fratello e dalla madre, che speravano di attirare nuovamente il re di Navarra a corte, ma ciò non avvenne perché Margherita non aveva alcuna influenza sul marito, che anzi si infuriò con lei per aver fatto maritare Françoise, che aveva seguito la regina a Parigi.[41]
L'accoglienza fu fredda perché il re la riteneva responsabile dell'ultimo conflitto. La situazione continuò a peggiorare: Margherita incoraggiava le satire contro i costumi di Enrico III, che alternava una vita dissoluta a crisi mistiche, ed era lei stessa al centro degli scandali; quando nel giugno del 1583 cadde malata, le voci affermavano che era rimasta incinta di Champvallon.[42] Inoltre incoraggiò Alençon a riprendere la spedizione nei Paesi Bassi che il re aveva interrotto, temendo una guerra con il re di Spagna.[43]
Infine nell'agosto del 1583, Enrico III cacciò sua sorella dalla corte, un'azione senza precedenti che attirò le attenzioni di tutta l'Europa, soprattutto a causa della partenza di Margherita, accompagnata da molte umiliazioni. Enrico III, attraversando il corteo di sua sorella, la ignorò; poi fece fermare la sua carrozza e arrestò dei servitori di Margherita, fra cui le dame di Duras e Béthune, che lui stesso interrogò di persona riguardo ai rapporti della sorella con Champvallon e con il duca d'Alençon (di cui le due nobildonne erano probabilmente le intermediarie) e di un presunto aborto della sorella.[44]
Un ritorno in Navarra apparve impossibile, poiché il marito di Margherita rifiutò di riprenderla con sé, a causa delle numerose voci che circolavano sul suo conto. Il re di Navarra chiese a Enrico III delle spiegazioni in merito e in seguito dei risarcimenti per la spiacevole situazione. Minacciata di ripudio, Margherita rimase a lungo nell'incertezza, attendendo che si concludessero i negoziati tra la corte di Francia e quella di Navarra.[45] I guerrafondai protestanti trovarono in questa situazione il casus belli che attendevano e il re di Navarra ebbe il pretesto per impadronirsi di Mont-de-Marsan, che Enrico III accettò di cedergli per chiudere la questione.[46]
Otto mesi dopo la sua partenza, Margherita poté infine riunirsi col marito, che non aveva fretta di rincontrarla e che le mostrò ben poco interesse, passione che manifestava alla sua amante del momento, la belle Corisande. Ai mali di Margherita si aggiunse la morte di Francesco d'Alençon avvenuta nel giugno del 1584 per tubercolosi, facendole perdere il suo alleato più fedele.[47]
La ribellione e la prigionia |
Nel marzo del 1585, quando la guerra riprese, Margherita, rifiutata dalla sua famiglia come dal marito, entrò a far parte Lega cattolica, che riuniva i cattolici intransigenti e ostili sia a Enrico III di Navarra sia a Enrico III di Francia.[48] Margherita si impossessò di Agen, città che faceva parte della sua dote e di cui lei era contessa, e fece rafforzare le fortificazioni. Reclutando delle truppe, si lanciò all'assalto delle città circostanti. Ma, stanchi delle condizioni imposte da Margherita, gli abitanti di Agen si ribellarono e si accordarono con un generale del re; Margherita quindi dovette fuggire dalla città in tutta fretta.
A novembre la regina di Navarra si stabilì assieme all'amante Gabriel Aubiac al castello di Carlat, di cui era proprietaria e insieme ad un gruppo di nobili radunò in fretta un esercito e tentò di impadronirsi della regione dell'Agenais, ma fallì. All'arrivo delle truppe regali, Margherita dovette nuovamente fuggire. Trovò rifugio un po' più a nord, nel castello d'Ibois, un tempo appartenuto a sua madre Caterina.
Nell'ottobre del 1586 fu però assediata alle truppe del fratello e per un mese dovette attendere per sapere cosa ne sarebbe stato di lei. Il mese seguente, Enrico III decise infine che la sorella dovesse essere confinata nel castello di Usson, prigione ai tempi di Luigi XI.[50] Egli stesso scrisse: «La cosa migliore che Dio potesse fare per lei e per noi sarebbe di prendersela con Sé».[51]
La regina madre, che in passato aveva aiutato la figlia, parve non provare più interesse per lei, anzi ordinò che Aubiac fosse impiccato davanti ai suoi occhi.[52] Dal momento che Enrico di Navarra, dopo la morte di Alençon, era diventato il legittimo erede al trono di Francia e poiché dal matrimonio con Margherita non erano nati eredi, Caterina de' Medici desiderava che prendesse in moglie la preferita delle sue nipoti, Cristina di Lorena[51], che alla fine sposò il granduca di Toscana.
Dal novembre del 1586 al luglio del 1605, Margherita di Valois rimase prigioniera nel castello di Usson. La detenzione però non fu particolarmente dura: Jean Timoléon de Beaufort, marchese di Canillac, il suo carceriere, agevolò le sue condizioni, probabilmente corrotto da Margherita.[53]
Entrata in possesso del castello e seppur isolata da ciò che accadeva nel resto del regno, Margherita ebbe modo di formare, come aveva fatto a Nérac, una nuova corte di intellettuali, musicisti e scrittori. Fece restaurare la magione e impegnò il suo tempo a leggere moltissime opere, soprattutto religiose ed esoteriche.[54] Pure la sua condizione finanziaria migliorò quando la vedova di suo fratello Carlo IX, Elisabetta d'Austria, con la quale aveva sempre avuto ottimi rapporti, iniziò a mandarle metà delle sue rendite.[55]
Il 5 gennaio 1589 morì la regina madre Caterina de' Medici, il 2 agosto successivo Enrico III venne assassinato da Jacques Clement, un monaco fanatico. Unico superstite della "guerra dei tre Enrichi" (il duca di Guisa era stato ucciso da Enrico III nel dicembre 1588) e successore per diritto di sangue della corona francese, Enrico di Navarra divenne re di Francia come Enrico IV di Francia e Margherita, seppur prigioniera, divenne virtualmente regina di Francia.
La riconciliazione |
Nel 1593 Enrico IV prese dei contatti con Margherita, per disporre l'annullamento del loro matrimonio. Per la prima volta Margherita ebbe modo di tenere in mano le sorti della famiglia reale e la sua politica matrimoniale, di cui era stata vittima sin dalla giovinezza. Durante le trattative fra i due coniugi che durarono sei anni, la situazione finanziaria della regina migliorò, ma venendo a conoscenza che il re avrebbe voluto sposare Gabrielle d'Estrées, sua amante dal 1591, e che nel 1594 lo rese padre di Cesare di Borbone-Vendôme. Margherita negò il consenso ad annullare le sue nozze, per avallare un matrimonio che trovava disonorevole per il regno di Francia.
Nel 1594, Margherita ricevette dal suo amico Brantôme, con cui era in contatto epistolare, un panegirico intitolato Discours sur la reine de France et de Navarre. In risposta all'opera del poeta, che su ammissione della regina conteneva alcuni errori e false dicerie su di lei, scrisse le proprie Memorie.[56]
Alla morte di Gabrielle d'Estrées , avvenuta per complicazioni di parto il 10 aprile 1599, Margherita riprese le trattative.
Soltanto il 24 ottobre 1599 accettò l'annullamento, a seguito dell'offerta di generose ricompense: ottenne l'Agenais, la Condomois, Rouergue e il ducato di Valois; in aggiunta ebbe anche diritto a una pensione ed Enrico IV annullò tutti i debiti che aveva conseguito fino a quel momento.
Papa Clemente VIII poté dunque annullare il loro matrimonio con tre motivazioni: la consanguineità di Margherita ed Enrico, l'assenza di figli e il forzato consenso al matrimonio da parte della sposa. A Margherita fu lasciato il titolo di regina di Francia e ottenne quello di duchessa di Valois. Il 17 dicembre 1600 il re sposò la principessa toscana Maria de' Medici.
In seguito all'annullamento del matrimonio, ripresero i buoni rapporti tra i due ex coniugi. Dopo venti anni di esilio, Margherita entrò nelle grazie del re di Francia.[57] La sua nuova posizione permette di ricevere in Usson nuovi visitatori affascinati la qualità culturale di questa "Nuova Parnaso" e la generosità della padrona di casa.
Il ritorno a Parigi |
Nel luglio del 1605 Margherita ottenne il permesso di lasciare Usson e di occupare il Palazzo Madrid a Boulogne-sur-Seine (oggi chiamata Neuilly-sur-Seine). Ci rimase pochi mesi prima di ritornare a Parigi nell'Hôtel de Sens. Margherita volle ritornare nella capitale non solo per riprendere la vita di corte, ma anche per portare avanti delle importanti questioni finanziarie. Margherita era stata privata della sua eredità materna, dopo la morte di Caterina de' Medici, in virtù di alcuni documenti che la diseredavano. Enrico III aveva infatti ottenuto che tutti i beni della madre andassero a Carlo di Valois, figlio naturale di Carlo IX. Margherita era però in possesso di documenti che la dichiaravano erede universale del patrimonio materno e nel 1606 riuscì a defraudare il nipote dell'intera eredità.[58]
Dopo la vittoria in tribunale, Margherita nominò suo erede universale il Delfino, il futuro Luigi XIII di Francia, a cui si era molto affezionata. Questa fu una mossa politica estremamente importante per la casata dei Borbone, poiché rendeva ufficiale la transizione dinastica fra la casata dei Valois, di cui la regina Margherita era l'ultima discendente legittima e quella dei Borbone, appena insediata sul trono di Francia.[59][60] Ciò non fece che rafforzare l'amicizia che si era creata con la regina Maria, andando a delegittimare le pretese di Enrichetta d'Entragues, sorellastra di Carlo di Valois e amante di Enrico IV che sosteneva che suo figlio fosse il legittimo erede, per una promessa di matrimonio del re.
Nel 1607 fece costruire sulla riva sinistra della Senna, di fronte al Louvre, un palazzo di sua proprietà (L'hôtel de la Reine Marguerite), che oggi non esiste più, fatta eccezione per una cappella nella corte Bonaparte della scuola di Belle Arti. Il palazzo divenne un centro intellettuale parigino, politico e aristocratico. Margherita diede fastosi ricevimenti con spettacoli teatrali e balletti che duravano sino a notte inoltrata e da grande mecenate qual era, aprì un salotto letterario in cui organizzò una società di scrittori, filosofi, poeti e studiosi[61] (tra i quali Marie de Gournay, Philippe Desportes, François Maynard, Étienne Pasquier, Théophile de Viau). La regina inoltre continuò le sue opere di beneficenza e si prese come confessore Vincenzo de' Paoli.
Il 13 maggio 1610, Margherita presenziò pure all'incoronazione di Maria a Saint Denis.[62] Il giorno seguente Enrico IV fu assassinato per mano del monaco fanatico François Ravaillac e Maria de' Medici ottenne la reggenza per il figlio minorenne. Fu anche madrina per il battesimo di suo figlio Gastone d'Orléans, avvenuto il 15 giugno 1610.
La reggente le affidò vari ruoli diplomatici, fra cui il ricevimento degli ambasciatori stranieri a corte e negli Stati generali del 1614, in cui Margherita fu incaricata di negoziare con i rappresentanti del clero. Questo fu il suo ultimo incarico pubblico. Margherita di Valois, ultima discendente legittima dell'antica dinastia reale, si spense a sessantuno anni il 27 marzo 1615, a Parigi. Fu sepolta nella cappella dei Valois.[63]
La leggenda della regina Margot |
Storiografia |
La storia della principessa Margherita di Valois è oscurata dalla leggenda della "regina Margot", il mito di una donna lasciva nata in una famiglia maledetta. Molte calunnie vennero diffuse durante la vita della principessa, ma quelle presenti nel libello Divorce Satyrique scritto da Théodore Agrippa d'Aubigné contro Enrico IV, furono quelle ad aver più successo e vennero tramandate in seguito come fossero fatti accertati.[64]
Figura in bilico fra due corti, una cattolica e l'altra protestante, e trascinata nelle guerre di religione, Margherita fu bersaglio di una campagna diffamatoria mirata a denigrare attraverso di lei, sua madre, i suoi fratelli e suo marito. Nonostante queste accuse, durante la sua vita, i suoi contemporanei riconobbero che fra tutti i figli di Caterina de' Medici, lei era l'unica ad avere bellezza (era chiamata la "Perla del Valois"), salute, intelligenza ed energia. Notevole latinista, era molto dotta e sapeva risplendere nella società letteraria dell'epoca come nel salotto della marescialla di Retz.
È nel XIX secolo che nacque il mito della regina Margot. Il soprannome fu inventato da Alexandre Dumas che intitolò il suo primo romanzo sulla trilogia dei Valois: La regina Margot (1845), descrivendo nel romanzo la notte di San Bartolomeo e gli intrighi di corte successivi. Lo storico Jules Michelet invece sfruttò la figura della principessa Valois per denunciare la "depravazione" del vecchio regime.
Fra il XIX e il XX secolo alcuni storici come il conte Léo de Saint-Poincy cercarono di riabilitare la figura della sovrana, tentando di discernere gli scandali dalla la realtà, raffigurandola come una donna che sfidava le turbolenze della guerra civile tra cattolici e protestanti, e che non si era mai sentita inferiore ai suoi fratelli, volendo anzi partecipare agli affari del regno, affrontando quindi oltre alla vita privata anche i comportamenti politici della sovrana. Tuttavia questi studi rimasero marginali e non influenzarono i testi ufficiali.[65]
Nel XX secolo ci fu un exploit di opere divulgative sulla figura della regina, e vi fu una sostanziale regressione a livello storiografico. In particolare, Guy Breton inaugurò nel 1950 una serie di libri di narrativa erotica che minò per tempo l'immagine della regina Margherita di Valois, raccontando scandali e storie scabrose ad usufrutto del grande pubblico.
Solo a partire dagli anni novanta, alcuni storici, come Eliane Viennot e Janine Garrison, hanno contribuito a riabilitare l'immagine degli ultimi Valois e ricordare la distinzione tra la figura storica di Margherita di Valois e la leggenda della regina Margot.[59] Tuttavia opere cinematografiche ed opere letterarie hanno continuato a perpetrare l'immagine di una donna oscena e lasciva.
Gli errori comuni |
La maggior parte di questi errori provengono da falsificazioni della vita della regina durante il XVII e XVIII secolo. Nonostante la loro stravaganza, queste notizie sono state più volte riproposte nel tempo da molti autori che, per mancanza di rigore, non hanno controllato la fonte originale. Il suo contemporaneo, l'austero Théodore Agrippa d'Aubigné è in gran parte responsabile della maggior parte delle calunnie sul conto della regina.
La ninfomania di Margherita: l'origine di questa leggenda proviene da un pamphlet protestante scritto contro Enrico IV, il Divorce Satyrique (1607). Risulta uno degli elementi della leggenda più diffusi.[64] La sua permanenza a Usson viene spesso presentata come un periodo di decadenza dove la regina occupa il suo tempo a copulare con prestanti giovani contadini del luogo.[66] Invece, la regina era una sostenitrice dell'amor cortese e del neoplatonismo. Nell'aristocrazia francese, era consuetudine per una donna sposata essere "servita", in accordo con il marito, da diversi giovani "galanti". Quanto ai rapporti extraconiugali di Margherita, le lettere indirizzate a Champvallon, il suo più famoso amante, conservate fino ad oggi, mostrano come viveva la passione che provava per lui secondo la teoria neoplatonica. In seguito anche un suo ex servitore, passato al servizio del cardinale Richelieu, scriverà di aver conosciuto i figli illegittimi che la regina avrebbe avuto da Champvallon e d'Aubiac: tutto per rafforzare le motivazioni che avrebbero portato all'annullamento delle nozze e quindi all'ascesa dei Borbone sul trono di Francia.[67]
I rapporti incestuosi con i fratelli: la calunnia si è presentata la prima volta nel pamphlet protestante scritto contro la famiglia Valois intitolato Le réveil-matin des Français (1574), in cui si dice che avesse perso la verginità con suo fratello Enrico, di cui sarebbe rimasta incinta durante il grande viaggio attraverso la Francia, nei primi anni di regno di Carlo IX.[68]
La coercizione al momento del "sì" nuziale: il giorno del matrimonio, il re Carlo IX le avrebbe spinto la testa in modo da farle dare il consenso al matrimonio durante la cerimonia nuziale sul sagrato di Notre Dame. Il fatto è assente nelle Memorie della regina ed è stato raccontato la prima volta ne l'Histoire de France (1646) scritta dallo storico di regime Mézeray.[69]
Avrebbe preso con sé la testa decapitata di La Môle: la notizia proviene dal Divorce Satyrique (1607).[70] Il fatto venne reso popolare in epoca romantica da Stendhal nel suo romanzo Il rosso e il nero.
Avrebbe fatto uccidere Du Guast, mignon del re: l'accusa proviene dal Historiarum sui temporis di Jacques-Auguste de Thou (tradotto in francese nel 1659), noto per il suo pregiudizio contro i Valois. Secondo Thou, la regina avrebbe convinto il barone di Vitteaux (indicato all'epoca come l'assassino del favorito) ad uccidere Du Guast, anche se all'epoca nessuno la incolpò, e molti pensarono ad un regolamento di conti.[71] Nel XIX secolo l'accusa sarà ripresa da Jules Michelet nella sua Histoire de France, che tuttavia cambierà metodo di convincimento, ritraendo la regina mentre ricompensa l'assassino con un amplesso nella chiesa di Saint Augustin.[72]
I suoi intrighi amorosi scatenarono la settima guerra di religione: l'origine della calunnia è da attribuirsi alla Histoire universelle di d'Aubigné (1617) e alle Memorie del duca di Sully, che cercarono di nascondere le proprie responsabilità e quelle dei protestanti nella ripresa del conflitto.[73] Questa leggenda è stata allegramente ripresa in epoca romantica, tanto che il conflitto fu chiamato la «guerra degli amanti».
Ascendenza |
Margherita di Valois | Padre: Enrico II di Francia | Nonno paterno: Francesco I di Francia | Bisnonno paterno: Carlo di Valois-Angoulême |
Bisnonna paterna: Luisa di Savoia | |||
Nonna paterna: Claudia di Francia | Bisnonno paterno: Luigi XII di Francia | ||
Bisnonna paterna: Anna di Bretagna | |||
Madre: Caterina de' Medici | Nonno materno: Lorenzo de' Medici duca di Urbino | Bisnonno materno: Piero il Fatuo | |
Bisnonna materna: Alfonsina Orsini | |||
Nonna materna: Madeleine de La Tour d'Auvergne | Bisnonno materno: Giovanni III de La Tour d'Auvergne | ||
Bisnonna materna: Giovanna di Borbone |
Margherita nella cultura di massa |
Teatro |
Pene d'amor perdute, opera di William Shakespeare, composta nel 1594–5.
Margot, opera di Édouard Bourdet, composta nel 1935.
Letteratura |
La Regina Margot, romanzo scritto da Alexandre Dumas nel 1845.
Musica |
Gli Ugonotti, opera composta da Giacomo Meyerbeer nel 1836.
Cinema |
La Regina Margot, film del 1954 con Jeanne Moreau.
La Regina Margot, film del 1994 con Isabelle Adjani.
Fumetto |
Ôhi Margot - La Reine Margot, manga di Moto Hagio (2012 - in corso)
Note |
^ Craveri, 2008, p. 61.
^ Viennot, 1994, pp. 17-19.
^ Memorie della regina Margherita di Valois, p. 18
^ Viennot, 1994, p. 22.
^ Viennot, 1994, pp. 22-23.
^ La famiglia Guisa sosteneva il principio di una monarchia posta sotto il controllo dei Grandi del regno e un'azione radicale contro gli ugonotti (politica contraria a quella della famiglia reale)
^ Viennot, 1994, pp. 34-35.
^ Craveri, 2008, pp. 61-62.
^ Secondo l'ambasciatore spagnolo, Caterina e Carlo IX avrebbero chiamato a loro cospetto Margherita e l'avrebbero ripetutamente picchiata, come punizione per il suo comportamento (Viennot, 1994, pp. 37.).
^ Viennot, 1994, pp. 23-25.
^ Viennot, 1994, pp. 39-40.
^ Craveri, 2008, p. 62.
^ Cloulas, 1980, p. 252.
^ Haldane, 2014, p. 58.
^ Memorie della regina Margherita di Valois, pp. 56-60
^ Memorie della regina Margherita di Valois, pp. 60-61
^ Viennot, 1994, pp. 62-63
^ Craveri, 2008, p. 71.
^ Viennot, 1994, pp. 67-68
^ Viennot, 1994, p. 73
^ Viennot, 1994, pp. 75-84
^ Viennot, 1994, p. 85
^ Viennot, 1994, p. 76
^ Viennot, 1994, p. 86
^ Viennot, 1994, pp. 89-90
^ Viennot, 1994, p. 87
^ Viennot, 1994, pp. 87-88
^ Viennot, 1994, pp. 95-96.
^ Viennot, 1994, pp. 96-102.
^ Viennot, 1994, p. 99.
^ Viennot, 1994, pp. 100-101.
^ Viennot, 1994, pp. 104-105.
^ Viennot, 1994, p. 107.
^ Craveri, 2008, p. 77.
^ Viennot, 1994, p. 244.
^ Craveri, 2008, p. 79.
^ Craveri, 2008, pp. 75-76.
^ Viennot, 1994, pp. 152-153.
^ Memorie della regina Margherita di Valois, p. 280
^ Viennot, 1994, p. 149.
^ Viennot, 1994, pp. 145-146.
^ Viennot, 1994, pp. 154-155.
^ Craveri, 2008, pp. 80-81.
^ Viennot, 1994, p. 156.
^ Viennot, 1994, pp. 158-159.
^ Viennot, 1994, pp. 159-161.
^ Viennot, 1994, p. 163.
^ Craveri, 2008, p. 80.
^ Castelot, 2000, p. 274.
^ Craveri, 2008, p. 81.
^ abHaldane, 2014, p. 231.
^ Haldane, 2014, p. 229.
^ Secondo alcune dicerie si disse che fu sedotto dalla regina, sebbene non vi siano prove al riguardo. È probabile che il marchese sia stato corrotto dalla regina, viste le concessioni di terre che Margherita gli fece. O forse il marchese si schierò con la Lega cattolica, tradendo il re di Francia (Viennot, 1994, pp. 180-182.).
^ Viennot, 1994, p. 188, p. 191.
^ Viennot, 1994, p. 1783.
^ Craveri, 2008, pp. 81-82.
^ Craveri, 2008, pp. 82-83.
^ Haldane, 2014, p. 266.
^ abCasanova, 2014, p. 103
^ Craveri, 2008, p. 85.
^ Craveri, 2008, p. 83.
^ Haldane, 2014, pp. 271-272.
^ Haldane, 2014, p. 276.
^ abCasanova, 2014, p. 104
^ Casanova, 2014, p. 106
^ Viennot, 1994, p. 251
^ Viennot, 1994, p. 273-274.
^ Viennot, 1994, p. 246
^ Viennot, 1994, p. 280.
^ Viennot, 1994, pp. 251-252
^ Viennot, 1994, pp. 257-258.
^ Viennot, 1994, p. 345.
^ Viennot, 1994, pp. 276-277.
Bibliografia |
- Memorie della regina Margherita di Valois, moglie d'Henrico IV il grande, su books.google.it.
- (FR) Le Divorce satyrique, ou les Amours de la Reyne Marguerite de Valois (PDF), su pourlhistoire.com.
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- André Castelot, Regina Margot: una vicenda umana tra fasto, amore, crudeltà, guerre di religione e esilio, Milano, Fabbri Editore, 2000.
- Ivan Cloulas, Caterina de' Medici, Firenze, Sansoni editore, 1980.
- Benedetta Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne, Milano, Adelphi, 2008, ISBN 978-88-459-2302-9.
- Janine Garrisson, Enrico IV e la nascita della Francia moderna, Milano, Mursia, 1987.
- (FR) Janine Garrisson, Marguerite de Valois, Paris, Fayard, 1994, ISBN 978-2-213-59193-3.
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ignorato (aiuto)
- Dara Kotnik, Margherita di Navarra. La regina Margot, Milano, Rusconi libri, 1987.
- Orsola Nemi & Henry Furst, Caterina de' Medici, Milano, Bompiani, 2000, ISBN 88-452-9077-8.
- Jean Orieux, Caterina de' Medici. Un'italiana sul trono di Francia, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1988, ISBN 88-04-30464-2.
- Marcello Vannucci, Caterina e Maria de' Medici regine di Francia, Roma, Newton&Compton Editori, 2002, ISBN 88-8289-719-2.
- Éliane Viennot, Margherita di Valois. La vera storia della regina Margot, Milano, Mondadori, 1994, ISBN 88-04-37694-5.
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