Giulio Tremonti
Giulio Tremonti | |
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Ministro dell'economia e delle finanze | |
Durata mandato | 11 giugno 2001 – 3 luglio 2004 |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Ottaviano Del Turco (Finanze) Vincenzo Visco (Tesoro) |
Successore | Silvio Berlusconi (ad interim) |
Durata mandato | 22 settembre 2005 – 8 maggio 2006 |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Domenico Siniscalco |
Successore | Silvio Berlusconi (ad interim) |
Durata mandato | 8 maggio 2008 – 16 novembre 2011 |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Tommaso Padoa-Schioppa |
Successore | Mario Monti |
Vicepresidente del Consiglio dei ministri | |
Durata mandato | 23 aprile 2005 – 8 maggio 2006 |
Cotitolare | Gianfranco Fini |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Marco Follini |
Successore | Massimo D'Alema Francesco Rutelli |
Ministro delle finanze | |
Durata mandato | 10 maggio 1994 – 17 gennaio 1995 |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Franco Gallo |
Successore | Augusto Fantozzi |
Vicepresidente della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 4 maggio 2006 – 28 aprile 2008 |
Presidente | Fausto Bertinotti |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Legislature | XVII |
Gruppo parlamentare | Lega Nord e Autonomie (2013) Grandi Autonomie e Libertà (2013-2018) |
Coalizione | Coalizione di centro-destra del 2013 |
Circoscrizione | Regione Lombardia |
Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Legislature | XII, XIII, XIV, XV, XVI |
Gruppo parlamentare | Gruppo Misto (1994-1996) Forza Italia (1996-2008) Popolo della Libertà (2008-2013) |
Coalizione | Patto per l'Italia (1994-1996) Polo per le Libertà (1996-2006) Casa delle Libertà (2006-2008) Coalizione di centro-destra del 2008 (2008-2013) |
Circoscrizione | Lombardia 1 (XII) Veneto 1 (XIV) Calabria (XV) Lombardia 2 (XIII - XVI) |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Socialista Italiano (1987-1993) Patto Segni (1993-1994) Forza Italia (1994-2009) Il Popolo della Libertà (2009-2012) Lista Lavoro e Libertà (2012-2013) |
Tendenza politica | Socialismo liberale Economia sociale di mercato |
Titolo di studio | Laurea in Giurisprudenza |
Professione | Avvocato, Docente universitario |
Giulio Carlo Danilo Tremonti (Sondrio, 18 agosto 1947) è un politico e accademico italiano, Ministro delle finanze nel governo Berlusconi I (1994-95) e Ministro dell'economia e delle finanze nei Governi Berlusconi II (2001-2004), Berlusconi III (2005-2006) e Berlusconi IV (2008-2011).
Indice
1 Biografia
1.1 Studi e inizi
1.2 Carriera accademica
1.3 Carriera politica
1.3.1 Ministro dell'Economia e delle Finanze nei Governi Berlusconi
1.3.2 Procedimenti giudiziari
1.3.3 Critiche
1.3.3.1 Sul condono fiscale
1.3.3.2 Da parte di alcuni economisti
1.4 Pubblicazioni
2 Opere
3 Curiosità
4 Note
5 Bibliografia
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Biografia |
Studi e inizi |
Giulio Tremonti è nato da una famiglia, da parte paterna, originaria di Lorenzago di Cadore in provincia di Belluno e, da parte materna, originaria di Benevento. Dopo aver frequentato il Liceo Classico "Piazzi" di Sondrio, si è laureato in giurisprudenza all'Università di Pavia, alunno del Collegio Fraccaro; il suo maestro fu Gian Antonio Micheli. Tremonti, di famiglia liberale, si avvicina alle idee socialiste dopo l'università, durante il servizio militare prestato come soldato semplice.
Carriera accademica |
Nella prima metà degli anni settanta, appena ventisettenne, diventa docente di diritto tributario nell'università in cui era stato allievo. Alla fine degli anni settanta comincia a fare attività professionale in una società di consulenza e revisione internazionale, l'attuale Deloitte. Soltanto a partire dagli anni ottanta si avvicina alla politica. Comincia a collaborare per il Corriere della Sera chiamato da Piero Ostellino (collaborerà dal 1984 al 1994) e a scrivere alcuni libri politici per Laterza, Mondadori, Il Mulino.
Carriera politica |
Candidato nelle liste del PSI alle politiche del 1987 in quanto vicino a Gianni De Michelis, tra il 1979 e il 1990 fu uno stretto collaboratore e consigliere degli ex ministri delle Finanze Franco Reviglio e Rino Formica. Per un breve periodo, nel 1993, ha fatto parte di Alleanza Democratica, e poi del movimento politico fondato da Mario Segni, il Patto Segni, con il quale venne eletto deputato nel 1994. Appena eletto, Tremonti passò, attraverso la Fondazione Liberaldemocratica, a Forza Italia e votò la fiducia al primo governo Berlusconi, nel quale divenne Ministro delle finanze.
Rieletto alla Camera dei deputati nel 1996 e nel 2001 nelle liste di Forza Italia, entrò a far parte del secondo governo Berlusconi come Ministro dell'economia e delle finanze. Fu così il primo titolare del Ministero dell'Economia e delle Finanze, dicastero che era stato istituito mediante l'accorpamento del "Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica" e del "Ministero delle Finanze". Dopo più di tre anni nell'incarico fu costretto alle dimissioni il 3 luglio 2004: in quel periodo la maggioranza dell'epoca andò incontro a un periodo di crisi, dovuta alle forti divergenze in materia di economia con Gianfranco Fini, allora vice Presidente del Consiglio.
La disputa raggiunse toni elevati, al punto che Fini denunciò dei "conti truccati" nella legge finanziaria del 2003, relativi alla differenza di due miliardi di euro fra manovra annunciata e riduzioni effettivamente ottenute, che Tremonti addusse a ragioni contabili.[1] Alla fine, rassegnò le dimissioni, e l'interim del suo ministero fu assunto dal Presidente del Consiglio Berlusconi. In seguito il dicastero venne assegnato a Domenico Siniscalco, cui spettò il compito di impostare la legge finanziaria per il 2004.
Il terzo governo Berlusconi sorto il 23 aprile 2005, all'indomani della crisi politica che aveva investito la Casa delle Libertà dopo la sconfitta delle elezioni regionali del 2005, vide inizialmente ancora il suo successore, Siniscalco, confermato all'economia e finanze. Silvio Berlusconi in quella occasione scelse Tremonti come vicepresidente del Consiglio insieme a Gianfranco Fini, ma, pochi mesi dopo, Siniscalco si dimise sia per divergenze sulle scelte finanziarie, sia per non avere ottenuto l'appoggio del Governo per la sua richiesta di dimissioni del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Il 22 settembre 2005, Tremonti fu nuovamente richiamato al ministero dell'Economia e delle Finanze per la stesura della ultima legge finanziaria prima delle elezioni per il sopraggiunto termine temporale della legislatura. Lasciò l'incarico il successivo 8 maggio 2006, pochi giorni prima della fine della legislatura, cedendo l'interim a Berlusconi per gli ultimi 9 giorni.
Dal 4 maggio 2006 al 28 aprile 2008 (XV Legislatura) è stato uno dei vicepresidenti della Camera dei deputati. Terminata la legislatura in cui è stato all'opposizione contrapponendosi al Governo Prodi II, è tornato dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011, esattamente due anni dopo, al vertice del ministero economico per la quarta volta con il Governo Berlusconi IV.
Il 12 novembre 2011, con le dimissioni di Silvio Berlusconi da Presidente del Consiglio dei ministri, termina la sua attività di ministro.
Il 6 ottobre 2012, a Riccione fonda il movimento "3L" (Lista Lavoro e Libertà per la Patria), in opposizione con il Governo Monti.[2]. Il partito raggiunge in dicembre un accordo elettorale con la Lega Nord per le politiche 2013 e per le regionali in Lombardia; detta lista ottiene appena lo 0,5% in Lombardia; a tal proposito Tremonti è quindi candidato al Senato della Repubblica, nelle liste della Lega Nord, in regione Lombardia (in seconda posizione) e come capolista nelle regioni Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna: alla fine viene eletto senatore della XVII Legislatura in due circoscrizioni (Piemonte e Lombardia), optando per la Lombardia.
Aderisce poi al gruppo parlamentare Grandi Autonomie e Libertà.[3]
Attualmente è anche saltuario collaboratore del Corriere della Sera.
Nel 2017 ha scritto con Vittorio Sgarbi il libro "Rinascimento. Con la cultura (non) si mangia".[4]
Termina il mandato parlamentare nel 2018, non ricandidandosi più in Parlamento alle elezioni politiche del 4 marzo.[5]
Ministro dell'Economia e delle Finanze nei Governi Berlusconi |
Durante l'incarico di Ministro nel primo Governo Berlusconi, Tremonti promosse la legge per la defiscalizzazione degli utili di impresa reinvestiti nelle attività produttive. La legge Tremonti prevedeva un alleggerimento delle aliquote per le riserve di capitale, ammortamenti, investimenti in formazione, attrezzature e macchinario.
Introdusse una No-Tax-Area (2003) e ridusse le aliquote marginali in ogni scaglione di reddito IRPEF (2005). È stato protagonista di una riduzione delle tasse sui profitti aziendali IRES (dal 36% al 33% ora al 27,5%) e ha abolito le imposte sugli utili investiti. Tremonti ha inoltre abolito le imposte sulle donazioni, sulle successioni (2001) e ha abolito l'ICI sulla prima casa nel 2008 dopo che essa era stata già soggetta a una detrazione di 200€ da parte del Governo Prodi II.
Tremonti è stato un sostenitore di misure protezionistiche verso Cina e India, posizione, sulla cui efficacia sono stati sollevati dubbi anche nella stessa maggioranza[6][7], evidenziando la necessità di competere con la Cina anziché imporre dazi, ha portato dapprima l'UE a introdurre le quote di esportazione per alcuni prodotti e infine ad adottare gli stessi dazi doganali, confortata anche dall'allargamento dei dazi proposti dagli USA nel 2005.
Sempre nel 2005, Tremonti ha sollevato la questione dei "residui passivi" una quota di debito pubblico nel bilancio dello Stato cui non è stata corrisposta l'emissione di una uguale quantità di moneta. Nella finanziaria del 2005 è stata anche inserita la cosiddetta pornotax, un'imposta del 25% sui redditi derivanti dalla vendita, noleggio, produzione e distribuzione di materiale pornografico, definita da Tremonti «un'imposta etica sul modello francese»[8].
A settembre 2009 entra in vigore un suo decreto che introduce una penale dell'1% per ogni mese di ritardo nei confronti delle banche che ostacolano il diritto di surroga dei mutuatari introdotto dalla legge Bersani. Nello stesso periodo propone di tassare le plusvalenze della Banca d'Italia con la gestione della riserva aurea nazionale, e la proposta viene modificata, subordinandola al consenso della banca centrale e della BCE.
Tremonti è considerato dalla base elettorale del Carroccio "un leghista con la tessera di Forza Italia" per la sua vicinanza a Umberto Bossi[9][10]. Interviene alla manifestazione organizzata dalla Lega Nord in occasione della riapparizione di quest'ultimo sulla scena politica l'11 gennaio 2005 a Lugano (Ticino), dopo 306 giorni dall'incidente, presso l'ultima dimora del federalista lombardo Carlo Cattaneo.
Al 2009 venivano considerati vicini a Tremonti l'allora presidente della Lombardia Roberto Formigoni e l'allora sindaco di Roma Gianni Alemanno.[11]
Ritornato al Ministero del Tesoro nel quarto governo Berlusconi, Tremonti ha dato il via ai cosiddetti Tremonti Bond obbligazioni convertibili sottoscritte dal Ministero dell'economia e delle finanza a favore di banche in crisi di capitale[12]
Il 15 ottobre 2009 Tremonti ha poi proposto un disegno di legge governativo per creare una "Banca del Sud", al fine di risollevare le sorti economiche del meridione d'Italia.[13]
Procedimenti giudiziari |
- Il 21 marzo 2012 risulta essere indagato dalla Procura di Roma insieme con il suo ex consigliere politico Marco Mario Milanese, per il quale il 22 settembre 2011 è stata respinta dalla Camera la richiesta di arresto [14] per corruzioni in cambio di nomine fatte dal Ministero dell'Economia, per finanziamento illecito di un deputato. L'inchiesta ruota intorno agli appalti Enav e ai fondi neri di Finmeccanica relativamente a un appartamento in Via Campo Marzio a Roma dove Tremonti avrebbe alloggiato da luglio 2010 a luglio 2011 il cui canone di affitto di 8.500 euro sarebbe stato pagato dal Milanese, così come i lavori di ristrutturazione da 250.000 euro da un imprenditore amico dello stesso, in cambio di nomine in aziende partecipate dallo Stato su cui decideva tutto Milanese per nome di Tremonti, che saputa la notizia ha lasciato l'appartamento asserendo di aver accettato l'offerta di Milanese sulla casa perché si sentiva spiato dalla Guardia di Finanza durante il suo soggiorno nella caserma romana denunciandone la divisione in cordate rivali. Il 28 marzo 2013 Milanese è stato condannato a 8 mesi di carcere. [15]. Per Tremonti il processo si è concluso con il patteggiamento della pena a quattro mesi di reclusione, convertiti in una pena pecuniaria di 30.000 euro e una multa di 10.000 euro [16].
- Nel 2016 arriva un'archiviazione per una inchiesta nata a ottobre 2014 per corruzione: secondo l'accusa nel 2009 l'allora ministro dell'Economia avrebbe ricevuto 2,4 milioni di euro per dare il via libera all'acquisizione della società americana DRS Technologies da parte del gruppo Finmeccanica[17]. A gennaio 2015 il Tribunale dei Ministri di Roma ordina al procuratore Edmondo Bruti Liberati di chiedere al Senato l'autorizzazione a procedere contro Tremonti. Il reato ipotizzato è la corruzione legata a una tangente da 2,4 milioni di euro che nel marzo 2009 l'allora ministro dell'Economia del Governo Berlusconi avrebbe incassato da Finmeccanica (controllata dal Tesoro stesso) al fine di modificare il parere inizialmente contrario all'acquisto per la somma estremamente elevata di 3,4 miliardi di euro nel luglio 2008 della società statunitense Drs, fornitrice del Pentagono[18]. Nell'esame del caso il Senato approva all'unanimità la proposta della Giunta delle Elezioni e delle Immunità riguardo alla domanda di autorizzazione a procedere nei confronti di Tremonti per il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, con la quale il Senato si dichiara incompetente in merito, restituendo gli atti all'autorità giudiziaria in quanto non si tratterebbe di presunti reati inerenti alle sue funzioni da Ministro perché teoricamente compiuti prima del suo giuramento a Ministro nel 2008, poche ore prima. Il caso si conclude con la richiesta di archiviazione da parte dei pubblici ministeri e con un ricorso del Gip dichiarato però inammissibile dalla Corte Costituzionale.[19].
Critiche |
Sul condono fiscale |
Per anni Tremonti è stato fortemente critico nei confronti dei condoni utilizzati dai vari governi della Prima Repubblica.
.mw-parser-output .citazione-table{margin-bottom:.5em;font-size:95%}.mw-parser-output .citazione-table td{padding:0 1.2em 0 2.4em}.mw-parser-output .citazione-lang{vertical-align:top}.mw-parser-output .citazione-lang td{width:50%}.mw-parser-output .citazione-lang td:first-child{padding:0 0 0 2.4em}.mw-parser-output .citazione-lang td:nth-child(2){padding:0 1.2em}
«In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni, ma mutando i fattori il prodotto non cambia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge» |
(dal Corriere della Sera, 25 settembre 1991[20]) |
Nonostante ciò, nel corso dei due governi Berlusconi, Tremonti varò diversi condoni fiscali per i quali ricevette molte critiche da parte dell'opposizione parlamentare (che definì quei provvedimenti come tesi a favorire politicamente un regime di illegalità permanente a vantaggio degli evasori fiscali) nonché una denuncia da parte dell'UE per il condono IVA del 2002 che, permettendo la sanatoria di una evasione relativa a pochi mesi prima, di fatto aveva indotto a omettere i versamenti dovuti e violato i principi di equità[20][21].
Da parte di alcuni economisti |
Il collega di governo Renato Brunetta nel 2009 ha sostenuto che Tremonti «non è un economista, ma un giurista»[22]. Dal canto suo Tremonti ha polemizzato più volte con gli economisti invitandoli a tacere con l'espressione «silete economisti», adattamento del noto «tacete giuristi» di Carl Schmitt. A suo dire gli economisti sarebbero infatti colpevoli di non aver saputo predire la crisi scoppiata nel 2008.[23][24]
Sarà soprattutto l'attacco lanciato da Tremonti il 28 agosto 2009 dal meeting di Comunione e Liberazione (gli economisti, disse, sono come «maghi» che «dovrebbero chiedere scusa e starsene zitti per un anno, ne guadagnerebbero tutti»[25]) a spingere il 3 settembre sedici economisti la maggioranza dei quali fa riferimento a Lavoce.info (Giorgio Basevi, Pierpaolo Benigno Franco Bruni, Tito Boeri, Carlo Carraro, Carlo Favero, Francesco Giavazzi, Luigi Guiso, Tullio Jappelli, Marco Onado, Marco Pagano, Fausto Panunzi, Michele Polo, Lucrezia Reichlin, Pietro Reichlin, Luigi Spaventa) a replicare sulle pagine del Corriere della Sera e de la Repubblica con una lettera a Tremonti che «chiede agli economisti di tacere perché non accetta critiche al suo operato», rinfacciandogli «che negli anni in cui il Ministro ha avuto la responsabilità della politica economica (2001-2005, quando il suo primo documento di programmazione prometteva “un nuovo miracolo economico”, e 2008) la crescita italiana ha esibito un divario negativo di oltre 5 punti rispetto alla crescita europea. In definitiva, vorremmo comprendere come egli si proponga di trasformare in realtà le sue speranze sul futuro del paese».[26][27]
Carlo Scarpa, in particolare, rispose che prendersela con tutta la categoria non era corretto anche perché «alcuni economisti del settore avevano dato l'allarme. Ad esempio, lo aveva fatto uno come Nouriel Roubini, economista di origine turco-iraniana che insegna a New York, quello che nel 2006 a Davos Tremonti invitò a “tornarsene in Turchia” perché osò criticare la politica economica del governo di allora»[28]. Il 7 settembre Tremonti, pur mantenendo il suo giudizio sugli economisti-maghi, tentò di smorzare i toni proprio davanti agli studenti della Bocconi sostenendo che in fondo «tutte le scienze hanno la stessa parità, siamo tutti umili lavoratori alla vigna del sapere».[29]
Nel 2010 il Collettivo NoiseFromAmeriKa, un gruppo di economisti italiani che lavora in maggioranza negli Stati Uniti e formato da Alberto Bisin, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro, Aldo Rustichini, e Giulio Zanella, ha criticato Tremonti nel libro Tremonti. Istruzioni per il disuso per la sua presunta pochezza e supponenza: «Tremonti ha francamente scocciato. Non tanto per quello che fa in qualità di ministro dell'Economia, visto che fa veramente poco, ma soprattutto per quello che dice. Siccome fa politica ed è uomo potente, quello che dice conta: orienta l'opinione pubblica e definisce i termini del dibattito. Questo non è un bene. Da un lato, afferma troppo frequentemente cose false o incoerenti. Dall'altro, quanto fa è spesso erroneo o in contraddizione con quanto asserisce si dovrebbe fare. Insomma, ha scocciato»[30]. Ai libri economici di Tremonti vengono dunque rimproverate le sue «visioni oniriche, frasi roboanti e la sicumera di essere l'unico al mondo investito, in modo misterioso, da una qualche sorta di conoscenza esoterica da usare per dispensare previsioni (solitamente apocalittiche) e offrire soluzioni magiche».[30]. L'opera ha conosciuto una seconda edizione ampliata nel 2011 col sottotitolo e continuano a chiamarlo Voltremont.[31]
Nel 2012 l'economista Fabio Scacciavillani, responsabile del Fondo d'investimenti del sultanato dell'Oman, ha scritto con il giornalista Giampiero Castellotti il libro Il timoniere del Titanic, la prima biografia non autorizzata di Giulio Tremonti, pubblicata da Editori Riuniti.
.mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}Prima di loro Giovanni La Torre nel libro "Il Grande Bluff. Il Caso Tremonti" (Melampo Editore, 2009) aveva sostenuto che le tesi esposte da Tremonti nei suoi libri erano strampalate, contraddittorie e prive di contenuto scientifico e che la caratteristica che le accomunava era la "verbosità", nonché il sostenere una cosa e il suo contrario in modo da poter dire in seguito "io l'avevo detto" qualunque cosa fosse accaduta nella realtà. Lo stesso presunto "antimercatismo" di Tremonti viene attaccato, e a questo proposito si fa riferimento al contenuto del libro dello stesso Tremonti "Lo Stato Criminogeno", che pare il manifesto più mercatista che sia mai stato scritto. Infine si sostiene che il Tremonti "profeta della crisi" non trova riscontro in alcuno dei suoi scritti precedenti la crisi medesima, trattandosi bensì semplicemente di una riuscita montatura mediatica. L'immagine di Tremonti "maitre à penser" è uno dei misteri mediatici italiani che non trova alcun fondamento nell'attività pratica e teorica del personaggio. La Torre ha poi firmato nel 2012 il numero monografico di Critica Liberale (n. 197) che riprende in esame il "pensiero" tremontiano così come espresso nel libro "Uscita di Sicurezza".[senza fonte]
Pubblicazioni |
Durante gli anni ottanta Giulio Tremonti scrisse regolarmente sul quotidiano di indirizzo comunista il manifesto con lo pseudonimo di lombard.[32][33] Autore di diverse opere a sfondo economico-finanziario, Giulio Tremonti ha scritto Lo Stato criminogeno, Le cento tasse degli italiani, La fiera delle tasse, Il federalismo fiscale (sulla proposta di devolution avanzata dalla Lega Nord), Il fantasma della povertà, Rischi Fatali, in cui presenta i problemi economici della nuova Europa in relazione alla rapidissima crescita della Cina, La paura e la speranza, sempre sui temi della globalizzazione e dei rapporti con il colosso orientale.[34] E poi ancora: Rischi fatali, La paura e la speranza, Uscita di sicurezza, Bugie e verità, Mundus Furiosus. Nel 2017 ha scritto assieme a Vittorio Sgarbi il libro Rinascimento.
Opere |
Imposizione e definitività nel diritto tributario, Milano, A. Giuffre, 1977.
Le cento tasse degli italiani, con Giuseppe Vitaletti, Bologna, il Mulino, gennaio 1986. ISBN 88-15-01132-3
La fiscalità industriale. Strategie fiscali e gruppi di società in Italia, Bologna, il Mulino, gennaio 1988. ISBN 88-15-01797-6
La fiera delle tasse. Stati nazionali e mercato globale nell'età del consumismo, con Giuseppe Vitaletti, Bologna, il Mulino, gennaio 1991. ISBN 88-15-03334-3
Il federalismo fiscale. Autonomia municipale e solidarietà sociale, con Giuseppe Vitaletti, Roma-Bari, Laterza, gennaio 1994. ISBN 88-420-4357-5
La riforma fiscale. Otto tasse, un unico codice, federalismo (vedo, pago, voto), Milano, Mondadori, gennaio 1995. ISBN 88-04-40492-2
Il fantasma della povertà. Una nuova politica per difendere il benessere dei cittadini, con Edward Nicolae Luttwak e Carlo Pelanda, Milano, Mondadori, 1995. ISBN 88-04-40066-8
Lo Stato criminogeno. La fine dello Stato giacobino. Un manifesto liberale, Roma-Bari, Laterza, 1997. ISBN 88-420-5298-1
Meno tasse più sviluppo. Un progetto per uscire dalla crisi, Milano, Il Giornale, 1999.
Guerre stellari. Società ed economia nel cyberspazio, con Carlo Jean, Milano, FrancoAngeli, 2000.
Rischi fatali. L'Europa vecchia, la Cina, il mercatismo suicida. Come reagire, Milano, Mondadori, ottobre 2005. ISBN 88-04-55011-2
La paura e la speranza. Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla, Milano, Mondadori, marzo 2008. ISBN 978-88-04-58066-9
Uscita di sicurezza, Milano, Rizzoli, gennaio 2012. ISBN 978-88-17-05774-5
Bugie e verità. La ragione dei popoli, Milano, Mondadori, marzo 2014. ISBN 978-8804642473
Mundus Furiosus. Il riscatto degli Stati e la fine della lunga incertezza, Milano, Mondadori, giugno 2016. ISBN 978-8804669319
Rinascimento, Con la cultura (non) si mangia, Milano, Baldini&Castoldi, 2017, agosto 2017. ISBN 9788893885157
Curiosità |
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- È stato oggetto dell'imitazione del comico romano Corrado Guzzanti: il personaggio è apparso per la prima volta nel 2002. Celebri gli sketch sui tentativi del Ministro di "fare cassa", dal taglio delle gambe delle sedie per risparmiare sui conti pubblici al tentativo con i videopoker.
Note |
^ Governo nella bufera, si è dimesso Tremonti, in la Repubblica, 3 luglio 2004. URL consultato il 6 dicembre 2012.
^ Tremonti lancia movimento 3L, "i politici devono essere giovani", in Agenzia Giornalistica Italia, 6 ottobre 2012. URL consultato il 6 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).
^ Elezioni, c'è l'accordo tra Lega Nord e Tremonti. Maroni: "Per Regione Lombardia e politiche", in TGcom24, 5 dicembre 2012. URL consultato il 6 dicembre 2012.
^ Tremonti-Sgarbi, la strana coppia che sogna la politica
^ Tremonti, il giorno più duro. Per lui umiliazione totale: cosa subisce il professore. URL consultato il 7 luglio 2018.
^ Scarpe, la Cina accusa l'Europa
[collegamento interrotto], in TG fin, 24 febbraio 2006. URL consultato il 20 aprile 2008.
^ Mattia Feltri, Martino: Tremonti sbaglia sui dazi cinesi. Il governo ha tagliato poco le tasse, in La Stampa, 31 marzo 2006. URL consultato il 20 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2008).
^ Manovra, pronto maxiemendamento Tremonti: 'Non ci sarà alcun condono', in La Repubblica economia, 13 dicembre 2005. URL consultato l'8 marzo 2008.
^ Voce - Il grande bluff. Il caso Tremonti, su voceditalia.it. URL consultato il 1º marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
^ La Torre Giovanni: Il grande bluff. Il caso Tremonti. Vita, opere e pensiero del genio dell'economia italiana
^ Articolo da AltriMondi del 23/03/2009.
^ Misure contro la crisi: al via i Tremonti-bond.
^ Nasce la «Banca del Mezzogiorno». Tremonti: «Non sarà un carrozzone».
^ http://tg24.sky.it/tg24/politica/2011/09/22/marco_milanese_voto_segreto_camera_arresto_deputato_pdl_inchiesta_p4_governo_tensioni_maggioranza_lega_nord.html
^ http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2013/03/28/marco_milanese_enav_condanna.html
^ http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-04-10/casa-via-campo-marzio-tremonti-patteggia-pena-161555.shtml?uuid=ABgA8y9
^ Il Fatto Quotidiano, Corruzione, Tremonti indagato a Milano. “Prese tangente da Finmeccanica”, su ilfattoquotidiano.it.
^ Tremonti, il tribunale dei ministri vuole l'autorizzazione a procedere. Il reato: corruzione, su liberoquotidiano.it, 28 gennaio 2015.
^ Tangenti, Tremonti è salvo. E il suo caso rischia di salvare tutti i ministri, su espresso.repubblica.it, 16 settembre 2016.
^ ab I condoni «mai più» e gli incassi dimenticati
^ Giulio Tremonti (FI) - Ministro dell'Economia e delle Finanze - micromega-online - micromega
^ Rinvio per i tagli a Irap e Irpef 4 miliardi a piccoli e welfare
^ «Tacete economisti, avete sbagliato tutte le previsioni»
^ Tremonti agli economisti: state zitti, le vostre analisi sempre errate Archiviato il 6 ottobre 2008 in Internet Archive.
^ «Aiuti alle banche? Prima la gente» No di Tremonti a bonus e speculazione
^ Non staremo zitti Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
^ Gli economisti e la crisi: «Ecco perché non possiamo restare in silenzio»
^ E SI VOLEVA RICACCIARE ROUBINI IN TURCHIA Archiviato il 26 febbraio 2014 in Internet Archive.
^ Con gli economisti prove di tregua
^ ab http://www.noisefromamerika.org/var/uploads/Librotremonti/tremonti-inizio.pdf
^ Commenti e recensioni a Tremonti. Istruzioni per il disuso Archiviato il 10 febbraio 2010 in Internet Archive.
^ Giuseppe Caldarola, Draghi e Tremonti eterni duellanti per l'Italia post-Cav., in Il Riformista, 12 ottobre 2010. URL consultato il 6 dicembre 2012.
^ Marco Ventura, Giulio Tremonti, il "cavallo pazzo" della politica italiana, in Panorama, 24 aprile 2012. URL consultato il 6 dicembre 2012.
^ Giulio Tremonti, Federalismo e valori, ancore di salvezza, in La Padania, 6 marzo 2008. URL consultato l'8 marzo 2008.
Bibliografia |
- Beniamino Lapadula, Il falò delle tasse e dei diritti. Il progetto reazionario del ministro Giulio Tremonti, Roma, Ediesse, 2002. ISBN 88-230-0450-0
- Guido Caldiron, La destra sociale da Salò a Tremonti, Roma, Manifestolibri, 2009. ISBN 978-88-7285-470-9
- Giovanni La Torre, Il grande bluff. Il caso Tremonti. Vita, opere e pensiero del genio dell'economia italiana, Milano, Melampo, 2009. ISBN 978-88-89533-44-4
- Collettivo noiseFromAmeriKa: Alberto Bisin, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro e Giulio Zanella, Tremonti, istruzioni per il disuso, Napoli-Bari, L'ancora del Mediterraneo, 2010. ISBN 978-88-8325-263-1
Giampiero Castellotti e Fabio Scacciavillani, Tremonti, il timoniere del Titanic, Roma, Editori Riuniti, 2011. ISBN 978-88-359-9063-5
- Giovanni La Torre, "Tramonti", numero monografico di "Critica Liberale" n.197, marzo 2012 www.edizionidedalo.it
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Collegamenti esterni |
- Sito ufficiale, su giuliotremonti.it.
Giulio Tremonti, su Openpolis, Associazione Openpolis.
- Registrazioni audiovideo integrali di Giulio Tremonti sul sito di Radio Radicale
- Movimento 3L, su listalavoroliberta.it.
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 73945843 · ISNI (EN) 0000 0001 2139 537X · SBN ITICCUCFIV21817 · LCCN (EN) n78002987 · GND (DE) 152298010 · BNF (FR) cb124388199 (data) |
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