Papa Giovanni XXIII
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Papa Giovanni XXIII | |
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261º papa della Chiesa cattolica | |
Elezione | 28 ottobre 1958 |
Incoronazione | 4 novembre 1958 |
Fine pontificato | 3 giugno 1963 |
Motto | Oboedientia et pax |
Cardinali creati | vedi Concistori di papa Giovanni XXIII |
Predecessore | papa Pio XII |
Successore | papa Paolo VI |
Nome | Angelo Giuseppe Roncalli[1] |
Nascita | Sotto il Monte, 25 novembre 1881 |
Ordinazione sacerdotale | 10 agosto 1904 dal patriarca Giuseppe Ceppetelli |
Nomina ad arcivescovo | 3 marzo 1925 da papa Pio XI |
Consacrazione ad arcivescovo | 19 marzo 1925 dal cardinale Giovanni Tacci Porcelli |
Elevazione a patriarca | 15 gennaio 1953 da papa Pio XII |
Creazione a cardinale | 12 gennaio 1953 da papa Pio XII |
Morte | Città del Vaticano, 3 giugno 1963 |
Sepoltura | Basilica di San Pietro in Vaticano |
Firma | |
San Giovanni XXIII | |
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Papa | |
Nascita | 25 novembre 1881, Sotto il Monte |
Morte | 3 giugno 1963, Città del Vaticano |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 3 settembre 2000 da papa Giovanni Paolo II |
Canonizzazione | 27 aprile 2014 da papa Francesco |
Ricorrenza | 11 ottobre |
Patrono di | Esercito Italiano[2] Comune di Valsamoggia Ospedale "Papa Giovanni XXIII" di Bergamo Seminario vescovile di Bergamo Seminario vescovile di Crema |
Papa Giovanni XXIII[3] (in latino: Ioannes PP. XXIII, nato Giuseppe Angelo Roncalli[1]; Sotto il Monte, 25 novembre 1881 – Città del Vaticano, 3 giugno 1963) è stato il 261º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica (il 260º successore di Pietro), primate d'Italia e 3º sovrano dello Stato della Città del Vaticano (accanto agli altri titoli connessi al suo ruolo).
Fu eletto papa il 28 ottobre 1958 e in meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare il rinnovato impulso evangelizzatore della Chiesa Universale. È ricordato con l'appellativo di "Papa buono". Fu terziario francescano ed è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000[4]; è stato canonizzato il 27 aprile 2014 da papa Francesco insieme a Giovanni Paolo II[5].
Indice
1 Biografia
1.1 I primi passi nella carriera ecclesiastica
1.2 Le missioni diplomatiche
1.2.1 In Bulgaria
1.2.2 A Istanbul
1.2.3 A Parigi
1.3 Il Patriarcato di Venezia
1.4 L'elezione
1.5 La scelta del nome
2 Il pontificato
2.1 Il Concilio Vaticano II e l'Ecumenismo della Chiesa Universale
2.2 Il discorso della luna
2.3 La crisi dei missili a Cuba
2.4 Pacem in Terris
2.5 La morte
3 Beatificazione e canonizzazione
4 La memoria di papa Giovanni XXIII a Sotto il Monte
5 Encicliche di Giovanni XXIII
6 Opere
7 Concistori per la creazione di nuovi cardinali
8 Genealogia episcopale
8.1 Successione apostolica
9 Ascendenza
10 Onorificenze
10.1 Onorificenze della Santa Sede
10.2 Onorificenze italiane
10.3 Onorificenze straniere
10.4 Altri riconoscimenti
11 Televisione
12 Note
13 Bibliografia
14 Voci correlate
15 Altri progetti
16 Collegamenti esterni
Biografia |
Nato in via Brusicco a Sotto il Monte, un piccolo paese della provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881, da Giovanni Battista Roncalli e da Marianna Mazzola, quarto di tredici fratelli, veniva — a differenza del suo predecessore, Eugenio Pacelli, che era di stirpe nobile — da una famiglia di umili origini: i suoi parenti infatti lavoravano come mezzadri. Ricevette il sacramento della cresima il 13 febbraio 1889 dal vescovo di Bergamo monsignor Gaetano Guindani. Grazie all'aiuto economico di suo zio Zaverio, studiò presso il seminario minore di Bergamo, vinse una borsa di studio e si trasferì al seminario dell'Apollinare di Roma, l'attuale Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove completò brillantemente gli studi e fu ordinato prete nella chiesa di Santa Maria in Montesanto, in Piazza del Popolo, il 10 agosto 1904.
Durante la permanenza a Roma, partecipando nel 1903 ai funerali del cardinal Lucido Maria Parocchi, ebbe a scrivere: "Se io possedessi la scienza e la virtù sua, io potrei ben chiamarmi soddisfatto". Da ragazzo, e durante il seminario, manifestò la venerazione per la Vergine con numerosi pellegrinaggi al Santuario della Madonna del Bosco a Imbersago[6]. Nel 1901 era stato coscritto e arruolato nel 73º Reggimento fanteria, brigata Lombardia, di stanza a Bergamo.
I primi passi nella carriera ecclesiastica |
Venne ordinato sacerdote il 10 agosto 1904 dal patriarca Giuseppe Ceppetelli.
Nel 1905 monsignor Giacomo Radini-Tedeschi, allora nuovo vescovo di Bergamo lo nominò suo segretario personale. Roncalli si segnalò per la dedizione, la discrezione e l'efficienza. A sua volta Radini-Tedeschi rimarrà sempre guida ed esempio per Angelo Roncalli. La personalità di questo vescovo, riuscirà a sensibilizzare Roncalli a nuove idee e movimenti della Chiesa del tempo, rendendolo sensibile alla questione sociale, in un'epoca in cui valeva ancora il "non expedit" che, dopo il 1861, impediva ai cattolici di impegnarsi in politica. In particolare Radini-Tedeschi e Roncalli saranno figure fondamentali nello sciopero di Ranica (BG) tanto che saranno anche messi sotto accusa dal Sant'Uffizio, salvo poi uscirne indenni[7].
Roncalli restò al fianco di Radini-Tedeschi fino alla morte di questi, il 22 agosto 1914, durante questo periodo si dedicò altresì all'insegnamento della storia della Chiesa presso il seminario di Bergamo. Si contraddistinse anche nel lavoro di ricerca storica sulla diocesi, lavorando sull'edizione critica degli atti della visita apostolica a Bergamo di San Carlo Borromeo.
Fu richiamato nel 1915, a guerra iniziata, nella sanità militare e ne fu poi congedato col grado di tenente cappellano. L'affermazione, nel 1919, del Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo, fu vista da Roncalli come "una vittoria del pensiero cristiano"[8].
Nel 1921 papa Benedetto XV lo nominò prelato domestico (che gli valeva l'appellativo di monsignore) e presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell'Opera della Propagazione della Fede. In tale ambito egli si occupò fra l'altro della redazione del motu proprio del nuovo papa Pio XI Romanorum pontificum, che divenne la magna charta della cooperazione missionaria[9].
L'avvento del fascismo non trovò monsignor Roncalli particolarmente favorevole al nuovo regime: alle ultime elezioni che si tennero con liste contrapposte (1924), dichiarò alla famiglia di restar fedele al Partito Popolare, nonostante la politica filo-fascista dell'Azione Cattolica[10]. Il suo giudizio su Mussolini è abbastanza negativo, pur nella consueta moderazione dei toni: "la salute dell'Italia non può venire neanche da Mussolini, per quanto sia un uomo d'ingegno. I suoi fini sono forse buoni e retti, ma i mezzi sono iniqui e contrari alla legge del Vangelo"[11].
Le missioni diplomatiche |
In Bulgaria |
Nel 1925 papa Pio XI lo nominò visitatore apostolico in Bulgaria, elevandolo alla dignità episcopale e affidandogli la sede titolare, pro illa vice con titolo arcivescovile, di Areopoli.
Si trattava di una diocesi antica della Palestina, un tempo chiamata in partibus infidelium, ossia, semplicemente, un titolo disponibile per attribuire il rango di vescovo - in questo caso a Roncalli - senza dovere affidare al prescelto le cure pastorali di una diocesi effettiva. Roncalli scelse come motto episcopale Oboedientia et pax ("Ubbidienza e pace", in latino), frase che divenne il simbolo del suo operato e che aveva ripreso dal motto del cardinale Cesare Baronio Pax et oboedientia.
La consacrazione episcopale, presieduta dal cardinale Giovanni Tacci Porcelli, Segretario della Congregazione Orientale, si tenne il 19 marzo 1925 a Roma nella chiesa di San Carlo al Corso. Inizialmente il suo ministero in Bulgaria doveva durare solo qualche mese, per espletare cinque compiti: visitare tutte le comunità cattoliche del regno (cosa che fece dal maggio al settembre 1925); risolvere il conflitto nella Diocesi di Nicopoli tra don Karl Raev e il vescovo passionista monsignor Damian Theelen (cosa che realizzò nei primissimi mesi); promuovere ed avviare un seminario nazionale per la formazione di sacerdoti locali (cosa che non riuscì mai ad ottenere); riorganizzare la comunità di rito orientale (cosa che realizzò nel 1926, con l'ordinazione del primo esarca monsignor Kirill Kurtev); avviare le relazioni diplomatiche con la corte e il governo, in vista di una piena rappresentanza della Santa Sede (lavoro che portò alla creazione, il 26 settembre 1931, della Delegazione Apostolica).
Per diversi motivi i previsti pochi mesi diventarono dieci anni, e così monsignor Roncalli ebbe occasione di inserirsi più profondamente nella vita del popolo bulgaro, di cui anche imparò la lingua. Si ritrovò anche in contatto con la maggioranza ortodossa della popolazione, nei confronti della quale dimostrò una particolare carità, sempre nell'ambito dell'ideale unionista, senza alcuna anticipazione ecumenica. In seguito dovette occuparsi pure del matrimonio tra il re bulgaro Boris III, ortodosso, e la figlia del re d'Italia Vittorio Emanuele III, Giovanna di Savoia.
Papa Pio XI aveva infatti concesso la dispensa per il matrimonio di mista religione a condizione che lo sposalizio non venisse ripetuto nella Chiesa ortodossa e che l'eventuale prole fosse battezzata ed educata cattolicamente. Dopo la cerimonia cattolica celebrata ad Assisi il 25 ottobre 1930, il 31 ottobre 1930 la coppia reale, pur senza rinnovare il consenso matrimoniale, diede ad intendere al popolo bulgaro di aver ripetuto il connubio nella cattedrale ortodossa di Sofia. La profonda irritazione di papa Pio XI per l'accaduto diede luogo a una solenne protesta papale. Il battesimo ortodosso dei figli della coppia, a partire da quello di Maria Luisa nel gennaio del 1933, diede spunto ad ulteriore indignazione, che prese la forma di nuova pubblica protesta pontificia.
A Istanbul |
Nel 1934 fu nominato arcivescovo titolare di Mesembria, antica città della Bulgaria, con l'incarico di delegato apostolico in Turchia e in Grecia ed inoltre di amministratore apostolico "sede vacante" del Vicariato apostolico di Istanbul. Questo periodo della vita di Roncalli, che coincise con la seconda guerra mondiale, è ricordato in particolare per i suoi interventi a favore degli ebrei in fuga dagli stati europei occupati dai nazisti.
Roncalli strinse uno stretto rapporto con l'ambasciatore di Germania ad Ankara, il cattolico Franz von Papen, ex cancelliere del Reich, pregandolo di adoperarsi in favore degli ebrei. Così testimonierà l'ambasciatore tedesco: "Andavo a Messa da lui nella delegazione apostolica. Parlavamo del modo migliore per garantire la neutralità della Turchia. Eravamo amici. Io gli passavo soldi, vestiti, cibo, medicine per gli ebrei che si rivolgevano a lui, arrivando scalzi e nudi dalle nazioni dell'est europeo, man mano che venivano occupate dalle forze del Reich. Credo che 24.000 ebrei siano stati aiutati a quel modo"[12].
Durante la guerra, una nave piena di bambini ebrei tedeschi, miracolosamente sfuggita ad ogni controllo, giunse al porto di Istanbul. Secondo le regole della neutralità, la Turchia avrebbe dovuto rimandare quei bambini in Germania, dove sarebbero stati avviati ai campi di sterminio. Monsignor Roncalli si adoperò giorno e notte per la loro salvezza e, alla fine - grazie anche alla sua amicizia con von Papen - i bambini si salvarono[12].
Nel luglio del 1943 Angelo Roncalli scrisse sul diario: «La notizia più grave del giorno è il ritiro di Mussolini dal potere. L'accolgo con molta calma. Il gesto del Duce lo credo atto di saggezza, che gli fa onore. No, io non getterò pietre contro di lui. Anche per lui sic transit gloria mundi. Ma il gran bene che lui ha fatto all'Italia resta. Il ritirarsi così è espiazione di qualche suo errore. Dominus parcat illi (Dio abbia pietà di lui)»[13].
A Parigi |
Nel 1944 Pio XII nominò monsignor Roncalli nunzio apostolico a Parigi. Nel frattempo, con l'occupazione tedesca dell'Ungheria, erano iniziate le deportazioni e le esecuzioni di massa anche in quel Paese. La collaborazione del nunzio apostolico e del diplomatico svedese Raoul Wallenberg consentì a migliaia di ebrei di evitare la camera a gas. Venuto a conoscenza - grazie a Wallenberg - che migliaia di ebrei erano riusciti a varcare il confine dell'Ungheria e rifugiarsi in Bulgaria, Roncalli scrisse una lettera a re Boris III (in debito verso il nunzio, che aveva fatto celebrare il suo matrimonio, nonostante le difficoltà sopra descritte), pregandolo di non cedere all'ultimatum di Adolf Hitler che aveva ordinato di rispedire indietro i profughi.
I vagoni con gli ebrei erano già al confine, ma il re annullò l'ordine di deportazione. Una ricerca portata avanti dalla Fondazione Wallenberg e dal Comitato Roncalli, con la partecipazione di alcuni storici, ha messo in luce che il nunzio apostolico, approfittando delle sue prerogative diplomatiche, provvide a inviare, agli ebrei ungheresi, falsi certificati di battesimo[14] e di immigrazione per la Palestina, dove infine giunsero. Il suo intervento si estese a favore degli ebrei di Slovacchia e Bulgaria e si moltiplicò per molte altre vittime del nazismo.[15] Per questo la International Raoul Wallenberg Foundation, sin dal settembre 2000, ha chiesto formalmente allo Yad Vashem di Gerusalemme di inserire il nome di Angelo Giuseppe Roncalli nell'elenco dei Giusti tra le nazioni.[16][17][18]
Fra i maggiori successi diplomatici a Parigi si segnala la riduzione del numero di vescovi di cui il governo francese reclamava l'epurazione in quanto compromessi con la Francia di Vichy. Roncalli riuscì a fare sì che Pio XII fosse costretto ad accettare soltanto le dimissioni di tre vescovi (quelli di Mende, Aix e Arras), oltre quelle di un vescovo ausiliare di Parigi e di tre vicari apostolici delle colonie d'Oltremare. Quando, nel 1953, Roncalli fu creato cardinale, il presidente francese Vincent Auriol (benché socialista e notoriamente ateo) reclamò un antico privilegio riservato ai monarchi francesi e gli impose personalmente la berretta cardinalizia durante una cerimonia al Palazzo dell'Eliseo (lo stesso Presidente francese gli conferì la Gran Croce della Legione d'Onore della Repubblica Francese il 14 gennaio 1953).[19]
Il Patriarcato di Venezia |
Nel 1953, oltre a essere creato cardinale da papa Pio XII nel concistoro del 12 gennaio di quell'anno, fu nominato patriarca di Venezia, dove poté esercitare il lavoro pastorale immediato, a stretto contatto con i sacerdoti e il popolo che aveva desiderato fin dal giorno dell'ordinazione sacerdotale.
Il nuovo Patriarca condusse una vita modesta, evitando barriere formali con fedeli e sconosciuti; faceva spesso lunghe passeggiate per le strade e i campielli, accompagnato solo dal nuovo segretario don Loris Francesco Capovilla, fermandosi a conversare in dialetto con i gondolieri. Chiunque poteva andare a trovarlo nella dimora patriarcale perché, fece sapere, "chiunque può aver bisogno di confessarsi e non potrei rifiutare le confidenze di un'anima in pena". Secondo un'espressione testuale attribuita da un giornale a un veneziano, "riceveva senza tante storie anche l'ultimo degli straccioni".
Inoltre durante questo periodo si segnalò per alcuni gesti di apertura: fra i tanti va ricordato il messaggio che inviò al Congresso del PSI, quando il 6 febbraio 1957 i socialisti si riunirono nella città lagunare. Ciò nonostante, non rinnegò mai la continuità con le posizioni storiche della Chiesa nei confronti delle sfide quotidiane: Jean Guitton, accademico di Francia e osservatore laico al Concilio Vaticano II, ricorda che, come riportato in una rivista del 2 gennaio 1957, Angelo Roncalli individuava le «cinque piaghe d'oggi del Crocifisso» nell'imperialismo, nel marxismo, nella democrazia progressista, nella massoneria e nel laicismo[20].
A Venezia, Roncalli non abbandonò l'impegno apostolare ecumenico già esercitato nelle sue missioni in Oriente: proseguirono, infatti i suoi contatti con i "fratelli separati" e partecipò ogni anno all'Ottava per l'Unità delle Chiese con omelie e conferenze.
Alla sua partenza per il Conclave del 1958, per la morte di Pio XII, una grande folla l'accompagnò alla stazione facendogli a gran voce gli auguri di buon viaggio e di buon lavoro.
L'elezione |
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Il 28 ottobre 1958, con grande sorpresa della maggior parte dei fedeli, Roncalli fu eletto papa e, il successivo 4 novembre, fu incoronato, divenendo il 261º Sommo pontefice. Secondo alcuni analisti sarebbe stato scelto principalmente per una ragione: l'età. Dopo il lungo pontificato del predecessore, i cardinali avrebbero scelto un uomo che, per via dell'età avanzata e della modestia personale, presumevano sarebbe stato un papa di «transizione»[21]. Giunse inaspettato, invece, che il calore umano, il buon umore e la gentilezza di Giovanni XXIII, oltre alla sua esperienza diplomatica, conquistarono l'affetto di tutto il mondo cattolico e la stima dei non cattolici.
Molti cardinali si accorsero che Roncalli non era ciò che si aspettavano fin dalla scelta del nome pontificale: infatti Giovanni era un nome che nessun papa adottava da secoli, anche perché nella storia, dal 1410 al 1415, c'era stato un antipapa di nome Giovanni XXIII.
Inoltre, fatto che non succedeva dall'elezione di Pio IX, al momento dell'apertura della Cappella Sistina per l'ingresso di monsignor Alberto di Jorio, segretario del Conclave, quando il prelato si inginocchiò in segno di omaggio davanti a lui, il Papa (ancora vestito degli abiti cardinalizi) si tolse lo zucchetto e glielo posò in testa, fra la sorpresa dei cardinali presenti. Essi si accorsero, già da ciò, che il nuovo Pontefice sarebbe stato un uomo di sorprese e non un "vecchietto accomodante"[22]. Scelse quale segretario privato monsignor Loris Francesco Capovilla, che già lo assisteva quando era patriarca di Venezia. Capovilla stesso è rimasto, dopo la morte di Roncalli, un fedele custode della sua memoria[23].
La scelta del nome |
Quando il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli fu eletto e divenne papa Giovanni, ci fu una piccola controversia per decidere se doveva essere chiamato Giovanni XXIII oppure Giovanni XXIV; lui stesso dichiarò che il suo nome pontificale era Giovanni XXIII chiudendo la questione.
La decisione di non essere chiamato Giovanni XXIV valeva da conferma dello stato di antipapa del primo Giovanni XXIII. La scelta del numerale "XXIII" da parte di Roncalli venne presa, in un certo senso, già sabato 27 settembre 1958 a Lodi dove il cardinale, in veste di legato pontificio per le celebrazioni del centenario di rifondazione della città, accolto dal vescovo Tarcisio Vincenzo Benedetti, visitò la quadreria della Sala Gialla del palazzo vescovile di Lodi. Ivi sono presenti le effigi dell'antipapa Giovanni XXIII e dell'imperatore Sigismondo, che si incontrarono a Lodi nel 1414. Roncalli fece notare in modo bonario che non era conveniente tenere in un palazzo vescovile il quadro di un antipapa. Sorta la discussione circa il nome Giovanni XXIII o XXIV in un'eventuale scelta di "Giovanni" da parte di un nuovo pontefice, Roncalli espresse l'opinione che fosse giusto Giovanni XXIII, poiché Baldassarre Cossa era stato un antipapa. Pochi mesi dopo sarebbe stato lui, come successore di Pio XII, a compiere quella scelta[24].
Il pontificato |
Blasonatura dello stemma |
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Di rosso, alla fascia d'argento, alla torre al naturale chiusa e finestrata di nero attraversante sul tutto e accostata in capo da due gigli d'argento, col capo patriarcale di Venezia: d'argento, al leone alato passante, guardante e nimbato, tenente con la branca anteriore destra un libro aperto recante la scritta PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS, il tutto d'oro. |
Già nel dicembre 1958 papa Giovanni XXIII provvide a integrare il Collegio cardinalizio, che a causa dei rari concistori di Pio XII era numericamente molto ridotto. In quattro anni e mezzo creò cinquantadue nuovi cardinali, superando il tetto massimo di settanta, fissato nel XVI secolo da papa Sisto V. Nel concistoro del 28 marzo 1960 nominò il primo cardinale di colore, l'africano Laurean Rugambwa, il primo cardinale giapponese, Peter Tatsuo Doi, e il primo cardinale filippino, Rufino Jiao Santos. Il 6 maggio 1962, elevò agli altari anche il primo santo di colore, Martín de Porres, il cui iter canonico era iniziato nel 1660 e poi interrotto[25].
Il suo pontificato fu segnato da episodi registrati dalla memoria popolare, oltre che da una vasta e celebre aneddotica. I suoi «fuori programma», talvolta coinvolgenti, riempirono il vuoto di contatto con il popolo che le precedenti figure pontificie avevano preservato come modo di comunicazione distante e immanentista del «Vicario di Cristo in Terra», ruolo dogmatico del pontefice. Per il primo Natale da papa visitò e benedisse i bambini malati dell'ospedale romano Bambin Gesù, alcuni dei quali lo avevano scambiato per Babbo Natale.
Il giorno successivo, memoria liturgica di santo Stefano, visitò i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli, dicendo loro: «Non potete venire da me, così io vengo da voi... Dunque eccomi qua, sono venuto, m'avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore... La prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari». Accarezzò quindi il capo di un recluso che gli si inginocchiò davanti, domandandogli se «le parole di speranza che lei ha pronunciato valgono anche per me»[26].
In totale si contano 152 uscite dalle mura del Vaticano del Papa bergamasco, che adottò per primo l'abitudine della visita domenicale alle parrocchie romane[27]. Un tratto distintivo e costante era la battuta. Quando si recò al vicino Ospedale Santo Spirito per visitare senza clamore un amico sacerdote ricoverato, suonò egli stesso alla porta delle suore che, senza chiedere chi fosse, aprirono e si trovarono davanti il Pontefice. La suora superiora, emozionata, si presentò: "Santo Padre... sono la Madre Superiora dello Spirito Santo!". Con prontezza di spirito, il Papa rispose: "Beata lei, che carriera! Io sono solo il servo dei servi di Dio!"[28].
Quando la moglie del Presidente degli Stati Uniti, Jacqueline Kennedy, si recò in visita in Vaticano per incontrarlo, egli iniziò a provare le due formule di benvenuto che gli era stato consigliato di usare: «mrs Kennedy, madame» o «madame, mrs Kennedy». Quando la Kennedy arrivò, per il divertimento della stampa, abbandonò entrambe e le venne incontro appellandola semplicemente: «madame Jacqueline!»[29].
Il Concilio Vaticano II e l'Ecumenismo della Chiesa Universale |
Il radicalismo di papa Giovanni XXIII non si fermò all'informalità. Fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le resistenze della parte conservatrice della Curia, indisse un concilio ecumenico, meno di novant'anni dopo il Concilio Vaticano I; mentre i suoi consiglieri pensavano a tempi lunghi (almeno un decennio) per i preparativi, Giovanni XXIII lo programmò e organizzò in pochi mesi. Il 25 dicembre 1961 nella Bolla d'Indizione “Humanae Salutis”, Giovanni XXIII indicò la finalità del Concilio nella ricerca dell'unità e nella pace del mondo.[30]
Giovanni XXIII ebbe rapporti fraterni con i rappresentanti di diverse confessioni cristiane e non cristiane, in particolar modo con il pastore David J. Du Plessis, ministro pentecostale della Chiesa Cristiana Evangelica delle Assemblee di Dio. Il venerdì Santo del 1959, senza alcun preavviso, diede ordine di rimuovere dalla preghiera “Pro Judaeis”, che veniva recitata in quel giorno durante la liturgia solenne, l'aggettivo che definiva “perfidi” gli Ebrei. Questo gesto fu considerato un primo passo verso il riavvicinamento tra le due religioni monoteiste e indusse Jules Isaac, direttore dell'Associazione “Amicizia ebraico-cristiana” a chiedere un'udienza al Papa, che venne accordata il 13 giugno 1960[31].
Il 2 dicembre 1960 Giovanni XXIII incontrò in Vaticano, per circa un'ora, Geoffrey Francis Fisher, arcivescovo di Canterbury. Fu la prima volta in oltre 400 anni che un capo della Chiesa Anglicana visitava il Papa.
Il 17 ottobre 1961, in occasione dell'anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, papa Giovanni XXIII ricevette in Vaticano un gruppo di centotrenta ebrei provenienti dagli Stati Uniti per ringraziarlo per la sua opera a favore del popolo ebraico, prima e dopo il secondo conflitto mondiale, e li accolse con le parole bibliche: “Io sono Giuseppe, vostro fratello”[32], in riferimento (oltre che al proprio nome di battesimo) all'incontro in Egitto e alla riconciliazione tra il patriarca Giuseppe e i suoi undici fratelli che, in gioventù, lo avevano perseguitato[33].
Il 3 gennaio 1962 si diffuse la notizia che papa Giovanni XXIII avesse scomunicato Fidel Castro dando seguito al decreto del 1949 di papa Pio XII che vietava ai cattolici di appoggiare i governi comunisti. A parlare di scomunica fu l'arcivescovo Dino Staffa, in quel momento segretario della Congregazione per i seminari, che in base ai suoi studi di diritto canonico la considerava già operata de facto se non di diritto[34]; inoltre altri importanti esponenti della curia volevano con questa mossa lanciare un segnale ostile al centrosinistra nascente in Italia[35]. L'autorevolezza di tali voci fece in modo che la leggenda della scomunica non venisse smentita dal Papa (che però ne fu molto dispiaciuto[35]) e che fosse creduta da tutti, anche da Castro stesso, che aveva precedentemente abbandonato la fede cattolica e che lo considerò un evento di scarse conseguenze poiché, per sua stessa ammissione, non è mai stato credente.[36]
In realtà tale atto non è stato mai effettuato dal Pontefice, come ha rivelato il 28 marzo 2012 l'allora segretario monsignor Loris Capovilla, secondo cui la parola "scomunica" non faceva parte del vocabolario del Papa buono[35]. A testimonianza di quanto dichiarato, basti leggere il diario di Giovanni XXIII in cui egli non accenna al provvedimento né il 3 gennaio 1962 (data in cui parla solamente delle sue udienze) né in altre date[35].
Nello stesso 1962, il Sant'Uffizio nella figura del cardinale Alfredo Ottaviani redasse il Crimen sollicitationis, con l'avallo di papa Giovanni: un documento diretto a tutti i vescovi del globo, che stabilisce le pene da comminare secondo il diritto canonico nelle cause di sollicitatio ad turpia (latino, «provocazione a cose turpi»), cioè quando un chierico (presbitero o vescovo) veniva accusato di usare il sacramento della confessione per fare avances sessuali ai penitenti. In esso fu prevista, per gli episodi più gravi, la scomunica per coloro che non vi si fossero attenuti.
Il 4 ottobre 1962, ad una settimana dall'inizio del Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII si recò in pellegrinaggio a Loreto e Assisi per affidare le sorti dell'imminente Concilio alla Madonna e a San Francesco (Roncalli era dall'età di 14 anni terziario francescano). Per la prima volta dall'unità d'Italia un papa uscì dai confini di Roma e dintorni. Il breve tragitto costituì l'esempio di papa pellegrino che fu poi seguito dai suoi successori (Paolo VI, Giovanni Paolo II, ecc.). La gente accolse l'iniziativa affollando a dismisura le varie stazioni dove sostò il treno papale e i due santuari meta del tragitto (ad Assisi i frati salirono persino sui tetti antistanti la basilica).
Il discorso della luna |
Uno dei più celebri discorsi di papa Giovanni è quello che si conosce come "discorso della luna". L'11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli. Chiamato a gran voce, Roncalli decise di affacciarsi, per limitarsi a benedire i presenti. Poi si convinse a pronunciare, a braccio, un discorso semplice, dolce e poetico, con un particolare richiamo alla luna, contenente elementi del tutto innovativi:
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«Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera - osservatela in alto - a guardare a questo spettacolo.» |
Salutò i fedeli della diocesi di Roma, essendone vescovo, e compì un atto di umiltà probabilmente senza precedenti, asserendo, tra le altre cose:
«La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio (..) |
Sulla linea dell'umiltà, impartì poi un ordine da pontefice con il parlare di un curato:
«Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.» |
La crisi dei missili a Cuba |
Pochi giorni dopo l'apertura del Concilio ecumenico, il mondo sembra precipitare nel baratro di un conflitto nucleare. Il 22 ottobre 1962, il presidente degli Stati Uniti d'America, John F. Kennedy, infatti, annuncia alla nazione la presenza di installazioni missilistiche a Cuba e l'avvicinamento all'isola di alcune navi sovietiche con a bordo le testate nucleari per l'armamento dei missili. Il Presidente statunitense impone un blocco navale militare a 800 miglia dall'isola, ordinando agli equipaggi di essere pronti ad ogni eventualità, ma le navi sovietiche sembrano intenzionate a forzare il blocco.
Di fronte alla drammaticità della situazione, il Papa sente la necessità di agire per la pace. Il 25 ottobre successivo, alla Radio Vaticana, rivolge "a tutti gli uomini di buona volontà" un messaggio in lingua francese, già consegnato - in precedenza - all'ambasciatore degli Stati Uniti presso la santa Sede e ai rappresentanti dell'Unione Sovietica: “Alla Chiesa sta a cuore più d'ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell'umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra”[37].
Il messaggio suscita consenso in entrambe le parti in causa e, alla fine, la crisi rientra.
Non sono stati ancora pubblicati documenti sull'attività per la pace esercitata in quei giorni della diplomazia vaticana nei confronti del cattolico Kennedy e sull'Unione Sovietica, per tramite del governo italiano[38], presieduto dal democristiano Amintore Fanfani. È certo, peraltro che, il 27 ottobre alle ore 11.03, dopo nemmeno quarantotto ore dal radiomessaggio del Papa, giunge a Washington una proposta di Nikita Chruščёv, concernente il ritorno in Patria delle navi sovietiche e lo smantellamento delle postazioni cubane in cambio del ritiro delle testate atomiche americane dalla Turchia e dall'Italia[39] (base di San Vito dei Normanni). Poiché in quella stessa mattinata, nella Capitale degli Stati Uniti, era presente Ettore Bernabei, uomo di fiducia di Fanfani, già con l'incarico di consegnare al presidente Kennedy una nota del governo italiano con la quale si accettava il ritiro dei missili dalla base italiana[40], non è improbabile che la mediazione diplomatica sia stata abilmente concertata tra il Vaticano e Palazzo Chigi.
Il 28 ottobre gli Stati Uniti accettano la proposta sovietica.
L'importanza del passo compiuto dal Papa è testimioniata dal russo Anatoly Krasikov, nella biografia di Giovanni XXIII scritta da Marco Roncalli: “Resta curioso il fatto che negli Stati cattolici non si riesca a trovare traccia di una reazione ufficiale positiva, all'appello papale alla pace, mentre l'ateo Kruscev non ebbe il più piccolo momento di esitazione per ringraziare il Papa e per sottolineare il suo ruolo primario per la risoluzione di questa crisi che aveva portato il mondo sull'orlo dell'abisso”[41]. In data 15 dicembre 1962, infatti, perveniva al Papa un biglietto di ringraziamento del leader sovietico del seguente tenore: "In occasione delle sante feste di Natale La prego di accettare gli auguri e le congratulazioni... per la sua costante lotta per la pace e la felicità e il benessere"[42]. La drammatica esperienza convince ancor più Giovanni XXIII a un rinnovato impegno per la pace. Da questa consapevolezza, nasce, nell'aprile del 1963, la stesura dell'enciclica Pacem in Terris.
Pacem in Terris |
La Pacem in Terris resta tuttora un brano fondamentale della teologia cattolica sul versante della socialità, della vita civile e della cultura sociale occidentale (anche laica) del Novecento; è un testo la cui lettura, discretamente agevole, è necessaria per la comprensione di alcune tracce della politica vaticana e di quella occidentale.
Giovanni XXIII rivelò[43] che aveva affidato la composizione delle sue encicliche più famose, quelle di carattere sociale, a suoi collaboratori: nel caso della Mater et Magistra fu lui stesso a confermarlo alla finestra di piazza san Pietro, precisando che il gruppo degli esperti incaricati si era rifugiato in Svizzera e lui ne aveva perduto le tracce. Per l'enciclica Pacem in Terris accadde lo stesso: ricevendo il primo ministro del Belgio, Théo Lefévre, che si complimentava per la pubblicazione del documento, gli confidò: «[...] A parte alcune righe che sono mie, tutto il resto è il frutto del lavoro di altri... Sono problemi che il Papa non può conoscere a fondo». Anche il giornale umoristico belga Pan riportò l'episodio.
È la prima enciclica che oltre al clero e ai fedeli cattolici si rivolge "a tutti gli uomini di buona volontà".
Letta nelle titolazioni dei suoi capoversi parrebbe un documento pressoché statutario, costituzionale, di organica classificazione di diritti e doveri. Letta storicamente, invece, contiene elementi che valsero di force de frappe per superare l'immobilismo nei rapporti idealistici fra Chiesa e Stati, allora praticamente stagnante. Il richiamo alle necessità dello stato sociale, mentre nel mondo occidentale cominciavano ad essere proposti schemi di capitalismo oltranzista sullo stile statunitense, giungeva in piena guerra fredda, con nazioni europee intente a pagare anche politicamente ed amministrativamente i tributi della disfatta e per questo più inclini a considerare (ciò che sarebbe stato anche strumento di facilitazione gestionale per i governi) riduzioni delle spese pubbliche per assistenza.
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Per contro, l'enciclica non andava verso proposte di stato che da sociale potesse divenire socialista, e puntava al ruolo di centralità dell'uomo, di libero pensiero e intendimento, ragione e motore delle scelte ideali e obiettivo della socialità. È opportuno riportare il punto 5:
«In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili» |
La pace, oggetto fondamentale e dichiarato dell'enciclica, può sorgere solo dalla riconsiderazione, in senso «particulare» o, meglio, umanistico, del valore del singolo individuo, che non può annientarsi al cospetto dei sistemi, siano essi capitalistici o socialisti. È la cosiddetta «terza via», nota anche come «via del buon senso», oggi riscoperta da sempre più persone e gruppi, ma già al tempo ben definita.
La morte |
Sin dal settembre 1962, prima ancora dell'apertura del Concilio, si erano manifestate le avvisaglie della malattia fatale: un tumore dello stomaco, patologia che aveva già colpito altri fratelli Roncalli[44]. Il 7 marzo 1963, tra lo stupore generale, concesse udienza a Rada Chruščёva, figlia del segretario generale del PCUS Nikita Chruščёv e a suo marito Alexei Adžubej. Quest'ultimo rappresentò l'apprezzamento del suocero per le iniziative del Papa in favore della pace, lasciando intendere la disponibilità per lo stabilimento di relazioni diplomatiche tra il Vaticano e l'Unione Sovietica. Il Papa espresse la necessità di procedere per tappe in tale direzione, perché altrimenti tale passo non sarebbe stato compreso dall'opinione pubblica[45].
Pur visibilmente provato dal progredire del cancro, papa Giovanni firmò l'11 aprile 1963 l'enciclica Pacem in Terris e, un mese più tardi, l'11 maggio, ricevette dal presidente della Repubblica italiana Antonio Segni il premio Balzan per il suo impegno in favore della pace. Fu il suo ultimo impegno pubblico: il 23 maggio, solennità dell'Ascensione, si affacciò per l'ultima volta dalla finestra per recitare il Regina Coeli. Il 31 maggio iniziò l'agonia. Nel primo pomeriggio del 3 giugno papa Giovanni patì di una febbre altissima, circa 42 gradi, in conseguenza alla malattia che lo affliggeva da tempo.
Giovanni XXIII morì alle 19:49 del 3 giugno 1963. «Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria» furono le sue ultime parole rivolte al suo segretario, Loris Francesco Capovilla.[46] Dal Concilio Vaticano II, che Giovanni XXIII non vide dunque terminare, si sarebbero prodotti negli anni successivi fondamentali cambiamenti che avrebbero dato una nuova connotazione al cattolicesimo moderno; gli effetti più immediatamente visibili consistettero nella riforma liturgica[47], in un nuovo ecumenismo[48] e infine in un nuovo approccio al mondo e alla modernità[49].
Giovanni XXIII venne inizialmente sepolto nelle Grotte Vaticane e all'atto della beatificazione il suo corpo fu riesumato. La salma fu trovata in un perfetto stato di conservazione (salvo annerimenti vari e lievi colliquazioni nelle parti declivi), grazie al particolare processo d'imbalsamazione eseguito dal professor Gennaro Goglia subito dopo il decesso, consistente tra l'altro nell'iniettare molti litri di liquido conservativo nelle arterie principali, sostituendo il sangue[50]. Praticati alcuni interventi conservativi, sul volto e sulle mani fu applicato uno strato conservativo di cera. Dopo la cerimonia di beatificazione e l'ostensione ai fedeli, la salma fu tumulata in un'urna di vetro in un altare della navata destra della basilica di San Pietro.
Beatificazione e canonizzazione |
Giovanni XXIII fu dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. Il Martirologio Romano indica come data di culto il 3 giugno, giorno della sua morte, mentre le diocesi di Roma e di Bergamo e l'arcidiocesi di Milano ne celebrano la memoria locale l'11 ottobre, anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962). A seguito della canonizzazione, è stata stabilita come unica data a livello universale l'11 ottobre[51].
In generale, ai fini della beatificazione, la Chiesa cattolica ritiene necessario un miracolo: nel caso di Giovanni XXIII, ha ritenuto miracolosa la guarigione improvvisa, avvenuta a Napoli il 25 maggio 1966, di suor Caterina Capitani, delle Figlie della Carità, affetta da una gastrite ulcerosa emorragica gravissima che l'aveva ridotta in fin di vita.
La suora, dopo aver pregato papa Giovanni XXIII insieme alle consorelle, avrebbe avuto una sua visione, seguita dalla subitanea guarigione, dichiarata in seguito scientificamente inspiegabile dalla Consulta Medica della Congregazione per le Cause dei Santi[4].
Dal 2000 numerose sono state le segnalazioni e i presunti miracoli[52].
Il 5 luglio 2013 papa Francesco ha firmato il decreto per la canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II che è avvenuta il 27 aprile 2014,[53] prescindendo dai risultati del processo indetto dalla congregazione competente per la veridicità di un secondo miracolo[53][54].
Alla cerimonia in piazza San Pietro, celebrata da papa Francesco alla presenza del papa emerito Benedetto XVI, di ventiquattro capi di Stato, otto vicecapi, dieci capi di governo e 122 delegazioni straniere[55], ha partecipato circa un milione di fedeli, mentre sono state stimate in 2 miliardi le persone che hanno seguito l'evento in mondovisione[56][57]. Oltre ai maxischermi posti in chiese e piazze di tutto il mondo, per la prima volta nella storia un evento è stato trasmesso in diretta 3D anche in più di 500 cinema di venti paesi[58][59] (in Italia è altresì andato in onda in tale formato sul canale a pagamento Sky 3D). L'evento è anche stato registrato in Ultra HD 4K grazie alla collaborazione tra il Centro Televisivo Vaticano, Sony e Sky Italia[60].
Per la sua canonizzazione le Poste italiane stamparono un francobollo a lui dedicato riportando la sua effige a destra e la scritta CANONIZZAZIONE DI PAPA GIOVANNI XXIII stampato dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato[61].
La memoria di papa Giovanni XXIII a Sotto il Monte |
Questo piccolo paese del bergamasco, che diede i natali ad Angelo Roncalli, è oggi meta di numerosi pellegrinaggi. Oltre alla casa natale, particolarmente significativo è il museo che monsignor Loris Francesco Capovilla, segretario particolare di Giovanni XXIII, ha allestito dal 1988 nella residenza di Ca' Maitino (sempre presso Sotto il Monte), dove Roncalli era solito recarsi per le sue ferie estive prima di essere eletto papa. Questo museo conserva innumerevoli cimeli appartenuti a Giovanni XXIII lì raccolti da monsignor Capovilla, fra i quali il letto su cui il Pontefice spirò il 3 giugno 1963 e l'altare della cappella privata.
Encicliche di Giovanni XXIII |
Ad Petri Cathedram (29 giugno 1959) [2]: conoscenza della verità, restaurazione dell'unità e della pace nella carità
Sacerdotii Nostri Primordia (1º agosto 1959) [3]: nel centenario del piissimo transito del santo Curato d'Ars
Grata Recordatio (26 settembre 1959) [4]: sulla recita del rosario per le missioni e per la pace
Princeps Pastorum (28 novembre 1959) [5]: sulle missioni cattoliche
Mater et Magistra (15 maggio 1961) [6]: sui recenti sviluppi della questione sociale
Aeterna Dei Sapientia (11 novembre 1961) [7]: nel XV centenario della morte di san Leone Magno
Paenitentiam Agere (1º luglio 1962) [8]: invito a far penitenza per il buon esito del concilio
Pacem in Terris (11 aprile 1963) [9]: sulla pace fra tutte le genti nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella libertà
Opere |
Il cardinale Cesare Baronio. Nel terzo centenario della sua morte, in La Scuola Cattolica a. 36, s. 4, v. 12, gennaio 1908.
Note storiche intorno al santuario di S. Maria della Castagna presso Fontana (Bergamo), Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1910.
La Misericordia Maggiore di Bergamo e le altre istituzioni di beneficenza amministrate dalla Congregazione di Carità, Bergamo, Tipografia S. Alessandro, 1912.
In memoria di mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi vescovo di Bergamo, Bergamo, S. Alessandro, 1916.
Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi vescovo di Bergamo. Note biografiche, Bergamo, S. Alessandro, 1923.
Gli atti della visita apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575), a cura di, con la collaborazione di Pietro Forno, Firenze, Olschki, 1936-1957.
- I, La città, 2 tomi, Firenze, Olschki, 1936-1937.
- II, La diocesi, 3 tomi, Firenze, Olschki, 1939-1957.
Gli inizi del Seminario di Bergamo e s. Carlo Borromeo, Bergamo, S. Alessandro, 1939.
Padre Maestro Giuseppe Caneve dei frati minori conventuali. Parole di elogio pronunziate il dì 31 maggio 1943 sulla sua salma nella basilica di s. Antonio in pera da a. G. R, Padova, Tip. Della Provincia Patavina di S. Antonio, 1943.
Trilogia Marialis Lapurdensis. 1. Il centenario delle apparizioni. 2. La dedicazione del nuovo tempio. 3. La piccola veggente di Lourdes e il grande pontefice Pio X nella luce della loro santità, Venezia-Padova, Tip. del Santo, 1958.- Scritti e discorsi
- I, 1953-1954, Roma, Paoline, 1959.
- II, 1955-1956, Roma, Paoline, 1959.
- III, 1957-1958, Roma, Paoline, 1959.
- IV, Foglie sparse degli anni 1953-1954-1955-1956-1957-1958, Roma, Paoline, 1962.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1958, Siena, Cantagalli, 1959.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1959, 6 voll., Siena, Cantagalli, 1959-1960.
Il cinema nella parola del Cardinale Roncalli, Roma, Ediz. dell'Ateneo, 1959.
Giovanni XXIII pastor et nauta. Vita, scritti e discorsi fino alla festa dell'Ascensione del 1959, Roma, Santoro, 1959.
La propagazione della fede nel mondo, Roma, Pontificia unione missionaria del clero, 1959.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1960, 6 voll., Siena, Cantagalli, 1960.- Discorsi, messaggi, colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII
- I, Primo anno del pontificato. 28 ottobre 1958 - 28 ottobre 1959, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1960.
- II, Secondo anno del pontificato. 28 ottobre 1959 - 28 ottobre 1960, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1961.
- III, Terzo anno del pontificato. 28 ottobre 1960 - 28 ottobre 1961, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1962.
- IV, Quarto anno del pontificato. 28 ottobre 1961 - 28 ottobre 1962, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1963.
- V, Quinto anno del pontificato. 28 ottobre 1962 - 3 giugno 1963, Città del Vaticano, Tip. Poliglotta Vaticana, 1964.
- VI, Indice delle materie contenute nei cinque volumi dei Discorsi, messaggi, colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII. 28 ottobre 1958-3 giugno 1963, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 1967.
Encicliche e discorsi, 5 voll., Roma, Paoline, 1961-1963.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1961, 6 voll., Siena, Cantagalli, 1961.
Scritti e discorsi di S. S. Giovanni XXIII nel 1962, 4 voll., Siena, Cantagalli, 1962.
Il giornale dell'anima e altri scritti di pietà, Roma, Storia e letteratura, 1962.
Breviario di papa Giovanni. Pensieri per ogni giorno dell'anno, Milano, Garzanti, 1966.- Edizione nazionale dei diari di Angelo Giuseppe Roncalli (Giovanni XXIII)
- I, Il giornale dell'anima. Soliloqui, note e diari spirituali, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2003. ISBN 88-901107-0-8.
- II, Nelle mani di Dio a servizio dell'uomo. I diari di don Roncalli, 1905-1925, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008. ISBN 978-88-901107-5-7.
- III, Tener da conto. Agendine di Bulgaria, 1925-1934, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008. ISBN 978-88-96118-00-9.
- IV, La mia vita in Oriente. Agende del delegato apostolico
- IV.1, 1935-1939, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2006. ISBN 88-901107-7-5.
- IV.2, 1940-1944, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008. ISBN 978-88-96118-01-6.
- V, Anni di Francia
- V.1, Agende del nunzio, 1945-1948, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2004. ISBN 88-901107-1-6.
- V.2, Agende del nunzio, 1949-1953, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2006. ISBN 88-901107-9-1.
- VI, Pace e Vangelo. Agende del patriarca
- VI.1, 1953-1955, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008. ISBN 978-88-901107-4-0.
- VI.2, 1956-1958, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2008. ISBN 978-88-901107-6-4.
- VII, Pater amabilis. Agende del pontefice, 1958-1963, Bologna, Istituto per le scienze religiose, 2007. ISBN 978-88-901107-2-6.
Concistori per la creazione di nuovi cardinali |
Papa Giovanni XXIII durante il suo pontificato ha creato 52 cardinali nel corso di 5 distinti concistori.
Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Bernardino Giraud
- Cardinale Alessandro Mattei
- Cardinale Pietro Francesco Galleffi
- Cardinale Filippo de Angelis
- Cardinale Amilcare Malagola
- Cardinale Giovanni Tacci Porcelli
- Papa San Giovanni XXIII
Successione apostolica |
- Arcivescovo Antonio Gregorio Vuccino, A.A. (1937)
- Arcivescovo Joseph Emmanuel Descuffi, C.M. (1938)
- Cardinale Alfredo Pacini (1946)
- Arcivescovo Giacomo Testa (1953)
- Vescovo Augusto Gianfranceschi (1953)
- Cardinale Silvio Oddi (1953)
- Vescovo Giuseppe Olivotti (1957)
- Vescovo Pio Agostino Crivellari, O.F.M. (1958)
- Cardinale Mario Casariego y Acevedo, C.R.S. (1958)
- Arcivescovo José Floriberto Cornelis, O.S.B. (1958)
- Cardinale Angelo Dell'Acqua (1958)
- Cardinale Giuseppe Antonio Ferretto (1958)
- Cardinale Carlo Grano (1958)
Papa Giovanni Paolo I (1958)- Vescovo Charles Msakila (1958)
- Cardinale Domenico Tardini (1958)
- Cardinale Corrado Bafile (1960)
- Cardinale Paul Zoungrana, M.Afr.
- Cardinale Jérôme Louis Rakotomalala (1960)
- Cardinale Bernard Yago (1960)
- Vescovo Dominic Yoshimatsu Noguchi (1960)
- Vescovo Joseph Kilasara, C.S.Sp. (1960)
- Cardinale Peter Poreku Dery (1960)
- Vescovo Joseph Mikararanga Busimba (1960)
- Vescovo James Hagan, C.S.Sp. (1960)
- Vescovo Aloysius Louis Scheerer, O.P. (1960)
- Vescovo Eusebius John Crawford, O.P. (1960)
- Vescovo Anthony Denis Galvin, M.H.M. (1960)
- Vescovo Renatus Lwamosa Butibubage (1960)
- Vescovo Thomas William Muldoon (1960)
- Vescovo François Xavier Rajaonarivo (1960)
- Cardinale Pericle Felici (1960)
- Cardinale Egano Righi-Lambertini (1960)
- Cardinale Dino Staffa (1960)
- Arcivescovo Joseph Francis McGeough (1960)
- Arcivescovo Giuseppe Mojoli (1960)
- Vescovo Carlos Stanislau Schmitt, O.F.M. (1960)
- Vescovo Edward Ernest Swanstrom (1960)
- Vescovo Francesco Bertoglio (1960)
- Cardinale Gabriel Acacius Coussa, B.A. (1961)
- Vescovo Marie-Jean-Baptiste-Hippolyte Berlier, C.SS.R. (1961)
- Arcivescovo Francis Carroll, S.M.A. (1961)
- Arcivescovo Joseph Cheng Tien-Siang, O.P. (1961)
- Vescovo Angelo Cuniberti, I.M.C. (1961)
- Vescovo Caesar Gatimu (1961)
- Vescovo John Baptist Gobbato, P.I.M.E. (1961)
- Vescovo William Zephyrine Gomes (1961)
- Arcivescovo Pius Kerketta, S.J. (1961)
- Arcivescovo Stanislaus Lokuang (1961)
- Vescovo Thomas Albert Newman, M.S. (1961)
- Vescovo Placidus Gervasius Nkalanga, O.S.B. (1961)
- Vescovo Ignatius Phakoe, O.M.I. (1961)
- Vescovo Sebastian U Shwe Yauk (1961)
- Vescovo Petrus Pao-Zin Tou (1961)
- Cardinale Alfredo Ottaviani (1962)
- Cardinale Alberto di Jorio (1962)
- Cardinale Francesco Bracci (1962)
- Cardinale Francesco Roberti (1962)
- Cardinale André-Damien-Ferdinand Jullien (1962)
- Cardinale Arcadio María Larraona Saralegui, C.M.F. (1962)
- Cardinale Francesco Morano (1962)
- Cardinale William Theodore Heard (1962)
- Cardinale Augustin Bea, S.J. (1962)
- Cardinale Antonio Bacci (1962)
- Cardinale Michael Browne, O.P. (1962)
- Cardinale Joaquín Anselmo María Albareda y Ramoneda, O.S.B. (1962)
- Cardinale Enrico Dante (1962)
- Cardinale Cesare Zerba (1962)
- Cardinale Pietro Palazzini (1962)
- Arcivescovo Giovanni Battista Scapinelli di Léguigno (1962)
- Arcivescovo Beniamino Nardone (1962)
- Cardinale Paul-Pierre Philippe, O.P. (1962)
Ascendenza |
Giuseppe Angelo Roncalli (papa Giovanni XXIII) | Padre: Giovanni Battista Roncalli | Nonno paterno: Angelo Roncalli | Bisnonno paterno: Giovanni Battista Roncalli | Trisnonno paterno: Giuseppe Roncalli |
Trisnonna paterna: | ||||
Bisnonna paterna: | Trisnonno paterno: | |||
Trisnonna paterna: | ||||
Nonna paterna: Maria Faustina Rizzi | Bisnonno paterno: | Trisnonno paterno: | ||
Trisnonna paterna: | ||||
Bisnonna paterna: | Trisnonno paterno: | |||
Trisnonna paterna: | ||||
Madre: Marianna Giulia Mazzola | Nonno materno: Giovanni Mazzola | Bisnonno materno: | Trisnonno materno: | |
Trisnonna materna: | ||||
Bisnonna materna: | Trisnonno materno: | |||
Trisnonna materna: | ||||
Nonna materna: Maria Enrica Locatelli | Bisnonno materno: | Trisnonno materno: | ||
Trisnonna materna: | ||||
Bisnonna materna: | Trisnonno materno: | |||
Trisnonna materna: |
Onorificenze |
Onorificenze della Santa Sede |
Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo | |
Gran Maestro dell'Ordine dello Speron d'Oro | |
Gran Maestro dell'Ordine Piano | |
Gran Maestro dell'Ordine di San Gregorio Magno | |
Gran Maestro dell'Ordine di San Silvestro Papa | |
Onorificenze italiane |
Croce al merito di guerra | |
Medaglia commemorativa per cappellani della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni) | |
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia | |
Medaglia commemorativa italiana della vittoria | |
Onorificenze straniere |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) | |
Gran Croce al Merito dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca | |
— 1957 |
Medaglia Presidenziale della Libertà (Stati Uniti) | |
— 6 dicembre 1963 |
Altri riconoscimenti |
- Nel 1962 è stato nominato dal settimanale statunitense TIME Persona dell'anno[62].
- Il 6 marzo 2014 in occasione della seconda Giornata europea dei Giusti gli è stato dedicato un albero nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano[63].
Televisione |
Papa Giovanni - Ioannes XXIII, miniserie tv del 2002 diretta da Giorgio Capitani. Papa Giovanni ha il volto di Massimo Ghini (dai 20 ai 60 anni) e di Edward Asner (dai 60 agli 81 anni).
Il papa buono, miniserie TV del 2003 in due puntate che racconta la vita di papa Giovanni XXIII, interpretato da Fabrizio Vidale (dai 20 ai 45 anni) e da Bob Hoskins (dai 50 anni fino alla morte), per la regia di Ricky Tognazzi.
Note |
^ abAtto N. 41 Parte I Anno 1881 Registri di Nascita del Comune di Sotto il Monte
^ San Giovanni XXIII Papa Patrono dell'Esercito, su ordinariatomilitare.chiesacattolica.it, 12 ottobre 2017. URL consultato il 15 ottobre 2017.
^ L'ordinale XXIII è spesso pronunciato "ventitreesimo", secondo l'uso corrente della lingua italiana; ma la forma preferita a suo tempo dalla curia romana e dal papa stesso è quella latineggiante di "vigesimoterzo" (in latino, vigesimus vuol dire "ventesimo"). Cfr. http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=2186&r=39845.
^ abDall'Osservatore Romano del 3 settembre 2000 Archiviato il 19 dicembre 2010 in Internet Archive.
^ , alla presenza del papa emerito Benedetto XVI che ha concelebrato la messa di canonizzazione. Concistoro per il voto sulle cause di canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Sala Stampa della Santa Sede, 30 settembre 2013. URL consultato il 30 settembre 2013.
^ Santuario della Madonna del Bosco
^ M. Benigni, G. Zanchi, Giovanni XXIII, San Paolo
^ Marco Roncalli, Papa Giovanni il Santo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2014
^ Marco Roncalli, 2014, pag. 40
^ Marco Roncalli, 2014, pag. 41
^ Marco Roncalli, 2014, pag. 42
^ abI giusti italiani
^ Marco Roncalli, Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli. Una vita nella Storia, Mondadori Milano (2006)
^ Claudio Rendina, I Papi. Storia e segreti, Newton Compton, Roma, 1983, pag. 804
^ La Fondazione Wallenberg certificherà l'aiuto di Giovanni XXIII agli ebrei, Zenit 24 novembre 2009.
^ Giovanni XXIII proposto come “giusto tra le Nazioni”
^ Papa Roncalli sarà "Giusto tra le nazioni"?
^ Il Papa Buono presto Giusto delle nazioni?
^ io GIOVANNI XXIII, La vita e i miracoli di Papa Roncalli narrati da lui stesso, Alberto Peruzzo editore, 1988, pagina 170
^ Enciclopedia Treccani Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.
^ Claudio Rendina, op. cit., pag. 802. Cfr. anche: Loris F. Capovilla, Giovanni XXIII, papa di transizione, Storia e letterature, 1979.
^ io GIOVANNI XXIII, La vita e i miracoli di Papa Roncalli narrati da lui stesso, Alberto Peruzzo editore, 1988, pagina 252. Alberto Di Jorio fu nominato cardinale nel primo Concistoro del 15 dicembre 1958.
^ Loris Capovilla ha curato la pubblicazione degli scritti di Giovanni XXIII "Il giornale dell'anima" ed è autore di numerosi volumi sulla vita e le opere del pontefice bergamasco, di cui alcuni citati in bibliografia.
^ Dal punto di vista storico il problema rimane. I due papi dell'obbedienza pisana, per cinque secoli, furono riconosciuti come legittimi successori di Gregorio XII, e il nome di Alessandro V ne è la prova: il successivo papa Alessandro assunse la numerazione VI, perché allora Alessandro V e il Cossa erano annoverati tra i pontefici; invece il nome del secondo papa pisano, Giovanni XXIII-Cossa, fu ripreso da Roncalli tale e quale, poiché quest'ultimo fu eletto in un periodo in cui l'opinione della storiografia era mutata e lui condivideva tale opinione.
In sostanza: il nome "Alessandro" fu ripreso prima che Filargo e Cossa non fossero più considerati veri papi, mentre il nome "Giovanni" fu preso dopo che i due non furono più considerati tali, con gli esiti che abbiamo visto. Resta il fatto che nella Basilica di San Paolo fuori le Mura i mosaici dei due papi pisani si trovano entrambi esposti, prova che la tradizione successiva li aveva riconosciuti entrambi: Martino V si considerava successore immediato di Giovanni XXIII (del quale era stato sostenitore) e non di Gregorio XII (anche se quest'ultimo, e non Giovanni, fu nominato da Martino, alla sua morte, pontefice emerito di Roma), in quanto Martino pensava, e con lui molti altri, che Gregorio avesse smesso di essere papa già con la deposizione del 1409 e che la sua abdicazione del 1415 fosse stata un'onorevole formalità. Papa Leone XIII nel 1893 fece restaurare la tomba di Alessandro V, in quanto suo predecessore: ciò implica che considerava anche Giovanni XXIII (XXII) suo legittimo predecessore. Per secoli è regnata l'incertezza tra chi, come Martino V, Alessandro VI e Leone XIII, li considerava veri papi e chi no. Dunque Angelo Roncalli scelse di chiamarsi con il nome di un sedicente papa, che era stato presente nelle liste ufficiali (e anche nell'Annuario Pontificio) fino al 1947, perché condivideva la tesi degli storici, adottata da qualche anno anche nella Chiesa, secondo cui Cossa in realtà era stato, così come Filargo, solo un usurpatore. Nel 1907, nel romanzo Il Padrone del Mondo, Robert Hugh Benson chiama gli ultimi due papi della storia "Giovanni XXIV" e "Silvestro III" poiché allora, e fino al '47, Filargo e Cossa erano considerati veri papi, mentre Silvestro III era considerato un antipapa (infatti il suo ritratto a San Paolo fuori le Mura non c'è), esattamente l'opposto di quanto succede oggi. La scelta del nome di Roncalli ha chiuso definitivamente la questione. Però, se un giorno Alessandro V e Giovanni XXIII (XXII) venissero reintegrati come veri papi, non sarebbe un problema mettere il Cossa tra i pontefici di nome Giovanni poiché, mancando un papa Giovanni XX (mai esistito), basterebbe rinumerare i papi Giovanni XXI (Pedro Iuliani) e XXII (Jacques Duése) come "XX" e "XXI" ed inserire Baldassare Cossa come "Giovanni XXII". Pur tenendo presente che Giovanni XVI fu in realtà un antipapa, questa numerazione sarebbe ancora più vicina, rispetto all'attuale, al vero numero dei Papae Ioannes davvero esistiti. Lo storico Edward Gibbon, infatti, si riferisce all'antipapa Cossa chiamandolo "Giovanni XXII" e mai "XXIII".
^ Gino Lubich, Il primo santo di colore: Martín de Porres, Città Nuova, 1967
^ Marco Roncalli, op. cit., pag. 444
^ Il suo predecessore, Pio XII, se si eccettuano i periodi estivi, trascorsi nella residenza di Castel Gandolfo, era uscito dal Vaticano solo tre volte in diciannove anni: il 28 dicembre 1939, in visita ai sovrani d'Italia; il 19 luglio 1943, per benedire le popolazioni del quartiere San Lorenzo appena bombardato e il 13 agosto successivo nei quartieri nuovamente bombardati.
^ Le battute di Papa Giovanni
^ José Luis González-Balado,Janet Nora Playfoot, Il cuore di Papa Giovanni XXIII, Bompiani, 2013
^ Periodico La domenica, numero 1 2014, Alba (CN)
^ Dal riconoscimento dei torti ai “Mea culpa”
^ Genesi, 45
^ Gariwo.net
^ Fidel Castro, il «giallo» della scomunica Archiviato il 2 maggio 2012 in Internet Archive., La Stampa, 4 febbraio 2012]
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^ Documentario Comandante di Oliver Stone del 2003
^ Radio Vaticana, 23 ottobre 2012
^ All'epoca la Santa Sede non stringeva relazioni diplomatiche ufficiali con l'Unione Sovietica
^ John T. Correll, Airpower and the Cuban Missile Crisis. In: AirForce-Magazine.com 88, agosto 2005
^ Paolo Cacace, L'atomica europea: I progetti della guerra fredda, il ruolo dell'Italia, le domande del futuro, Fazi editore, Roma, 2004, pag. 94
^ Lorenzo Carlessio, La Stampa, Vatican insider, 24 aprile 2013
^ Claudio Rendina, op. cit., pag. 808
^ Intervista al cardinale Oddi, su Il Sabato, 10 novembre 1990, riportata in Copia archiviata, su rassegnastampa.totustuus.it. URL consultato il 27 ottobre 2006 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2006).
^ Marco Roncalli op. cit., p. 562
^ Loris F. Capovilla (a cura di), Giovanni XXIII: Lettere 1958-1963, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1978
^ Denis Mack Smith, L'Italia del XX secolo, vol. VI (1961-1970), Rizzoli, 1977.
^ Cfr. la costituzione Sacrosanctum Concilium e Papa Giovanni Paolo II, enciclica Tertio Millennio Adveniente n. 36, riguardante la liturgia e
^ Cfr. il decreto Unitatis Redintegratio, promulgato il 21 novembre 1964 da papa Paolo VI.
^ Cfr. la costituzione Gaudium et spes dell'8 dicembre 1965, ultimo giorno del Concilio.
^ Famiglia Cristiana, n. 22 del 3/6/2001.
^ Decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti per i santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II
^ I tanti «miracoli» del Papa che diventa santo senza miracolo
^ ab Concistoro per il voto sulle cause di canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Sala Stampa della Santa Sede, 30 settembre 2013. URL consultato il 30 settembre 2013.
^ Il Giorno, Bergamo, 5 luglio 2013 [1]
^ Un milione di fedeli per Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII - Rai News
^ Canonizzazione, oltre un milione fedeli
^ Saranno in tutto due miliardi le persone pronte a seguire l'evento in tutto il mondo
^ Maxischermi nelle città per vedere la canonizzazione
^ Canonizzazione Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII: Diretta tv e cinema aperti, melty.it, 27 aprile 2014. URL consultato il 17 maggio 2014.
^ Sony Digital Cinema, la tecnologia 4K alla cerimonia di canonizzazione – Digital-Sat
^ due francobolli per la canonizzazione di giovanni xxiii e giovanni paolo, Venezia today. URL consultato il 22 agosto 2018.
^ Tutte le “persone” dell'anno di Time, ilpost.it, 14 dicembre 2011. URL consultato il 17 maggio 2014.
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Bibliografia |
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- A.G. Roncalli/Giovanni XXIII, Il giornale dell'anima e altri scritti di pieta, a cura di Loris Francesco Capovilla, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2003.
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- G. Sabatini, Dalla crisi di Cuba alla «Pacem in terris». Giovanni XXIII e la pace attraverso la stampa italiana, Uni Service, Trento 2007
Voci correlate |
- Conclave del 1958
- Conclave del 1963
- Concistori di papa Giovanni XXIII
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Collegamenti esterni |
- Papa Giovanni XXIII, su vatican.va.
Papa Giovanni XXIII, su Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
(EN) Papa Giovanni XXIII, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Sul paese natale e i luoghi legati al futuro Papa, su prolocosottoilmonte.it.
Papa Giovanni XXIII: testi con concordanze e liste di frequenza- Opera Omnia in varie lingue, su documentacatholicaomnia.eu. URL consultato il 16 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2010).
Pellicole della Filmoteca Vaticana sul Concilio (fine pagina - numeri 5 e 6), contenenti anche il famoso "discorso della Luna"
La Stella più Fulgida, Monumento a Giovanni XXIII e la Concilio Vaticano II, opera dello scultore Alberto Sparapani, collocato presso la chiesa dei SS. Martino e Stefano di San Miniato Basso (Pi)- Giovanni XXIII e la scienza e virtù del cardinal Parocchi, su zenit.org.
- La santità di Giovanni XXIII narrata da mons. Loris Capovilla, su ilcattolico.it.
- Papa Giovanni e il carrierismo, su zenit.org.
- Giovanni XXIII devoto di Pio IX, su ilcattolico.it.
Papa Giovanni XXIII su Catholic Hierarchy- Giovanni XXIII, Ignazio Silone e Alcide De Gasperi, su zenit.org.
- Giovanni XXIII e l'ermeneutica della riforma: "Ogni epoca ha le sue opere d'arte", su zenit.org.
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