Partenone




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Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando la replica situata a Nashville, vedi Partenone (Nashville).













































Partenone

2006 01 21 Athènes Parthénon.JPG
La facciata del Partenone
Civiltà Antica Grecia
Utilizzo tempio
Stile Ordini dorico e ionico
Epoca V secolo a.C.
Localizzazione
Stato
Grecia Grecia
Comune Atene
Amministrazione
Patrimonio Acropoli di Atene
Sito web odysseus.culture.gr
Mappa di localizzazione

Coordinate: 37°58′17.5″N 23°43′35.76″E / 37.971527°N 23.726601°E37.971527; 23.726601





























UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO

UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Acropoli di Atene
(EN) Acropolis, Athens
Acropolis-Athens34.jpg
Tipo Culturali
Criterio (i) (ii) (iii) (iv) (vi)
Pericolo Non in pericolo
Riconosciuto dal 1987
Scheda UNESCO (EN) Scheda
(FR) Scheda

Il Partenone (in greco antico Παρθενών Parthenṓn /partʰe'nɔ:n/, in greco moderno Παρθενώνας Parthenṓnas /parθe'nɔnas/) è un tempio greco, octastilo, periptero[1] di ordine dorico che sorge sull'acropoli di Atene, dedicato alla dea Atena.


È il più famoso reperto dell'antica Grecia[2]; è stato lodato come la migliore realizzazione dell'architettura greca classica e le sue decorazioni sono considerate alcuni dei più grandi elementi dell'arte greca. Il Partenone è un simbolo duraturo dell'antica Grecia e della democrazia ateniese ed è universalmente considerato uno dei più grandi monumenti culturali del mondo.




Indice






  • 1 Nome e artefici


  • 2 Storia


    • 2.1 Storia antica


    • 2.2 Storia medievale


    • 2.3 Storia moderna e contemporanea




  • 3 Progettazione e costruzione


  • 4 Decorazione


    • 4.1 Fregio dorico esterno


    • 4.2 Il fregio ionico della cella


    • 4.3 Frontoni




  • 5 Funzione dell'edificio


  • 6 Lavori di restauro


  • 7 Repliche


  • 8 Note


  • 9 Bibliografia


  • 10 Voci correlate


  • 11 Altri progetti


  • 12 Collegamenti esterni





Nome e artefici |




L'Acropoli e il Partenone nell'età classica, in un dipinto moderno di Leo von Klenze


Il nome Partenone si riferisce all'epiteto parthenos della dea Atena, che indica il suo stato di nubile e vergine[3], nonché al mito della sua creazione, per partenogenesi, dal capo di Zeus. All'interno del Partenone si ergeva la monumentale statua di culto crisoelefantina (da χρυσός chrysós, "oro" ed ἐλέφας eléphas, "avorio") raffigurante Atena Parthénos (Παρθένος) e ospitata nella cella orientale.


Il Partenone è stato costruito dagli architetti Ictino, Callicrate e Mnesicle, sotto la supervisione di Fidia, dirigente sommo (epískopos) di tutti i lavori: di Fidia fu la concezione della decorazione figurata, la creazione dei modelli, l'organizzazione dell'officina e il controllo della realizzazione con intervento personale nelle parti più impegnative.



Storia |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Partenone.


Storia antica |


Il Partenone sostituì il Pre-Partenone che era stato distrutto dai Persiani nel 480 a.C., al tempo di Serse (guerre persiane). Come la maggior parte dei templi greci, il Partenone fu utilizzato come tesoreria e, per qualche tempo, servì come tesoreria della lega di Delo, che diventò, successivamente, l'Impero ateniese.


Il Partenone sopravvisse come tempio di Atena per un migliaio di anni. Era sicuramente ancora intatto nel IV secolo, ed allora era già vecchio come la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi oggi, e molto più vecchio della Basilica di San Pietro a Roma. Ma, a quel tempo, Atene era stata ridotta in una città provinciale dell'Impero romano, sebbene con un passato glorioso. Nel V secolo la grandiosa statua di Atena Promachos, che sorgeva tra il Partenone e i Propilei, fu asportata dall'imperatore Teodosio II e portata a Costantinopoli, dove fu in seguito distrutta, forse nel saccheggio della città durante la Quarta crociata (1204).



Storia medievale |




Il più antico disegno conservatoci del Partenone, di Ciriaco d'Ancona.


In epoca bizantina, il Partenone fu convertito in chiesa dedicata a Maria, o della Theotokos (Madre di Dio). All'epoca dell'Impero latino diventò brevemente una chiesa cattolica dedicata sempre alla Madonna. La conversione del tempio in chiesa richiese la rimozione delle colonne interne e di alcuni dei muri della cella, e la creazione di un'abside nella facciata orientale. Questo portò, inevitabilmente, alla rimozione ed alla dispersione di alcune delle metope scolpite. Quelle raffigurazioni di dèi furono reinterpretate in base al tema cristiano, o rimosse e distrutte.


La riscoperta del Partenone come monumento antico risale al periodo dell'Umanesimo; Ciriaco d'Ancona fu il primo dopo l'antichità a descrivere il Partenone, di cui tante volte aveva letto nei testi antichi. Grazie a lui l'Europa occidentale poté avere il primo disegno del monumento,[4] che Ciriaco chiamò "tempio della dea Atena", diversamente dai viaggiatori precedenti, che l'avevano chiamato "chiesa di Santa Maria"; dopo la visita disse di avere ammirato[5]:


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(LA)

«mirabile Palladis Divae marmoreum templum, divum quippe opus Phidiae»


(IT)

«il meraviglioso tempio della dea Atena, opera divina di Fidia»


(Ciriaco D'Ancona)

Nel 1456, Atene cadde sotto gli Ottomani ed il Partenone fu trasformato in moschea. Al contrario di racconti successivi, gli Ottomani generalmente rispettarono gli antichi monumenti sui propri territori, e non distrussero le antichità di Atene, benché non abbiano avuto un effettivo programma per proteggerle. Comunque, in tempo di guerra, non esitarono a demolirlo al fine di procurarsi materiali per muri e fortificazioni. Al Partenone fu aggiunto un minareto e la sua base ed il suo scalone sono ancora funzionali, essendo alto come l'architrave ed invisibile dall'esterno; ma l'edificio non fu danneggiato. I visitatori europei nel XVII secolo dimostrano che l'edificio era in gran parte intatto.



Storia moderna e contemporanea |




Il lato meridionale del Partenone, che sostenne considerevoli danni nell'esplosione del 1687




La facciata ovest del Partenone




La posizione del Partenone sull'Acropoli gli permette di dominare il profilo di Atene


Il Partenone subì la maggiore distruzione nel 1687, quando i Veneziani, sotto Francesco Morosini, attaccarono Atene. Gli Ottomani fortificarono l'Acropoli ed usarono l'edificio come magazzino di polvere da sparo. Il 26 settembre, un colpo di bombarda veneziana, sparato dalla collina di Filopappo, fece esplodere il magazzino e la costruzione fu parzialmente distrutta. Ogni struttura rimasta all'interno del tetto fu distrutta, ed alcune delle colonne, particolarmente sul lato sud, furono decapitate. Le sculture furono rovinate pesantemente. Molte caddero per terra e più tardi i loro pezzi furono usati come souvenir. Dopodiché, molte parti dell'edificio caddero e fu eretta una moschea più piccola.


Durante il tardo XVIII secolo, molti altri europei visitavano Atene, e le pittoresche rovine del Partenone furono spesso ritratte in disegni e dipinti, che aiutarono a suscitare simpatia nel Regno Unito ed in Francia per l'indipendenza greca. Nel 1801, l'ambasciatore britannico a Costantinopoli, il Conte di Elgin, ottenne il permesso dal Sultano per fare stampi e disegni delle antichità sull'Acropoli, per demolire recenti edifici se fosse stato necessario per vedere le antichità, e di rimuovere le sculture da esse. Lo interpretò come permesso di prendere tutte le sculture che avrebbe potuto trovare. Egli assunse gente del luogo per staccare le metope dalla costruzione stessa e da terra (poche), e per comprare alcuni pezzi più piccoli dagli abitanti locali.



Oggi queste sculture sono al British Museum, dove sono conosciute come "marmi di Elgin" o come "marmi del Partenone". Altre sculture del Partenone sono al Museo del Louvre a Parigi ed a Copenaghen. La maggior parte di quelle restanti è conservata ad Atene, al Museo dell'Acropoli, situato ai piedi della collina, a poca distanza a sud-est del Partenone. Qualcun'altra può essere ancora vista sull'edificio stesso. Il governo greco ha insistito per molti anni sul fatto che le sculture al British Museum debbano essere riportate in Grecia. Il British Museum ha tenacemente rifiutato di considerarlo e i governi britannici sono stati contrari a forzare il museo in questo senso.




Una metopa del Partenone.


Durante la guerra condotta contro i Turchi, il Partenone subì ulteriori danni: i turchi asserragliati sull'Acropoli per continuare a combattere contro i Greci che ormai si erano impadroniti dell'intera città iniziarono a demolire le colonne del tempio al fine di estrarne metallo per la fusione di pallottole; i greci che dal basso vedevano il Partenone andare in pezzi chiesero una tregua e arrivarono a offrire le munizioni ai turchi per continuare la resistenza, a patto che lasciassero integro il tempio. Con la definitiva conquista della città vennero abbattute tutte le costruzioni medievali e ottomane sull'Acropoli. L'area diventò una zona storica controllata dal governo greco.


Il Partenone, insieme agli altri edifici sull'Acropoli, è oggi uno dei siti archeologici più visitati in Grecia. Il Ministero greco della cultura grazie ai finanziamenti per i Giochi Olimpici del 2004 e ai finanziamenti giunti dall'UNESCO, ha inaugurato un imponente progetto di restauro, tuttora in corso.


Il nuovo Museo dell'Acropoli, che è stato aperto nel giugno 2009, situato ai piedi dell'Acropoli, raccoglie tutti i frammenti del fregio in possesso del governo greco, assieme ad altri in corso di recupero, in uno spazio architettonico ricostruito con le esatte dimensioni e l'orientamento del Partenone.



Progettazione e costruzione |




Ricostruzione del Partenone


Il Partenone fu costruito per iniziativa di Pericle, il generale ateniese del V secolo a.C.Fu costruito dagli architetti Callicrate, Ictino, e Mnesicle a prosecuzione di un progetto già avviato con Callicrate sotto Cimone. La costruzione avvenne sotto la stretta supervisione dello scultore Fidia (nominato episkopos, supervisore), che, inoltre, costruì la statua della dea Atena al suo interno, di circa 12 metri fatta in oro e avorio. L'edificazione del tempio cominciò nel 445 a.C., e fu completata sostanzialmente attorno al 438 a.C., ma il lavoro sulle decorazioni continuò almeno fino al 432 a.C. Sappiamo che la spesa maggiore fu il trasporto della pietra (marmo pentelico) dal Monte Pentelico, circa 16 chilometri da Atene, fino all'Acropoli. I fondi furono in parte ricavati dal tesoro della lega di Delo, che fu spostato dal santuario panellenico di Delo all'Acropoli nel 454 a.C.


Sebbene il vicino Hephaisteion sia l'esempio esistente più completo di tempio di ordine dorico, il Partenone, a suo tempo, fu considerato il migliore. Il tempio, scrisse John Norwich, "gode della reputazione di essere il più perfetto tempio dorico mai costruito. Persino nell'antichità i suoi miglioramenti architettonici erano leggendari, specialmente la sottile corrispondenza tra la curvatura dello stilobate, l'assottigliarsi dei muri del naos e l'entasis delle colonne". Lo stilobate, piattaforma sulla quale si reggono le colonne, curva leggermente in su per compensare la visione data dalla curvatura dell'occhio, che fa apparire le lunghe superfici in piano come concave. L'entasis è il leggero rigonfiamento posto sul fusto a 1/3 della sua altezza per dare l'idea della tensione che subiscono le colonne. L'effetto di queste leggere curve è quello di far apparire il tempio regolare nelle sue forme più di quanto realmente sia. Altra correzione è la diversa distanza delle colonne per risolvere il problema della soluzione d'angolo, o la diversa forma delle colonne d'angolo per correggere il diverso intercolumnio tra i lati del tempio. A differenza dei classici templi che presentano sei colonne sulla facciata e 13 sul lato lungo, il Partenone è ottastilo, ha cioè 8 colonne sul lato corto e 17 su quello lungo.




Evidenziazione delle correzioni ottiche in un tempio greco


Misurate allo stilobate, le dimensioni della base del Partenone sono di 69,5 per 30,9 metri. Il pronao era lungo 29,8 metri e largo 19,2, con colonnati dorico-ionici interni in due anelli, strutturalmente necessari per sorreggere il tetto. All'esterno, le colonne doriche misurano 1,9 metri di diametro e sono alte 10,4 metri. Le colonne d'angolo sono leggermente più grandi di diametro. Lo stilobate ha una curvatura verso l'alto, in direzione del proprio centro, di 60 millimetri sulle estremità orientali e occidentali e di 110 millimetri sui lati. Alcune delle dimensioni seguono il canone del rettangolo aureo che esprime la sezione aurea, lodata da Pitagora nel secolo precedente la costruzione.



Decorazione |


Il Partenone è un tempio dorico octastilo e periptero con caratteristiche strutturali ioniche.
La ricchezza delle decorazioni nel Partenone è unica per un classico tempio greco. Non va in contrasto, comunque, con le funzioni del tempio-tesoreria. Nell’opistodomo (la stanza sul retro della cella) erano depositati i versamenti monetari della Lega di Delo di cui Atene era il membro capo.



Fregio dorico esterno |




Dettaglio delle metope occidentali. Illustra la condizione attuale del tempio, dopo 2.500 anni di guerre, inquinamento, errata conservazione, saccheggi e vandalismo


Le novantadue metope doriche (realizzate da Fidia e da suoi allievi) furono scolpite come altorilievi. Le metope, concordando con i registri degli edifici, sono datate come degli anni 446-440 a.C. Le metope del lato est del Partenone, sopra l'entrata principale, raffigurano la Gigantomachia (la lotta degli dei dell'Olimpo contro i Giganti). Sul lato ovest, le metope mostrano l'Amazzonomachia (la mitica battaglia degli Ateniesi contro le Amazzoni). Le metope del lato sud — con l'eccezione di 13-20 metope piuttosto problematiche, ormai perdute — mostrano la Centauromachia Tessala. Sul lato nord del Partenone, le metope sono poco conservate, ma l'argomento sembra essere la Guerra di Troia.


Stilisticamente, le metope sopravvissute presentano tracce di stile severo nell'anatomia delle teste, nella limitazione dei movimenti del corpo alle curve e non ai muscoli e nella presenza di vene pronunciate (veins) nelle immagini della Centauromachia. Parecchie metope rimangono ancora sull'edificio ma con l'eccezione di quelle del lato nord, che sono seriamente danneggiate. Alcune di esse sono situate al museo dell'Acropoli, altre, più numerose, sono al British Museum, una può essere ammirata al museo del Louvre ed un piccolo frammento è conservato al museo archeologico di Palermo



Il fregio ionico della cella |




Schema generale delle rappresentazioni lungo il fregio:
I Consegna del Peplo - II Schiera degli dei - III Schiera degli eroi - IV Donne
1 Cavalieri che si preparano per la cavalcata - 2 Cavalieri - 3 Corsa dei carri - 4 Uomini anziani - 5 Musici - 6,7 Portatori di anfore - 8 Capre sacrificali - 9 Bestiame sacrificale - 10 Portatori di tavolette - 11 Bestiame sacrificale - 12 Uomo




Fregio: Atena, a sinistra, ed Efesto assistono alla processione


Il tratto più caratteristico nella decorazione del Partenone è sicuramente il lungo fregio ionico posto lungo le pareti esterne della cella. Si tratta di una caratteristica innovativa, dal momento che il resto del tempio è costruito in stile dorico.


L'intero fregio marmoreo è stato scolpito in altorilievo da Fidia e dai collaboratori della sua bottega.
Il fregio continuo era lungo 160 metri di cui ne sopravvivono 130, circa l'80%, dislocati oggi in vari musei europei. La parte mancante ci è nota dai disegni effettuati da Jacques Carrey nel 1674, tredici anni prima che il bombardamento veneziano danneggiasse il tempio.


In una prima semplice lettura, il fregio rappresenta la solenne processione che si teneva ogni quattro anni in occasione delle feste panatenaiche. Sono invece possibili diverse interpretazioni circa il significato della rappresentazione o la sua possibile attribuzione ad un evento storico preciso: c'è chi ipotizza che l'ampio spazio riservato alla rappresentazione della cavalleria sia un esplicito riferimento all'eroismo bellico delle Guerre Persiane; altri hanno ritenuto di riconoscere nei vari personaggi della processione figure rappresentanti la polis aristocratica e arcaica in contrapposizione ad altre che incarnerebbero invece la democrazia dell'Atene classica, in un tentativo di unire passato e presente[6].
Sta di fatto che si tratta della rappresentazione di un avvenimento comunitario, che era legato al culto di Atena e quindi della patria che la dea rappresentava: gli individui di ogni strato della società potevano identificarsi nei personaggi del fregio e riconoscere i vari momenti della cerimonia.


L'intero fregio è stato concepito per essere letto a partire dall'angolo sud-ovest: lo spettatore a partire da questo angolo poteva scegliere se dirigersi verso nord, oppure dirigersi direttamente verso est. Dall'angolo sud-ovest del fregio prendono il via dunque due processioni che girano attorno alla cella per confluire poi sul lato est (quello dell'ingresso al tempio), al cui centro è rappresentato il gesto della consegna del Peplo alla dea Atena. Al gesto della consegna assiste la schiera degli dei e degli eroi.


Tutte le figure del fregio sono state rappresentate da Fidia in modo idealizzato, come se tutti i personaggi fossero abitanti di una dimensione trascendente di eterna festa e allegria. Questo effetto complessivo di aura divina è dato dalla scelta di soggetti giovani, dalle espressioni dei quali non traspare fatica, nonostante molti siano impegnati in qualche azione (come trasportare anfore o cavalcare), bensì solenne allegria.



Frontoni |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Frontoni del Partenone.

Pausania, viaggiatore del II secolo, quando visitò l'Acropoli e vide il Partenone, ne descrisse solo i frontoni. Il frontone orientale racconta della nascita di Atena dalla testa di suo padre Zeus, mentre il frontone occidentale narra la disputa che Atena (con il ramo d'ulivo) ebbe con Poseidone (che dall'acqua fa nascere il cavallo) per il possesso di Atene e dell'Attica, ed è costituito da statue a tuttotondo incassate nel timpano. Le statue in particolare non sono distaccate una dall'altra, non hanno una storia a sé propria, ma interagiscono fra di loro, entrano in contatto concatenandosi e sono costruite in una sequenza di arsi e tesi, ad ogni movimento concitato ne corrisponde una rilassato e teso (ciò si vede anche nelle vesti delle donne che seguono una ritmo naturale e libero e soprattutto equilibrato). Il lavoro sui frontoni durò dal 438 al 432 a.C.




Funzione dell'edificio |



Strutturalmente, il Partenone è chiaramente un tempio, che precedentemente conteneva la famosa statua di Atena di Fidia ed era il luogo di raccoglimento di offerte votive. Poiché i sacrifici greci si svolgevano sempre su di un altare invariabilmente a cielo aperto (mai all'interno, dove potevano accedere solo i sacerdoti), il Partenone non corrisponde ad alcune delle definizioni di "tempio"; non è stato infatti scoperto nessun resto di altare. Perciò, alcuni studiosi hanno sostenuto che il Partenone venisse utilizzato esclusivamente come tesoreria. Questa opinione, formatasi prima nel tardo XIX secolo e rafforzatasi negli ultimi anni, non è comunque maggioritaria, dato che la maggior parte degli studiosi vede ancora l'edificio nei termini che Walter Burkert ha descritto per i santuari greci, con temenos, altare e un tempio con la statua di culto.




L'architetto e archeologo greco Nikolaos Balànos



Lavori di restauro |


I primi lavori di restauro, di cui si ha traccia, furono eseguiti nel 1895 dall'architetto e archeologo greco Nikolaos Balànos, che fu direttore dei restauri dell'Acropoli su cui pubblicò, nel 1938, una monografia[7].


Negli anni 1992-1992 e 2001-2004 il Partenone fu interessato da lavori di restauro atti a perfezionare la conservazione e a sostituire alcuni dei fregi con delle copie. Tra il 2011 e il 2015 i lavori hanno interessato la facciata ovest. Ulteriori lavori previsti tra l 2017 e il 2020 dovrebbero riguardare il tetto del lato ovest e vari ripristini.[8]



Repliche |


Il Partenone di Nashville, costruito nel 1897, è una replica delle stesse dimensioni dell'originale Partenone.




Replica del Partenone a Nashville, città situata nel Tennessee (Stati Uniti).



Note |




  1. ^ Parthenon


  2. ^ Beard, Mary (2010). The Parthenon. Profile Books. p. 118. ISBN 1-84765-063-5.


  3. ^ (EN) Henry Liddell e Robert Scott, παρθένος, in A Greek-English Lexicon, 1940.


  4. ^ Nel codice Barb. Lat. 4224 se ne conserva una copia di mano di Giuliano da Sangallo (vedi Letteratura di viaggio e interessi antiquari Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive. di Ludovico Rebaudo).


  5. ^ Giulia Bordignon, “Ornatissimum undique”: il Partenone di Ciriaco d'Ancona; E.W. Bodnar, Cyriacus of Ancona and Athens, Bruxelles-Berchem, 1960.


  6. ^ G.Bejor, M.Castoldi, C.Lambrugo 2008, p.239, 240


  7. ^ Enciclopedia Treccani.it Nikolaos Balanos


  8. ^ Fonte: pannello informativo presso l'Acropoli (2018).



Bibliografia |


  • Giorgio Bejor, Marina Castoldi, Claudia Lambrugo, Arte greca. Dal decimo al primo secolo a.C., Milano, Mondadori, 2008, ISBN 978-88-88242-91-0..


Voci correlate |



  • Atena Parthenos

  • Atene

  • Antica Grecia

  • Mitologia greca



Altri progetti |



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Collegamenti esterni |


  • Maquette con la ricostruzione del Partenone, su maquettes-historiques.net.

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