Corno d'Africa
Il Corno d'Africa è una penisola di forma triangolare sul lato est del continente africano, che si protende, a forma di corno, nell'oceano Indiano e nel golfo di Aden. Il territorio comprende Eritrea, Etiopia, Gibuti e Somalia.
Quanto all'aspetto sociopolitico, questa regione è famosa in tutto il mondo per la sua estrema povertà ed instabilità politica, tanto da occupare gli ultimi posti nel continente e nel mondo nella graduatoria dell'indice di sviluppo umano.
Indice
1 Storia
1.1 L'antichità
1.2 Il colonialismo italiano
1.3 La seconda guerra mondiale
1.4 Dalla decolonizzazione ad oggi
2 Economia: l'impronta coloniale
3 Stati
4 Geografia
5 Note
6 Voci correlate
7 Altri progetti
Storia |
L'antichità |
Anticamente, dopo essersi liberata dal leggendario dominio della regina di Saba, il cui regno aveva sede dall'altra parte del Mar Rosso, questa regione vide lo sviluppo di regni molto prosperi, primo fra i quali la vasta Etiopia, a cavallo dell'epoca di Cristo, governata in seguito dal negus neghesti (ovvero "Re dei Re").
A cavallo fra Ottocento e Novecento, le zone costiere del Corno d'Africa vennero occupate dalle potenze europee. Solo l'Etiopia, non avendo sbocchi sul mare ed essendo priva di ricche risorse naturali che potessero far gola agli imperi coloniali, si salvò dall'espansionismo coloniale europeo, pur perdendo importanti territori e trovandosi circondata da inglesi e francesi.
Il colonialismo italiano |
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Nel 1882, il Regno d'Italia acquisì ufficialmente dalla Società di navigazione Rubattino la baia della città portuale di Assab, oggi Eritrea, formandone il primo nucleo coloniale italiano. In seguito l'Italia acquisì altre città nella zona, quindi decise di espandersi militarmente in tutta la regione. Dopo una sanguinosa guerra con alte perdite da entrambe le parti, Italia ed Etiopia firmarono il trattato di Uccialli del 1889, in seguito al quale la Somalia ancora libera e l'Eritrea passavano ai Savoia. Successivamente il programma di espansione coloniale italiano concentrò le proprie attenzioni verso la Tripolitania.
Dopo l'ascesa di Benito Mussolini, a fine 1935 l'Italia fascista, prendendo come base la Somalia e l'Eritrea affrontò e sconfisse definitivamente l'Etiopia, occupando Addis Abeba il 9 maggio 1936 e creando l'Africa Orientale Italiana.
Dopo un iniziale periodo di guerra civile, nel 1937 la regione visse un periodo di pace e nei successivi tre anni la capitale locale, Addis Abeba, fu radicalmente ricostruita secondo gli standard voluti dal governo italiano. Ma lo scoppio della seconda guerra mondiale determinò l'improvvisa interruzione dei programmi di ristrutturazione della città, lasciandola come un esteso cantiere che non avrebbe mai visto la fine.
La seconda guerra mondiale |
Nell'agosto 1940, dopo l'entrata in guerra dell'Italia e con un esordio disastroso, il regime fascista ordinò l'invasione di Gibuti e Somalia britannica. Queste operazioni riportarono un successo sorprendente ma passeggero, poiché nel maggio 1941 gli Alleati ,distrussero la guarnigione italiana in Etiopia meridionale, costringendo gli italiani a ritirarsi a nord. Nello stesso mese il negus fece ritorno ad Addis Abeba, mentre le ultime truppe italiane si arrendevano a maggio e a novembre.
In seguito alla seconda guerra mondiale l'Etiopia fu ufficialmente il primo paese africano a riconquistare l'indipendenza (se non si considera la Liberia), nel 1941, riprendendo anche il controllo dell'Eritrea, mentre fino al 1960 la Somalia rimase protettorato italiano.
Dalla decolonizzazione ad oggi |
Dopo il termine delle dominazioni straniere in zona (soprattutto quella inglese, più prolungata) questi Stati hanno dovuto fare i conti con un'economia a pezzi. L'Etiopia è stata dilaniata da una lunga guerra civile, mentre la Somalia ha subito una evoluzione filoislamica. La recente secessione del 1993, dopo la quale l'Eritrea si è divisa politicamente dall'Etiopia, ha lasciato quest'ultima senza sbocchi sul mare, e quindi con poche speranze di sviluppo commerciale. In seguito si è creato lo stato del Somaliland, non ancora riconosciuto a livello internazionale.[1]
Nel 2011 l'intero Corno d'Africa è stato colpito da una terribile carestia, la peggiore degli ultimi 60 anni.
Economia: l'impronta coloniale |
Fatta eccezione per le regioni dell'odierno Gibuti e della Somalia settentrionale, le altre nazioni hanno subito il dominio italiano principalmente per poco tempo. Pertanto, gli italiani hanno avuto a disposizione poco tempo per sfruttare le risorse abissine. Di conseguenza, l'attuale stato di estrema arretratezza degli Stati dell'Africa Orientale è in massima parte non dipendente dalla dominazione straniera. Piuttosto, dal precoce raggiungimento dell'indipendenza ai giorni nostri, questi Stati hanno subito continue rivoluzioni e guerre civili, dovute ai continui movimenti secessionisti delle varie tribù locali. Questo è un fenomeno che si manifesta in tutta l'Africa, essendo gli attuali confini delle varie nazioni rispondenti ai regimi europei e non alla reale distribuzione etnica.
Stati |
Ne fanno parte:[2][3]
Eritrea
Etiopia
Gibuti
Somalia
Geografia |
In Etiopia sorge la metà delle vette africane oltre i duemila metri, e l'80% di quelle oltre i tremila metri.
Tutta la vasta regione, inoltre, in particolare l'Etiopia meridionale e la zona al confine tra Etiopia ed Oltregiuba, è ricca di faglie e tagli territoriali, tra cui la celebre Grande fossa tettonica, presentando così un elevato rischio sismico. Il corno d'Africa si affaccia sull'Oceano Indiano a est.
Note |
^ Matteo Guglielmo, Somaliland: democrazia senza democratizzazione, Limes, 16 dicembre 2009. URL consultato il 25 ottobre 2018 (archiviato il 7 gennaio 2009 Il valore del parametrodataarchivio
non combacia con la data decodificata dall'URL: 7 gennaio 2018 (aiuto)).
^ Michael Hodd, East Africa Handbook, 7th Edition, (Passport Books: 2002), p. 21
^ Encyclopaedia Britannica, inc, Jacob E. Safra, The New Encyclopaedia Britannica, (Encyclopaedia Britannica: 2002), p.61
Voci correlate |
- Africa Orientale Italiana
- Carestia del Corno d'Africa del 2011
- Eritrea
- Etiopia
- Gibuti
- Puntland
- Somalia
- Somaliland
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikimedia Commons
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