Judas Priest












































Judas Priest

Judas Priest - Redeemer of Souls - 9th Oct 2014 - Barclay Center, Brooklyn , New York.jpg
I Judas Priest dopo un concerto nel 2014
Paese d'origine
Regno Unito Regno Unito
Genere
Heavy metal[1][2][3][4]
Hard rock[1][2]
Hair metal[2][3]
Speed metal[1][2][3][4]
Album-oriented rock
Periodo di attività musicale
1974 – 1992
1996 – in attività
Etichetta
Sony Music
SPV GmbH
Columbia Records
CBS
Epic Records

Album pubblicati
42
Studio 18
Live 6
Raccolte 20
Logo ufficiale

Sito ufficiale

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(EN)

«Metal for me is Judas Priest, because they don't have any other qualities except metal. They're just pure, 100-percent metal!»


(IT)

«Il metal per me sono i Judas Priest, perché non hanno nessun'altra qualità se non il metal. Sono puro metal al 100 %»


(Michael Amott, Carcass/Arch Enemy/Spiritual Beggars)

I Judas Priest sono un gruppo musicale heavy metal britannico, formatosi nel 1969 nella città di Birmingham. Sono considerati tra i massimi esponenti del genere e moltissimi gruppi li hanno considerati importanti per la loro musica, assimilandone lo stile e le ritmiche.[5][6] Nell'arco della loro carriera, hanno venduto oltre 50 milioni di copie in tutto il mondo e sono stati definiti "Metal Gods" (Dei del Metal).[7]




Indice






  • 1 Biografia


    • 1.1 Le origini (1969-1975)


    • 1.2 Sad Wings of Destiny (1976-1977)


    • 1.3 Il successo (1977-1979)


    • 1.4 Gli Anni Ottanta: la consacrazione (1980-1989)


    • 1.5 Accuse di messaggi subliminali (1990)


    • 1.6 Painkiller e il lungo silenzio (1990-1994)


    • 1.7 L'arrivo di Ripper Owens (1995-2002)


    • 1.8 Il ritorno di Halford (2003-oggi)




  • 2 Stile ed influenze


    • 2.1 Stile


    • 2.2 Influenze


    • 2.3 Cover




  • 3 Formazione


    • 3.1 Attuale


    • 3.2 Ex componenti


    • 3.3 Cronologia




  • 4 Discografia


    • 4.1 Album in studio




  • 5 Videografia


  • 6 Tour


  • 7 Note


  • 8 Bibliografia


    • 8.1 Enciclopedie


    • 8.2 Testi monografici




  • 9 Voci correlate


  • 10 Altri progetti


  • 11 Collegamenti esterni





Biografia |



Le origini (1969-1975) |


La band fu fondata nel 1969 dal chitarrista K. K. Downing e dal bassista Ian Hill, a cui si unirono il batterista John Ellis e il cantante Al Atkins.[8][9]


Fu lo stesso cantante a scegliere il nome Judas Priest dal titolo della canzone di Bob Dylan chiamata "The Ballad of Frankie Lee and Judas Priest". I Judas cominciarono quindi a suonare in vari locali inglesi, cambiando spesso batterista; nel 1973 si unì al gruppo Rob Halford, cantante degli "Hiroshima" e fratello di Susan Halford, in seguito moglie di Ian Hill.[8]


La band con questa formazione (alla batteria sedeva ora stabilmente John Hinch) faceva molte date da spalla a gruppi Hard rock dell'epoca, come UFO e Thin Lizzy. Grazie alle ottime performance effettuate i quattro firmarono un contratto con la Gull Records e nel 1974, dopo aver arruolato Glenn Tipton come secondo chitarrista, i Judas Priest pubblicarono il loro primo album Rocka Rolla.[8] Questo album fu accolto piuttosto freddamente dal pubblico e dalla critica; legato all'hard rock con l'aggiunta di influenze proprie del rock progressivo, risulta diverso dal suono che la band svilupperà in seguito.


Lo scarso successo non scoraggiò il gruppo, che dopo aver arruolato l'ennesimo nuovo batterista nella persona di Alan Moore, organizzarono in proprio un piccolo tour europeo raccogliendo ottime critiche. Nella scaletta di quei concerti figuravano già diversi dei brani che avrebbero costituito il secondo lp, Sad Wings of Destiny. L'esibizione del 1975 al Reading Festival permise al gruppo di essere notato da un pubblico vastissimo, che rimase favorevolmente colpito dalla veemenza della performance, grazie anche alla presenza scenica di Halford.



Sad Wings of Destiny (1976-1977) |


In quegli anni i fautori della prima generazione di heavy metal dovevano vivere in concorrenza con l'emergente punk rock, che stava raccogliendo sempre più consensi. I Judas Priest dovettero quindi continuare la loro evoluzione musicale e cercare nuove idee da concretizzare.


Nel 1976 uscì Sad Wings of Destiny, stilisticamente diverso dal precedente, avvicinò il gruppo di Birmingham all'heavy metal. L'album è una pietra miliare del genere e sarà fonte di ispirazione per innumerevoli band: in esso vengono coniati gli archetipi musicali e lirici dell'heavy metal, al punto che ogni brano può essere considerato ormai un modello.
Quelli che più hanno segnato, per molti, la loro storia e quella del genere sono Victim of Changes, The Ripper, Tyrant e Genocide. Il nuovo disco fu ben ricevuto dalla critica e divenne rapidamente di culto.[10][11]


Per supportare il nuovo disco, il quintetto intraprese un esteso tour europeo, preceduto e seguito da due capillari tour sul suolo britannico. Nonostante questo, Halford e compagnia si trovavano ancora in condizioni economiche precarie visto che la Gull Records si limitava a pagarli in buoni pasto per la mensa. In ogni caso, il gruppo trovò un posto migliore firmando per la CBS/Columbia, che decise così di proporre ai cinque britannici un contratto a lungo termine.[8]



Il successo (1977-1979) |




Judas Priest


I Priest, con Roger Glover dei Deep Purple alla consolle e Simon Phillips in veste di batterista session che mette a punto la doppia cassa metal (assieme ai coevi Cozy Powell, Tommy Aldridge e Phil Taylor), tornarono in studio nel 1977 e ne uscirono con Sin After Sin. Il primo singolo estratto, una cover metal di Diamonds And Rust di Joan Baez, fu un discreto successo nel Regno Unito. Alla pubblicazione seguì un lungo tour in cui per la prima volta i Judas Priest si esibirono negli Stati Uniti, impressionando in una ventina di date l'audience locale con la loro musica potente che, allora, risultava una novità.


Con Les Binks (già presente in formazione a partire dal tour di Sin After Sin) alla batteria la band pubblicò nel 1978 Stained Class, disco di grande successo che fece dei Judas Priest vere icone del sempre più diffuso movimento heavy metal; nel giro di pochi mesi, l'album raggiunse il traguardo delle duecentocinquantamila copie vendute nel solo Nordamerica. Il disco presenta una marcia in più per quanto riguarda la potenza, con un uso insistito di doppia cassa (l'intro di Exciter ne è un esempio lampante ed il pezzo rappresenta uno dei primi esempi di speed metal).


Il tour arrivò fino al Giappone, ma fu durante la tranche americana che Rob Halford e K. K. Downing cominciarono a rendere la loro attitudine scenica più originale, con l'uso di giacche di pelle nera e borchie (divenuto poi un caratteristico stile negli anni '80, non a caso i Priest sono considerati da molti i veri "inventori" dell'abbigliamento heavy metal). Alla fine dello stesso anno la band diede alle stampe Killing Machine (pubblicato con il titolo Hell Bent for Leather negli USA), che come il precedente riscosse un ottimo successo.[12]


I Judas ormai avevano definitivamente adottato un'immagine fuori dagli schemi: un grande dispiego di cuoio, borchie, anfibi e moto.[8] Pieni di ambigui sottintesi (tanto nei testi quanto nell'immagine) sessuali e religiosi, più che mai oltraggiosi e pervertiti agli occhi della società conservatrice, i Judas Priest contribuirono a coniare infine anche l'iconografia visiva del metal. Proprio questa loro attitudine li renderà oggetto di continue discussioni sul loro conto, in particolar modo negli anni '80, con l'avvento della P.M.R.C., associazione di censura molto nota nell'heavy metal per i suoi continui attacchi ai musicisti del genere.


Si può dire che di fatto tutto il loro impianto sonoro, lirico e iconografico sia entrato nell'immaginario collettivo, indissolubilmente connesso con il termine heavy metal. Gli anni settanta si conclusero in grande stile: durante i concerti tenuti in Giappone, i Priest registrarono quello che è considerato uno dei primi live heavy metal della storia (oltre che uno dei più importanti del genere), Unleashed in the East, uscito nel 1979 e diventato anche disco di platino. Alcuni hanno sostenuto che le parti vocali sono state re-incise in studio, in quanto Halford aveva il raffreddore durante le performance registrate nel disco[13] ma il gruppo ha dichiarato di aver effettuato alcuni ritocchi, non di aver reinciso l'intera parte vocale.



Gli Anni Ottanta: la consacrazione (1980-1989) |




Judas Priest in concerto a Cardiff nel 1981


Subito dopo la conclusione del tour i Judas Priest cambiarono ancora una volta batterista arruolando l'ex Trapeze Dave Holland. Con Holland, la formazione del gruppo presentò una grande saldatura e sarà così per quasi tutto il decennio, tant'è che molti definiscono questa line-up (Halford, Downing, Tipton, Hill e Holland) la più nota della loro carriera.


Il 1980 fu l'anno della pubblicazione di uno degli album più famosi della band, British Steel, che contiene canzoni-simbolo come Breaking the Law, Rapid Fire, Living After Midnight e Metal Gods.[14][15][16]British Steel segnò anche l'inizio della decennale collaborazione col produttore Tom Allom. Dopodiché, fu il tour del disco, dove i Priest furono supportati dagli allora non molto famosi Iron Maiden, i quali, con il tempo, divennero molto conosciuti e vivranno in forte dualismo con il gruppo di Halford in termini di notorietà.


Dopo questo tour mondiale i Priest subirono una piccola battuta d'arresto, testimoniata da Point of Entry del 1981, un disco definito inferiore al suo predecessore, nonché poco ispirato. Fu comunque una breve parentesi critica e la formazione tornò più in forma che mai nel 1982 con Screaming for Vengeance, un altro classico.[17] Il nuovo lavoro debuttò al diciassettesimo posto nelle classifiche USA e fu doppio disco di platino. Ad oggi è il lavoro più venduto nella storia del gruppo e pezzi come Bloodstone, Screaming For Vengeance, You've Got Another Thing Coming e soprattutto Electric Eye sono punti di forza di questo prodotto.[8][17][18]
Dopo un anno di riposo, i Judas Priest ritornarono con Defenders of the Faith, un nuovo successo milionario che portò comunque altre contestazioni.[19][20]




K.K. Downing e Glenn Tipton durante un concerto nel 1984


La già citata P.M.R.C. era nata proprio in quel periodo e i Judas Priest furono una delle prime band ad essere bersagliate da essa. Il brano Eat Me Alive entrò in una lista emessa dalla associazione chiamata "Filthy Fifteen", che raccoglie i 15 brani più osceni di quel periodo, secondo i suoi membri. L'accusa rivolta al pezzo era di tematiche esplicitamente sessuali, ma tutto questo non intralciò più di tanto la loro carriera.


Come accadde negli anni '70, quando il punk rock aveva dato filo da torcere all'hard & heavy, anche l'heavy metal di stampo classico (sebbene rimasto in auge fino agli inizi degli anni '90) convisse con altri sottogeneri che a quel tempo spopolavano, basti pensare al thrash, al power, e soprattutto al pop metal. Tra questi, il più gettonato fu appunto il pop metal e i Judas, probabilmente spinti da motivi commerciali, incorporarono elementi di questo genere.


Tutte queste variazioni nella loro musica portarono all'origine di Turbo nel 1986, album pienamente orientato sul commercio statunitense che segnò una netta svolta in termini di sound. Il lavoro fu molto chiacchierato e ostracizzato dai loro fan più conservatori, che si sentirono traditi dalla nuova direzione più morbida, anche perché il pop metal non era visto di buon occhio da molti sostenitori dello heavy metal tradizionale. Anche se posto in discussione, Turbo raggiunse un buon traguardo di vendite.




Rob Halford con la sua famosa motocicletta durante un concerto nel 1988


I Judas Priest si trovavano forse in quel periodo all'apice della loro fama, presero infatti parte al Live Aid presso il John F. Kennedy Stadium il 13 luglio 1985. Furono inoltre protagonisti di Heavy Metal Parking Lot, un documentario che illustrava una folla di fan dell'heavy metal in attesa di entrare ad un concerto dei Judas Priest all'arena Capital Centre di Landover, in Maryland, il 31 maggio 1986.


Il nuovo tour si rivelò molto seguito e registrò "il tutto esaurito" in poco tempo. Questo spinse il management dei Judas Priest a lanciare sul mercato un nuovo disco dal vivo, Priest...Live! del 1987. Successivamente il gruppo decise di tornare alle sonorità classiche che lo avevano reso famoso con il nuovo disco in studio dal titolo di Ram it Down. L'album non ebbe l'esito sperato, fu contestato come il precedente e ottenne un minor successo di vendite.[21][22]


Dopo una lunga permanenza nei Judas Priest, Dave Holland abbandonò la band e fu sostituito da Scott Travis, batterista dei Racer X e The Scream. Insieme al batterista i Priest cambiarono anche produttore (Chris Tsangarides, che già aveva collaborato col gruppo ai tempi di Sad Wings of Destiny, al posto di Tom Allom).



Accuse di messaggi subliminali (1990) |


Oltre al fallimento di Ram it Down, i Judas Priest ebbero anche problemi con la legge. Nell'estate del 1990, il quintetto venne chiamato in tribunale per via di una causa intentata loro dalle famiglie di due ragazzi suicidi.[23] Le accuse furono di aver indotto i propri figli a togliersi la vita attraverso presunti messaggi subliminali avvertibili suonando il disco al contrario (fatti del genere hanno coinvolto anche artisti come Led Zeppelin, The Beatles e Queen). Il brano incriminato fu Better By You, Better Than Me (cover degli Spooky Tooth) contenuta nell'album Stained Class e si ipotizza che, ascoltando un verso al contrario, ne esca un altro che direbbe Do It!, Do It! (Fallo!, Fallo!).[23]


Era il 23 dicembre 1985 quando i due ragazzi (Raymond Belknap, 18 anni e James Vance, 20), entrambi molto chiusi e con problemi di socializzazione, fumarono marijuana, bevvero birra e ascoltarono per molte ore il disco e soprattutto il brano sopra citato.[23] Ad un certo punto, i due si recarono nei pressi di una chiesa, Belknap prese un fucile e si sparò, morendo sul colpo. Vance prese l'arma e fece altrettanto, ma riuscì a cavarsela sebbene rimasto tra la vita e la morte, oltre a rimanere completamente sfigurato in volto.[23]


Ricoverato, Vance scrisse una lettera alla madre del suo amico Belknap:






(EN)

«I believe that alcohol and heavy metal music, such as Judas Priest, led us or even mesmerized us into believing that the answer to life was death»


(IT)

«Io credo che l'alcol e la musica heavy metal, come i Judas Priest, ci hanno condotto o almeno ci hanno illuso nel farci credere che la risposta alla vita fosse la morte»



Vance fu sottoposto ad un lungo e difficoltoso intervento di chirurgia plastica. Tuttavia, morì dopo circa 3 anni dall'accaduto, a causa dei gravi effetti che l'arma aveva arrecato al suo cervello. Le accuse si rivelarono completamente infondate, ma l'episodio rovinò ancor di più la loro reputazione, già messa in discussione negli anni '80, dalla P.M.R.C.[23] Questo avvenimento fece anche slittare l'uscita del nuovo disco del gruppo, Painkiller.



Painkiller e il lungo silenzio (1990-1994) |


Usciti vincitori dalla causa, fu possibile mettere sul mercato un nuovo capitolo discografico, il già detto Painkiller, album molto apprezzato e categorizzato tra i migliori prodotti della storia del genere.[24]
L'album mostra altri cambiamenti: le sonorità sono diventate nettamente più feroci rispetto a quelle dei capitoli precedenti, i riff di chitarra acquisirono una grande potenza, la voce di Halford divenne più cattiva e stridula ma il fattore che ha distinto il nuovo corso del gruppo fu il drumming di Travis, il quale dona nuova "linfa vitale" allo stile del quintetto con il suo uso sferzante della doppia cassa. Sebbene questa fosse anche usata negli album precedenti del gruppo, con Painkiller divenne un elemento molto marcato e, unita alle ottime capacità del batterista, dà un grande tocco a pezzi come Painkiller, Night Crawler, Metal Meltdown e Touch of Evil, anch'essi divenuti degli emblemi del gruppo di Birmingham.[25][26]


La tournée dell'album venne intrapresa con Megadeth, Sepultura e Pantera. Durante la data di Toronto, Rob Halford si infortunò mentre stava entrando in scena con la moto, andando a sbattere contro il rialzo dove era montata la batteria, probabilmente perché aveva la vista offuscata per via degli effetti scenici creati con il ghiaccio secco. Tuttavia, Halford continuò lo show e, al termine, venne ricoverato per effettuare accertamenti medici.


Terminato il tour, nel gruppo sorsero forti dissidi che culminarono con l'inaspettata uscita di Halford dal gruppo.[8] Di ragioni ne sono state raccontate tante: si dice che abbandonò per le condizioni fisiche non buone dovute all'incidente di Toronto, inoltre è stato detto che andò via perché sconvolto dal suicidio dei due fan dei Judas Priest, infine si vocifera che lasciò il gruppo perché stavano circolando troppe voci sulla sua omosessualità (che verrà rivelata, dallo stesso cantante, nel 1998).[27]


Nel frattempo il frontman decise di fondare un nuovo progetto, portando con sé il batterista Scott Travis. Questo gruppo verrà chiamato Fight, e pubblicò il debutto War Of Words nel 1993. Il gruppo prese le distanze dallo stile classico e tecnico dei Priest, prendendo spunto dallo stile dei Pantera, il groove metal, che in quel periodo ottenne particolari consensi all'interno della scena heavy metal.


L'uscita di Halford fu un grande cruccio per il gruppo e per i loro fan che erano ormai affezionati al suo carisma e alla sua voce e il cantante si dedicherà ad altri progetti musicali. Per circa cinque anni, i Judas Priest rimasero inattivi e non si è mai capito se si fossero sciolti o meno, in quanto il gruppo non spiegò mai questa situazione. In questo lasso di tempo, venne solamente pubblicata l'antologia di brani Metal Works '73 - '93, per festeggiare il ventennale della loro carriera.



L'arrivo di Ripper Owens (1995-2002) |




Tim "Ripper" Owens


Dopo un lungo periodo di smarrimento, i restanti membri decisero dopo varie audizioni di sostituire Halford con Ripper Owens, mentre Halford sciolse i Fight nel 1995. Il caso di "Ripper" Owens rappresentò un episodio più unico che raro nel panorama musicale mondiale, essendo stato scelto dopo che Scott Travis assistette a un concerto della cover band di Owens, un tributo ai Judas Priest, e venne in possesso di un nastro demo. Dopo che il resto del gruppo ebbe modo di visionare il nastro, Owens venne invitato nel Regno Unito per un provino. Dopo aver provato in studio Victim of Changes e The Ripper, venne arruolato: la sua prestazione impressionò gli altri membri del gruppo immediatamente.


Il curiosissimo destino di Owens, con il suo repentino passaggio da fan sfegatato del gruppo a frontman dello stesso, fornì la base per il soggetto del film Rock star del 2001, in cui la sua parte è affidata a Mark Wahlberg, e il gruppo venne ribattezzato Steel Dragon. Gli stessi Judas Priest furono contattati per collaborare alla colonna sonora, ma rinunciarono poco dopo l'inizio dei lavori per divergenze personali con il produttore.


Se per lui entrare in questo gruppo fu un grande gaudio, per molti fan fu una grande delusione la collaborazione dei Priest con Owens. Jugulator (1997), il primo disco con Owens alla voce, diede inizio all'ostilità tra i fan tradizionalisti e il nuovo arrivato. C'è da dire che il sound del gruppo cambiò ancora. La musica è diventata ancor più aggressiva di quella contenuta in Painkiller, inglobando alcuni elementi tipici del metal moderno come la pesantezza estrema nei suoni e la struttura dei brani lunga e complessa. Per molti, Owens seppe reggere ottimamente il paragone con Halford per ciò che concerne le doti vocali ma, nonostante ciò, il nuovo stile della band non venne apprezzato da tanti. Tuttavia, Jugulator si rivelò un discreto successo commerciale.[28] Il tour del disco, comunque, attirò molte persone e alcune performance di esso furono raccolte nel disco dal vivo '98 Live Meltdown (1998).


Nel 2001, fu pubblicato Demolition, album dalle sonorità simili al suo predecessore e che continuò a produrre contrasti con i fan.[29]
Mentre Jugulator non si rivelò pessimo dal punto di vista commerciale, Demolition registrò un vertiginoso calo di vendite e, a parte Rocka Rolla, è finora l'album meno venduto della loro carriera. Dopo aver pubblicato un altro live album chiamato Live in London, Owens uscì dalla band.


La separazione artistica è stata considerata amichevole e consensuale ma alcuni scettici ritengono che non sia stata così. In principio, i Judas Priest erano orientati verso il reclutamento di Ralf Scheepers, allora cantante della band tedesca Gamma Ray, ma la scelta cadde poi su Owens. In quell'anno anche D. C. Cooper fu in lizza per il posto lasciato vacante da Halford[30]. In una successiva dichiarazione, Downing sostenne di aver sbagliato nel reclutare Owens come cantante ed alcuni accusarono la band di aver scaricato le colpe sul frontman, riguardo al fallimento dei due dischi prodotti con lui. Tuttavia, Ripper si è detto entusiasta della sua esperienza nei Judas Priest e non ha espresso rammarico nei confronti del suo ex-gruppo.



Il ritorno di Halford (2003-oggi) |




Rob Halford nel tour del 2005


Gran parte dei fan chiedevano a gran voce il ritorno di Rob Halford. I componenti del gruppo dichiararono in molte interviste che non si sarebbero più ricongiunti con lui ma, spinti probabilmente a recuperare i nostalgici del celeberrimo cantante, annunciarono nel 2003 il suo ritorno nelle file della band. Questo evento venne festeggiato con Metalogy, un cofanetto di 5 dischi che raccoglie i loro maggiori successi.


Nel 2004 i Judas Priest intrapresero un tour europeo insieme ai celebri Scorpions di grande successo con il ritornato Halford e fecero da headliner all'Ozzfest dello stesso anno.[31]
Nel 2005, il gruppo diede alle stampe Angel of Retribution che segnò il ritorno dei Priest al suono più classico e che riscosse buoni pareri dalla critica. Nell'album si apprezzano brani mid-tempo dal sapore ottantiano e sfuriate tipiche degli anni di Painkiller; inoltre è presente una ballata semi-acustica intitolata Angel dove i Judas riscoprono la loro vena più intimista con un brano molto diverso dal sound solito della band.[32][33]


Nel giugno 2008 la band ha pubblicato un nuovo album, Nostradamus, un concept album incentrato sulla figura dell'omonimo profeta francese. Il lavoro ha diviso fan e critica riguardo ad alcune scelte della band come la scelta di un doppio CD con 23 brani molto lunghi e l'ampio utilizzo di orchestrazioni. Non mancano ovviamente, come d'abitudine, brani potenti e diretti come la title-track Nostradamus, ove Halford si esibisce nel suo screaming (progressivamente abbandonato negli anni per via dell'età), e Persecution.[34]
Sempre nel 2008 hanno partecipato, assieme a Heaven & Hell, Motörhead e Testament al Metal Masters Tour.


Da giugno ad agosto 2009, i Judas Priest hanno completato il loro tour in Nord America per commemorare il 30º anniversario della pubblicazione dell'album British Steel.
L'album è stato eseguito nella sua interezza in ogni data del tour, con l'aggiunta di altre loro famose canzoni. Questo tour vedeva anche come band di supporto gli Whitesnake con il collega inglese David Coverdale che dovettero lasciare il Tour dopo la data di Denver, l'11 agosto 2009, a causa di una grave infezione alla gola del loro cantante Coverdale.[35][36]


Il 14 luglio 2009 hanno pubblicato A Touch of Evil, un nuovo album dal vivo, con 11 tracce inedite registrate dal vivo nei loro vari tour mondiali tra il 2005 ed il 2008. Il 31 gennaio 2010 hanno vinto il Grammy Award con il brano "Dissident Aggressor" per la "Best Metal Performance". L'8 dicembre 2010 annunciano che quello che si dovrà tenere sarà l'ultimo grande tour organizzato, non rinunciando però a partecipare a concerti e festival: annunciano altresì che ci sarà un nuovo album. Il 20 aprile 2011 il gruppo annuncia l'abbandono del chitarrista K.K. Downing; per sostituirlo i Priest hanno ingaggiato il chitarrista inglese Richie Faulkner, in via di conferma per il nuovo album.


Il 28 aprile del 2014 i Priest tramite il loro sito web, hanno confermato l'uscita del nuovo album intitolato Redeemer of Souls e sul loro canale YouTube hanno reso pubblica la titletrack dell'album ”Redeemer Of Souls”. L'album è stato pubblicato l'8 luglio negli Stati Uniti, l'11 in Europa e il 14 in Gran Bretagna, ed è il primo senza lo storico chitarrista K. K. Downing, uscito dalla band nel 2011 e sostituito con il giovane (per l'età media del gruppo) Richie Faulkner.


Il 23 ottobre 2017 viene annunciata l'uscita del loro diciottesimo album in studio, Firepower, per il 9 marzo 2018.[37] Il primo singolo estratto, "Lightning Strike", viene pubblicato il 5 gennaio 2018.[38]



Stile ed influenze |



Stile |




K.K. Downing al Palasharp di Milano nel 2009 per il Priest Fest


I Judas Priest furono una delle prime band heavy metal ad utilizzare la doppia chitarra, con il duo formato da K.K. Downing e Glenn Tipton strutturato con assoli di ispirazione classica per Tipton ed assoli più aggressivi per Downing. A questo combinarono lo stile vocale unico e particolare di Rob Halford, molto acuto e potente che si sviluppava su quattro ottave.


Album come Sad Wings of Destiny (1976), Sin After Sin (1977), e Stained Class (1978) influenzarono radicalmente musicisti e membri di spicco di gruppi hard rock ed heavy metal.


La band ha spesso suonato in maniera molto più veloce rispetto ad altri gruppi contemporanei ed ha introdotto un suono più pesante soprattutto per le chitarre.
I brani di questi tre lavori variavano molto tra melodie semplici e dirette e materiale abbastanza strutturato, passando da ritmi veloci e potenti a ritmi più lenti e morbidi (ad esempio "Victim of Changes").
Alcune canzoni, come ad esempio "Exciter", erano pezzi rivoluzionari per la loro ferocia e velocità, mentre altri, come "Dissident Aggressor" o "Sinner", sono considerate come due delle canzoni più pesanti del loro tempo, e oggi sono considerati come classici del metal.


Il loro album Killing Machine del 1978 (rinominato anche in Hell Bent for Leather e uscito nel 1979 negli Stati Uniti d'America) ha visto un cambio di direzione verso canzoni più brevi e dirette. L'album successivo, British Steel (14 aprile 1980), ha preso una piega ancora più netta nella stessa direzione ed è stato forse il primo album heavy metal con un ampio successo radiofonico.


Il successivo lavoro, Point of Entry (26 febbraio 1981), si dimostrò un disco molto "grezzo", con pochissime manipolazioni del suono e con un ritmo più lento del normale. Glenn Tipton ammise in seguito, che Point of Entry aveva il difficile compito di proseguire secondo gli standard stabiliti dal suo predecessore British Steel senza però riuscirci. I successivi Screaming for Vengeance (1982), e Defenders of the Faith (1984), ancora una volta, imposero standard elevatissimi di intensità e potenza, continuando ad influenzare pesantemente l'heavy metal. Turbo (1986) ha invece segnato una svolta verso stili più commerciali come l'hair metal con anche introduzione dei sintetizzatori per chitarra.[39]


Ram It Down (1988), è stato invece un album contenente diverse rielaborazioni di brani del precedente Turbo, tra cui il pezzo omonimo. Lo stile è stato più pesante rispetto al materiale trovato su Turbo ma con ancora elementi (come i sintetizzatori) del disco precedente.


L'album Painkiller (1990) segnò invece il ritorno allo stile heavy metal. Questo album rappresenta uno dei lavori più pesanti e più intensi della discografia della band, con la voce di Halford acutissima con addirittura gridi laceranti in alcune tracce.


I Judas Priest hanno anche pubblicato due album con il cantante Ripper Owens dopo la partenza di Halford. Jugulator (1997) e Demolition (2001) generalmente considerati come i due album meno riusciti del quintetto britannico.[40]


Con il ritorno di Halford il gruppo pubblicò Angel of Retribution (2005), che secondo alcuni critici ha contribuito alla rinascita dell'heavy metal.


Il sedicesimo lavoro in studio, Nostradamus (distribuito nel giugno 2008), è stato il primo concept album della discografia dei Judas Priest: caratterizzato dalla costante presenza di tastiere a conferire al lavoro un forte carattere sinfonico. Nel 2014 è uscito Redeemer of Souls (il primo senza il chitarrista K.K. Downing), a differenza del precedente non è stato ben accolto dalla critica per via di una pessima produzione. Dopo quattro anni tornano sul mercato con Firepower, finora giudicato in maniera positiva anche dai fan del gruppo.



Influenze |


I Judas Priest hanno avuto grande influenza su molte band heavy metal, sono stati tra i fondatori del movimento NWOBHM ed hanno influenzato la maggior parte delle band thrash metal della fine degli anni '80 in termini di suono e tecnica.
Il loro sound è stato descritto come "una fusione tra la pesantezza dei Black Sabbath e la raffinatezza dei Deep Purple, con anche un tocco di Led Zeppelin."[41]


MTV.com li ha infatti valutati come la seconda più importante band heavy metal della storia, dopo i Black Sabbath.[42]


Nei primi anni '70, la band rimosse la maggior parte degli elementi blues dal proprio stile, cosa che invece le prime band heavy metal avevano portato con sé dalla musica rock. Si fecero subito distinguere anche grazie alla distintiva voce di Rob Halford e all'uso delle due chitarre di Tipton e Downing, elementi che furono presto assimilati da moltissime band.




Judas Priest in concerto alla Sheffield Arena, il 13 febbraio 2009


Oltre che per il loro sound, i Judas Priest, erano anche conosciuti per aver rivoluzionato la moda metal. Rob Halford incorporò intorno al 1978 lo stile di abbigliamento dei centauri (in contemporanea con l'uscita di Killing Machine), rapidamente seguito dal resto della band. Questa tendenza si diffuse molto rapidamente, influenzando i Saxon, gli Iron Maiden con il cantante Paul Di'Anno che iniziò ad indossare giacche di pelle e bracciali con borchie e molti altri gruppi all'interno della corrente della NWOBHM.



Cover |


I Judas Priest hanno avuto una grandissima influenza sull'ambiente dell'heavy metal, e molte altre band decisero di registrare cover di loro pezzi. Infatti, è uno dei gruppi che ha ricevuto più album tributo tra cui: A Tribute to Judas Priest Legends of Metal, Hell Bent for Metal e A Tribute to The Priest.


Inoltre, a confermare la grande influenza che hanno avuto, l'importante thrash metal band Slayer era nata originariamente come loro cover band.[43]


Band come Agent Steel, Angra, Arch Enemy, Armored Saint, Blind Guardian, Death, Doro Pesch, Gamma Ray, HammerFall, Helloween, Iced Earth, Iron Savior, King Diamond, Kreator, Machine Head, Mercyful Fate, Metallica, Nevermore, Overkill, Primal Fear, Saxon, Skid Row, Slayer, Stratovarius, Testament, Therion, U.D.O., Unleashed, Virgin Steele e Vital Remains hanno pubblicato varie cover dei Judas Priest.



Formazione |



Attuale |




  • Rob Halford - voce (1973-1992, 2003-oggi)


  • Richie Faulkner - chitarra (2011-oggi)


  • Glenn Tipton - chitarra, tastiera (1974-1992, 1996-oggi)


  • Ian Hill - basso (1970-1992, 1996-oggi)


  • Scott Travis - batteria (1989-1992, 1996-oggi)



Ex componenti |




  • Al Atkins - voce (1969-1973)


  • Ripper Owens - voce (1996-2003)

  • John Perry - chitarra (1969)


  • Ernie Chataway - chitarra (1969-1970)


  • K. K. Downing - chitarra (1970-1992, 1996-2011)


  • Bruno Stapenhill - basso (1969-1970)

  • John Partridge - batteria (1969-1970)


  • John Ellis - batteria (1970-1971)


  • Alan Moore - batteria (1971, 1975-1976)


  • Chris Campbell - batteria (1971-1973)


  • John Hinch - batteria (1973-1975)


  • Simon Phillips - batteria (1976-1977)


  • Les Binks - batteria (1977-1979)


  • Dave Holland - batteria (1979-1989)



Cronologia |






Discografia |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Discografia dei Judas Priest.


Album in studio |



  • 1974 - Rocka Rolla

  • 1976 - Sad Wings of Destiny

  • 1977 - Sin After Sin

  • 1978 - Stained Class

  • 1978 - Killing Machine / Hell Bent for Leather (1979) [USA]

  • 1980 - British Steel

  • 1981 - Point of Entry

  • 1982 - Screaming for Vengeance

  • 1984 - Defenders of the Faith

  • 1986 - Turbo

  • 1988 - Ram It Down

  • 1990 - Painkiller

  • 1997 - Jugulator

  • 2001 - Demolition

  • 2005 - Angel of Retribution

  • 2008 - Nostradamus

  • 2014 - Redeemer of Souls

  • 2018 - Firepower



Videografia |






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Lo stesso argomento in dettaglio: Discografia dei Judas Priest § Videografia.


Tour |



  • 1969 - Judas Priest Tour

  • 1970/1971 - The Return of Priest Tour

  • 1972 - Whiskey Woman Tour

  • 1973 - Never Turn Your Back on a Friend Tour (di supporto ai Budgie)

  • 1974 - Gull Record Tour

  • 1974 - Rocka Rolla Tour

  • 1975/1976 - Sad Wings Of Destiny Tour

  • 1977 - Sin After Sin Tour

  • 1978 - Stained Class Tour

  • 1979 - Killing Machine/Hell Bent for Leather Tour

  • 1980 - British Steel Tour

  • 1981 - World Wide Blitz Tour

  • 1982/1983 - World Vengeance Tour

  • 1984/1985 - Metal Conqueror Tour

  • 1986 - Fuel for Life Tour

  • 1988 - Mercenaries Of Metal Tour

  • 1989/1990/1991 - Painkiller Tour

  • 1998 - Jugulator World Tour

  • 2001/2002 - Demolition World Tour

  • 2004 - Reunited Summer Tour

  • 2004/2005 - Retribution World Tour

  • 2008/2009 - Priest Feast Tour

  • 2009 - British Steel 30th Anniversary Tour

  • 2011 - Epitaph

  • 2014/2015 - Redeemer of Souls Tour



Note |




  1. ^ abc Signorelli, pp. 96-97.


  2. ^ abcd (EN) Stephen Thomas Erlewine & Greg Prato, Judas Priest, Allmusic.com. URL consultato il 10 marzo 2010.


  3. ^ abc Piero Scaruffi, Judas Priest, Scaruffi.com. URL consultato il 10 marzo 2010.


  4. ^ ab (EN) Judas Priest, Metal-archives.com. URL consultato il 7 maggio 2010.


  5. ^ Signorelli, p. 11.


  6. ^ Berelian, p. 172.


  7. ^ (EN) Details of Judas Priest and the Ticket Luck value, Ticketluck.com. URL consultato il 10 marzo 2010.


  8. ^ abcdefg (EN) Stephen Thomas Erlewine & Greg Prato, Judas Priest Biograpy, Allmusic.com. URL consultato il 10 marzo 2010.


  9. ^ Eckhorst, p. 43.


  10. ^ Tommaso Franci, Judas Priest, Ondarock.it. URL consultato il 10 marzo 2010.


  11. ^ (EN) steve Huey, Sad Wings of Destiny review, Allmusic.com. URL consultato l'11 marzo 2010.


  12. ^ (EN) Steve Huey, Hell Bent for Leather review, Allmusic.com. URL consultato l'11 marzo 2010.


  13. ^ (EN) Eduardo Rivadavia, Unleashed in the East review, Allmusic.com. URL consultato il 10 marzo 2010.


  14. ^ Francesco Gallina, British Steel, Metallized.it. URL consultato il 10 marzo 2010.


  15. ^ (EN) Steve Huey, British Steal review, Allmusic.com. URL consultato l'11 marzo 2010.


  16. ^ Berelian, p. 173.


  17. ^ ab Walser, p. 163.


  18. ^ Screaming for Vengeance, Truemetal.it, 16 aprile 2002. URL consultato l'11 marzo 2010.


  19. ^ Mauro Gelsomini, Defenders of the Faith, Truemetal.it, 14 luglio 2002. URL consultato l'11 marzo 2010.


  20. ^ (EN) Steve Huey, Defenders of the Faith review, Allmusic.com. URL consultato l'11 marzo 2010.


  21. ^ (EN) Steve Huey, Ram it Down review, Allmusic.com. URL consultato l'11 marzo 2010.


  22. ^ (EN) Ram it Down review, Kickedintheface.com. URL consultato l'11 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2009).


  23. ^ abcde (EN) Timothy E. Moore, Scientific Consensus and Expert Testimony: Lessons from the Judas Priest Trial, Csicop.org. URL consultato l'11 marzo 2010.


  24. ^ Walser, p. 164.


  25. ^ Rino Gissi, Painkiller, Metallized.it. URL consultato il 10 marzo 2010.


  26. ^ Flavio Alessandrelli, Painkiller, Truemetal.it, 20 aprile 2002. URL consultato l'11 marzo 2010.


  27. ^ Walser, p. 111.


  28. ^ Jugulator, Truemetal.it, 8 aprile 2004. URL consultato l'11 marzo 2010.


  29. ^ (EN) Steve Huey, Demolition review, Allmusic.com. URL consultato l'11 marzo 2010.


  30. ^ (EN) D.C.Cooper biography, Dccooper.free.fr. URL consultato il 10 marzo 2010.


  31. ^ (EN) Jon Wiederhorn, Judas Priest Have No Problem 'Letting The Metal Roar Out' On New LP, MTV.com. URL consultato l'11 marzo 2010.


  32. ^ Vincenzo Ferrara, Angel of Retribution, Truemetal.it, 2 marzo 2005. URL consultato l'11 marzo 2010.


  33. ^ (EN) Dan Skiba, Angel of Retribution review, Metalexpressradio.com. URL consultato l'11 marzo 2010.


  34. ^ Angelo D'Acunto, Nostradamus, Truemetal.it, 5 ottobre 2008. URL consultato l'11 marzo 2010.


  35. ^ (EN) Whitesnake tour announcement, Judaspriest.com, 23 agosto 2009. URL consultato l'11 marzo 2010.


  36. ^ (EN) Message from Judas Priest after US Tour, Judaspriest.com, 24 agosto 2009. URL consultato l'11 marzo 2010.


  37. ^ (EN) JUDAS PRIEST To Release 'Firepower' Album; North American Tour Announced, in BLABBERMOUTH.NET, 23 ottobre 2017. URL consultato il 22 gennaio 2018.


  38. ^ (EN) Watch Video For New JUDAS PRIEST Song 'Lightning Strike', in BLABBERMOUTH.NET, 5 gennaio 2018. URL consultato il 22 gennaio 2018.


  39. ^ Christe, p. 19.


  40. ^ Christe, p. 20.


  41. ^ (EN) Judas Priest - Metalogy, Nolifetilmetal.com. URL consultato il 2 aprile 2010.


  42. ^ (EN) Greatest Metal Bands: 2. Judas Priest, MTV.com. URL consultato il 2 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2011).


  43. ^ (DA) Carsten Brogaard, Revolution Music anbefaler: Slayer, Rf2007.revolution-music.dk, 19 marzo 2007. URL consultato il 2 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2008).



Bibliografia |



Enciclopedie |



  • Ian Christe, Sound of the beast. La storia definitiva dell'heavy metal, Arcana, 2009, ISBN 88-6231-086-2.

  • (DE) Tim Eckhorst, Metall macht Musik, Volume 1, Msw Medien Service GmbH, 2008, ISBN 3-939400-18-1.

  • (EN) Essi Berelian, The rough guide to heavy metal, Rough Guides, 2005, ISBN 1-84353-415-0.

  • Luca Signorelli, Metallus. Il libro dell'Heavy Metal, Giunti Editore, 2001, ISBN 88-09-02230-0.

  • Martin C. Strong, The great rock discography, Giunti Editore, 1998, ISBN 88-09-21522-2.

  • (EN) Robert Walser, Running with the Devil: power, gender, and madness in heavy metal music, Wesleyan University Press, 1993, ISBN 978-0-8195-6260-9.

  • (EN) Colin Larkin, The Guinness Encyclopedia of Popular Music, Guinness, 1992, ISBN 0-85112-939-0.



Testi monografici |



  • (EN) Brian J. Bowe, Judas Priest: Metal Gods, Enslow Pub Inc, 2009, ISBN 978-0-7660-3029-9.

  • (EN) Neil Daniels, The Story of Judas Priest: Defenders of the Faith, Omnibus Press, 2008, ISBN 978-0-8256-3605-9.

  • (EN) Martin Popoff, Judas Priest: Heavy Metal Painkillers-An Illustrated History, ECW Press, 2007, ISBN 978-1-55022-784-0.

  • Marco Priulla, Judas Priest: Heavy Metal Messiah, Magnetica, 2007, ISBN 88-89889-29-2.



Voci correlate |



  • Heavy metal

  • Hard & heavy

  • Simon Phillips



Altri progetti |



Altri progetti


  • Wikimedia Commons



  • Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file su Judas Priest


Collegamenti esterni |






  • Sito ufficiale, su judaspriest.com. Modifica su Wikidata


  • (EN) Judas Priest, su Internet Movie Database, IMDb.com. Modifica su Wikidata


  • Judas Priest, su Last.fm, CBS Interactive. Modifica su Wikidata


  • (EN) Judas Priest, su AllMusic, All Media Network. Modifica su Wikidata


  • (EN) Judas Priest, su Discogs, Zink Media. Modifica su Wikidata


  • (EN) Judas Priest, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation. Modifica su Wikidata


  • (EN) Judas Priest, su Encyclopaedia Metallum. Modifica su Wikidata

  • (EN) Sito ufficiale, su judaspriest.com.

  • (EN) Pagina Myspace ufficiale, su myspace.com.


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