Campo di concentramento di Dachau




Coordinate: 48°16′13″N 11°28′05″E / 48.270278°N 11.468056°E48.270278; 11.468056




Ripresa aerea del campo di Dachau (la parte bassa dell'immagine corrisponde al nord geografico). Nel campo furono realizzati esperimenti sui detenuti per testare cure mediche e sistemi di rianimazione, come ad esempio ricerche sul congelamento del corpo umano in acqua. Si usarono come cavie gli internati e dopo un certo periodo si decise di spostare questa attività nel campo di Auschwitz perché nelle procedure, come nelle prove di congelamento, le persone urlavano. Si decise quindi che Auschwitz sarebbe stato più idoneo per questo scopo. Sulla sinistra è visibile il campo di concentramento vero e proprio, con le baracche per i prigionieri e, separati dal cortile per l'appello, i locali di servizio, con i depositi di materiale per gli internati, gli uffici interni e il bunker. A destra, nell'immagine, il comando, le zone delle caserme delle SS, i depositi automezzi. In centro, nell'area alberata tra le baracche delle SS, le strutture dei crematori.




Plastico del campo, come è oggi visibile nel museo. A destra è riconoscibile il rettangolo fortificato, con le torri di guardia, contenente le baracche per i prigionieri.


Il campo di concentramento di Dachau fu il primo campo di concentramento nazista, aperto il 22 marzo 1933 su iniziativa di Heinrich Himmler.
Iniziò così per Dachau un periodo drammatico che vide legato indissolubilmente il nome della città al campo di concentramento.


Dachau servì da modello a tutti i campi di concentramento, di lavoro forzato e di sterminio nazisti eretti successivamente[1] e fu la scuola d'omicidio delle SS che esportarono negli altri lager Lo spirito di Dachau, il terrore senza pietà. Nel campo transitarono circa 200.000 persone e, secondo i dati del Museo di Dachau, 41.500 vi persero la vita. I deportati in arrivo dovevano percorrere una larga strada curata, la Lagerstrasse, al termine della quale era situato il cosiddetto Jourhaus, la "porta dell'inferno", il simmetrico edificio del comando di campo con una posticcia torretta di guardia sul tetto. Lo Jourhaus è attraversato nel mezzo da un grande arco d'ingresso al campo, completamente chiuso, a sua volta, da un esteso cancello in ferro battuto a due ante; al centro di esso un altro cancello più piccolo che reca la scritta: Arbeit macht frei. Con gli anni questo cinico slogan di Dachau, che significa "Il lavoro rende liberi", venne poi utilizzato in numerosi altri nuovi campi che via via si andavano costruendo, diventando il simbolo stesso della menzogna nazista sui lager. Il lavoro in quei luoghi infatti non liberò mai nessuno ma fu anzi usato come strumento di morte primario per il genocidio scientifico degli "indesiderabili", ritenuto vantaggioso per l'economia del Reich.


Il campo di Dachau, insieme a quello di Auschwitz, è divenuto nell'immaginario collettivo il simbolo dei lager nazisti.




Indice






  • 1 Storia


  • 2 Cronologia sintetica


  • 3 I mutamenti nel campo nel corso dei vari periodi


    • 3.1 I primi anni: 1933 e 1934. L'inizio del terrore


    • 3.2 Gli anni dal 1935 al 1939: le dimensioni crescono


    • 3.3 Dal 1939 al 1941. Inizia la guerra ed arrivano i primi prigionieri dal fronte


    • 3.4 Gli anni dal 1942 al 1944, la macchina della morte


      • 3.4.1 La sperimentazione per testare vari effetti sull'organismo umano e le condizioni di vita nel campo


      • 3.4.2 L'utilizzo di strutture esterne per le uccisioni di massa




    • 3.5 Dal 1944 alla Liberazione




  • 4 Ultimi giorni di Dachau


    • 4.1 29 aprile 1945, la Liberazione di Dachau


    • 4.2 Dal 1945 al 1948. La gestione americana. Processi e detenzione dei criminali di guerra




  • 5 Il massacro di Dachau


  • 6 Il processo di Dachau


  • 7 La vita nel campo


  • 8 Il regolamento disciplinare


  • 9 La cittadina di Dachau e il campo di concentramento


  • 10 Il Memoriale


  • 11 Atti vandalici contro la memoria


  • 12 Dirigenti del lager di Dachau


    • 12.1 Ufficiali che si sono succeduti al comando


    • 12.2 Altri ufficiali




  • 13 Prigionieri internati a Dachau


    • 13.1 Ebrei


    • 13.2 Combattenti della Resistenza anti-nazista


    • 13.3 Religiosi


    • 13.4 Politici


    • 13.5 Comunisti


    • 13.6 Scrittori




  • 14 I sottocampi


  • 15 Note


  • 16 Bibliografia


  • 17 Voci correlate


  • 18 Altri progetti


  • 19 Collegamenti esterni





Storia |


Il campo di concentramento fu aperto il 22 marzo 1933 su iniziativa di Heinrich Himmler, con una decisione presa appena un mese dopo la salita al potere di Hitler (30 gennaio 1933)[2]. Il campo venne posizionato nei pressi della cittadina di Dachau, a circa 16 km a nord-ovest di Monaco di Baviera, nel sud della Germania.


Nel Münchner Neuesten Nachrichten[3] apparve, con ciniche motivazioni, questa notizia firmata da Himmler, Presidente della Polizia della città di Monaco: «Mercoledì 22 marzo 1933 verrà aperto nelle vicinanze di Dachau il primo campo di concentramento. Abbiamo preso questa decisione senza badare a considerazioni meschine, ma nella certezza di agire per la tranquillità del popolo e secondo il suo desiderio.»


Quando si iniziò la costruzione del campo il terreno non faceva ancora parte della città di Dachau ma del piccolo comune vicino di Prittlbach. Il lager sfruttò inizialmente i locali di una precedente costruzione, un'ex fabbrica di munizioni in disuso, la Königlichen Pulver - und Munitionsfabrik Dachau[nota 1], edificata durante la prima guerra mondiale[4]. Dal 1936 al 1938, demolita la fabbrica, grandi lavori, eseguiti dai prigionieri, ampliarono il campo di Dachau portandolo alla forma attuale; solo il lager di prigionia vero e proprio, con le baracche dei prigionieri, formava un rettangolo di circa 300 m di larghezza e 600 m di lunghezza[5]. Il terreno era paludoso, non godeva di un buon clima: era umido, nebbioso, desolato; non certo adatto alla salute dei prigionieri.


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«Il campo di concentramento di Dachau fu l'unico ad esistere per tutti i 12 anni del regime nazista. Nei primi anni della dittatura fu il più grande ed il più noto dei campi di concentramento, ed il suo nome divenne ben presto sinonimo di paura e di terrore in tutta la Germania.[6]»




Cronologia sintetica |





Arbeit macht frei, ("Il lavoro rende liberi"), la menzogna nazista tristemente famosa. Fu posta all'ingresso del lager di Dachau, di Auschwitz e di molti altri campi, costruiti o riconvertiti invece, per praticare lo sterminio con il lavoro



1933

Mercoledì 22 marzo: venne aperto il primo campo di concentramento nazista di tutta la Germania nella vecchia fabbrica di munizioni di Dachau, con l'immediata disponibilità di 5.000 posti per condannati all'internamento. All'inizio venne progettato per la custodia preventiva e l'eventuale rieducazione di prigionieri politici, in particolare comunisti, sindacalisti e, in genere, oppositori del nazismo. L'11 aprile, la polizia bavarese venne sostituita, nella gestione del campo, dalle SS. Fu l'inizio del terrore: le SS incominciarono ad assassinare brutalmente i detenuti già nei primissimi giorni del loro insediamento. Il 1º maggio vi furono 1.200 internati, destinati ad arrivare a 4.821 verso la fine dell'anno. A Natale, fatto più unico che raro, vennero graziati 600 detenuti[7][nota 2].

1934

Vennero uccisi 22 funzionari della NSDAP e vari oppositori politici arrestati nel corso del Putsch di Röhm.

1935

Con le leggi di Norimberga Dachau acquisì il quadro giuridico speciale che legittimò la sua esistenza. Nel campo vennero internati nuovi gruppi di detenuti tedeschi, i cosiddetti fannulloni soggetti all'assistenza pubblica, mendicanti e senzatetto. Tra questi ci furono anche zingari, testimoni di Geova, omosessuali ed emigranti.

1936

Nel campo il regime di terrore si inasprì; si pubblicizzò l'uso della paura per intimorire anche l'opinione pubblica esterna. Iniziarono i lavori per il rifacimento del campo.

1937

Demolizione della vecchia fabbrica di munizioni e inizio della costruzione di un nuovo campo per 6.000 detenuti.

1938

A metà agosto venne inaugurato il nuovo campo di Dachau, che rimarrà immutato fino al 1945. Internamento a Dachau di oppositori politici del Nazismo, arrestati nei territori annessi come l'Austria e, il 10 e 11 novembre, di 10.911 ebrei tedeschi e austriaci, internati subito dopo la Notte dei cristalli. Due deportati, Zipper e Soyfer, composero clandestinamente la drammatica Canzone di Dachau.

1939

Internamento di centinaia di zingari Sinti e Rom.

1940

Deportazione a Dachau di oltre 13.000 prigionieri polacchi. Divenne operativo un primo forno crematorio a doppia muffola installato in una baracca. Il governo del Reich diede vita al progetto dello sterminio totale di milioni di oppositori; gli strumenti principali utilizzati per portare alla morte gli internati furono il lavoro forzato e la denutrizione. Chi non era in grado di lavorare doveva essere eliminato subito, utilizzando installazioni di sterminio appositamente collocate nei campi prescelti o in altri centri. Essere inviati nei lager nazisti significava essere condannati a morte senza possibilità di appello.

1941

venne deciso che i lager gestiti dalle SS, piccoli o grandi che fossero, diventassero tutti campi di sterminio (utilizzando le modalità già descritte in precedenza e secondo le esigenze del momento). Iniziarono anche uccisioni di massa (a differenza dei campi di sterminio in senso stretto, appositamente organizzati per questo, dove l'eliminazione dei prigionieri inabili al lavoro avveniva immediatamente, in modo sistematico e programmato, al fine di portare a compimento la cosiddetta "soluzione finale", ovvero l'eliminazione di tutti gli ebrei ed altri "indesiderabili"). La soppressione fisica dei deportati assunse caratteristiche sempre più scientifiche. Principalmente le vittime furono gli ebrei, ma con loro altre razze considerate inferiori e definite Untermenschen ("sub-umane"), come ad esempio polacchi, russi, zingari, slavi. Anche chi era ritenuto asociale, oppositore politico o religioso, omosessuale, inabile al lavoro o responsabile di "vita indegna". Tutto questo per disposizioni precise di Hitler, reso euforico dai successi militari, che sognava un futuro "millenario" per la Germania nazista, da "ripulire", una volta per tutte, dagli indesiderabili. A Dachau, tra le prime uccisioni di massa, vi fu quella di oltre 4.000 prigionieri di guerra sovietici. Vennero internati anche combattenti greci e monaci del Monte Athos.

1942

Più di 2.500 detenuti inabili vennero soppressi con il gas nel Castello di Hartheim, centro di sterminio[8] nelle vicinanze di Linz (Austria). A gennaio, nella Conferenza di Wannsee, venne pianificato il genocidio ebraico[9]. Il totale dei soli ebrei da eliminare superava, nei calcoli, gli undici milioni.

1943

Si iniziò la costruzione nel territorio circostante di oltre 150 campi di lavoro satelliti esterni. Qui i deportati vennero costretti al lavoro forzato per l'industria bellica del Reich.

1944

Nei campi esterni vennero uccisi con modalità di lavoro pesantissime oltre 10.000 ebrei. Verso la fine dell'anno erano detenute a Dachau e nei campi esterni oltre 63.000 persone. Le condizioni igieniche, assolutamente insufficienti, e l'affollamento provocarono un'epidemia di tifo. Venne inaugurato il grande crematorio in muratura di Dachau, con quattro forni e, vicino a questo, un'ampia camera a gas.

1945

Morirono per il tifo o per la denutrizione migliaia di persone durante le marce di evacuazione, in seguito chiamate marce della morte. Venne costituito un comitato internazionale dei detenuti (CID). Il campo di Dachau venne liberato dall'Esercito degli Stati Uniti il 29 aprile 1945. Soldati americani per rappresaglia fucilarono diverse SS del campo (Massacro di Dachau). A luglio 25-30.000 funzionari e appartenenti alle SS in attesa di giudizio vennero imprigionati nel campo. Dal 15 novembre al 13 dicembre si svolse nell'ex lager il "Processo di Dachau" contro le SS, che portò alla condanna a morte di 36 su 40 imputati.

1946-65

Vennero eseguite 28 delle 36 condanne a morte. Il 16 ottobre 1946, nei forni di Dachau, vennero cremati i corpi dei gerarchi nazisti impiccati a Norimberga per crimini contro l'Umanità. I processi proseguirono fino al 1948. Molti detenuti SS vennero rimessi in libertà. Nel 1948, dopo 3 anni e mezzo dalla fine della guerra, l'esercito americano consegnò Dachau alle autorità bavaresi perché lo utilizzassero ancora come campo profughi per i tedeschi espulsi dalla Cecoslovacchia. Rimase base americana fino al 1960, anno in cui questa viene chiusa. Su insistenza di ex-deportati nel 1955 vennero iniziati i lavori per il Memorial di Dachau, inaugurato nel maggio 1965. Dachau divenne così un Museo internazionale (KZ-Gedenkstätte Dachau).



I mutamenti nel campo nel corso dei vari periodi |



I primi anni: 1933 e 1934. L'inizio del terrore |




Campo di Concentramento di Dachau, 24 maggio 1933. I primi internati spingono di corsa un pesante rullo schiacciasassi per il rifacimento delle strade del lager, sorvegliati dalle guardie. Sono visibili le vecchie strutture della fabbrica di polvere da sparo.


Il 21 marzo 1933, Heinrich Himmler, a Monaco di Baviera, in una conferenza stampa, annunciò la creazione di un campo di concentramento a Dachau.
Dachau fu, in assoluto, il primo campo di concentramento di quello che sarebbe diventato l'universo concentrazionario nazista, una gigantesca rete che nel 1945 arrivò a contare circa 20.000 lager, costruiti prima in Germania e poi in tutti i territori d'Europa caduti sotto l'occupazione tedesca; Dachau divenne pertanto il prototipo e il modello d'ispirazione per i campi successivi. Fu la scuola dell'assassinio per le SS, un vero e proprio banco di prova per ogni tipo di violenza.


Originariamente venne destinato agli oppositori politici di Hitler, a chi non si adeguava subito all'ideologia nazista. Gli internati venivano rieducati tramite il lavoro duro e l'indottrinamento. Nei primi mesi di funzionamento il lager, a parte qualche episodio di violenza e la rigida disciplina, conservò un volto umano, che non lasciava ancora presagire la mostruosità degli sviluppi futuri. I prigionieri erano prevalentemente sottoposti a lavori pesanti al fine di "punire" in loro il sentimento antinazista. Altro sistema era "rieducarli" al nazismo facendoli accedere a materiali vari di propaganda, presenziare a riunioni, veri e propri corsi, dibattiti e ascoltare dalla radio gli eventuali discorsi di Hitler, che i prigionieri udivano anche arrampicati sulle vecchie strutture del lager. Estenuanti marce erano effettuate inoltre, tra gli edifici e baracche del campo su cui erano state dipinte, a monito, enormi scritte della nascente dottrina nazionalsocialista.


Si prometteva la liberazione per coloro che si fossero riabilitati e in effetti a Natale del 1933, fatto più unico che raro, vennero graziati 600 prigionieri che, felici, poterono tornare a casa.


Solo in seguito divenne un campo di concentramento destinato, oltre che agli oppositori politici, anche ad ebrei e a minoranze "sgradite", come testimoni di Geova, omosessuali, emigranti, zingari e prigionieri polacchi, russi e così via.




Campo di Concentramento di Dachau, 24 maggio 1933. Alcune tra le prime guardie del campo.


L'organizzazione, la disposizione delle varie baracche e dei servizi, così come il programma di sviluppo e di ampliamento, vennero elaborate da uno dei primi comandanti del campo, Theodor Eicke, e tale modello poi venne sistematicamente utilizzato anche negli altri campi.


Eicke destinò il centro di comando e gli altri servizi per la gestione, come i quartieri per le guardie, l'amministrazione e l'armeria, in un'area ben protetta del campo. La sua gestione e l'esperienza accumulata a Dachau, gli valsero la nomina a "Ispettore dei campi di concentramento" (Inspekteur des Konzentrationslagerwesens).


Già il 22 marzo vi furono internati circa 150 detenuti. Nei primi giorni, sotto la sorveglianza della polizia bavarese e, dall'11 aprile, anche delle SS. Il 23 marzo si registrarono i primi omicidi e le prime vittime furono i prigionieri Benario Rudolf, Ernst Goldmann e Arthur Kahn.
Nel mese di maggio, Hans Beimler, che sino al momento del suo arresto era stato membro del Reichstag, riuscì ad evadere e fuggire all'estero, dove rese pubbliche le informazioni riguardanti quello che lui definì il campo di omicidio a Dachau.

Ai primi di giugno, le SS assunsero il controllo completo ed alla fine dello stesso mese venne nominato comandante del campo Theodor Eicke. Eicke isolò completamente la struttura dagli estranei e neppure ai vigili del fuoco fu permesso entrare nei locali per verificare il rispetto delle norme di sicurezza antincendio.



Il Campo di concentramento di Dachau divenne da questo momento una zona al di fuori della legge.[10]





Heinrich Himmler in visita al campo di Dachau (1936) si sofferma a rimirare le "fattezze ariane" di un prigioniero tedesco


Il regime divenne sempre più forte, grazie alla polizia politica ed alla magistratura. I sindacati invece, sempre più deboli, i partiti politici sciolti e la democrazia di fatto abolita. Radio e cinema furono messi sotto controllo. Ogni opposizione veniva ridotta al silenzio. Si diffusero sul territorio molte piccole strutture per raccogliere ed imprigionare i dissidenti, del tutto soggetti alla volontà dei politici nazisti locali.

Il 16 luglio 1933 venne pubblicato sulla rivista Münchner Illustrierte Presse[11] un articolo di propaganda nazista con il titolo La verità su Dachau, che riportava una serie d'immagini sul lager, che avrebbe dovuto dissipare le voci emergenti sulle condizioni di vita drammatiche del campo. Furono mostrate fotografie dell'appello del mattino, della giornata tipo, con prigionieri lindi e pinti, sorridenti, in forma e ben trattati; foto che mostravano i loro abbondanti pasti, comprensivi di surrogato di caffè, pane, stufato e anche il pranzo della domenica, con minestra ed un pezzo di carne di maiale con insalata di patate. La realtà era assai diversa.




Lavori di ampliamento del campo in occasione di una visita di Himmler, 8 maggio 1936.


Venne aperta una biblioteca interna, contenente, ad esempio il Mein Kampf di Adolf Hitler per agevolare il programma di rieducazione. All'inizio di ottobre però venne emanato il regolamento definitivo del campo, che sostituì quello provvisorio preparato dal primo comandante Hilmar Wäckerle; questo nuovo programma, molto più rigido e spietato, fu l'inizio del terrore. Alla fine del 1933, dopo il rilascio delle circa 600 persone per la grazia di Natale, il campo conteneva quasi 5.000 prigionieri.


Durante il 1934 Himmler aumentò sempre più il suo potere e contemporaneamente i giochi politici estromisero le formazioni delle SA. Il loro capo, Ernst Röhm, cadde in disgrazia e numerosi appartenenti a quella formazione finirono nel campo di Dachau. Sempre nel corso del 1934 vennero chiusi vari campi non organizzati in modo adeguato e, di conseguenza, quello di Dachau, aumentò la sua importanza per tutta l'area della Baviera.



Gli anni dal 1935 al 1939: le dimensioni crescono |




Visita di Himmler al campo. Qui con Rudolf Heß davanti ad un plastico in scala delle nuove grandi strutture di Dachau, 8 maggio 1936.


Con l'anno 1935 aumentò il numero degli internati. Arrivarono al campo non solo gli oppositori politici ma anche criminali comuni, zingari, ebrei, testimoni di Geova e omosessuali.
Nel 1936 la polizia bavarese incominciò ad arrestare e a deportare i "parassiti dello Stato" (mendicanti, vagabondi, zingari, nullafacenti, sfruttatori di prostitute, bevitori abituali, autori gravi di infrazioni stradali e persone dal temperamento sociale psicopatico), classificati nel lager sotto il termine di "Asociali", oltre ai malati mentali. Un giro di vite si ebbe in occasione delle Olimpiadi di Berlino, dello stesso anno.


Nel 1936 s'iniziarono lavori per la costruzione di nuovi edifici che porteranno il lager di Dachau a diventare uno smisurato complesso tra i più grandi dell'universo concentrazionario nazista.


Moltissimi detenuti di Dachau, scelti tra i più pratici ed alacri, furono inviati in altri luoghi per cominciare a costruire altri nuovi campi di concentramento che divennero con il tempo anche loro, tristemente famosi.


Gli anni successivi furono un periodo di transizione, col terrore ormai instaurato nel campo. Fu usata la tortura per punire anche le più lievi mancanze disciplinari; una tortura molto usata era quella di appendere i prigionieri per le mani legate dietro la schiena senza che i piedi toccassero terra: le braccia si slogavano tra atroci dolori. Stessa punizione anche per chi non si toglieva il berretto davanti a una SS o non riusciva a stare in piedi sull'attenti davanti a loro.


Se a Dachau un prigioniero veniva trovato con un mozzicone di sigaretta, anche nascosto in tasca, riceveva dalle 25 alle 50 frustate. Altra punizione era "La scatola"; la scatola era un casotto delle dimensioni di una cabina del telefono, fatta in modo che il detenuto non potesse stare in piedi, né seduto né tanto meno sdraiarsi; vi venivano stipati dentro fino a 4 detenuti che venivano lasciati lì dentro per tre giorni e tre notti, senza mangiare, bere o servizi igienici. Dopodiché li aspettavano 16 ore ininterrotte di lavori forzati.[12]


Dagli archivi della Wilhelmstrasse, Documento 215, si parla di altri due famigerati Kommandos di Dachau, Il Moor-express e le "Piantagioni".


Un'altra tortura psicofisica ideata dalle SS a Dachau era il Moor Express (Espresso della palude), pesantissimi carri a cui venivano aggiogati come animali da soma i prigionieri, obbligati a trascinarli di corsa per trasportare anche minimi carichi da una parte all'altra del lager, per otto-dieci ore al giorno.


Le "Piantagioni" erano dei veri e propri bagni penali. Vi erano destinati specialmente ecclesiastici ed ebrei che vi lavorano a mani nude con ogni tempo. La terra fu strappata alla palude al costo di centinaia di vite umane e vi si coltivavano soprattutto piante medicinali.


Vi era anche il Commando della Cava, che come in tutti i campi è sconsigliabile: solo nell'inverno del 1942 vi morirono di sfinimento trecento religiosi.


S'introdusse un nuovo sistema d'identificazione dei gruppi di prigionieri e, nel 1937, si ampliò notevolmente l'area del campo, con lavori che proseguirono per tutto il 1938. Vennero costruite baracche di legno, un bunker, una fattoria con cucina e altri edifici.


Nel bunker vi erano piccole celle dove avvenivano segregazioni e torture varie. Nel campo c'erano poi il piazzale dell'appello, dove ogni giorno, alla mattina e alla sera, si svolgeva l'appello generale dei detenuti, la cantina-bar, dove si potevano comprare sigarette e ogni tanto anche alimentari come marmellata di rape, pasta di avena e cetrioli. I detenuti avevano accesso anche al paradossale "museo del campo", dove venivano conservate figure in gesso dei prigionieri caratterizzati da particolari menomazioni fisiche o tare ereditarie (in ossequio certamente al pregiudizio razziale nazista). A volte, in questo museo, come fosse uno specie di zoo umano, vi venivano addirittura mostrati e anche percossi pubblicamente detenuti importanti, come il vescovo Kozal, politici, artisti, nobili, tra i quali i duchi di Hohenberg, figli dell'Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, assassinato a Sarajevo nel 1914.[13]


Le prigioni di Dachau erano un lunghissimo edificio stretto e dotato di numerose piccole celle. Lì erano rinchiusi quelli che i deportati chiamavano NN, la sigla Nacht und Nebel, notte e nebbia. Non avevano il permesso di vedere nessuno e non venivano mai portati fuori all'aria aperta; furono condannati all'isolamento totale per anni e alla facile possibilità di impazzire. Il venerdì prima della domenica in cui fu liberato il campo dagli americani, 8.000 prigionieri furono condotti dalle SS sui "Treni della morte", e tra essi vi erano i reclusi delle celle d'isolamento; di loro non si è mai saputo più nulla[14].



Il 1º aprile 1938 arrivarono al campo i primi prigionieri provenienti dall'Austria da poco annessa, senza alcun combattimento, con l'Anschluss.




Prigionieri al lavoro forzato. Dachau, 28 giugno 1938.


Nell'agosto dello stesso anno venne scritta, clandestinamente, la Canzone di Dachau[15], una marcia con testo di Jura Soyfer con un ritornello che ripeteva più volte: Arbeit macht frei. Jura Soyfer era un ebreo di origine ucraina trasferitosi a Vienna, arrestato e deportato a Dachau, dove scrisse la canzone, in collaborazione con il compositore viennese Herbert Zipper. Questa drammatica canzone esorta i compagni di prigionia a non lasciarsi sopraffare e abbrutire dal lavoro disumano e bestiale di Dachau ma di reagire allo slogan Arbeit macht frei, trascendendolo anche con sofferenza e stoicismo in modo da riconquistare la dignità umana lesa dalla violenza nazista, di resistere con tutta la forza della disperazione e dell'orgoglio fino all'ultimo appello, quando si apriranno le porte del lager verso l'immancabile libertà. Dachaulied divenne l'inno di resistenza antinazista e regalò una speranza a milioni di condannati a morte durante l'Olocausto.





Testo della Canzone di Dachau (Arbeit macht frei)


Filo spinato carico di morte

è teso intorno al nostro mondo.

Sopra, un cielo senza pietà

manda gelo e raggi roventi.

Lontani da noi son tutti gli amici,

lontana è casa, lontane le donne

quando muti marciamo al lavoro,

a migliaia sul far del giorno.



Ma abbiamo imparato la parola d'ordine di Dachau

e l'abbiamo rispettata rigorosamente.

Sii un uomo, compagno,

rimani un uomo, compagno.

Fa' tutto il lavoro, sgobba, compagno,

poiché il lavoro, il lavoro rende liberi.



Arbeit macht frei!



Con addosso la canna dei fucili

noi viviamo notte e giorno.

La vita qui è per noi una lezione

più dura di quel che mai pensavamo.

Nessuno più conta giorni e settimane,

molti più nemmeno gli anni.

E poi tanti sono distrutti
e hanno perso il loro aspetto.



Arbeit macht frei!



Ma abbiamo imparato la parola d'ordine di Dachau

e l'abbiamo rispettata rigorosamente.

Sii un uomo, compagno,

rimani un uomo, compagno.

Fa' tutto il lavoro, sgobba, compagno,

poiché il lavoro, il lavoro rende liberi.



Arbeit macht frei!



Porta via la pietra, tira la carriola,

nessun carico ti sia troppo peso.

Quel che eri in giorni lontani

oggi non lo sei più da tempo.

Pianta la vanga nel terreno.

seppelliscici dentro la pena,

diverrai nel tuo sudore

anche tu pietra ed acciaio.



Arbeit macht frei!



Ma abbiamo imparato la parola d'ordine di Dachau

e l'abbiamo rispettata rigorosamente.

Sii un uomo, compagno,

rimani un uomo, compagno.

Fa' tutto il lavoro, sgobba, compagno,

poiché il lavoro, il lavoro rende liberi.



Arbeit macht frei!



Una sola volta chiamerà la sirena

all'ultimo appello di conta.

Fuori dunque, dove siamo,

compagno, tu sei presente.

La libertà ci sorriderà serena,

si va avanti con nuovo coraggio.

E il lavoro che facciamo,

questo lavoro, diventa buono.



Arbeit macht frei!



Nel frattempo le ispezioni internazionali che si fecero al campo lasciarono soddisfatti gli ispettori. Il 19 agosto Guillaume Favre, membro del Comitato internazionale della Croce Rossa, scrisse un commento molto favorevole, ignorando ciò che realmente avveniva dentro le recinzioni.
Nel mese di ottobre arrivarono i primi prigionieri dai Sudeti, in maggioranza ebrei. Poi diversi di questi vennero rilasciati, ma invitati ad espatriare, lasciando i loro beni, nei luoghi di origine, che vennero comprati a poco prezzo dai tedeschi.

Nel corso del 1939, prima dello scoppiò della seconda guerra mondiale, le persecuzioni contro gli ebrei divennero ancora più forti e vennero emanate leggi per espropriarli delle loro proprietà.
Poi, in occasione dell'anniversario dell'Anschluss, vennero rilasciati molti austriaci. La guerra ormai era alle porte.




Dal 1939 al 1941. Inizia la guerra ed arrivano i primi prigionieri dal fronte |


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Avvertenza

Alcuni dei contenuti riportati potrebbero urtare la sensibilità di chi legge. Le informazioni hanno solo un fine illustrativo. Wikipedia può contenere materiale discutibile: leggi le avvertenze.



Internati al lavoro sorvegliati da SS ed altro personale del campo.


Il primo settembre 1939, con l'invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche, scoppiò la seconda guerra mondiale. Cominciarono così ad arrivare al campo, in un numero sempre maggiore, prigionieri provenienti dai paesi occupati. Questi vennero impiegati sia nell'industria bellica, per la produzione di armi, sia nelle altre attività industriali e anche nelle cave od ovunque servisse manodopera a basso costo.

Le nuove normative in tema di eutanasia emanate da Hitler ridussero il numero di prigionieri in cattivo stato di salute, poiché vennero semplicemente uccisi.

Tra il 27 settembre 1939 e 18 febbraio 1940 molti prigionieri vennero trasferiti in altri campi, come Buchenwald, Mauthausen e Flossenbürg.

Con l'inizio del 1940 il controllo del campo passò alla sezione delle SS che curava gli armamenti e si aprirono fucine, falegnamerie e sellerie. Da ricordare che è l'anno dell'uscita del film di Charlie Chaplin, Il grande dittatore, dove si parla dei campi di concentramento; l'attore, in seguito alla liberazione dei campi di sterminio e la rivelazione dei loro orrori si dichiarò pentito di averli rappresentati nel suo film, ignorandone la barbarie.




Ex prigionieri del Sonderkommando di Dachau fotografati dagli Americani mentre eseguono una dimostrazione della tecnica usata per introdurre i cadaveri nei forni crematori ora spenti (1945).


Sempre nel 1940, di fronte al forte aumento del numero dei morti, si rese necessaria la costruzione di un crematorio in un'area alberata adiacente all'estremità del campo. In un capannone di legno, camuffato come una casa stile bavarese[16], fu installato un forno crematorio J.A. Topf und Söhne, a doppia muffola, di modello identico a quello che la stessa ditta installò a Gusen di Mauthausen. Il capannone (come tuttora si vede) aveva sul davanti una grande porta a due ante che accedeva immediatamente al forno crematorio; i cadaveri venivano raccolti con carri che facevano il giro del campo e il caricamento dei cadaveri nei forni avveniva in un orario indicato dalle sette di sera alle sette di mattina, affinché la notte nascondesse le operazioni di cremazione[17]


Molti furono i religiosi rinchiusi a Dachau, ripartiti principalmente nel Blocco 26 e, in misura minore, nel 28. Nel gennaio 1941, su ordine di Himmler, nel Blocco 26, denominato appunto il "Blocco dei preti", venne costruita una cappella provvisoria. Ciò per accordi avuti con il Vaticano, accordi che prevedevano un trattamento migliore per i sacerdoti reclusi e anche di evitare la cremazione per quelli che vi fossero eventualmente deceduti. Un sacerdote venne autorizzato a celebrare la Messa ogni giorno, sotto la supervisione di una SS. A partire dal mese di aprile a tutto il clero cattolico vennero concesse, grazie a finanziamenti del Vaticano, razioni di cibo migliore. Il privilegio tuttavia portò ad una reazione degli altri detenuti e, per evitare disordini, nel mese di settembre tale privilegio venne annullato.


Sempre nel 1941 venne creata in infermeria una stazione sperimentale, che iniziò le attività con un trattamento omeopatico su 114 pazienti affetti da tubercolosi. Kapo in infermeria, per tutti i 6 anni della guerra, fu il detenuto Josef Heiden.

Dal 1º giugno fu istituito il Registro dei Decessi all'interno del Campo. Fino ad allora, il numero totale dei decessi in base al registro del comune di Dachau era di 3486 persone. Da ottobre 1941 arrivarono migliaia di prigionieri di guerra sovietici. Durante la guerra contro l'Unione Sovietica vennero reclusi a Dachau ragazzi tra i 12 e i 15 anni e perfino di 7 anni; cosa sia avvenuto di loro non si seppe mai.




Foto finale della dimostrazione sull'uso dei forni crematori da parte del Sonderkommando (1945)


Nel 1941 la Germania è vincitrice su tutti i fronti; l'esaltazione paranoide di Hitler è al massimo. Egli vede concretizzarsi il suo ideale di un nuovo potere mondiale nazista. Promette persino "Mille anni di felicità al popolo tedesco". La vittoria sembra vicina e nel nuovo ordine nazista non c'è posto per gli "indesiderabili", siano essi Ebrei, Polacchi, Russi ecc., che si possono ribellare al padrone tedesco, zingari, oppositori, asociali o di "vita indegna". Hitler ordina che i nemici del Reich siano eliminati senza pietà, "in un sol colpo" e una volta per sempre. Himmler le chiama "Grandiose azioni previste" ed esegue. Di conseguenza a ciò i campi in mano alle SS diventarono praticamente tutti campi di sterminio, da attuarsi soprattutto con il lavoro, mentre le Einsatzgruppen furono utilizzate come unità mobili di sterminio.[18]
Dall'espropriazione coatta dei beni di milioni e milioni di Ebrei, slavi, zingari e deportati di ogni nazionalità, si ricavarono migliaia di tonnellate d'oro, platino, argento, di altri metalli, oggetti e pietre preziose, valute nazionali e straniere, Titoli del Tesoro e Azioni per miliardi di marchi, beni mobili e immobili, opere d'arte, oceani di suppellettili, come masserizie, oggetti personali, calzature, pellicce pregiate ecc., il lavoro a costo zero di milioni di lavoratori schiavi e la pulizia etnica di immensi territori destinati all'annessione tedesca. Più si deportava, più si uccideva e più guadagnava. Ancora oggi si stenta a calcolare l'immenso tesoro sottratto.


A Dachau le SS iniziarono, prima nel cortile del bunker, poi a Hebertshausen, ad esercitarsi al tiro sparando sui prigionieri di guerra sovietici. Le vittime divennero subito migliaia. Il campo si trasformò quindi da campo di lavoro a vero e proprio campo di sterminio. Circa 30.000 persone vennero uccise, in gran parte da quel momento in avanti. Altre migliaia morirono di fame e di stenti a causa delle condizioni infernali di vita nel campo.



Gli anni dal 1942 al 1944, la macchina della morte |


La stragrande maggioranza dei decessi tra gli internati a Dachau avvenne negli anni 1942-45.[14]
In conseguenza del numero crescente di morti e di uccisioni, l'unico forno crematorio a doppia muffola, installato in un capannone di legno nel 1940 dalla J.A. Topf und Söhne, non fu più in grado di far fronte al compito d'incenerire tale massa di vittime.


Nel 1942 si rese quindi necessario iniziare la costruzione di un nuovo grande crematorio in muratura, denominato sinistramente Baracke X, che venne edificato accanto al primo. Esso fu dotato di un'ampia camera a gas e di una vasta sala d'incenerimento con quattro forni "Reform" (modello TII), installati dalla ditta Heinrich KORI GmbH di Berlino e realizzati con doppie porte per ridurre l'esplosione di calore quando venivano aperti.


Si deve notare che i forni di Dachau, come quelli di altri lager nazisti, non furono "forni crematori" nel senso più stretto del termine; un forno crematorio è progettato per cremare un corpo alla volta, seguendo un preciso ciclo di riscaldamento, d'incenerimento, di raffreddamento e di recupero delle ceneri.

Un forno che crema, invece, corpi in modo continuo è più esattamente chiamato "inceneritore". In questo caso le cremazioni sono effettuate senza periodo di raffreddamento e di recupero delle ceneri, dove nuovi corpi sono gettati nel forno senza aspettare la fine della cremazione precedente. Questo consentiva un risparmio sul combustibile e sul ricambio dei mattoni refrattari e ciò rendeva il costo di gestione di un "inceneritore" notevolmente inferiore a quello di un "crematorio", con un'efficienza di cremazione assai più elevata. La stessa ditta costruttrice, nelle sue istruzioni per l'uso ottimale dei forni crematori, conferma: «Nel forno crematorio a doppia muffola, riscaldato a coke, possono essere cremati dai 50 ai 100 cadaveri al giorno. Inoltre, ove l'Azienda lo richieda, le cremazioni possono essere effettuate incessantemente giorno e notte, senza che ciò ne risulti di sovraccarico per il forno. I mattoni refrattari durano di più se nel forno è mantenuta costante una temperatura uniforme.» Si stima che a pieno regime ci volessero circa 10-15 minuti per cremare un corpo. Neanche questa drammatica capacità distruttiva dei crematori era sufficiente a smaltire i corpi delle vittime, tanto che si doveva ricorrere anche allo scavo di fosse comuni. Inspiegabilmente il primo forno a sinistra dei quattro, quello sul lato della camera a gas, per ordine dei nazisti, veniva usato solo per gli Ebrei anche se dopo le ceneri venivano mischiate con quelle degli altri forni.[19]


Inizialmente si effettuava anche il recupero delle ceneri, vendute poi dentro a urne alle famiglie delle vittime che ne facevano richiesta. Le ceneri erano mischiate e non corrispondevano mai al nominativo segnato. Poi con il tempo questo bieco commercio non poté più essere effettuato e cessò e le ceneri vennero gettate in una profonda buca scavata nel terreno adiacente e da questa raccolte per essere adoperate come concime per i campi o altri usi.[20]. Una lapide lì posta ne commemora il punto.


Nel nuovo crematorio furono installate anche quattro piccole e basse camerette parallele, indiscutibilmente destinate alla fumigazione e alla sterilizzazione con gas di coperte e biancheria da letto per la disinfestazione da pidocchi e altri insetti, ma soprattutto per poter riciclare gli abiti tolti ai morti prima di essere cremati o quelli delle eventuali vittime dell'annessa camera a gas.
Per scopi di sterminio venne invece costruita la grande camera a gas camuffata da "Sala doccia", in tedesco Brausebad, come ancora oggi si legge sul cartello all'ingresso. Il vasto locale è dotato di porte ermetiche con spioncino e numerosi finti soffioni d'acqua incassati nel soffitto. Due sportelli esterni in ferro, con maniglia per l'immissione dei cristalli del gas Zyklon B nella camera, confermano le sue finalità omicide. Secondo i produttori del gas, assai notevole è la differenza di quantità di gas usata per lo sterminio degli insetti e quello di esseri umani: 0,3 grammi per metro cubo per uccidere esseri umani e ben 10 grammi per metro cubo per gli insetti; queste basse concentrazioni di acido cianidrico rendevano relativamente facile e poco costosa l'eliminazione di grandi numeri di vittime.
Questa camera a gas è una delle poche, assieme a quelle di Sachsenhausen e Majdanek, che non è stata distrutta all'arrivo delle truppe di liberazione, com'è successo invece ad Auschwitz-Birkenau ed in altri campi di sterminio, in particolare in quelli liberati dall'esercito sovietico.


Per completezza di informazione occorre ricordare che l'effettivo utilizzo della camera a gas di Dachau è oggi fonte di discussione e di indagine storica.



  • Per alcuni, come il giornalista Martin Broszat, non ci sono dubbi in merito,[21]

  • La notizia è confermata dalla testimonianza di un deportato italiano, Enrico Vanzini[22]

  • La scrittrice e giornalista americana Martha Gellhorn, considerata una delle più grandi corrispondenti di guerra del XX secolo, nella sua visita a Dachau subito dopo la liberazione raccolse a caldo, tra le altre, anche questa testimonianza di ex-prigionieri e reduci del Sonderkommando di Dachau: «In febbraio e marzo scorso (1945), duemila uomini sono stati assassinati nella camera a gas perché, nonostante la prostrazione che impediva loro di lavorare, non avevano la grazia di morire da soli; quindi doveva pensarci qualcun altro. La camera a gas era quella che faceva parte del crematorio.»[12] Da quanto è narrato in queste testimonianze si ha conferma che la camera a gas di Dachau era in funzione. Le indagini della giornalista americana si trovano anche su Oldmagazinearticles.[23]

  • Un aspetto a favore di questa tesi è che i prigionieri da eliminare non potevano essere più inviati ad altri centri di sterminio poiché già dal gennaio del '45 questi erano stati tutti smantellati. Da questa data e fino ad aprile '45, alla liberazione del campo, ciò fa supporre quindi che almeno in questi ultimi mesi la camera a gas sia stata operativa.[24]

  • Nel documentario Dachau-baracca 8, numero 123343, che Rai Storia ha mandato in onda il 24 gennaio 2013, si racconta come il Vanzini, già citato sopra, venne costretto a far parte, per quindici giorni, del Sonderkommando, la squadra speciale di detenuti, utilizzata per rimuovere i corpi degli ebrei e di altri sventurati uccisi nella camera a gas, e per portare i cadaveri nei forni crematori. «A Dachau c'erano due crematori e una camera a gas. - ha riferito - Quante persone venivano bruciate ogni giorno! Poveri, poveri ragazzi. Quando entravamo nella camera a gas vedevamo i corpi di questi uomini abbracciati gli uni agli altri... e non avevamo il coraggio di andarli a prendere! ...sono arrivato nell'ottobre del 1944, all'età di 23 anni, e ci sono rimasto fino a che non sono arrivati gli americani[20]».

  • L'United States Holocaust Memorial Museum scrive invece che "non esiste alcuna prova credibile che la camera a gas della baracca Dieci sia mai stata usata per assassinare esseri umani",[25] aggiungendo però che tra le modalità usate dalle SS per uccidere i prigionieri ci furono anche l'impiego del poligono di tiro e del patibolo, che si trovavano nell'area dei forni crematori.


Un altro metodo utilizzato nel campo per sopprimere i prigionieri non più adatti al lavoro fu anche quello delle iniezioni letali, in particolare a partire dal 1942.[26]



La sperimentazione per testare vari effetti sull'organismo umano e le condizioni di vita nel campo |


Il 22 febbraio iniziarono sperimentazioni su vasta scala ed i medici vennero incaricati di testare gli effetti sull'organismo umano della permanenza ad alta quota e della caduta improvvisa da una grande altezza. Tali studi servirono per i piloti della Luftwaffe e venne appositamente costruita una camera a vuoto tra il Blocco 5 e le baracche adiacenti. La serie di prove nella seconda metà di maggio 1942 costò la vita a circa 200 detenuti. Tra i medici coinvolti in tali esperimenti occorre ricordare Wilhelm Beiglböck, che fu giudicato e condannato nel processo di Norimberga, al termine del conflitto mondiale[27].
Quasi contemporaneamente Claus Schilling iniziò i suoi primi esperimenti per lo studio di farmaci contro la malaria e le malattie tropicali. 1100 prigionieri vennero infettati e utilizzati come cavie. Nel mese di giugno venne istituita una stazione di ricerca biochimica, sotto la direzione di Heinrich Schütz.


Malgrado le uccisioni e le sperimentazioni, le condizioni di vita nel campo divennero più accettabili per quella parte dei prigionieri che erano utilizzati come forza lavoro.
Contemporaneamente le nuove disposizioni di Himmler fecero affluire ai vari campi un numero sempre maggiore di ebrei.
Alla fine del 1942 si ebbe un'epidemia di tifo, trasmessa dai pidocchi per le scarse condizioni igieniche. Il campo venne messo in quarantena e, a causa di questo problema, le SS non entrarono per alcuni mesi nel campo, sino al 15 marzo 1943, con vantaggi per gli internati. Tuttavia subito dopo, per gli atti di sabotaggio, si registrarono le esecuzioni di un numero compreso tra gli 800 ed i 1.000 prigionieri.



L'utilizzo di strutture esterne per le uccisioni di massa |




L'autobus blu destinato al trasferimento di disabili e inabili al lavoro provenienti dai lager, per essere uccisi nella camera a gas del Castello di Hartheim. Non si hanno testimonianze dirette di cosa avvenne in realtà in quel luogo poiché delle circa 30.000 persone che vi furono inviate nessuna sopravvisse per poterlo poi raccontare


Precedentemente, e cioè dal 2 gennaio 1942, aveva avuto inizio il trasporto di prigionieri disabili e improduttivi da Dachau verso il Castello di Hartheim, centro dell'eutanasia nazista denominata Aktion T4, presso Linz in Austria, per essere eliminati con il gas. Più esattamente i deportati selezionati per essere soppressi seguivano l' Aktion 14F13, l'azione più segreta e proprio specifica per l'uccisione dei prigionieri dei campi di concentramento, fossero essi malati, invalidi, fisicamente esauriti e comunque inabili al lavoro. I nazisti, colossali imprenditori di manodopera schiava, li consideravano bocche inutili da sfamare, letteralmente "zavorra umana" (ballastexistenzen) da far sparire. Nella logica criminale nazista, qualunque prigioniero considerato un "peso morto", cioè inutile e costoso all'economia del Reich, doveva essere condannato a morte immediata; prima lo si eliminava e più si risparmiava.


Il centro di sterminio di Hartheim, avviato il 1º settembre 1939, era chiamato in modo sarcastico il "Sanatorio di Dachau", per coprirne le reali finalità omicide. Nel primo anno ci furono 32 spedizioni, per un totale di circa 3.000 deportati uccisi. In questo castello giunsero trasporti da vari lager, tra cui Dachau e Mauthausen/Gusen per un totale di circa 8066 vittime riconosciute. Si stima che in questo Castello furono assassinate circa 30.000 persone. In particolare le vittime di Dachau ad Hartheim, nel periodo 1942-44, furono 3166.



Dal 1944 alla Liberazione |


Nel 1944, i campi di concentramento ad est, per lo spostamento del fronte, vennero evacuati. In febbraio, nel cortile del crematorio, le SS fucilarono 31 ufficiali sovietici. Il giorno 11 maggio venne creato un bordello nel campo, con sei donne arrivate da Ravensbrück, con lo scopo di premiare il lavoro straordinario tra i detenuti e incrementarlo ulteriormente. Verso la fine dell'anno tuttavia venne chiuso. Il 6 luglio arrivarono detenuti dal campo di Compiègne. Di questi 2521 prigionieri, 984 erano già morti. Contemporaneamente negli uffici delle SS arrivò, attraverso la radio, la notizia dello sbarco alleato in Normandia. Continuarono anche gli esperimenti medici, ad esempio per l'utilizzo di acqua di mare da bere. Vennero coinvolti 44 detenuti sinti e rom.




Documento originale, del comando di Dachau, riguardante un trasporto di prigionieri da Mühldorf ad Auschwitz. (25 ottobre 1944)


Nell'agosto del 1944 venne aperto un campo femminile all'interno di Dachau: il primo convoglio di donne proveniva da Auschwitz-Birkenau. Solo diciannove donne guardie servirono a Dachau, molte delle quali fino alla liberazione del campo, e in totale solo sessantatré prestarono servizio nei vari sottocampi del complesso di Dachau. Conosciamo il nome di sedici di queste: Fanny Baur, Leopoldine Bittermann, Ernestine Brenner, Anna Buck, Rosa Dolaschko, Maria Eder, Rosa Grassmann, Betty Hanneschaleger, Ruth Elfriede Hildner, Josefa Keller, Berta Kimplinger, Lieselotte Klaudat, Thereia Kopp e le graduate Eleonore Bauer, Rosalie Leimboeck e Thea Miesl.


Nell'autunno del 1944 il campo era sovraffollato: le camerate previste per 52 persone ospitavano 300-500 persone. Vennero uccisi altri 92 ufficiali sovietici nel cortile del crematorio.
In novembre ancora una volta si ebbe un'epidemia di tifo. I tassi di mortalità aumentarono: 403 morti in ottobre, 997 in novembre e 1915 in dicembre. Il 17 dicembre il diacono Karl Leisner venne segretamente ordinato sacerdote dal vescovo francese Gabriel Piguet (Karl Leisner venne beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel 1996).
Oltre a tutto questo il campo fu teatro di numerosi esperimenti su detenuti; cavie umane nel gergo del lager chiamate Versuchskaninchen. Questi esperimenti, mortali il più delle volte, vennero eseguiti allo scopo di trovare rimedi per i problemi dei soldati dell'esercito nazista impegnati su fronti diversi, come in caso di congelamento in acqua o alta pressione in volo, problemi di tubercolosi e altre malattie di cui si studiavano nuovi farmaci. A questo scopo migliaia di detenuti fecero da cavie anche per esperimenti inutili ed empirici, come quello di far bere acqua salata o di congelare un ebreo in acqua fredda per poi cercare di rianimarlo; fu tentata persino la rianimazione con il calore animale usando prostitute del campo; ciò poteva servire per un aviatore tedesco in seguito di un atterraggio col paracadute e svenimento per il freddo. Si sono trovate lettere di medici nazisti che ammettevano di aver annegato nell'acqua le cavie umane ancora svenute. Per sperimentare i nuovi farmaci fu inoculata la malaria, batteri del tetano, della gangrena, del tifo petecchiale, della tubercolosi e della peste, fortemente settici. Si tentarono esperimenti di sterilizzazione su ebrei con Raggi X e con sostanze acide inalate nelle donne ebree nelle parti intime. Furono amputati arti, teste, organi e ricavati scheletri per le università tedesche. Esperimenti criminali che lasciarono per sempre nei corpi delle poche cavie sopravvissute orribili mutilazioni.


Con l'inizio del 1945 arrivarono sempre più numerosi i prigionieri da altri campi, che erano stati evacuati per l'avvicinamento del fronte. Il sovraffollamento biblico ed epidemie endemiche come la febbre tifoide, fecero salire ancora il numero dei decessi: 2903 morti in gennaio, 3991 in febbraio e 3534 in marzo. Morirono pure molti medici ed infermieri contagiati. Agli inizi di aprile, con gli Alleati ormai vicini, le SS cominciarono a bruciare i documenti, e l'avvicendamento al comando divenne più rapido.

A metà di aprile del 1945, i sottocampi di Kaufering, Augusta e Monaco vennero abbandonati, le guardie delle SS vennero trasferite tutte a Dachau, e alcune di loro fornirono ai prigionieri diverse pistole poco prima della liberazione del campo, nella speranza di aver salva la vita nel dopoguerra.


Occorre ora fare un piccolo passo indietro e tornare al settembre del 1944. I successi degli Alleati, che avanzavano sempre più profondamente nei territori precedentemente occupati dai nazisti, crearono nel campo un clima fervente di attesa per la liberazione e di angoscia nei loro aguzzini.

Un gruppo di prigionieri impiegati in infermeria diede vita all'I.P.C.(Comitato Internazionale dei Prigionieri), che all'inizio comprendeva un internato di origine albanese, uno di origine polacca, uno belga ed uno canadese di lingua inglese. Questi quattro, Kuci, Malczewski, Haulot e O'Leary iniziarono a contattare anche altri rappresentanti di diverse nazionalità. L'I.P.C. divenne subito un punto di riferimento per tutti i detenuti e incominciò ad organizzare una sorta di resistenza interna, per ridurre al massimo le conseguenze sui detenuti delle pessime condizioni nelle quali versava il campo a causa del sovraffollamento.[28]



Ultimi giorni di Dachau |


Gli ultimi giorni di attività del campo videro ancora l'arrivo di nuovi detenuti, ad esempio da Buchenwald, stremati e spesso morti durante i trasferimenti. Il 28 aprile il nuovo comandante Max Ulich, che voleva evitare inutili perdite contro le forze degli Stati Uniti, organizzò la resa. Nella città di Dachau si ebbe una rivolta, che coinvolse anche prigionieri. Dalla radio giungevano ancora ordini di resistere, ma ormai non era più possibile evitare la capitolazione.


Le Marce della morte furono una forma di sterminio tardiva ma volutamente pianificata. Gli ordini di Himmler erano di eliminare tutti quelli che non erano in grado di proseguire; il 14 aprile 1945 aveva emanato l'ordinanza per il massacro totale dei prigionieri; nessun deportato doveva cadere vivo nelle mani degli alleati.
I superstiti furono caricati a migliaia su diverse navi minate tedesche come il Cap Arcona e il Deutschland per essere affondati nel Mar Baltico e a migliaia vi morirono, ironia della sorte, per i bombardamenti degli alleati, convinti di colare a picco navi naziste.




Detenuti del campo di concentramento di Dachau in una delle marce della morte tra il 26 e il 29 aprile 1945


Un deportato proveniente da Hersbruck raccontò la sua lunga marcia della morte attraverso la Germania, per arrivare infine a Dachau. L'ultimo tratto venne percorso su un vagone ferroviario, insieme ad altri compagni ormai stremati, ed all'arrivo alla piccola stazione del campo tutti i compagni erano ormai morti e solo lui poté scendere «Di cento che eravamo stati fatti salire su quel carro, solo io riuscii a scendere, gli altri erano tutti morti durante la nottata.»[29]


L'ultimo leader dei prigionieri del campo fu Oskar Müller (un antifascista), che divenne in seguito Ministro del Lavoro del Land tedesco dell'Assia. Secondo i racconti di Padre Johannes Maria Lenz, Müller inviò due prigionieri per informare l'esercito americano che il campo doveva essere liberato, dato che i nazisti si stavano preparando ad uccidere tutti i prigionieri ancora in vita.


Dachau venne utilizzato come campo centrale per i prigionieri di religione cristiana: secondo i resoconti della Chiesa Romana poco meno di 3.000 religiosi, diaconi, sacerdoti e vescovi vennero imprigionati. Tra gl'internati cristiani, figure particolarmente importanti furono Karl Leisner, già ricordato, e Martin Niemöller (teologo protestante e leader della resistenza anti-nazista). In totale, più di 200.000 prigionieri provenienti da 30 diversi paesi vennero internati a Dachau.



29 aprile 1945, la Liberazione di Dachau |


Domenica 29 aprile 1945, il giorno prima che Hitler si suicidasse, entrarono nel campo di Dachau due divisioni di fanteria statunitensi, la 42ª e la 45ª. I pochi uomini delle Allgemeine SS ancora rimasti all'interno del campo, offrirono poca resistenza. Il campo di concentramento di Dachau fu il penultimo dei grandi campi ad essere liberato, sei giorni prima di Mauthausen, liberato il 5 maggio 1945. Al suo interno rimanevano ancora 32.335 prigionieri.


Il primo carrarmato americano entrando a Dachau sparò due cannonate demolendo una torretta; con altre due aprì una breccia nel muro opposto al cancello facendo comparire per la prima volta ai prigionieri le dieci ville degli ufficiali nazisti.


Ma già una furiosa battaglia infuriava fuori dal lager tra SS e americani, che durò dalla mattina di domenica 29 aprile fino alle cinque del pomeriggio; gli americani da fuori del lager avvertivano i prigionieri con megafoni in tutte le lingue di rifugiarsi nelle baracche per evitare pallottole vaganti.[30]


Ecco come il tenente colonnello Walter Fellenz della Settima Armata americana descrisse il saluto dei 32.000 prigionieri superstiti all'arrivo degli americani a Dachau:


"A diverse centinaia di metri all'interno del cancello principale, abbiamo trovato il campo di concentramento. Davanti a noi, dietro un recinto elettrificato di filo spinato, c'era una massa di uomini, donne e bambini plaudenti, mezzi matti, che salutavano e gridavano di gioia – i loro liberatori erano arrivati! Il rumore assordante del saluto era di là della comprensione! Ogni individuo degli oltre 32.000 che poteva emettere un suono lo faceva, applaudiva e urlava parole di giubilo. I nostri cuori piangevano vedendo le lacrime di felicità cadere dalle loro guance."


Gli americani vengono guidati da alcuni prigionieri russi nel bunker sotterraneo dove si effettuavano esperimenti ed interventi chirurgici su cavie umane; qui trovano venti donne e dieci guardie delle SS che lì si erano nascosti sperando di farla franca; li arrestano immediatamente. Osservano gli strumenti e la sala operatoria dove si asportavano, tra l'altro, organi da individui sani per essere inviati alle università tedesche. Vi è un montacarichi che serviva per portare in superficie i cadaveri mutilati delle vittime pronti per essere messi su carri tirati a mano ed avviati ai forni crematori; testimoni dicono agli allibiti americani che le cavie umane venivano operate anche in vivisezione senza anestesia. Gli americani giravano per il campo ripetendo in continuazione:"Orrendo!"[31]. Tra i fotografi ad entrare per primi nel campo dopo la sua liberazione, al seguito delle truppe americane, vi fu anche Lee Miller Penrose[32], famosa ex modella di Vogue ormai divenuta una fotoreporter di guerra.


Le truppe americane, dopo aver liberato Dachau, marciarono verso Monaco di Baviera, a pochi chilometri di distanza, ed entrarono in città il giorno successivo. I sottocampi vennero liberati lo stesso giorno, compreso il campo di Kaufering/Landsberg, dove era rinchiuso Viktor Frankl. Anche i trasporti di prigionieri, che erano nelle vicinanze di Monaco di Baviera, vennero raggiunti e liberati come il capoluogo, il 30 aprile. Tra i prigionieri liberati in questa occasione è da ricordare Max Mannheimer, che si trovava in un convoglio nei pressi di Seeshaupt.




Soldati delle SS e il generale Henning Linden durante il passaggio delle consegne, a seguito della liberazione del campo di concentramento. Il generale USA è al centro col casco con la rete.


La liberazione di Dachau e la scoperta degli orrori che vi avvenivano, lasciò sgomenta l'opinione pubblica del britannica e statunitense, non solo perché era il secondo campo di concentramento ad essere liberato dagli Alleati occidentali, ma anche, e soprattutto, perché fu il primo sito ad Ovest, nel quale si venne pienamente a conoscenza del reale dramma dei lager nazisti. Gli americani trovarono oltre 32.000 prigionieri in condizioni pietose e altri 1.600 ormai in fin di vita in 20 baracche del campo, che contenevano circa 250 persone ciascuna. I soldati americani scoprirono inoltre 39 vagoni ferroviari contenenti un altro centinaio di corpi di prigionieri morti ammassati.


Oltre a ciò i detenuti continuavano a morire come mosche; vi erano corpi in avanzato stato di decomposizione e si rischiavano gravi epidemie oltre a quelle già presenti. Gli americani fecero riaccendere i forni e in quattro giorni fecero cremare 741 corpi, ma non bastava.
Tra i soldati statunitensi vi era anche il futuro scrittore J.D. Salinger, che anni dopo dirà alla figlia "È impossibile non sentire più l'odore dei corpi bruciati, non importa quanto a lungo tu viva."[33]


Si rese subito necessario scavare vaste e profonde fosse comuni e con le ruspe gettarvi dentro cadaveri in numero impressionante.


Vi erano soldati americani avvezzi alle più crude atrocità della guerra ma che qui, a Dachau, piangevano nel vedere quegli scheletri viventi in "pigiama" a strisce, sporchi, laceri, traballanti fantasmi ancora in piedi, dagli enormi occhi assenti, che venivano piano piano loro incontro e che provavano a sorridere o a parlare; molti cadevano a terra, un guizzo e spiravano; musulmani (muselmann) li chiamano nel gergo dei lager, perché stremati, cadevano spesso in ginocchio con le braccia in avanti a terra e il capo chino come nella tipica posa dei musulmani che pregano.


Morivano anche detenuti che al momento, con gli aiuti, avevano potuto finalmente mangiare a sazietà; il loro stomaco si era troppo ristretto e letteralmente scoppiava per il tanto cibo. Nel campo prigionieri affamati erano arrivati persino a cibarsi di topi e vi furono anche diversi episodi di cannibalismo su cadaveri.


Bisognava disinfettare il campo dai pidocchi e altri parassiti e gli americani usarono il DDT ancora sconosciuto in Europa. Nonostante le cure, i morti si contavano a migliaia nei giorni successivi alla liberazione e in quello spaventoso maggio del 1945.[34]


Dal luglio 1945 il campo venne utilizzato come prigione per graduati e ufficiali SS, ed al suo interno si tennero pure le sedute del tribunale militare per il processo che riguardò i crimini commessi a Dachau, e questo fino al 1948. In seguito venne usato come ricovero per i profughi tedeschi.


Il 16 ottobre 1946 i forni crematori di Dachau vennero riaccesi per l'ultima volta: vennero cremati i 12 cadaveri dei gerarchi nazisti condannati all'impiccagione per sentenza del Processo di Norimberga. Si ripeté la tecnica di inserimento dei corpi nei forni ma stavolta a finirci dentro furono gli stessi apostoli del Nazismo, condannati per crimini contro l'umanità: Hermann Göring, von Ribbentrop, Keitel, Kaltenbrunner, Rosenberg, Frank, Frick, Streicher, Sauckel, Jodl, Seyß-Inquart e gli altri, passarono anche loro per il famigerato camino e le loro ceneri vennero poi gettate nel rio Conwentz.



Dal 1945 al 1948. La gestione americana. Processi e detenzione dei criminali di guerra |


Dachau inizialmente, su ordine del comando americano, fu messo in quarantena, a causa dell'epidemia di tifo presente nel sito. Questa, unita alla malnutrizione che aveva indebolito i prigionieri, decimò i sopravvissuti, provocando oltre 2.000 decessi[35]. Il campo, durante questa emergenza, servì come carcere per i detenuti e come rifugio per le persone senza fissa dimora ed ex-malati.
Venne annunciata in quei giorni la costituzione di un Comitato internazionale degli internati.
Dal mese di luglio le autorità militari statunitensi utilizzarono il campo di Dachau per i prigionieri e criminali di guerra, arrivando anche a 30.000 internati.


Circa tre anni e mezzo dopo la liberazione, nel mese di settembre 1948, l'esercito americano consegnò il sito alle autorità bavaresi: da quel momento Dachau venne utilizzato come campo profughi.



Il massacro di Dachau |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Massacro di Dachau.

Nel corso della giornata della liberazione, il 29 aprile, per cause che furono in seguito oggetto di indagine militare, decine (se non centinaia) di guardie delle Waffen-SS, che si erano già arrese, vennero uccise in vari momenti dai soldati americani e dai prigionieri appena liberati. Questo tragico episodio, alla conclusione dei 12 anni di vita del campo, è noto come massacro di Dachau. Pare accertato che, dopo la resa del campo, diversi soldati americani, inorriditi per le condizioni dei prigionieri, avessero iniziato ad uccidere sommariamente una ad una, tutte le guardie del campo. Alcune fonti parlano di sole 35 guardie naziste fucilate e di altre 515 arrestate o fuggite.[36] Gli americani inoltre, non si opposero al giustizialismo dei detenuti verso i loro ex-aguzzini; lo ritennero un loro diritto. Vi furono cacce al nazista e diverse esecuzioni e linciaggi. Vennero saccheggiate le ville degli ufficiali nazisti fuori dal campo e poi gli americani, per impedire disordini gravi, imposero ai prigionieri il ritorno nel lager, debitamente sfamati ed assistiti. Poi fecero sfilare nel campo, obbligatoriamente, la popolazione di Dachau affinché vedesse con i suoi occhi gli orrori del campo.[34]



Il processo di Dachau |




Processo di Dachau. Il tribunale militare in seduta. 25 settembre 1947.


La cittadina, alla fine della guerra, divenne sede di uno dei tribunali militari costituiti dagli Alleati con il compito di giudicare crimini e criminali nazisti. Il tribunale fu insediato alla fine del 1945, nell'ex lager, e dal 15 novembre al 13 dicembre ebbero luogo le sedute principali del processo di Dachau, contro il comandante del campo e altri 39 membri del personale. Le prove portarono alla condanna a morte per impiccagione di 36 dei 40 imputati.



Nel maggio 1946 vennero eseguite 28 delle condanne a morte delle 36 comminate. Anche altrove si svolsero processi simili e gli imputati erano per lo più i membri delle SS che avevano prestato servizio ad Auschwitz ed ai sottocampi di Dachau.




Processo di Dachau. Frederick Hoffman, un prete cattolico di origine ceca testimonia al processo. 22 novembre 1945.


Tali processi si celebrarono sino all'anno 1948 presso il sito del campo. Oggetto dei processi i presunti crimini di guerra, come l'Olocausto. Furono oggetto di indagine anche gli esperimenti medici sui detenuti. Frederick Hoffman, un prete cattolico ceco, ex internato nel campo, tra i primi a testimoniare, raccontò, presentando documentazioni personali, che 324 preti cattolici, a seguito di sperimentazioni sulla malaria, morirono durante la loro detenzione. Tuttavia la guerra fredda, che sarebbe iniziata di lì a poco, ridusse la portata di questi processi.
Nel 1949 la competenza passò alla neonata RFT, molti delitti caddero in prescrizione, con la sola eccezione dell'omicidio premeditato.


Dopo la guerra nel campo fu internato un gran numero di militari e graduati delle SS, fatti prigionieri dagli Alleati (si arrivò al numero di 25.000), che soffrirono per anni la fame. A partire dal 1946 e soprattutto nel 1947, dopo indagini e serrati interrogatori, molti vennero rimessi in libertà.



La vita nel campo |




Scorcio del campo di Dachau nei primi giorni della Liberazione (Foto del 3 maggio 1945)


Quando i prigionieri arrivavano al campo erano picchiati con 25 bastonate di benvenuto ed alcuni di loro non sopravvivevano; le guardie poi dicevano esplicitamente loro che non avevano diritti, né onore né difesa.

Poi insultati, rasati, e privati di tutti i loro averi entravano nel campo. Le SS potevano uccidere chiunque. Le punizioni includevano quella di essere appesi per le mani dietro la schiena a ganci per ore, abbastanza in alto da non toccare terra con le punte dei piedi; essere frustati su cavalletti, battuti con fruste di cuoio bagnato ed essere messi in isolamento per giorni in stanze troppo piccole per potersi sdraiare.


Il campo dei prigionieri era formato da 34 baracche disposte su due file separate da un lungo viale alberato; 15 di esse erano suddivise ciascuna in 4 camerate (Stuben), ognuna con un vano soggiorno e un dormitorio; ogni due camerate vi era un lavatoio e una serie di gabinetti. I posti letto per camerata erano per 52 deportati, per un totale, quindi, di 208 a baracca. In periodi di maggior affollamento si arrivò ad ospitare fino a 1600 detenuti a baracca, con condizioni igieniche indescrivibili, tanto che scoppiavano violente epidemie. 5 baracche delle 34, erano adibite ad area ospedaliera (Krankenbau), poi divenute 13, una baracca era adibita a zona di lavoro e la prima a sinistra a spaccio, in realtà sempre sprovvisto. Le prime due baracche a destra erano adibite ad infermeria e una parte della seconda fungeva da obitorio. L'infermeria fu tristemente nota a causa dei raccapriccianti esperimenti su cavie umane effettuati dal dott. Rascher e dal prof. Schilling su inermi deportati che vi perirono a migliaia.


I deportati "indisciplinati" o "incorreggibili", erano destinati a detenzione particolarmente dura, venivano rinchiusi nelle baracche di punizione, denominate strafblocke. Sono da segnalare la baracca n. 26, la "baracca dei preti", che era destinata ai religiosi detenuti, e quella definita di "disinfezione", staccata dal corpo centrale, tuttora visibile. Oggi sono rimaste poche baracche (le altre sono state distrutte); all'interno sono state fedelmente ricostruite, per i visitatori.


Alle delegazioni tedesche e straniere in visita al campo veniva mostrata solo parte del campo stesso, perché si voleva che se ne ricavasse l'impressione di un luogo ordinato, efficiente e moderno, e che gli internati apparissero come appartenenti ad una razza "inferiore".
Gli internati poi erano soggetti a lavori forzati, per la normale manutenzione prima e per il rifacimento del campo stesso a partire dal 1937.


Nel corso degli anni le condizioni di vita peggiorarono sensibilmente. Pur non essendo ufficialmente un campo di sterminio, ma semplicemente di lavoro, il numero di morti fu impressionante. Con l'introduzione delle disposizioni sull'eutanasia alcune baracche del campo, la 29 e la 30, divennero le anticamere della morte, con detenuti in cattive condizioni di vita e destinati alla soppressione ed al forno crematorio.[37]



Il regolamento disciplinare |




L' SS-Obergruppenführer Theodor Eicke, Comandante del campo di Dachau dal 1933 al 1934. Violento e sanguinario, si distinse per la sua particolare efferatezza e sadica brutalità verso i prigionieri


Nell'ottobre 1933 venne emanato il regolamento del campo di concentramento di Dachau. Questo conteneva ordini di servizio per le SS addette alla sorveglianza e brutali sanzioni per i detenuti. Tale regolamento, messo a punto da Theodor Eicke, doveva spezzare la personalità degli internati e impedire ogni tentativo di fuga, e prevedeva pene corporali ed esecuzioni.


A titolo di esempio vengono qui riportati solo alcuni punti di tale regolamento.



Per il personale di sorveglianza




  • Chi dovesse lasciar fuggire un detenuto verrà arrestato e consegnato alla polizia bavarese con l'accusa di liberazione per negligenza di un detenuto.

  • Se un detenuto tenta la fuga si deve sparare senza preavviso. Se una guardia, nell'esecuzione dei suoi doveri, dovesse uccidere un detenuto che tenta di fuggire, non ne subirà conseguenze penali.

  • Se dovesse ammutinarsi un reparto di detenuti, tutte le guardie presenti dovranno aprire il fuoco sui rivoltosi, senza colpi di avvertimento.



Per i detenuti




  • punto 6 - Chi assuma un atteggiamento ironico nei confronti delle SS, chi ometta intenzionalmente il saluto regolamentare o chi rifiuti di sottomettersi alla disciplina, verrà punito con otto giorni di arresto e con venticinque bastonate all'inizio ed alla fine di tale periodo.

  • punto 12 - Chi aggredisce una guardia, chi rifiuta di lavorare, chi istighi alla rivolta, chi lascia una colonna o il posto di lavoro, chi durante queste attività scrive, sobilla o tiene discorsi viene passato per le armi sul posto o successivamente impiccato.



La cittadina di Dachau e il campo di concentramento |


Verso gli ultimi mesi del 1919, in conseguenza della fine della prima guerra mondiale, la fabbrica di polvere da sparo della cittadina di Dachau cadde in abbandono e venne chiusa. Questa fabbrica rappresentava la colonna portante dell'economia locale e in ripercussione di ciò, per anni, la popolazione locale subì la disoccupazione e la miseria.[38] L'apertura di un campo quindi, sul sito della vecchia fabbrica in disuso, riportò la speranza di una rinascita della zona, che tuttavia non si realizzò nelle forme sperate. Inizialmente la struttura si limitò al campo principale, situato in prossimità della ferrovia, e solo in seguito venne gradualmente ampliato.


Il campo fu suddiviso nel tempo in varie aree, tra le quali:



  • Zona alloggi per i prigionieri, 34 grandi baracche divise in due file da un lungo viale alberato, incluse in un recinto rettangolare di 600 per 300 metri di lato

  • Alloggiamenti SS

  • Il Bunker con le prigioni

  • Depositi e rimesse per veicoli

  • Zone agricole con fattoria

  • Campo di tiro

  • Zona dei forni crematori, area alberata a forma di trapezio rettangolo adiacente per il lato obliquo all'estremità esterna destra del campo in cui si trovano, un capannone di legno dipinto come una casa tipica di villaggio di campagna bavarese, contenente un forno crematorio doppio e un grande edificio in muratura all'interno del quale vi sono quattro forni con annessa camera a gas e camerette per la fumigazione dei tessuti da disinfettare

  • Cimitero





Fürstenfeldbruck, nei pressi di Dachau, monumento alle vittime della marcia della morte.


Il campo principale, completato il 21 marzo 1933, venne visto nei primi anni come una risorsa economica importante.


I prigionieri vennero impiegati, in seguito, per incarichi di lavoro anche fuori del campo, e questo coinvolse sia singoli individui che migliaia di prigionieri, a seconda delle esigenze. Talvolta gli interventi esterni, se i detenuti avevano anche un posto dove stare, fecero sorgere strutture secondarie, i sottocampi. Al comando di questi, se le dimensioni lo permettevano, vennero chiamati anche prigionieri con incarico di funzionari.


Il sindaco di Dachau, Lambert Friedrich, in un suo memorandum del 1936, scriveva: «Gli affari, l'artigianato e l'industria hanno fatto registrare un forte rilancio grazie alla intensa attività nel settore delle costruzioni, specialmente nei due campi delle SS (K.L.D e II SS Deutschland)».


In seguito, nel 1937, il comando del campo chiese un regolare collegamento con mezzi pubblici tra Dachau ed il campo di concentramento: ciò per permettere, principalmente, alle guardie del campo di potersi spostare in città. In una sua lettera, il nuovo sindaco, Hans Cramer, rispose positivamente, adducendo motivazioni economiche.
La nuova linea di autobus richiesta fu inaugurata il 22 novembre 1937.
La popolazione locale fu coinvolta solo parzialmente nella vita del campo, ad esempio quando si assisteva alle marce delle colonne dei prigionieri diretti ai luoghi di lavoro.




Il Memoriale |









«Ricordiamo che questo è stato»


(Epigrafe del Giorno della Memoria del 27 gennaio)



Comitato Internazionale di Dachau: il Memorial.


Nel 1955 gli ex prigionieri sopravvissuti del Lager di Dachau, che avevano costituito il Comité International de Dachau, decisero di erigere un monumento a ricordo dell'immane tragedia che in quel luogo si era consumata. Il Memorial è stato realizzato in dieci anni di lavori e, nel maggio 1965, 20 anni dopo la liberazione, fu aperto il primo grande Memorial di un Lager sul territorio della Repubblica federale tedesca.
Un paio di baracche sono state ricostruite, per mostrare al visitatore le condizioni di vita nel campo ed una è visitabile anche con i suoi interni in legno ed i servizi. Le baracche originarie erano state in gran parte abbattute e le poche ancora in piedi, al momento della ricostruzione, erano in condizioni pietose. Delle altre 32 baracche che costituivano il campo sono rimaste le indicazioni delle fondamenta in cemento.
Il Memorial, ricostruito nel 2003, è stato integrato con diversi documenti e reperti forniti da ex-internati.
Il Memorial comprende inoltre quattro cappelle in rappresentanza delle varie religioni professate dai prigionieri.




  • Memorial ebraico

  • Chiesa protestante

  • Cappella cattolica (ospita gli affreschi di Nicola Neonato)

  • Cappella russo-ortodossa






Atti vandalici contro la memoria |


Il cancello con la scritta Arbeit Macht Frei venne danneggiato nella notte tra il 1° e il 2 novembre del 2014 e la scritta rubata. L'episodio attirò l'attenzione internazionale perché rinnovava la grave profanazione che già si era avuta ad Auschwitz con l'analogo furto[39])



Dirigenti del lager di Dachau |



Ufficiali che si sono succeduti al comando |




Martin Weiß, ufficiale SS responsabile di gravi crimini nel Ghetto di Vilna, imputato al processo di Dachau nel dicembre del 1945.




Impiccagione di Rudolf Höß, ex Comandante del Lager di Auschwitz. L'esecuzione della sua condanna per crimini contro l'Umanità avvenne nello stesso campo di Auschwitz il 16 aprile 1947. Höss era stato allievo di Theodor Eicke nei primi anni di Dachau.




  • SS-Standartenführer Hilmar Wäckerle (22 marzo 1933 - 26 giugno 1933)


  • SS-Gruppenführer Theodor Eicke (26 giugno 1933 - 4 luglio 1934)


  • SS-Oberführer Alexander Reiner (4 luglio 1934 - 22 ottobre 1934)


  • SS-Brigadeführer Berthold Maack (22 ottobre 1934 - 12 gennaio 1935)


  • SS-Oberführer Heinrich Deubel (12 gennaio 1935 - 31 marzo 1936)


  • SS-Oberführer Hans Loritz (31 marzo 1936 - 7 gennaio 1939)


  • SS-Hauptsturmführer Alex Piorkowski (7 gennaio 1939 - 2 gennaio 1942)


  • SS-Obersturmbannführer Martin Weiß (3 gennaio 1942 - 30 settembre 1943)


  • SS-Hauptsturmführer Wilhelm Weiter (30 settembre 1943 - 26 aprile 1945)


  • SS-Obersturmbannführer Martin Weiss (26 aprile 1945 - 28 aprile 1945)


  • SS-Untersturmführer Johannes Otto (28 aprile 1945)


  • SS-Sturmscharführer Heinrich Wicker (28 aprile 1945 - 29 aprile 1945)



Altri ufficiali |




  • Adolf Eichmann (da gennaio a ottobre del 1934). Eichmann ha sostenuto, durante il processo in Israele, che la sua unità non aveva nulla a che fare con il campo di concentramento.[40]


  • Rudolf Höß (1934–1938)


  • Max Kögel (1937–1938)[41]



Prigionieri internati a Dachau |



Ebrei |




  • Bruno Bettelheim, imprigionato nel 1938, liberato nel 1939; abbandonò la Germania


  • Viktor Frankl, psicoterapeuta viennese


  • David Ludwig Bloch, pittore, arrestato nel novembre 1938 durante la Kristallnacht



Combattenti della Resistenza anti-nazista |




  • Georg Elser, morto il 9 aprile 1945


  • Charles Delestraint, ucciso il 19 aprile 1945

  • Arthur Haulot


  • Georges Charpak, insignito nel 1992 del Premio Nobel per la fisica


  • Giovanni Palatucci, giusto tra le nazioni a Dachau dal 22 ottobre 1944 fino alla morte, il 19 febbraio 1945[42]

  • Joze Rapotec

  • Noor-un-Nisa Inayat Khan - fucilata sett.1943 insignita della George Cross with Gold Star

  • Tallone Paolo (18/6/15 - 06/10/75) aeronautica militare - partigiano pluridecorato. "quando gli Americani ci liberarono, quelli che non furono immediatamente ricoverati negli ospedali da campo morirono per il troppo cibo, dopo tanto digiuno, gli scoppiò letteralmente lo stomaco" "quando i pidocchi abbandonavano un corpo umano nelle baracche, ci allontanavamo perché significava che stava morendo"..."ho mangiato anche i topi..."..

  • Paolo Brichetto Arnaboldi, resistente dell'«Organizzazione Franchi»[43]

  • Lorenzo D'Angelo (liberato nel 1945 dagli anglo americani) Francolise 1923 - Sparanise 2017[44]


  • Calogero Marrone morto il 25 febbraio 1945



Religiosi |




Il cancello da cui sono passati i prigionieri di Dachau.


A Dachau esisteva uno speciale "Blocco dei sacerdoti", il "26". Dei circa 2.720 sacerdoti (2.579 dei quali, cattolici) imprigionati a Dachau, 1.034 morirono; la maggior parte di questi (1.780) era di etnia polacca, e 868 di loro morirono a Dachau.




  • Jean Bernard (1907 - 1994), prete cattolico originario del Lussemburgo, venne imprigionato dal maggio 1941 all'agosto del 1942. Padre Bernard scrisse il libro "Pfarrerblock 25487" circa la propria esperienza a Dachau. Il film "Il nono giorno" di Volker Schloendorff si basa sui suoi diari.


  • Anton Fränznick, a Dachau dal 1942, morto il 27 gennaio 1944


  • Beato Michał Kozal, vescovo cattolico polacco. A Dachau dal 1941, il 26 gennaio 1943 malato di tifo viene ucciso con un'iniezione letale e il 30 gennaio 1943 il suo corpo incenerito nel forno crematorio di Dachau
    • Beato Stefan Wincenty Frelichowski, prete cattolico, morto il 23 febbraio 1945


  • Beato Stefan Grelewski, prete cattolico, prigioniero num. 25281, morto di fame a Dachau il 9 maggio 1941

  • Beato Alojs Andritzki, prete cattolico, ucciso con un'iniezione letale il 3 febbraio 1943

  • Beato Georg Häfner, prete cattolico, morto di stenti il 20 agosto 1942

  • Beato Gerhard Hirschfelder, prete cattolico, morto di fame e malattia il 1º agosto 1942

  • Beato Marian Konopiński, prete cattolico, morto il 1º gennaio 1943


  • Adam Kozłowiecki, cardinale polacco 1911-2007. Imprigionato prima 6 mesi ad Auschwitz poi dal gennaio 1940 a Dachau fino alla liberazione il 29 aprile 1945

  • Beato Karl Leisner, a Dachau dal 14 dicembre 1941, liberato il 4 maggio 1945, morì il 12 agosto a causa della tubercolosi contratta nel campo. Fu internato da diacono e venne ordinato sacerdote proprio a Dachau, nel campo di concentramento, ricevendo clandestinamente l'ordine sacro da un vescovo internato, Gabriel Piguet.


  • Martin Niemöller, imprigionato nel 1941, liberato il 4 maggio 1945

  • Hermann Scheipers


  • Richard Schneider, a Dachau dal 22 novembre 1940, liberato il 29 marzo 1945


  • Aloys Scholze, morto il 1º settembre 1942


  • Joseph Kentenich, fondatore del Movimento Schoenstatt, trascorse tre anni e mezzo a Dachau


  • Giovanni Fortin, sacerdote cattolico, edificò a Padova nel 1955 il Tempio nazionale dell'internato ignoto, a ricordo degli internati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale.

  • Beato Padre Giuseppe Girotti, religioso domenicano nato ad Alba (CN)il 19 luglio 1905, annoverato tra i giusti tra le nazioni per le sue azioni a favore degli ebrei durante l'Olocausto, per i quali sacrificò la propria vita e venne deportato nel Lager di Dachau dove morì il giorno di Pasqua, il 1º aprile 1945. Il 26 aprile 2014 nel Duomo di Alba il cardinale Severino Poletto l'ha proclamato Beato.


  • Antonio Seghezzi, presbitero e partigiano fu catturato e imprigionato nel campo di Kaisheim, fu spostato a Dachau nell'aprile del 1945 causa l'avanzata degli alleati. Dopo la liberazione fu ricoverato nell'ospedale cittadino dove morì nel maggio del medesimo anno di emottisi, venendo poi sepolto nel cimitero del campo, solo nel 1952 la salma fu riesumata e tumulata nel paese natale.



Politici |




Leopold Figl




  • Fritz Michael Gerlich, giornalista tedesco, fu fucilato il 30 giugno 1934


  • Duchi di Hohenberg, Maximilian ed Ernst, figli dell'Arciduca Francesco Ferdinando d'Austria, erede al trono assassinato a Sarajevo nel 1914; oppositori di Adolf Hitler furono internati a Dachau nel 1938 e rilasciati alla liberazione nel 1945.


  • Leopold Figl, arrestato nel 1938, rilasciato l'8 maggio 1943


  • Alois Hundhammer, arrestato il 21 giugno 1933, rilasciato il 6 luglio 1933


  • Kurt Schumacher, a Dachau dal luglio 1935, trasferito a Flossenbürg nel 1939, ritornato a Dachau nel 1940, rilasciato per una grave malattia il 16 marzo 1943


  • Stefan Starzyński, sindaco di Varsavia, morto probabilmente nel 1943


  • Baral Edoardo Enrico, n° 146983, arrestato il 31 marzo 1944, deportato in Germania, campi di Oberottmarschausen, prigione di Sangau, carcere di Monaco, campo di concentramento di Mosach, prigione di Monaco, Campo di Dachau, liberato il 28 aprile 1945.



Comunisti |




  • Alfred Andersch, trattenuto per 6 mesi nel 1933


  • Emil Carlebach (ebreo), a Dachau dal 1937, trasferito a Buchenwald nel 1938


  • Nikos Zachariadīs (greco), a Dachau dal novembre 1941 al maggio 1945


  • Oskar Müller, a Dachau dal 1939, liberato nel 1945


Marcello Bait, arrestato a Ronchi dei Legionari assieme all'amico Mario Candotto (Gorizia - Italia) dai tedeschi e dai fascisti italiani il 24 maggio 1944, internato a Dachau i primi di giugno e rimasto in questo campo fino alla liberazione il 29 aprile del 1945.



Scrittori |




  • Tadeusz Borowski, scrittore, sopravvissuto, ma suicida nel 1951.


  • Stanisław Grzesiuk, scrittore, poeta e cantante polacco, a Dachau dal 4 aprile 1940, trasferito in seguito al campo di Mauthausen.


  • Stefan Kieniewicz, storico polacco.


  • Gustaw Morcinek, scrittore polacco.


  • Boris Pahor scrittore sloveno.


  • Jura Soyfer, a Dachau per 6 mesi nel 1938, trasferito in seguito a Buchenwald.


  • Stevo Žigon, attore, direttore di teatro e scrittore serbo, a Dachau dal dicembre 1943 al maggio 1945.



I sottocampi |


Molte strutture minori (sottocampi) vennero approntate per far fronte alle esigenze di produzione o alle necessità di alcune aree, in modo da avere sempre personale nelle vicinanze dei luoghi di lavoro.


Ad esempio vennero costruiti sottocampi nelle vicinanze delle fabbriche Zeppelin, Messerschmitt AG, BMW, Dornier, Agfa, Präzifix, Dynamit, Magnesite, Kimmel e così via.










  • Allach

  • Aufkirch

  • Augusta

  • Bad Ischl

  • Bad Tölz

  • Bäumenheim-Asbach

  • Baubrigade XIII

  • Bayersoien

  • Bayrisch Zell

  • Birgsau

  • Blaichach

  • Bruck

  • Burgau/Günzburg

  • Dachau

  • Eching

  • Echterdingen

  • Ellwangen

  • Emmerting

  • Eschelbach

  • Feistenau

  • Feldafing

  • Fischbachau

  • Fischen

  • Fischhorn

  • Friedolfing

  • Friedrichshafen

  • Füssen

  • Gablingen

  • Garmisch-Partenkirchen

  • Germering

  • Gmünd

  • Halfing






  • Hallein

  • Hausham

  • Heidenheim

  • Heppenheim

  • Horgau

  • Innsbruck

  • Itter

  • Karlsfeld

  • Kaufbeuren

  • Kaufering

  • Kempten

  • Königssee

  • Kottern

  • Landsberg am Lech

  • Landshut

  • Lauingen

  • Lind

  • Lochau

  • Markt Schwaben

  • Moschendorf

  • Mühldorf am Inn

  • Mülheim an der Ruhr

  • Monaco di Baviera

  • Neustift im Stubaital

  • Norimberga

  • Oberdorf

  • Oberföhring

  • Ottobrunn

  • Passavia

  • Pfersee






  • Plansee

  • Pollnhof

  • Radolfzell am Bodensee

  • Rohrdorf

  • Rorgsachwaige

  • Rothschwaige

  • Salisburgo

  • Saulgau

  • Schlachters-Sigmarszell

  • Schleißheim

  • Schloss Itter

  • Seehausen

  • Spitzingsee

  • Steinhoering

  • Stephanskirchen

  • Sankt Gilgen

  • St. Lambrecht

  • St. Wolfgang

  • Traunstein

  • Trostberg

  • Türkenfeld

  • Türkheim

  • Tutzing

  • Überlingen

  • Ulma

  • Utting am Ammersee

  • Valepp

  • Vulpmes

  • Weißensee

  • Wolfratshausen

  • Zangberg






Note |


Annotazioni



  1. ^ Reale fabbrica di polveri e di munizioni di Dachau.


  2. ^ Le informazioni che seguono, sino alla data 1945, sono ricavate in larga misura da "Il campo di concentramento di Dachau dal 1933 al 1945", p. 37, in bibliografia.


Fonti



  1. ^ S.Loddo, p.16:



    «Esso fu il modello di riferimento per l'intera costellazione concentrazionaria. Eicke impose le linee guida di Dachau negli altri lager [...]» come «capo dell'Istanza centrale di controllo e gestione del sistema concentrazionario.»





  2. ^ Informazioni per il visitatore, su kz-gedenkstaette, Dachau Concentration Camp Memorial Site. URL consultato il 24 marzo 2016.


  3. ^ Monaco di Baviera Ultime Notizie, quotidiano fondato nel 1848. Era il giornale più grande e più importante di Monaco di Baviera. Dopo la presa del potere da parte di Hitler, un certo numero di personalità di alto livello del partito, tra cui Himmler stesso, furono corrispondenti sul giornale. Pochi giorni prima dell'annuncio di Dachau, il 13 marzo 1933, arrestato il capo redattore, il giornale era passato sotto il controllo dei nazisti. Nel 1935 i proprietari furono costretti a vendere loro il gruppo. L'ultimo numero è stato pubblicato il 28 aprile 1945.


  4. ^ (DE) Simon Griesbeck, Exkursion zur KZ-Gedenkstätte Dachau, su jakob-fugger-gymnasium, Jakob-Fugger-Gymnasium Augsburg. URL consultato il 24 marzo 2016.


  5. ^ Vedi il rettangolo e il complesso di Dachau nella foto aerea accanto


  6. ^ Il campo di concentramento di Dachau dal 1933 al 1945 - Testi e foto dell'esposizione, p. 59


  7. ^ C.I.Dachau, p.64


  8. ^ Campo di Hartheim Archiviato il 26 febbraio 2010 in Internet Archive.


  9. ^ Erroneamente si crede che nella Conferenza di Wansee fosse stato deciso lo sterminio degli Ebrei. In realtà questo genocidio era stato deciso assai prima, pare nella seconda metà del 1940, insieme a quello delle popolazioni slave riguardante il destino di 50 milioni di individui da attuarsi in 50 anni. Vedasi Generalplan Ost


  10. ^ (DE) Chronik des Konzentrationslagers Dachau Archiviato l'11 marzo 2007 in Internet Archive.


  11. ^ Monaco di Baviera illustrato, rivista illustrata del maggior giornale della regione, il Monaco di Baviera Ultime Notizie


  12. ^ ab Martha Gellhorn, I volti della guerra. Cinquant'anni al fronte


  13. ^ Notizie rilevate da pubblicazioni del museo nazionale KZ Gedenkstätte Dachau


  14. ^ ab Martha Gellhorn, I volti della guerra. Cinquant'anni al fronte, p. 172


  15. ^ Doch wir haben die Losung von Dachau gelernt,
    Und wir wurden stahlhart dabei.
    Bleib ein Mensch, Kamerad,
    Sei ein Mann, Kamerad,
    Mach ganze Arbeit, pack an, Kamerad:
    Denn Arbeit, denn Arbeit macht frei,
    Denn Arbeit, denn Arbeit macht frei!



  16. ^ Il capannone di legno, contenente il primo forno crematorio di Dachau, fu eretto in stile casa di baviera tra gli alberi di un boschetto, probabilmente per nascondere l'impianto di cremazione ad eventuali ispezioni al campo della Croce Rossa o altre delegazioni.


  17. ^ E. Vanzini- L'ultimo sonderkommando italiano - Ed. Rizzoli


  18. ^ I lager nazisti non furono l'atroce follia del capriccio hitleriano fine a se stessa, un genocidio attuato solo per vano odio razziale, ma la mercificazione dello sterminio, un calcolo infinitamente giovevole e capillare per i grandi interessi della Germania medesima, che riuscì a trarre da questi infami campi, probabilmente, il principale finanziamento per la guerra stessa, tanto da quadruplicare persino la produzione bellica durante il conflitto. (Cfr.- Albert Speer, "Diari segreti di Spandau"- Mondadori Editore)


  19. ^ E. Vanzini - L'ultimo sonderkommando italiano - Ed. Rizzoli- pag.65 e 75


  20. ^ ab Enrico Vanzini, "L'ultimo Sonderkommando italiano-A Dachau ero il numero 123343" Casa Editrice Rizzoli


  21. ^ (DE) Martin Broszat, Keine Vergasung in Dachau, in Die Zeit (34), 19 agosto 1960. URL consultato il 24 novembre 2013.


  22. ^ «Io, addetto alle camere a gas di Dachau» La testimonianza di Enrico Vanzini, ultimo appartenente al Sonderkommando ancora in vita, su trentinocorrierealpi.gelocal.it. URL consultato il 6 marzo 2014.


  23. ^ Dachau, Experimental murder, su oldmagazinearticles.com. URL consultato il 23 giugno 1945.


  24. ^ Francesco Maria Feltri, Il nazionalsocialismo e lo sterminio degli ebrei: lezioni, documenti, Casa Editrice Giuntina, 1995. ISBN 88-8057-016-1 p. 96


  25. ^ Dachau, su ushmm.org.


  26. ^ Comité Internationale de Dachau, Il campo di concentramento di Dachau dal 1933 al 1945, p.186


  27. ^ Mitscherlich.Mielke, p.76


  28. ^ ANED | La liberazione di Dachau nelle parole degli americani - Testimonianza di Giovanni Melodia Archiviato il 13 febbraio 2010 in Internet Archive.


  29. ^ Italo Geloni, Ho fatto solo il mio dovere, p. 35


  30. ^ E.Vanzini - L'ultimo sonderkommando italiano - Ed. Rizzoli. Pag.88 e p.86


  31. ^ E.Vanzini - L'ultimo sonderkommando italiano. Ed. Rizzoli.Pag.90


  32. ^ A. Penrose, 1985


  33. ^ Salinger, M (2000) Dream Catcher, p. 55.


  34. ^ ab E.Vanzini - L'ultimo sonderkommando italiano. Ed. Rizzoli


  35. ^ (DE) Sito istituzionale bavarese di istruzione. Archiviato l'11 marzo 2007 in Internet Archive.


  36. ^ ^ Staff. A review of Col. Howard A. Buechner's account of execution of Waffen-SS soldiers during the liberation of Dachau


  37. ^ Italo Geloni, Ho fatto solo il mio dovere, p. 37


  38. ^ Il campo di concentramento di Dachau dal 1933 al 1945 - Testi e foto dell'esposizione, p. 70


  39. ^ Benedetta Guerrera, Dachau, rubata la targa 'Arbeit macht frei', su ansa.it, ANSA, 3 novembre 2014. URL consultato il 24 marzo 2016.


  40. ^ http://www.nizkor.org/ftp.cgi/people/e/eichmann.adolf/transcripts/ftp.py?people/e/eichmann.adolf/transcripts/Sessions/Session-013-04%7C Documentazione del processo in Israele del 1960, in lingua inglese


  41. ^ Otto Max Kögel (nato il 16 ottobre 1895 a Füssen - morto il 27 giugno 1946 a Norimberga) è stato un ufficiale nazista che ha servito come comandante a Lichtenburg, Ravensbrück, Majdanek e nel campo di concentramento di Flossenbürg.


  42. ^ Sito ufficiale dell'Associazione Giovanni Palatucci


  43. ^ Paolo Brichetto Arnaboldi nel sito dell'ANPI


  44. ^ Notiziario: Federazione di Caserta: 2 giugno 2017, su combattentiereduci.it. URL consultato il 22 dicembre 2017.



Bibliografia |



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  • (EN) Antony Penrose, The lives of Lee Miller, New York, Holt, Rinehart, and Winston, 1985, ISBN 978-0-03-005833-2, OCLC 11972458.

  • Italo Geloni, Ho fatto solo il mio dovere..., 2002

  • Ugo Mutti, Diario di Dachau. 1945, seconda edizione, 2011


  • Francesco Maria Feltri. Il nazionalsocialismo e lo sterminio degli ebrei: lezioni, documenti. 1995, Casa Edititrice Giuntina. ISBN 88-8057-016-1


  • L'ultimo sonderkommando italiano: A Dachau ero il numero 123343, Enrico Vanzini


  • Bruno Bettelheim, Il cuore vigile, Adelphi Edizioni, Milano 1988


  • Alessandra Chiappano, I lager nazisti : guida storico-didattica, Firenze, La Giuntina, 2008, ISBN 978-88-8057-274-9

  • Salvatore Loddo, La Shoah: guida agli studi e alle interpretazioni, Roma, Carocci editore, 2014, ISBN 978-88-430-7623-9.

  • (EN) Trials of War Criminals Before the Nuernberg Military Tribunals Under Control Council Law No. 10, su The Library of Congress Military Legal Resources, 15 volumi, Washington DC, the Superintendent of Documents, U. S. Government Printing Office, ottobre 1946 - aprile 1949.

  • (DE) Alexander Mitscherlich, Fred Mielke, Wissenschaft ohne Menschlichkeit – Medizinische und Eugenische Irrwege unter Diktatur, Bürokratie und Krieg, Heidelberg, Lamberg und Schneider, 1949.



Voci correlate |



  • Massacro di Dachau

  • Lista dei campi di concentramento nazisti



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Collegamenti esterni |






  • Campo di concentramento di Dachau, su Treccani.it, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata


  • (EN) Campo di concentramento di Dachau, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata

  • Centro Commemorativo di Dachau, su dachau.de, KZ-Gedenkstätte Dachau. URL consultato il 20 giugno 2016.

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  • Dachau Informazioni utili, su lageredeportazione.org, Biblioteca Civica Popolare del Comune di Nova Milanese. URL consultato il 25 marzo 2016.

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  • wikimapia- visione recente satellitare dell'area del campo, su http://wikimapia.org. URL consultato il 25 marzo 2016.


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