L6/40
Fiat L6/40 | |
---|---|
Descrizione | |
Tipo | carro armato leggero |
Equipaggio | 2 (pilota e armiere-capocarro) |
Costruttore | Fiat-Ansaldo |
Data entrata in servizio | 1939 |
Data ritiro dal servizio | inizi anni cinquanta |
Utilizzatore principale | Italia |
Altri utilizzatori | Germania Repubblica Sociale Italiana Italia |
Esemplari | 283 |
Sviluppato dal | L3/33 |
Altre varianti | L40, AS43 |
Dimensioni e peso | |
Lunghezza | 3,78 m |
Larghezza | 1,92 m |
Altezza | 2,03 m |
Peso | 6,8 t |
Propulsione e tecnica | |
Motore | SPA 18D 4 cilindri in linea a benzina da 4053 cc, raffreddato ad acqua |
Potenza | 70 hp (52 kW) |
Rapporto peso/potenza | 10,29 hp/t |
Trazione | cingoli |
Prestazioni | |
Velocità su strada | 42 km/h |
Autonomia | 200 km |
Pendenza max | 60 % |
Armamento e corazzatura | |
Armamento primario | 1 cannone automatico Breda 20/65 Mod. 1935 calibro 20 mm[1] |
Armamento secondario | 1 mitragliatrice Breda Mod. 38 da 8 mm coassiale al cannone |
Corazzatura | dai 6 ai 40 mm |
Capacità | 296 colpi da 20 mm 1.560 colpi da 8 mm |
Corazzatura frontale | 30 mm |
Corazzatura laterale | 15 mm |
Corazzatura posteriore | 15 mm |
Dati tratti da Bishop 1998[2] | |
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L'L6/40 fu un carro armato leggero[3] italiano utilizzato durante la seconda guerra mondiale, prevalentemente dal Regio Esercito che lo impiegò in tutti i teatri di guerra.
Indice
1 Storia
1.1 Sviluppo e descrizione
1.2 Impiego operativo
2 Versioni e derivati
3 Esemplari superstiti
4 Utilizzatori
5 Note
6 Bibliografia
7 Altri progetti
Storia |
Sviluppo e descrizione |
Negli anni trenta la Fiat-Ansaldo sviluppò un carro armato derivato dal modello L3/33, una tankette diventata ormai obsoleta. Il prototipo uscì dall'Ansaldo nel 1938 dotato di una mitragliera binata in torretta e un cannone automatico da 37 mm in casamatta (configurazione simile al M11/39), a cui seguirono altri esemplari di prova che inserivano il cannone, sempre da 37 mm, in torretta, abbinato ad una mitragliatrice coassiale Breda Mod. 38 da 8 mm o dalla già citata mitragliera binata. Per la versione definitiva di serie, arrivata durante il 1939, si optò per la mitragliatrice coassiale e per un cannone Breda 20/65 Mod. 1935 da 20 mm in torretta[1]: si trattava essenzialmente di un carro costruito sullo scafo modificato dell'L3/33 (derivato a sua volta dal carro britannico Carden Loyd Mk VI) con una riserva di 296 colpi per il cannone e 1.560 per la mitragliatrice.[4]
Lo scafo, interamente rivettato, aveva uno spessore che variava dai 6 ai 30 mm ed era abbastanza largo da contenere due uomini, pilota e armiere-capocarro, che potevano accedere al mezzo o dalla torretta o da una porta situata nel lato destro. Il motore era uno SPA 18D a quattro cilindri a benzina da 70 hp (52 kW) capace di sviluppare una velocità massima su strada di 42 km/h; la torretta poteva ruotare di 360° e sia il cannone automatico che la mitragliatrice avevano un alzo variabile tra -12° e +20°. Il treno di rotolamento per ogni lato era costituito da due rulli di corsa e da due coppie di ruote, con il pignone davanti e la puleggia di dietro inframezzati da tre piccole ruote di rinvio.[5]
Impiego operativo |
Sebbene fosse sotto molti aspetti un veicolo efficiente nella sua categoria[6], l'L6/40 fu considerato, in linea generale, un mezzo nato "vecchio", sia per quanto riguardava l'armamento che la corazzatura, che non riuscì a svolgere adeguatamente i ruoli per cui era stato creato, ricognizione ed appoggio alla fanteria, e che talvolta, per mancanza di mezzi più adatti fu utilizzato anche come carro di rottura[7].
Fu usato dal Regio Esercito praticamente in ogni fronte della seconda guerra mondiale dove erano coinvolte le forze italiane: in Africa settentrionale, al fronte orientale con l'ARMIR[8], nei Balcani con compiti di contrasto alle operazioni della resistenza jugoslava (alcuni vennero poi catturati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943 e riutilizzati) e in Italia contro le truppe tedesche, che ne catturarono un certo numero per riutilizzarli direttamente con la denominazione PzKpfw 733(i) o per fornirli ai reparti della RSI.
A partire dal 1943 la torretta del carro fu usata sull'autoblindo SPA-Viberti AS43.
L'Esercito Italiano lo utilizzò fino ai primi anni cinquanta.[4], così come i Reparti celeri della Pubblica Sicurezza[9].
Versioni e derivati |
Uscirono dalla produzione un totale di 283 L6/40 nelle varie versioni:[4]
- Versioni di produzione o modificate
L6/40 – versione base.
L6/40lf – versione con un lanciafiamme al posto del cannone dotata di un serbatoio di liquido combustibile da 200 litri[6].
L6/40 Centro Radio – carro radio usato come mezzo di comando, con torretta aperta e mezzi di comunicazione migliorati.
L6/40 Portamunizioni – carro portamunizioni che accompagnavano i semoventi M.41 da 90/53; trasportavano 26 colpi a bordo e 40 su apposito rimorchio blindato.
- Derivati
L40 – semovente d'artiglieria sviluppato dall'L6/40, a cui rimuoveva la torretta per far spazio ad un cannone anticarro 47/32 Mod. 1935 da 47 mm.
Carro Comando L40 – carro comando per plotone e compagnia semoventi.
Cingoletta L40 – la controparte italiana dell'Universal Carrier britannico, rimase prototipo.
Esemplari superstiti |
Sono attualmente conservati tre esemplari del carro armato ed uno del semovente[10] :
- L6/40 - Caserma "Mara" - Comando NATO Rapid Deployable Corps - Italy (Solbiate Olona)
- L6/40 - Museo Militare dell'Esercito albanese (Citadel-Gjirokäster, Albania)
- L6/40 - Museo dei mezzi corazzati (Kubinka, Russia)
- Semovente L40 da 47/32 - U.S. Army Ordnance Training and Heritage Center (Fort Lee - Virginia, Stati Uniti)
Utilizzatori |
Italia
- Regio Esercito
Repubblica Sociale Italiana
- Esercito Nazionale Repubblicano
Germania
- Heer (Wehrmacht)
- SS
Italia
- Esercito Italiano
- Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza
Note |
^ ab Jim Winchester, Carri armati italiani della seconda guerra mondiale, Roma, L'Airone Editrice, 2006, p. 128, ISBN 88-7944-840-4.
^ Bishop 1998, p. 17.
^ Carro leggero (L), del peso di 6 t (6), modello 1940 (40).
^ abc Bishop 1998, p. 16.
^ Bishop 1998, pp. 16-17.
^ ab Winchester, p. 129
^ Carro L 6/40, su regioesercito.it. URL consultato l'8 novembre 2017.
^ Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale - Una storia di uomini, vol. III, Milano, Gruppo editoriale Fabbri, 1983, p. 1021, ISBN non esistente.
^ Ugo Mazza, op. cit. pag. 87.
^ http://the.shadock.free.fr/Surviving_Panzers.html.
Bibliografia |
Fronte Terra Carri armati 2/III - Carri leggeri - L.6/40 sviluppo ed operazioni, Edizioni Bizzarri, Roma 1974.- (EN) Chris Bishop, Weapons of World War II, Londra, Brown Packaging Books Ltd, 1998, ISBN 0-7607-1022-8.
- Ugo Mazza, Quando la Polizia aveva le auto color amaranto, "Rivista Italiana Difesa", 1/2013.
Altri progetti |
Altri progetti
- Wikimedia Commons
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