Serpentes




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Serpenti

Python royal 35.JPG

Pitone reale


Classificazione classica

Dominio

Eukaryota

Regno

Animalia

Sottoregno

Eumetazoa

Superphylum

Deuterostomia

Phylum

Chordata

(clade)

Craniata

Subphylum

Vertebrata

Infraphylum

Gnathostomata

Superclasse

Tetrapoda

Classe

Reptilia

Sottoclasse

Diapsida

Infraclasse

Lepidosauromorpha

Superordine

Lepidosauria

Ordine

Squamata

Sottordine

Serpentes
Linnaeus, 1758

Classificazione filogenetica

Regno

Animalia

Ordine

Squamata

Sottordine

Scleroglossa

Infraordine

Serpentes[1]

Infraordini


  • Scolecophidia

  • Alethinophidia



Areale

Areale



Col termine serpente, od ofide, vengono comunemente chiamati i rettili squamati appartenenti al sottordine Serpentes Linnaeus, 1758 (od Ophidia). La filogenesi dei serpenti è collegata strettamente a quella delle lucertole, nome comune dei rettili appartenenti al sottordine Sauria, con cui costituiscono l'ordine Squamata. Nelle zone temperate quando arriva l'inverno i serpenti, inadatti a vivere in un clima freddo, si abbandonano a una sorta di coma letargico fino alla fine dell'inverno.


La scienza che studia i serpenti è chiamata ofiologia e i suoi studiosi ofiologi.




Indice






  • 1 Alimentazione


  • 2 I serpenti e l'uomo


  • 3 Pelle


  • 4 Origini ed evoluzione


  • 5 Tassonomia


  • 6 Il serpente come simbolo


  • 7 Note


  • 8 Voci correlate


  • 9 Altri progetti


  • 10 Collegamenti esterni





Alimentazione |


I serpenti sono animali carnivori, si nutrono quindi di piccoli animali, compresi altri rettili e serpenti, uccelli, uova o insetti. Alcune specie sono dotate di un morso velenoso con il quale uccidono oppure paralizzano la preda prima di nutrirsene; altre invece uccidono le prede per costrizione. I serpenti ingoiano la preda senza masticarla poiché dispongono di un'articolazione estremamente flessibile. La parte posteriore del palato non è fissata al cranio, bensì è tenuta da legamenti e può essere spostata all'indietro, l'osso quadrato si presenta sviluppato in lunghezza e può essere portato in posizione verticale aumentando cosi le dimensioni della cavità boccale, inoltre presentano un dilatamento laterale delle ossa mascellari. Questa articolazione viene definita come articolazione rettiliana e permette ai serpenti di aprire la bocca e ingoiare interamente la preda, anche se questa è di grandi dimensioni. Hanno anche all'interno dello stomaco degli acidi che servono a sciogliere la preda, le ossa invece vengono espulse.



I serpenti e l'uomo |


I serpenti non si nutrono quasi mai dell'uomo, ma si sono comunque registrati rari casi di bambini mangiati dai grandi costrittori. Anche le specie più aggressive preferiscono di norma evitare il contatto.


Per l'uomo quindi il pericolo maggiore che deriva dai serpenti non è quello di essere mangiati, ma di essere morsi, perché alcune specie sono velenose: la diversa composizione del veleno può comportare vari sintomi per ogni morso. Il 15% circa dei serpenti possiede un veleno pericoloso per l'uomo.[2]


Non si conosce con precisione il numero di morsi e di morti che i serpenti causano agli esseri umani, perché molte persone, soprattutto in Africa e in Asia meridionale, non si rivolgono alle strutture ospedaliere, tuttavia si stima che ogni anno ci siano da 425.000 a 1.800.000 avvelenamenti da ofidi che causano tra i 20.000 e i 94.000 morti.[2]





Anaconda gialla


In Italia i serpenti velenosi appartengono alla famiglia dei viperidi il cui morso comporta un'intossicazione molto simile da specie a specie ed una sintomatologia comparabile: in primo luogo compare dolore nel punto colpito, in cui si possono riscontrare i segni lasciati dai denti veleniferi, successivamente compare una tumefazione alla quale fanno seguito sintomi generali di shock, con dolori gastrici ed intestinali, vomito e diarrea; nel caso di persone deboli quali bambini, anziani e persone debilitate, in assenza di terapie adeguate, il morso può provocare la morte.


La terapia si basa principalmente sul rallentamento dell'assorbimento del veleno e alla somministrazione di un siero antiofidico, che deve essere fatta in ambiente ospedaliero per non rischiare gli effetti di un possibile shock anafilattico.


Il dualismo di fascino e timore che questi animali suscitano in noi ha contribuito al diffondersi dei serpenti come animali da compagnia. Per la stabulazione di gran parte di queste specie occorre un terrario con le pareti di vetro o legno, sebbene poche necessitino di un acquario o di un acquaterrario. Tra i più diffusi figurano i colubridi, i pitoni ed i boidi.


Molti serpenti, non soltanto le specie velenose, vengono anche utilizzate nella ricerca medica.



Pelle |


La pelle è coperta di squame. La maggior parte dei serpenti utilizza le squame della pancia per muoversi. Le loro palpebre sono squame trasparenti che rimangono perennemente chiuse. I serpenti mutano periodicamente la loro pelle. Diversamente da altri rettili, questa mutazione è fatta in un solo passo, come uscire da un calzino. Lo scopo della muta è la crescita delle dimensioni del serpente, quindi la muta è indispensabile per migliorare il movimento.



Origini ed evoluzione |


I ritrovamenti fossili dei serpenti sono relativamente scarsi, a causa dei loro scheletri fragili che difficilmente si fossilizzano. I più antichi resti fossili attribuibili a serpenti datano a circa 167 milioni di anni fa (Eophis underwoodi) e sono stati ritrovati in Inghilterra. Si suppone che questi antichi serpenti siano derivati da animali del gruppo delle lucertole, probabilmente da forme scavatrici e acquatiche.[3] Si conosce una forma del Cretaceo superiore, Najash rionegrina, che era dotata di due zampe posteriori e di osso sacro; presumibilmente era un animale compiutamente terrestre e scavava tane nel terreno. Una forma attuale, forse analoga a questi antenati scavatori, è il lantanoto del Borneo (Lanthanotus borneensis), una "lucertola" varanoide dalle abitudini semiacquatiche e priva di orecchie esterne.


Probabilmente i serpenti scavatori svilupparono corpi allungati e persero le zampe per adattarsi a un habitat sotterraneo. Inoltre per questo motivo svilupparono anche palpebre fuse e trasparenti, così come l'assenza di orecchie esterne, per evitare di rovinare la cornea e di far entrare terra nelle orecchie.


Altri serpenti fossili risalenti al Cretaceo (Haasiophis, Pachyrhachis, Eupodophis), rinvenuti in strati leggermente più antichi di quelli di Najash, erano dotati di zampe posteriori, ma erano chiaramente forme marine e le zampe non erano del tutto articolate con la pelvi. In ogni caso nel Cretaceo superiore erano già presenti serpenti simili a quelli attuali (Dinilysia) accanto a forme gigantesche dall'incerta collocazione (Madtsoiidae).


Attualmente vi sono numerosi gruppi di serpenti primitivi, come i pitoni e i boa, che possiedono ancora zampe vestigiali, usate esclusivamente nell'accoppiamento per trattenere la femmina. Altri serpenti dotati di questi "speroni" sono i Typhlopidae e i Leptotyphlopidae, noti comunemente come serpenti verme.


Un'altra ipotesi sull'origine dei serpenti suggerisce che questi fossero stretti parenti dei mosasauri, grandi lucertole marine del Cretaceo anch'esse derivati dai varanoidi. Nel caso di questi animali, le palpebre trasparenti e fuse si sarebbero sviluppate per fronteggiare condizioni marine potenzialmente dannose, mentre le orecchie esterne sarebbero scomparse a causa di un mancato utilizzo; secondo questa ipotesi i serpenti in origine erano animali marini che successivamente colonizzarono le terre emerse. I fossili di Pachyrhachis e delle forme simili testimonierebbero la correttezza di questa ipotesi.


La grande diversificazione dei serpenti moderni cominciò nel Paleocene, dopo la scomparsa dei dinosauri e insieme alla radiazione adattativa dei mammiferi. Di questo periodo sono note forme acquatiche (Palaeophis, Pterosphenus) e gigantesche (Titanoboa, Gigantophis) sviluppatesi grazie a un clima particolarmente caldo e umido. Uno dei gruppi più comuni al giorno d'oggi, i colubridi, divenne particolarmente diversificato grazie alla dieta a base di roditori che a loro volta erano un gruppo di mammiferi dallo straordinario successo.



Tassonomia |


Il sottordine Serpentes, denominato anche Ophidia, comprende tradizionalmente due infraordini, Alethinophidia e Scolecophidia, che raggruppano le seguenti famiglie e sottofamiglie:[4]




  • Infraordine Alethinophidia Nopcsa, 1923


    • Superfamiglia Henophidia

      • Famiglia Aniliidae Stejneger, 1907

      • Famiglia Anomochilidae Cundall, Wallach & Rossman, 1993

      • Famiglia Boidae Gray, 1825

        • Sottofamiglia Boinae Gray, 1825

        • Sottofamiglia Calabariinae Gray, 1858

        • Sottofamiglia Candoiinae

        • Sottofamiglia Charininae

        • Sottofamiglia Erycinae Bonaparte, 1831

        • Sottofamiglia Sanziniinae Romer, 1956

        • Sottofamiglia Ungaliophiinae McDowell, 1987



      • Famiglia Bolyeridae Hoffstetter, 1946

      • Famiglia Cylindrophiidae Fitzinger, 1843

      • Famiglia Loxocemidae Cope, 1861

      • Famiglia Pythonidae Fitzinger, 1826

      • Famiglia Tropidophiidae Brongersma, 1951

      • Famiglia Uropeltidae Müller, 1832

      • Famiglia Xenopeltidae Gray, 1849

      • Famiglia Xenophidiidae Wallach & Günther, 1998




    • Superfamiglia Caenophidia (o Xenophidia)

      • Famiglia Acrochordidae Bonaparte, 1831

      • Famiglia Colubridae Oppel, 1811

        • Sottofamiglia Calamariinae

        • Sottofamiglia Colubrinae

        • Sottofamiglia Grayiinae

        • Sottofamiglia Sibynophiinae



      • Famiglia Dipsadidae Bonaparte, 1838

      • Famiglia Lamprophiidae Fitzinger, 1843

        • Sottofamiglia Aparallactinae

        • Sottofamiglia Atractaspidinae

        • Sottofamiglia Lamprophiinae

        • Sottofamiglia Psammophiinae

        • Sottofamiglia Prosymninae

        • Sottofamiglia Pseudaspidinae

        • Sottofamiglia Pseudoxyrhophiinae



      • Famiglia Natricidae Bonaparte, 1838

      • Famiglia Pseudoxenodontidae McDowell, 1987

      • Famiglia Elapidae Boie, 1827

        • Sottofamiglia Elapinae

        • Sottofamiglia Hydrophiinae



      • Famiglia Homalopsidae Bonaparte, 1845

      • Famiglia Pareatidae Romer, 1956

      • Famiglia Viperidae Oppel, 1811

        • Sottofamiglia Azemiopinae Liem, Marx & Rabb, 1971

        • Sottofamiglia Crotalinae Oppel, 1811

        • Sottofamiglia Viperinae Oppel, 1811



      • Famiglia Xenodermatidae Gray, 1849






  • Infraordine Scolecophidia Cope, 1864
    • Superfamiglia Typhlopoidea Gray, 1845

      • Famiglia Anomalepididae Taylor, 1939

      • Famiglia Gerrhopilidae Vidal et al., 2010

      • Famiglia Typhlopidae Merrem, 1820

      • Famiglia Leptotyphlopidae Stejneger, 1892

      • Famiglia Xenotyphlopidae Vidal et al., 2010





Alcuni Autori hanno recentemente proposto, sulla base di risultanze di analisi molecolari, di elevare Leptotyphlopidae e Anomalolepidae al rango di superfamiglie a sé stanti (rispettivamente Leptotyphlopoidea e Anomalepidoidea)[5], ma tale impostazione non è universalmente accettata.



Il serpente come simbolo |




Elizabeth Djandilinja, Elcho Island


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Lo stesso argomento in dettaglio: Serpente (immaginario).


  • Il serpente ha avuto molta fortuna come simbolo, sia con significati positivi quali completezza, dall'immagine a cerchio del serpente che si morde la coda, sia con significati negativi, come accade nella Bibbia in cui Satana si presenta sotto forma di serpente e nella mitologia norrena in cui così viene rappresentato l'albero della conoscenza del bene e del male. Nella Bibbia il serpente assume anche simboli positivi come il Nehustan di Mosè simbolo di resurrezione il cui serpente muta la pelle.

  • Per gli Yaqui messicani il serpente rappresenta lo sciamano.

  • In araldica il "biscione" è stato il simbolo del Ducato di Milano, sia sotto gli Sforza, sia con i Visconti ed oggi è ancora riscontrabile in stemmi di alcuni comuni lombardi e non, legati storicamente alla signoria ambrosiana, come per esempio Bellinzona, la capitale del Canton Ticino (Svizzera); in epoca contemporanea il "biscione" è divenuto anche il simbolo di alcune società milanesi (Inter, Alfa Romeo, Mediaset/Fininvest, ecc.).

  • Il Serpente (蛇) è uno dei 12 animali dello zodiaco cinese.

  • Il serpente ha anche una rilevanza simbolica nel contesto onirico. Freud riteneva che il serpente nei sogni avesse una connotazione legata alla sessualità in quanto figura fallica, ma anche una connessione con la creatività. Mentre Jung pensava che sognare serpenti avesse un collegamento con il conflitto tra coscienza e istinto.[6]

  • Nell'ebraismo il serpente di bronzo è simbolo di guarigione e della salvezza dalla morte imminente.[7]



Note |




  1. ^ Fry, B. G., Vidal, N., Norman, J. A., Vonk, F. J., Scheib, H., Ramjan, S. F. R., Kuruppu, S., Fung, K., Hedges, S. B., Richardson, M. K., Hodgson, W. C., Ignjatovic, V., Summerhayes, R. & Kochva, E., 2006: Early evolution of the venom system in lizards and snakes. –Nature: Vol. 439, pp. 584-588


  2. ^ ab The Global Burden of Snakebite: A Literature Analysis and Modelling Based on Regional Estimates of Envenoming and Deaths, ncbi.nlm.nih.gov. URL consultato il 30 marzo 2014.


  3. ^ Michael W. Caldwell, Randall L. Nydam, Alessandro Palci, Sebastián Apesteguía. The oldest known snakes from the Middle Jurassic-Lower Cretaceous provide insights on snake evolution. Nature Communications, 2015; 6: 5996 DOI: 10.1038/ncomms6996


  4. ^ (EN) Serpentes, su The Reptile Database. URL consultato il 19 dicembre 2015.


  5. ^ (EN) Pyron R.A., Wallach V., Systematics of the blindsnakes (Serpentes: Scolecophidia: Typhlopoidea) based on molecular and morphological evidence (PDF), in Zootaxa, vol. 1829, 2014.


  6. ^ (IT) Cosa significa sognare serpenti? Interpretazione e significato dei serpenti nei sogni, in AnfibieRettili.it, 23 marzo 2015. URL consultato il 9 agosto 2017.


  7. ^ (EN) scripture, su www.usccb.org. URL consultato il 9 agosto 2017.



Voci correlate |



  • Ofidiofobia

  • Ofiologia

  • Vino di serpente



Altri progetti |



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Collegamenti esterni |






  • Serpentes, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Modifica su Wikidata


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