Papa Leone XIII
Papa Leone XIII | |
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256º papa della Chiesa cattolica | |
Elezione | 20 febbraio 1878 |
Incoronazione | 3 marzo 1878 |
Fine pontificato | 20 luglio 1903 |
Motto | Lumen in coelo |
Cardinali creati | vedi Concistori di papa Leone XIII |
Predecessore | papa Pio IX |
Successore | papa Pio X |
Nome | Vincenzo Gioacchino Pecci |
Nascita | Carpineto Romano, 2 marzo 1810 |
Ordinazione sacerdotale | 31 dicembre 1837 dal cardinale Carlo Odescalchi, S.J. |
Nomina ad arcivescovo | 27 gennaio 1843 da papa Gregorio XVI |
Consacrazione ad arcivescovo | 19 febbraio 1843 dal cardinale Luigi Lambruschini, B. |
Creazione a cardinale | 19 dicembre 1853 da papa Pio IX |
Morte | Roma, 20 luglio 1903 (93 anni) |
Sepoltura | Basilica di San Giovanni in Laterano |
Firma | |
Papa Leone XIII (in latino: Leo PP. XIII, nato Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci; Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903) è stato il 256º papa della Chiesa cattolica (dal 1878 alla morte).
È ricordato nella storia dei papi dell'epoca moderna come pontefice che ritenne che fra i compiti della Chiesa rientrasse anche l'attività pastorale in campo socio-politico. Se con lui non si ebbe la promulgazione di ulteriori dogmi dopo quello dell'infallibilità papale solennemente proclamato dal Concilio Vaticano I, egli viene tuttavia ricordato quale papa delle encicliche: ne scrisse ben 86, con lo scopo di superare l'isolamento nel quale la Santa Sede si era ritrovata dopo la perdita del potere temporale con l'unità d'Italia.
La sua più famosa enciclica fu la Rerum Novarum con la quale si realizzò una svolta nella Chiesa cattolica, ormai pronta ad affrontare le sfide della modernità come guida spirituale internazionale. In questo senso correttamente gli fu attribuito il nome di "Papa dei lavoratori" e di "Papa sociale", infatti scrisse la prima enciclica esplicitamente sociale nella storia della Chiesa cattolica e formulò quindi i fondamenti della moderna dottrina sociale della Chiesa.
Nelle sue opere a favore della Chiesa venne aiutato dal fratello Giuseppe, elevato al grado di cardinale dallo stesso Leone XIII nel 1879. Leone XIII è noto anche per essere stato il primo Papa, dopo mille anni di Storia, a non esercitare il potere temporale, perché impedito dalla recente occupazione italiana, destinata a perdurare per un sessantennio.
Fatto inconsueto nella cronaca dei pontificati l'episodio d'una sua visione mistica preconizzante un a lui prossimo futuro, drammatico specialmente per la Chiesa Cattolica, che ebbe una certa influenza sul suo pensiero teologico e probabilmente sulla sua seguente ispirazione ministeriale.
Indice
1 Biografia
2 Il pontificato
2.1 Attività diplomatica
2.2 Attività pastorale
2.3 Visioni mistiche
2.4 Vita privata nel pontificato
2.5 La morte
3 Encicliche
4 Genealogia episcopale
4.1 Successione apostolica
5 Concistori per la creazione di nuovi cardinali
6 Onorificenze
7 Note
8 Bibliografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
12 Successioni
Biografia |
Vincenzo Gioacchino Pecci nacque il 2 marzo 1810 a Carpineto Romano (che a quei tempi faceva parte del Primo Impero francese) da Ludovico Pecci e Anna Prosperi Buzzi. Tra i fratelli vi fu il cardinale Giuseppe Pecci e il conte Giovanni Battista Pecci, che proprio a Carpineto Romano nel 1865 fece da padrino all'ordinazione sacerdotale di sant'Antonino Fantosati.
La famiglia apparteneva alla piccola nobiltà rurale. Il padre era commissario di guerra e colonnello. Già in gioventù Vincenzo Gioacchino Pecci si segnalò quale ragazzo dotato con una particolare predilezione per lo studio della lingua latina. Egli fu allievo del collegio dei gesuiti di Viterbo e, dal 1824 al 1832, studiò teologia presso il Collegium Romanum. La formazione per il servizio diplomatico e amministrativo pontificio presso l'Accademia dei Nobili a Roma occupò Vincenzo Gioacchino Pecci dal 1832 al 1837, anno in cui egli fu ordinato sacerdote dall'arcivescovo di Ferrara Carlo Odescalchi. Già nel 1838 fu inviato quale delegato papale a Benevento, città appartenente allo Stato Pontificio. In seguito, con la stessa funzione fu mandato a Perugia. Nel 1843 papa Gregorio XVI lo nominò arcivescovo titolare di Damiata; la cerimonia si svolse in San Lorenzo in Panisperna.
Nel 1843 venne inviato quale nunzio apostolico in Belgio, un'esperienza che gli lasciò una particolare predilezione per il mondo francofono, la cui stampa egli leggeva regolarmente[1]. Tuttavia il suo sostegno all'episcopato belga, che si trovava in conflitto col governo in merito all'istruzione giovanile, gli causò la richiesta alla Santa Sede di allontanamento da parte di re Leopoldo I, che naturalmente dovette essere accettata[2]. Il 19 gennaio 1846 fu nominato arcivescovo ad personam di Perugia.
Nella città umbra Pecci restò dal 1846 al 1877, ossia per più di trent'anni, nonostante in quel periodo fosse stato nominato cardinale, si dice perché fosse considerato un ribelle dal potente Cardinal Segretario di Stato Giacomo Antonelli[3]. In questi anni, nonostante i difficili rapporti col nuovo Stato italiano, realizzò nel territorio diocesano oltre cinquanta chiese (dette chiese Leonine) e altri edifici. Fu nominato cardinale nel concistoro del 19 dicembre 1853 e successivamente camerlengo della Chiesa cattolica, dopo la morte del cardinal segretario di Stato Antonelli. Il 20 febbraio 1878 fu eletto papa, all'età di 68 anni, come successore di papa Pio IX dopo un conclave di soli due giorni, il primo dopo la fine del millenario potere temporale dei papi.
Il pontificato |
Blasonatura dello stemma |
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"D'azzurro, al cipresso piantato su una pianura, il tutto di verde, alla fascia d'argento attraversante, accompagnata nel cantone destro del capo da una stella cometa d'oro disposta in banda e in punta da due gigli del medesimo." |
L'incoronazione di Leone XIII ebbe luogo nella Cappella Sistina il 3 marzo 1878. La sua salute cagionevole lasciava presagire un pontificato di transizione. Esso si sarebbe rivelato invece addirittura il terzo per durata all'epoca[4] (essendo il secondo quello di Pio IX tra il 1846 e il 1878 e considerando anche quello di san Pietro) e, solo nel 2004, è stato superato da quello di papa Giovanni Paolo II[5].
La scelta del nome Leone (in omaggio a papa Leone XII che ammirò molto in gioventù) costituì un primo segno che il nuovo Papa intendeva perseguire un mutamento nell'impostazione del papato rispetto al proprio predecessore.
Attività diplomatica |
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Il pontificato di Leone XIII s'inserì in un'epoca di progressiva laicizzazione della società. Tale circostanza comportò una serie di tensioni fra il Vaticano e vari governi. Papa Leone XIII seppe fare opera di mediazione tra le istanze legate alla modernità e la posizione intransigente presa dal suo predecessore papa Pio IX. In Italia egli proseguì tuttavia la ferma opposizione al Regno d'Italia, mantenendo il Non expedit e impedendo dunque la partecipazione dei cattolici italiani alle elezioni e, in generale, alla vita politica dello Stato.
In seguito alla proposta di un Comitato internazionale composto da grandi personalità[6], rappresentative degli ambienti culturali e politici europei, si pianificò l'iniziativa della erezione di un monumento a Giordano Bruno in Roma. In reazione alla netta opposizione della Santa Sede, nel gennaio del 1888 si organizzarono manifestazioni a favore del monumento da parte degli studenti romani, represse dalla polizia con scontri e arresti, sino ad arrivare alla chiusura dell'Università di Roma. In seguito alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Roma del giugno 1888, i liberali ottennero la maggioranza grazie al sostegno nei confronti dell'iniziativa, e nel dicembre il nuovo Consiglio concesse lo spazio di Campo de' Fiori per l'erezione del monumento, ottenendo anche l'approvazione del capo del governo Francesco Crispi[7]. Leone XIII, rinunciando a lasciare Roma, come in realtà aveva minacciato, rimase tutto il giorno in digiuno e in raccoglimento davanti alla statua di san Pietro.
Quindi il 30 giugno 1889 pronunciò una solenne allocuzione di condanna e di protesta per l'oltraggio che affermava di avere subito, denunciando la "lotta a oltranza contro la religione cattolica" da parte di un mondo moderno ostile alla Chiesa e a Dio. Quanto a Bruno, l'allocuzione papale confermava in pieno la legittimità della condanna e del rogo: "non possedeva un sapere scientifico rilevante" mentre aveva avuto "stravaganze di debolezza e corruzione"[7]. La celebrazione del 9 giugno 1889 apparve un evento di portata europea: i sentimenti a favore della libertà scientifica e contro l'oscurantismo religioso vennero espressi in una imponente manifestazione. L'oratore ufficiale, Giovanni Bovio, disse che il papa soffriva di più le celebrazioni di quella giornata che la perdita dello Stato della Chiesa[8].
In Germania, con una serie di concessioni a Bismarck Leone XIII seppe - opponendosi anche al Partito cattolico tedesco, la Zentrumspartei – porre termine alla Kulturkampf. Pure in Francia – suscitando anche lì il malcontento dei settori cattolici più conservatori – invitò i cattolici al rappacificamento con la Terza Repubblica, malgrado quest'ultima, governata da maggioranze viepiù radicali e anticlericali, avviasse un programma di progressiva secolarizzazione delle istituzioni, a iniziare dal settore scolastico. Tale evoluzione sfociò, nel 1905, dopo la morte di Leone XIII, nella separazione tra Stato e Chiesa.
Maggior successo ebbe la politica del Pontefice nelle controversie aperte con la Svizzera e con i Paesi dell'America Latina. Vi furono i primi contatti con gli Stati Uniti d'America e con la Russia e pure le relazioni con il Regno Unito e la Spagna migliorarono. La statura internazionale del Papa – pur non raggiungendo il livello di coinvolgimento politico e di influenza a cui Leone XIII mirava - si accrebbe anche grazie alla mediazione che egli svolse sia nel conflitto delle Isole Caroline sia per la guerra ispano-americana del 1898.
Attività pastorale |
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«Principalissimo poi tra questi doveri è dare a ciascuno il giusto salario. Il determinarlo secondo giustizia dipende da molte considerazioni, ma in generale si ricordino i datori di lavoro che le leggi umane non permettono di opprimere per utile proprio i bisognosi e gli infelici, e di trafficare sulla miseria del prossimo. Defraudare poi il dovuto salario è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio.» |
(Papa Leone XIII, Rerum Novarum, XVII) |
Nella sua enciclica Immortale Dei del 1885 affrontò il problema del ruolo dei cattolici negli stati moderni, negando il conflitto tra scienza e religione nell'Aeterni Patris del 1879. La sua enciclica Rerum Novarum, pubblicata nel 1891, è considerata il testo fondativo della moderna dottrina sociale cristiana. La Rerum Novarum affronta il problema dei diritti e dei doveri del capitale e del lavoro, cercando di mediare tra le posizioni di orientamento socialista e rivoluzionario e quelle proprie del liberismo economico di impronta capitalista, inaugurando una riflessione sui problemi del lavoro nel mondo moderno successivamente ripresa e approfondita nel 1931 dalla Quadragesimo Anno di papa Pio XI, dalla Mater et Magistra di papa Giovanni XXIII del 1961, dalla Populorum progressio di papa Paolo VI del 1967 e, più di recente, (1991), dalla Centesimus Annus di papa Giovanni Paolo II.
Il pontefice si schiera per la collaborazione fra le classi:
«Come nel corpo umano le diverse membra s'integrano fra loro e determinano quelle relazioni armoniose che giustamente viene chiamata simmetria, allo stesso modo la natura esige che nella società le classi s'integrino fra loro realizzando, con la loro collaborazione mutua, un giusto equilibrio.» |
Fu particolarmente attivo dal punto di vista dell'insegnamento, fondando istituti di filosofia e università curate da religiosi e da laici. Si aprì al laicato universitario, grazie alle numerose accademie presenti all'epoca, in particolare a Siena, dove operò lo scolarca presidente Girolamo Benvoglienti, e a Lucca. Furono proprio le raccomandazioni dei vescovi Filippo Sardi (3 agosto 1789 – 8 marzo 1826)[9] e Giuseppe II De Nobili (3 luglio 1826 – 29 marzo 1836)[10] a permettere il lavoro degli accademici coadiutori dell'enciclica della modernità, ovvero la Rerum Novarum, i filomati di Lucca, presieduti da Luigi Fornaciari. Tra le università vanno ricordate quelle cattoliche che, in diverse città (Lovanio, Washington), operarono per la proliferazione della filosofia, della teologia e dell'arte. Leone XIII inoltre aprì agli studiosi parte dell'Archivio segreto vaticano.
Importante anche l'incentivo ad alcune cause di beatificazione e canonizzazione; ad esempio fu lui a canonizzare Chiara da Montefalco e a ordinare, il 19 dicembre 1878, la riapertura del processo di canonizzazione di Camilla da Varano, ossia la beata Battista, processo che peraltro giungerà a conclusione solo nell'ottobre 2010 ad opera di Benedetto XVI.
Visioni mistiche |
Nel 1884 Leone XIII ebbe una visione mistica che lo impressionò vivamente. La mattina del 13 ottobre, durante una celebrazione nella Cappella Paolina, assunse un atteggiamento fuor dal comune, parve improvvisamente immobilizzato per qualche minuto, dopo di che, con aspetto provato rientrò prontamente nel suo studio. I presenti lo temettero vittima d'un malore ma poco dopo egli convocò il responsabile della Congregazione dei Riti e affidandogli il manoscritto d'una preghiera appena compiuta gliene comandò l'inserimento nell'ambito del Rituale Romano. La preghiera è una elaborata invocazione all'Arcangelo Michele a difesa da qualche azione incombente del Diavolo "...Michael arcangele, defende nos in proelio, contra nequitias et insidias diaboli esto praesidium...". Orazione rimasta nella comune liturgia, poi rimossa dalle innovative disposizioni del Concilio Vaticano II.
Il mistero di quanto accadde quel giorno fu svelato dal cardinale Pietro Boetto che ne ricevette confidenza dal confessore personale di Leone XIII, e dal cardinale Giovan Battista Nasalli Rocca, però tal resoconto pubblico avvenne solo nel 1946[11]. In sintesi, il papa aveva narrato la scena d'una terrificante fuoriuscita di demoni dalla superficie terrestre spaccata, i quali dopo tanti procurati disastri giungevano alle soglie della Basilica di San Pietro provocandone quasi il crollo, ma a fermare la loro malefica impresa discese l'Arcangelo Michele che facilmente sconfisse l'infernale schiera; di seguito aveva udito voci soprannaturali che preludevano l'avverarsi della minaccia entro un periodo temporale equivalente a qualche altro pontificato. Il pericolo sarebbe stato rappresentato sia dalla nazione russa che da un'aggressione contro la Chiesa, allo scopo di testarne fede e tenuta, operata da Satana a cui Dio concedeva un secolo di libertà d'azione.
Sebbene sia inconsueto nella cronaca ecclesiastica dei pontificati questo tipo di visioni, per altro qui acclarata da fonti attendibili e con la conseguenza d'una scrittura a scopo liturgico (la preghiera succitata), l'evento è in sintonia con un apocalittico respiro religioso che aleggiava all'epoca, pur favorito da dichiarate apparizioni mariane, e che non è escluso abbia coinvolto emotivamente l'allora papa. Infatti già all'inizio del suo ministero sembra gli fosse stata recapitata una presunta lettera della veggente di Lourdes che induceva presentimenti inquietanti.Tale missiva fu rinvenuta tra gli archivi vaticani nel 1997 dal prelato francese A.La Grande. Sulla sua autenticità persistono dubbi ma è comunque probabile che il papa la ricevette[12].
La portata dell'esperienza mistica avuta da Leone XIII sulla pastorale prettamente religiosa è certa dal momento che per la relativa sua "...preghiera esorcistica..."[13] prescrisse la recita in ginocchio al termine d'ogni messa e in ogni comunità ecclesiale del mondo. Ne è ipotizzabile il peso sulla sua seguente ispirazione extra-liturgica in quanto l'anno successivo iniziò a manifestare una più comprensiva attenzione per il neonato Stato italiano unitario e per le condizioni economico-sociali delle categorie lavoratrici più umili. In sintesi, dopo il 1884 si ravvisa un nuovo impulso del suo pontificato e c'è chi considera quella visione escatologica una delle sue molle.
Vita privata nel pontificato |
Anche dopo aver passato i novant'anni d'età, Leone XIII continuò assiduamente lo studio della lingua latina, che padroneggiava con competenza ed eleganza, come dimostra il riconosciuto pregio letterario d'impronta classicista delle sue encicliche. Sempre in latino egli era solito scrivere liriche, essenzialmente in distico: non di rado, colto da insonnia, si levava nottetempo dal letto per mettersi alla scrivania (avendo cura di non far rumore per non svegliare il fidato cameriere Pio Centra che dormiva in anticamera) e scrivere i versi che aveva formato nella propria mente[15].
Papa Pecci era inoltre dantista appassionato, vantando una conoscenza mnemonica accurata e puntuale della Divina Commedia, e assiduo lettore di giornali e riviste, soprattutto di area francofona (abitudine acquisita nel corso del suo mandato di nunzio in Belgio)[15].
Il suo stile di vita era all'insegna della semplicità e della frugalità: come riferito da fonti interne al Vaticano, il pontefice dormiva poche ore per notte (complici anche le succitate insonnie), si levava prima delle ore 6 del mattino e - dopo una breve funzione religiosa nella cappella privata - si metteva subito al lavoro. Era poi solito compiere lunghe passeggiate nei Giardini Vaticani e nel tempo libero uccellava presso un roccolo fatto piantare su sua specifica richiesta, retaggio della sua passione giovanile per la caccia; quando però riusciva a far cadere uccelli in trappola nelle reti, li liberava delicatamente, li accarezzava e quindi li lasciava volar via. Altrettanto faceva con le tortore che gli venivano offerte dai fedeli come simbolo nelle funzioni di beatificazione e di canonizzazione[15][16].
Per lungo tempo rifiutò di servirsi di stufe o caloriferi nei propri appartamenti, tenendo soltanto il tradizionale braciere ciociaro in mezzo alla camera da letto. Probabilmente la bassa temperatura ambientale domestica nelle giornate più rigide fu tra le concause di alcuni raffreddori da lui contratti, che l'opinione pubblica riteneva erroneamente sintomi di malattie più gravi. Solo negli ultimi anni di vita, cedendo all'insistenza dell'archiatra dr. Giuseppe Lapponi, papa Pecci acconsentì a dotare le proprie residenze di moderni sistemi di riscaldamento (e a dormire qualche ora in più)[15][16].
Il pontefice era inoltre parco di cibo e bevande: secondo le fonti del tempo il suo regime nutritivo era basato su caffè, latte vaccino e caprino (quest'ultimo munto dagli ovini donatigli dai concittadini di Carpineto Romano), qualche tazzina di brodo ristretto, molti tuorli d'uovo sbattuti con un po' di marsala, poca frutta, un'aletta di pollo al mattino e un mezzo petto alla sera. Ai pasti accompagnava giornalmente due dita di vino di Bordeaux fornitogli appositamente da un convento della Borgogna[15][16].
Tra i suoi pochi vizi vi erano il tabacco da fiuto, che assumeva solo privatamente e mai presenza di estranei (sebbene talora qualche granellino di polvere gli cadesse sulla veste talare bianca, lasciando intuire l'abitudine)[15][16] e il vino Mariani, del quale fu convinto bevitore: giudicandone particolarmente salutari e tonificanti gli effetti, concedette alla ditta produttrice l'uso della propria effigie come testimonial per manifesti e inserzioni pubblicitarie[17]. La passione per questa bevanda, all'epoca considerata alla stregua di un medicinale (e successivamente tolta dal commercio allorché si prese coscienza dei rischi legati ai preparati a base di coca), era del resto condivisa internazionalmente da vari altri personaggi celebri[18]: tra i suoi consumatori vi furono anche un altro papa (Pio X), vari monarchi, politici e nobili (dallo zar di Russia al principe di Galles, passando per il presidente statunitense William McKinley) e un migliaio di altri personaggi pubblici (quali Sarah Bernhardt, J. J. Thomson, Émile Zola e l'autore dell'Inno e Marcia Pontificale Charles Gounod)[19].
Anche in età avanzata la sua memoria rimase straordinariamente lucida: ricordava infatti tutti i più piccoli incidenti della sua vita giovanile e dell'adolescenza, nonché le più svariate letture fatte sia di recente che nel più lontano passato. Usava inoltre dialogare assiduamente con persone più anziane di lui, onde conoscerne le abitudini di vita al fine di conformarvisi[15].
Le difficoltà di movimento legate all'anzianità lo obbligarono progressivamente a servirsi di un bastone da passeggio per deambulare; tuttavia quando scorgeva da lontano una persona estranea alla famiglia pontificia faceva ogni sforzo per camminare senza l'aiuto del bastone, facendolo passare con disinvoltura da una mano all'altra[15].
Leone XIII tra il 1896 e il 1903 divenne inoltre il primo pontefice romano ad essere filmato e audioregistrato. Nel primo caso, dinnanzi alla cinepresa di Vittorio Calcina, impartì la prima benedizione "mediatica" nella storia della Santa Sede[20]; nel secondo, pochi mesi prima di morire, il 5 febbraio 1903 la sua voce venne incisa su un cilindro fonografico (Bettini Phonogramme-B mx 1-D) mentre declamava l'Ave Maria in latino e la formula di benedizione apostolica[16].
La notevole longevità di papa Pecci risultò sorprendente per il tempo: al momento della sua elezione egli era infatti apparso anziano, stanco e malaticcio, in particolare per il tremore alla mano cagionatogli da un salasso mal fatto. Leone XIII stesso, ironizzando sulla propria infermità, aveva confidato a stretto giro ai propri collaboratori di presagire una breve durata del proprio ministero (con susseguente necessità di allestire un nuovo conclave in tempi ristretti). Allorché però divenne evidente che tale predizione non si sarebbe verificata, nella famiglia pontificia si diffuse una battuta di segno opposto:
«Credevamo di eleggere un Santo Padre, abbiamo eletto un Padre Eterno[21]» |
La morte |
Dopo una lunghissima agonia, Leone XIII morì il 20 luglio 1903 alle ore 16, dopo 25 anni di pontificato. La Domenica del Corriere del 26 luglio del 1903 scrisse:
«La storia ricorderà a lungo la lotta che il pontefice sostenne con la morte, quantunque tutti prevedessero che in causa della tarda, eccezionale età egli non potesse giacere a lungo malato. Dal 5 luglio i fedeli s'attendevano ogni mattina l'annuncio del decesso. I romani accorrevano in piazza San Pietro per osservare la finestra della camera da letto e trarre oroscopi dalla durata del tempo che rimaneva aperta per il cambio d'aria, ma ognuno apprendeva tosto con lieto stupore che l'illustre infermo aveva ricevuto i suoi cardinali, s'era occupato delle faccende relative al governo della chiesa, era passato dal letto su la poltrona e persino aveva all'indomani dell'estrema unzione corretto le bozze della sua ultima poesia in latino. Con l'ostinazione dei fanciulli e dei vecchi vigorosi, Leone XIII si è spesso ribellato alle ingiunzioni dei suoi medici, a dir la verità senza immediato suo danno.» |
Leone XIII fu sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano.
Il conclave successivo alla sua morte fu più breve di quanto comunemente previsto: iniziò la sera del 31 luglio 1903 e terminò il 4 agosto. Fra i 62 cardinali convenuti, le tendenze erano due: continuare la politica del Pontefice scomparso (con colui che era stato accanto al Papa come segretario di Stato, Mariano Rampolla del Tindaro), o cambiare rotta. E a sorpresa (anche per influenze esterne) venne eletto il cardinale Giuseppe Sarto, Patriarca di Venezia, che prenderà il nome di Pio X.
Encicliche |
Papa Leone XIII scrisse moltissime encicliche nel suo lungo pontificato. Il sito ufficiale del Vaticano ne censisce ben 86.
Alcune tra le principali encicliche:
Inscrutabili Dei Consilio (1878).
Quod Apostolici Muneris (1878). È la prima enciclica di un papa di carattere sociale.
Aeterni Patris (1879). Con questa enciclica Leone XIII vuole rilanciare la filosofia tomista, reputata la più adeguata per la riforma di una società in via di secolarizzazione, e la più congeniale al messaggio cristiano.
Arcanum Divinae (1880). È la prima enciclica di un papa dedicata al tema della famiglia e del matrimonio cristiano. In difesa della famiglia, insidiata da rinascenti errori, il pontefice esalta il valore del matrimonio, elevato da Gesù alla dignità di sacramento. Ricordata l'origine del matrimonio e le successive aberranti degenerazioni della poligamia, Leone XIII riafferma gli scopi e la disciplina delle nozze cristiane; condanna il matrimonio civile e il divorzio; riafferma l'esclusivo potere legislativo e giudiziario della Chiesa in materia di vincolo nuziale.
Sancta Dei Civitas (1880), sull'attività missionaria.
Diuturnum Illud (1881). La Chiesa non fa preferenza di regime politico, purché esso rispetti il diritto di Dio. Attraverso un modo di elezione non si dà la potestà (che viene solo da Dio), ma si stabilisce soltanto chi debba essere colui che la detiene.
Supremi Apostolatus Officio (1883).
Immortale Dei (1885). Leone XIII si chiede: se tra i liberali alcuni dicono che l'uomo è in dipendenza da Dio a livello personale, perché questo non deve essere valido anche per un'intera società? Certo il problema è anche in quale religione riconoscersi: ed è chiarissimo, afferma il papa, che la vera religione è quella cattolica, in posizione chiaramente antiliberale.
Quest'argomento è così sintetizzabile: la sovranità di Dio si estende dal singolo all'intera società. La religione ha a che fare col bene comune. Una società bene organizzata deve tendere al bene comune, e in questo bene comune rientra la pratica della religione con il compimento dei doveri verso Dio. Uno Stato non può non favorire anche la religione. In questo caso prevale un'accezione platonica del bene comune, mentre oggi il bene comune viene portato a livello sociale-economico.[22]
Libertas (1888). La separazione fra Chiesa e Stato è inaccettabile perché irragionevole, in quanto l'individuo singolo è in sé religioso, e non si vede perché non debba esserlo un'intera società. Leone XIII contrasta alcuni di quelli che oggi sono definiti diritti umani in nome dei "diritti di Dio": l'uomo è libero di avere il diritto di non credere, ma – secondo Leone XIII – c'è anche un diritto di Dio ad essere adorato. E questo diritto è prevalente su quello di qualsiasi uomo. È questo il cuore di tutta l'impostazione di Leone XIII.
Con la sensibilità odierna non si può parlare di un diritto di Dio, se non in senso molto analogico: i diritti umani vengono riconosciuti e tutelati dalla legge perché possono essere violati e messi in difficoltà, ma nel caso di Dio non si può dire assolutamente questo. Leone XIII risente ancora di un'impostazione differente, in cui la società è in relazione a Dio. L'idea gelasiana di Leone XIII tenta di oltrepassare – senza riuscirci – l'ormai avvenuta divisione totale fra Stato e Chiesa. Ormai bisognerà accettare quel che è accaduto, cercando di assicurare la libertà reciproca delle due parti.
Nella Libertas, la separazione fra Chiesa e Stato viene considerata inacettabile perché l'intera società dev'essere considerata religiosa come il singolo uomo (estensione dei diritti di Dio alla società) e, inoltre, perché la religione dev'essere considerata come un bene comune della società.
Leone XIII comincia a distinguere sulla libertà di coscienza. Il concetto positivo è "fare tutto quel che piace". Quello negativo sta nel non subire impedimenti per scegliere la propria religione dentro uno Stato laico: questa libertà si può tollerare in base alla distinzione fra tesi e ipotesi. Non è conforme a verità e giustizia dare a tutti la libertà religiosa, ma viene tollerata tale situazione per via dei tempi gravi che si percorrono, e in ragione della tutela del bene comune.[23]
Rerum Novarum (1891), la prima e una delle più importanti encicliche sociali: inizia a definire la dottrina sociale della Chiesa cattolica per la modernità.
Annum Sacrum (1899), con la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù.
Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Marcantonio Colonna
- Cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, B.
- Cardinale Giulio Maria della Somaglia
- Cardinale Luigi Lambruschini, B.
- Papa Leone XIII
Successione apostolica |
- Arcivescovo Antonio Briganti (1871)
- Vescovo Carmelo Pascucci (1871)
- Cardinale Carlo Laurenzi (1877)
- Cardinale Edoardo Borromeo (1878)
- Vescovo Francesco Latoni (1879)
- Cardinale Jean-Baptiste-François Pitra, O.S.B. (1879)
- Vescovo Bartholomew Woodlock (1879)
- Cardinale Agostino Bausa, O.P. (1889)
- Cardinale Giuseppe Antonio Ermenegildo Prisco (1898)
Concistori per la creazione di nuovi cardinali |
Papa Leone XIII durante il suo pontificato ha creato 147 cardinali nel corso di 27 distinti concistori.
Onorificenze |
Gran maestro dell'Ordine supremo del Cristo | |
Gran maestro dell'Ordine dello Speron d'oro | |
Gran maestro dell'Ordine Piano | |
Gran maestro dell'Ordine di San Gregorio Magno | |
Note |
^ Anche una volta divenuto papa, non ritenne lesivo della propria dignità il rilasciare interviste alla stampa, precisamente nel febbraio 1892 al Petit Journal e nel marzo 1899 al giornale parigino Le Figaro
^ John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 736
^ John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 737
^ Dopo san Pietro (34 anni) e Pio IX (31 anni, 7 mesi, 22 giorni)
^ È il papa più longevo della storia essendo deceduto a 93 anni compiuti, circa 1 anno in più di Celestino III (secondo papa dell'elenco per longevità), 2 anni in più di Giovanni XXII e di Gregorio XII (terzo e quarto papa dell'elenco) e 6 anni circa in più di Clemente XII (quinto dell'elenco), anche se una leggenda narra che Papa Agatone sia stato eletto a 103 anni e sia morto a 106
^ Tra le quali figurano Ernest Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer, Marco Minghetti, Silvio Spaventa
^ ab Ermanno Rea, La fabbrica dell'obbedienza, Feltrinelli, Milano, 2011
^ Owen Chadwick, Società e pensiero laico, SEI, Torino, 1989
^ Arcidiocesi di Lucca, su www.diocesilucca.it. URL consultato il 17 febbraio 2016.
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^ Vedi pure G:B. Nasalli Rocca, Lettera pastorale per la Quaresima, Bologna, 1946.
^ L'intero episodio della visione, con relative considerazioni e correlati storici, è riportato dall'archeologo, e collaboratore presso il dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università di Roma "La Sapienza", Leandro Sperduti in "Storia Segreta Del Papato" cap.X: Il Novecento. Il papato e le terribili profezie del nuovo secolo, pp. 282-284. Newton Compton editori, 2017.
^ Leandro Sperduti, pag.283, op.cit. Riferimento a episodio e preghiera fu pubblicato anche nel 1955 (pag.58) nella rivista ecclesiastica "Ephemerides Liturgicae", fondata nel 1887.
^ Piero Schiavazzi, Andate in tutto il mondo: i vaticanisti italiani raccontano Giovanni Paolo II, EDB, 2004 p.580
^ abcdefgh Leone XIII nell’intimità - La Domenica del Corriere n. 11, 19 marzo 1899
^ abcde Curiosità su compare Gioacchino - museolareggiadeivolsci.it
^ Papa Leone XIII e il “Vizietto” della...Coca Pilloledistoria.it
^ Il vino alla che piaceva a papi e re intravino.com
^ Supplementi al Dizionario di Chimica e Chimica Industriale
^ Filmoteca vaticana Archiviato il 24 dicembre 2012 in Internet Archive.
^ L'Italia del XX secolo, I volume, 1899-1908, Rizzoli 1977, pag. 109
^ Immortale Dei
^ Libertas enciclica (1888)
Bibliografia |
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- Leone XIII, Inimica vis. La Chiesa cattolica contro la massoneria, a cura di A. Morganti, Il Cerchio 2006
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Voci correlate |
- Preci leonine
- Conclave del 1878
- Conclave del 1903
- Pecci (famiglia)
- Statue del Redentore per il Giubileo del 1900
- Sua Santità papa Leone XIII
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Collegamenti esterni |
- Pagina ufficiale della Santa Sede su Leone XIII, su vatican.va.
Papa Leone XIII: testi con concordanze e liste di frequenza- Opera Omnia in diverse lingue, su documentacatholicaomnia.eu.
- Cardinali nominati da Papa Leone XIII, su araldicavaticana.com.
Successioni |
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Categoria:Cardinali nominati da Leone XIII