Madonna del Latte
La Madonna del Latte o galactotrofusa, in latino Madonna lactans o Virgo Lactans, è un'iconografia cristiana ricorrente in arte, talora accompagnato dall'espressione monstra te esse matrem[1].
Oggi secondo lo stile romano-cattolico la festa liturgica della Madonna del Latte cade il 2 luglio.
Indice
1 Significato dell'iconografia
1.1 Le prime rappresentazioni
1.2 Alla ricerca di rappresentazioni realistiche
1.3 La Controriforma e il declino dell'iconografia
2 Note
3 Altri progetti
4 Collegamenti esterni
Significato dell'iconografia |
La Vergine è rappresentata a seno scoperto, colta nell'atto di allattare il figlio o in procinto di farlo oppure mentre un singolo getto di latte o distinte gocce del medesimo scendono dal suo seno direttamente nella bocca di Gesù, di un Santo, di un alto prelato oppure di altri personaggi legati alla religione cristiana.
Nella prima versione dell'iconografia, Maria è rappresentata frontale come Madre di Dio e patrona delle puerpere: l'opera ha carattere intimo e materno ed esprime la natura umana insita in Cristo assieme a quella divina.
Nella seconda, lo scopo della composizione è quello di mostrare la predilezione di Maria per un personaggio concretamente vissuto, il quale, volendo essere presentato come esempio da seguire dalla Chiesa alla comunità dei fedeli, è mostrato nell'atto di ricevere la benevolenza della Vergine.
Talora la sua benevolenza è diretta a un gruppo indefinito di uomini, quali le anime del Purgatorio, che ricevono sollievo dalle loro sofferenze grazie al latte che ella generosamente concede loro.
Le prime rappresentazioni |
L'iconografia è risalente all'Antico Egitto, epoca in cui erano diffusissime le immagini della dea Iside intenta ad allattare il figlio Horus e il cui culto durerà ancora a lungo intrecciandosi con il Cristianesimo. Addirittura molte statue di Iside furono ribattezzate o venerate come Madonne originali.[2]
Le prime rappresentazioni iconografiche ufficiali della "Madonna del Latte" si ritrovano nell'Egitto ormai cristianizzato del VI o VII secolo dopo Cristo, essa è ritratta mentre allatta Gesù Bambino o in procinto di farlo. Sono immagini molto stilizzate che soprattutto alludono più che mostrare. In questi casi la composizione è una variante dell'iconografia della Madonna col Bambino. Dall'Egitto copto ebbero poi ampia diffusione presso le chiese orientali nell'arte bizantina, con nome greco di Galaktotrophousa[3]. Da qui si diffuse poi, nei secoli seguenti, anche in Occidente. Tale tipologia di Madonne del Latte divenne molto popolare nella scuola pittorica toscana e nel Nord Europa a partire dal Trecento.
Nell'Europa occidentale con il culto si diffuse inoltre l'uso di custodire nelle chiese come reliquie ampolle contenenti il latte della Madonna (il Sacro Latte), cui si attribuivano gli effetti miracolosi di restituire il latte alle puerpere che lo avessero perso.
Alla ricerca di rappresentazioni realistiche |
Però è nel primo Trecento che la rappresentazione iconografica della "Madonna del latte" perde le proprie caratteristiche stilizzate a favore di una rappresentazione più realistica. Da alcuni critici l'opera di Ambrogio Lorenzetti è considerate ai vertici di questo periodo[3]. Nell'opera di Lorenzetti la Madonna perde la frontalità tipica delle icone bizantine ed è rappresentata rivolta verso Gesù bambino. Lo stesso avviene con il Bambino che volge lo sguardo anche verso l'osservatore[3]. Secondo Leo Steinberg l'esposizione del seno e la rappresentazione realistica del bambino "forniva ai credenti l'assicurazione che il Dio attaccato alla mammella di Maria si era fatto uomo, e che colei che sosteneva il Dio-uomo, nella sua pochezza, si era garantito infinito credito in Cielo."[4]. L'umanizzazione della Madonna e del bambino incontrò il favore dei fedeli e la sacralizzazione dell'atto di allattare un bambino convinse le donne ad identificarsi maggiormente coinvolgendole anche emotivamente. Il culto della Madonna del Latte si diffuse in tutta Europa e soprattutto nelle campagne dove i contadini le attribuirono una forte valenza simbolico-taumaturgica attribuendole anche svariati miracoli.
Per circa due secoli numerosi furono gli artisti famosi che si cimentarono nella sacra rappresentazione, sono esempi le seguenti opere:
Leonardo da Vinci, Madonna Litta
Jean Fouquet, Dittico di Melun
Robert Campin, Madonna del parafuoco
Jan van Eyck, Madonna di Lucca
Gerolamo Giovenone, Trittico Raspa
Andrea Pisano e Nino Pisano, Madonna del Latte
Correggio, Madonna del Latte e un angelo
- Civico di Rieti, Madonna del Latte
In altri casi la Vergine è rappresentata assieme a personaggi della religione cristiana differenti da Gesù Bambino, come santi o alti prelati.
In queste composizioni il latte fuoriesce dal seno della Madonna nella forma di un unico getto o di singole gocce riversandosi direttamente nella bocca del personaggio.
Ne sono esempio:
Pedro Machuco, Vergine e le anime del Purgatorio, 1517, Museo del Prado
Alonzo Cano, Visione di san Bernardo, 1650, Museo del Prado
Presso il Santuario della Madonna del Sangue in quel di Re, comune della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, è conservato un dipinto della Madonna del latte, che fu oggetto di un evento miracoloso nel 1494: un piccolo affresco della Madonna del Latte, colpito da una pietra, iniziò a sanguinare.
La Controriforma e il declino dell'iconografia |
Il Concilio di Trento, iniziato nel 1543, con il decreto: "De invocatione, veneratione, et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus"[5] definì la posizione della Chiesa riguardo alle iconografie devozionali.
Tra gli scopi di questo decreto vi era il voler evitare immagini di natura sensuale o percepite come tali dalla morale dell'epoca. La Riforma cattolica tridentina annoverò tra queste immagini sconvenienti, che si riteneva potessero fuorviare il fedele, le rappresentazioni di Maria a seno scoperto poiché accusate di distogliere i fedeli dalla preghiera. Fu demandato ai vescovi il compito di valutare le varie rappresentazioni e di decidere se queste dovessero essere ritoccate, oppure rimosse. Nella diocesi di Milano fu in particolare Carlo Borromeo a trovare sconvenienti tali immagini molto diffuse in Brianza[6], facendo provvedere in molti casi a coprirle con ritocchi[7]. Alcune chiese intitolate alla "Madonna del latte" mutarono denominazione.[8]
Mentre l'iconografia della "Madonna del Latte" decadeva, per contro la venerazione popolare delle antiche immagini continuò legata al desiderio di maternità[9].
Note |
^ Inno Ave Maris Stella
^ Cesare Capone, Simboli, Madonna del latte, articolo su Medioevo Anno 13 n° 12 dicembre 2009, pag. 31
^ abc Cesare Capone, Simboli, Madonna del latte, articolo su Medioevo Anno 13 n° 12 dicembre 2009, pag. 32
^ Cesare Capone, Simboli, Madonna del latte, articolo su Medioevo Anno 13 n° 12 dicembre 2009, pag. 35
^ Cesare Capone, Simboli, Madonna del latte, articolo su Medioevo Anno 13 n° 12 dicembre 2009, pag. 37
^ Brianza
^ Chiesa di Milano Archiviato il 5 febbraio 2011 in Internet Archive.
^ Cesare Capone, Simboli, Madonna del latte, articolo su Medioevo Anno 13 n° 12 dicembre 2009, p. 39
^ Santuario di Guanzate Archiviato il 13 agosto 2010 in Internet Archive.
Altri progetti |
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Collegamenti esterni |
Madonna del Latte, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
(EN) Madonna del Latte, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.