Gallia
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La Gallia (o Gallia transalpina[1][2]) era, secondo la nomenclatura geografica dell'età antica, la terra dei Galli, termine che identificava, nel lessico latino, un ampio insieme di popolazioni celtiche continentali. Corrispondeva a un'ampia regione dell'Europa centro-occidentale compresa tra La Manica, il fiume Reno, le Alpi Occidentali[2][3], il Mar Mediterraneo, i Pirenei e l'Oceano Atlantico. "Gallia" (Gallia cisalpina o "togata"[4]) venne poi definita dai Romani per un certo periodo in età repubblicana anche parte dell'Italia settentrionale.
Il termine "Gallia" rimase in uso fino all'età tardoantica e altomedievale, quando la stabilizzazione del Regno dei Franchi portò all'affermazione dell'espressione "Francia" (anche se per tutto il Medioevo il nome "Gallia" resisterà negli scritti in latino)[5].
Indice
1 Territorio della Gallia transalpina
1.1 Oppida celtici
1.2 Città romano-celtiche
2 Popolazioni
2.1 Preistoria
2.2 I Galli
2.3 Durante la dominazione romana
2.4 Dopo il ritiro di Roma
3 Storia
3.1 L'apogeo dei Celti (V-III secolo a.C.)
3.1.1 L'insediamento nelle Gallie
3.1.2 L'espansione verso sud
3.2 Gallia romana
3.2.1 Gallia cisalpina e Narbonensis
3.2.2 Conquista della Gallia Comata
3.2.3 Gallia Comata, provincia romana
4 Note
5 Bibliografia
5.1 Fonti primarie
5.2 Letteratura storiografica
6 Voci correlate
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Territorio della Gallia transalpina |
I Romani attribuivano il nome di "Gallia" a diversi territori dell'Europa occidentale abitati da popolazioni di stirpe celtica, chiamati collettivamente "Galli". Con Gallia, tradizionalmente, si fa riferimento alla "Gallia transalpina", un'ampia regione dell'Europa centro-occidentale, delimitata a nord dalla Manica, a sud dal Mar Mediterraneo, a ovest dall'Oceano Atlantico e a est dal fiume Reno e dalle Alpi occidentali e che corrispondeva quindi grossomodo all'area degli odierni Belgio, Lussemburgo, Germania occidentale, Francia e Svizzera.
Ecco come Cesare, il primo conquistatore nel celebre incipit del De bello Gallico, descrive la Gallia:
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(LA) «Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur. Hi omnes lingua, institutis, legibus inter se differunt. Gallos ab Aquitanis Garunna flumen, a Belgis Matrona et Sequana dividit. Horum omnium fortissimi sunt Belgae, propterea quod a cultu atque humanitate provinciae longissime absunt, minimeque ad eos mercatores saepe commeant atque ea quae ad effeminandos animos pertinent inportant, proximique sunt Germanis, qui trans Rhenum incolunt, quibuscum continenter bellum gerunt. Qua de causa Helvetii quoque reliquos Gallos virtute praecedunt, quod fere cotidianis proeliis cum Germanis contendunt, cum aut suis finibus eos prohibent, aut ipsi in eorum finibus bellum gerunt. Eorum una pars, quam Gallos optinere dictum est, initium capit a flumine Rhodano, continetur Garunna flumine, Oceano, finibus Belgarum, attingit etiam ab Sequanis et Helvetiis flumen Rhenum, vergit ad septentriones. Belgae ab extremis Galliae finibus oriuntur, pertinent ad inferiorem partem fluminis Rheni, spectant in septentrionem et orientem solem. Aquitania a Garunna flumine ad Pyrenaeos montes et eam partem Oceani quae est ad Hispaniam pertinet; spectat inter occasum solis et septentriones.» | (IT) «La Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, l'altra gli Aquitani, la terza quelli che nella loro lingua prendono il nome di Celti, nella nostra, di Galli. I tre popoli differiscono tra loro per lingua, istituzioni e leggi. Il fiume Garonna divide i Galli dagli Aquitani, la Marna e la Senna li separano dai Belgi. Tra i vari popoli i più forti sono i Belgi, ed eccone i motivi: sono lontanissimi dalla finezza e dalla civiltà della nostra provincia; i mercanti, con i quali hanno scarsissimi contatti, portano ben pochi fra i prodotti che tendono a indebolire gli animi; confinano con i Germani d'oltre Reno e con essi sono continuamente in guerra. Anche gli Elvezi superano in valore gli altri Galli per la stessa ragione: combattono con i Germani quasi ogni giorno, o per tenerli lontani dai propri territori o per attaccarli nei loro. La parte in cui, come si è detto, risiedono i Galli, inizia dal Rodano, è delimitata dalla Garonna, dall'Oceano, dai territori dei Belgi, raggiunge anche il Reno dalla parte dei Sequani e degli Elvezi, è volta a settentrione. La parte dei Belgi inizia dalle più lontane regioni della Gallia, si estende fino al corso inferiore del Reno, guarda a settentrione e a oriente. L'Aquitania, invece, va dalla Garonna fino ai Pirenei e alla parte dell'Oceano che bagna la Spagna, è volta a occidente e a settentrione.» |
(Cesare, De bello Gallico, I, 1.) |
Accanto alla transalpina, i Romani individuavano anche una "Gallia cisalpina", che si divideva a sua volta in "Gallia cispadana" (a sud del Po) e "Gallia transpadana" (a nord). Era il territorio dove, accanto a popoli di diversa filiazione, si erano insediate diverse tribù galliche. La Gallia cisalpina dal 49 a.C. in seguito alla concessione della cittadinanza romana a tutta l'area,[6] divenne giuridicamente parte dell'Italia romana e in età augustea venne divisa, come il resto d'Italia, in regioni (VIII, IX, X e XI nello specifico).
Il termine "Gallia", anche al plurale "Gallie",[2] fu anche il nome con i quali i Romani, sin dalla Repubblica, designavano collettivamente una più vasta porzione dell'Europa situata a occidente del Reno e che comprendeva le province della Gallia, della Belgica, della Germania e della Britannia (Gallia cisalpina, Gallia narbonense, Gallia Belgica, Aquitania, Gallia lugdunense, Germania Inferiore e superiore, Britannia) abitate da genti celtiche. Basandosi sulla convinzione di un'omogenietà di questa macro-regione, nacquero nel tardo Impero la Diocesi di Gallia (esclusa la Britannia), poi Prefettura del pretorio delle Gallie, una delle grandi divisioni amministrative dell'Impero il cui territorio comprendeva anche la Penisola iberica e il Nordafrica occidentale.
In Gallia (transalpina) Cesare individuava tre regioni principali: la Gallia Belgica, l'Aquitania e la Gallia vera e propria o Gallia Celtica, ovvero l'area in seguito costituita nella provincia della Gallia Lugdunense.[7] A queste regioni va poi aggiunta la Gallia Narbonense, che includeva la costa mediterranea e il medio e basso corso del Rodano e che, al tempo di Cesare, era già provincia romana.
Oppida celtici |
Numerosi furono i centri urbani-fortificati celtici (oppidum), come Alesia, Avaricum, Bibracte, oppidum di Entremont, Gergovia, Gorgobina e Uxelloduno.
Una casa gallo-romana ad Alesia (Alise-Sainte-Reine).
La Porte du Rebout, ricostruzione di un murus gallicus a Bibracte.
Rovine di Gergovia, capitale degli Arverni.
Città romano-celtiche |
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In seguito alla conquista romana alcuni furono abbandonati e sostituiti da "vicine" municipii e/o colonieae romane, altri continuarono a sopravvivere come insediamenti gallo-romani: Narbo Martius (Narbona, capitale della Gallia Narbonense), Lugdunum (Lione, capitale della Gallia Lugdunensis), Cenabum (Orléans), Samarobriva (Amiens), Augustoritum (Limoges), Limonum (Poitiers), Condate (Rennes), Divodurum (Metz), Durocortorum (Reims) e naturalmente la Lutetia Parisiorum (Parigi).
Popolazioni |
Preistoria |
Prima dell'insediamento dei Celti, è possibile che antichi elementi indoeuropei fossero già penetrati nel territorio della futura Gallia, almeno nelle frange orientali, anche a partire dal IV millennio a.C.; di queste ipotetiche popolazioni, tuttavia, non esistono testimonianze certe.[8] Nelle aree sudoccidentali (l'odierna Aquitania), invece, erano di certo già stanziate popolazioni antenate degli odierni baschi, fin dal IX millennio a.C.
Lungo le coste mediterranee della Gallia erano stanziati i Liguri, i cui insediamenti proseguivano, senza interruzione, anche in Gallia cisalpina. Nelle regioni orientali della Gallia (Gallia Belgica, corso del Reno, Elvezia) erano presenti popolazioni germaniche, variamente mescolate alle celtiche.
I Galli |
Per i Celti stanziati nelle Gallie invalse, secondo l'uso latino, la denominazione di Galli; questi, a loro volta, erano ripartiti in numerose tribù. Cesare, nel De bello Gallico, distingue tre gruppi principali: i Belgi, stanziati a oriente dei fiumi Marna e Senna e mescolati a popolazioni germaniche;[9] gli Aquitani, stanziati a sud della Garonna e ibridati con elementi iberici (i Vasconi paleo-baschi);[7] e i Galli propriamente detti. Tra questi, Cesare distacca gli Elvezi, stanziati in un'area corrispondente grossomodo alle attuali Svizzera e Germania meridionale e particolarmente valorosi militarmente per via dei continui conflitti con i vicini Germani,[7] e attesta che al momento delle sue campagne tra i Galli si distinguevano due fazioni, capeggiate rispettivamente dagli Edui e dai Sequani, presto scalzati dai Remi.[10]
Durante la dominazione romana |
A partire dall'istituzione delle provincia della Gallia narbonense, nel 121 a.C., le Gallie furono sottoposte a un intenso processo di latinizzazione, attraverso la fondazione di colonie (quali Narbona) e altre forme di insediamenti, per esempio quelli militari. Identico processo ebbe in seguito luogo nelle province di Aquitania, Gallia Lugdunense e Gallia Belgica, conquistate da Cesare tra il 58 e il 50 a.C.
L'Impero romano diede un forte impulso al processo di assimilazione culturale nei confronti dei Celti autoctoni; a questo processo contribuirono sia la spontanea adesione allo stile di vita e alla lingua del nuovo ceto dominante, sia la pressione coercitiva esercitata dagli organi detentori del potere. Ne è un efficace esempio l'operato dell'imperatore Claudio, che da un lato proibì la pratica del druidismo, e dall'altro cooptò nel Senato romano esponenti delle classi dirigenti galliche. Il processo di fusione dell'elemento celtico con quello latino ebbe luogo già durante l'epoca imperiale romana, come attesta la rarefazione delle testimonianze in lingua gallica: già a partire dal I secolo l'uso scritto di tali lingue appare in netto regresso.[11]
A partire dal III secolo si fece sempre più decisa la pressione germanica sulla regione, a partire dai suoi confini orientali (Gallia Belgica e fiume Reno), generando processi di fusione analoghi a quelli già da tempo in atto con i latini. Anche in questo caso, tuttavia, e nonostante la superiore organizzazione sociale e culturale dei Galli, fu il più numeroso e dinamico elemento germanico a prevalere.[12]
Dopo il ritiro di Roma |
Dagli inizi del V secolo la Gallia fu investita dalle invasioni di numerosi popoli germanici: nel 406 i Burgundi e i Vandali (che includevano numerosi elementi suebi e alani[13]), nel 412 i Visigoti, nel 451 gli Unni (che però erano di lingua mongola). I Franchi erano invece già da tempo stanziati lungo il basso corso del Reno, e anzi si opposero militarmente alla grande ondata migratoria del 406; in seguito, estesero ampiamente la propria influenza.
Storia |
L'apogeo dei Celti (V-III secolo a.C.) |
L'insediamento nelle Gallie |
I Celti, probabilmente formatosi come popolo indoeuropeo a sé stante in un'area dell'Europa centrale compresa tra le attuali Germania meridionale e la Francia orientale, si espansero fino alle coste atlantiche dell'odierna Francia e lungo il corso del Reno tra i secoli VIII e V a.C., nel corso dell'Età del Ferro (culture di Hallstatt e di La Tène).[14] Più tardi, a partire dal 400 a.C. circa, penetrarono nell'odierna Italia settentrionale.
L'espansione verso sud |
Nei secoli successivi i Celti furono la popolazione dominante di un'ampia area dell'Europa centro-occidentale, incluse le Gallie, che devono il loro nome proprio al termine impiegato dagli autori latini per indicare i Celti: Galli. Essi erano già noti ai Greci e ai Fenici che, navigando, erano giunti ad avere contatti commerciali con loro (soprattutto lungo le coste del Golfo del Leone). Tra il V e il II secolo a.C. i Galli rimasero frazionati in numerose tribù, spesso in lotta fra loro; questa endemica conflittualità, tuttavia, non pregiudicò la loro indipendenza, almeno durante quel primo periodo.
Il primo evento storico ricordato che ha Galli come protagonisti è il sacco di Roma del 390 a.C., quando i Senoni guidati da Brenno attaccarono la città e la saccheggiarono. La storiografia latina, accanto alla leggenda delle oche capitoline che avrebbero scongiurato l'occupazione del Campidoglio, riporta la cocente umiliazione inferta ai Romani quando Brenno chiese oro in cambio della sua ritirata da Roma; i Romani non avrebbero mai più dimenticato questa lezione e fino all'arrivo di Alarico, Roma non sarebbe più stata saccheggiata.
Gallia romana |
Gallia cisalpina e Narbonensis |
Alla fine del III secolo a.C. i Galli aiutarono l'esercito di Annibale proveniente dalla Spagna ad attraversare le Alpi e in seguito a combattere nella Pianura Padana contro le truppe inviate contro di lui da Roma. La sconfitta di Annibale e la progressiva espansione della repubblica portò prima all'occupazione della Gallia cisalpina (eretta a provincia romana in data imprecisata, ma intorno al 95 a.C.), e poi al consolidamento di una testa di ponte oltralpe: la provincia Gallia narbonense, corrispondente grossomodo alle odierne regioni della Francia di Linguadoca, Provenza e parte del Midi-Pirenei e comprendente la zona di Tolosa, tutta la fascia costiera mediterranea fino alle Alpi Marittime e all'alta valle del Rodano[15] Quest'ultima provincia, istituita attorno al 121 a.C., avrebbe rappresentato il punto di partenza per le conquiste di Giulio Cesare ed era unita alla capitale mediante la via Aurelia. Nel 118, inoltre, fu fondata la sua capitale, Narbona, e, l'anno successivo (117), ultimata la via Domizia, che collegava l'Italia con la Spagna, passando per la Gallia meridionale.
Conquista della Gallia Comata |
Fattosi nominare proconsole e governatore della Gallia narbonense, nel 58 a.C. Cesare partì alla conquista del territorio ancora non occupato spingendosi fin sulla Manica ed in Belgio. Narrò le proprie imprese nel De bello Gallico, cronaca in cui sono riportati anche i costumi e le usanze delle molteplici tribù galliche che via via incontrò e sconfisse.
L'ultimo sussulto della resistenza gallica all'occupazione avvenne nel 52 a.C. quando i Galli si coalizzarono sotto la guida del carismatico capo Vercingetorige, che venne però sconfitto nell'assedio di Alesia, catturato e portato a Roma in catene per sfilare dietro al carro del vincitore ed essere giustiziato.
Gallia Comata, provincia romana |
A partire dal 50 a.C. i destini della Gallia e quelli dell'Impero romano furono comuni, di pari passo con la romanizzazione dei Galli e la costruzione di cittadine, strade e acquedotti. Ancora oggi si possono ammirare le opere romane ad Aix-en-Provence, Arles e Nîmes. Inoltre città come Lione e Parigi furono fondate su siti di preesistenti villaggi gallici. Il confine sul Reno fu il punto massimo di espansione romana stabile e duratura verso la Germania.
Amministrativamente, la Gallia fu inizialmente ripartita in quattro province: alla già esistente Gallia narbonense si aggiunsero l'Aquitania, la Gallia lugdunense e la Gallia belgica. Tra il 27 e il 15 a.C. Augusto potrebbe aver diviso la provincia imperiale della Gallia Comata in tre province (forse governate ciascuna da un praefectus Augusti o da un legatus Augusti), sottoposte ad un unico governatore centrale (il legatus Augusti pro praetore delle tres Galliae o Gallia Comata) con sede a Lugdunum. Più tardi, forse subito dopo l'abbandono dei progetti espansionistici di occupazione della Gemania Magna (attorno al 17 d.C.), Tiberio potrebbe aver istituito due distretti militari lungo il corso del Reno, le future province di Germania superiore e Germania inferiore.
Negli anni di Tiberio e Nerone, ci furono focolai di rivolta contro il dominio romano, tutti sedati con una certa rapidità. Per tutto il II secolo, fino alla dinastia dei Severi, la Gallia fu caratterizzata da un notevole sviluppo economico e sociale.
Nel corso del III secolo i movimenti migratori delle popolazioni germaniche verso sud-ovest, fino a quel momento contenute, provocarono invasioni e devastazioni nel territorio gallico. Dalla metà del secolo, centro di rilievo del mondo gallico divenne Treviri, nella Gallia Belgica, che per circa un quindicennio fu anche capitale di un autonomo Impero delle Gallie, che comprendeva le regioni più occidentali dell'impero, dalla Britannia alla Penisola Iberica.
Dopo le prime rivolte dei Bagaudi, a partire dall'Armorica (odierna zona compresa tra Normandia e Bretagna) iniziò a manifestarsi un certo malessere che colpì i contadini, durato fino al V secolo. La riorganizzazione amministrativa di Diocleziano (fine III-inizi IV secolo) interessò anche la Gallia. Nel IV secolo, le quattro province che erano state create da Augusto divennero quattordici, e più tardi persino diciassette, raccolte poi in due diocesi: Gallie e Viennese, dipendenti dal prefetto del pretorio preposto alle Gallia, Britannia e Spagna. Nel corso di questo secolo, nonostante la pressione germanica, la situazione gallica rimase abbastanza stabile e la regione conobbe un periodo di sostanziale benessere.
Nel III secolo l'impero romano entrò in un periodo di profonda crisi, che nelle province galliche si tradusse in una debolezza militare tale da consentire l'attacco di nuove tribù di stirpe germanica, che attraversano sempre più spesso il confine. Queste tribù si stanziano nei territori che precedentemente appartenevano ai Galli; tra queste spiccò presto quella dei Franchi, stanziati inizialmente lungo il basso corso del Reno.
Nel 406, probabilmente grazie a un inverno eccezionalmente rigido che consentì ai nomadi germani di attraversare a piedi il Reno ghiacciato, numerose nuove popolazioni irruppero in Gallia. Un ruolo di rilievo ebbero Visigoti e Burgundi, che nei decenni seguenti diedero vista a regni romano-barbarici in ampie aree della Gallia.
Nel 451 la Gallia subì l'incursione degli Unni di Attila, sconfitto tuttavia dal generale Ezio. Con il V secolo, comunque, il dominio romano sulla Gallia fu di fatto cessato. Al suo interno si formarono diversi regni romano-barbarici; tra i principali e più duraturi, quello dei Franchi a nord, quello dei Visigoti a sud-ovest e quello dei Burgundi a est. Nei secoli successivi sarebbero prevalsi i Franchi, tanto che da loro la Gallia avrebbe preso il nuovo nome di "Francia"; da questo momento in poi finisce la storia della Gallia e inizia quella della Francia.
Note |
^ C.Scarre, The Penguin historical atlas of ancient Rome, Londra, 1995, mappe di p.32 e 34.
^ abc Atlante Storico De Agostini, Novara 1979, p.26.
^ Strabone, Geografia, IV, 1.
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^ Il termine Γαλλία, "Gallia", per indicare la Francia si usa ancora oggi nel greco moderno.
^ J. Carcopino, Giulio Cesare, Milano, 1981, p.439.
^ abc Cesare, De bello Gallico, I, 1.
^ Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, p. 632.
^ Cesare, De bello Gallico, I, 1; II, 3-4; Tacito, Germania, 28.
^ Cesare, De bello Gallico, VI, 12.
^ Villar, cit., p. 450.
^ Villar, cit., p. 446.
^ Questi ultimi però di lingua iranica e non germanica.
^ Villar, cit., pp. 443-444.
^ Ancora oggi il nome di una delle regioni francesi comprese nella Gallia narbonense ricorda la sua origine: Provence viene da "provincia", come era chiamata ad indicare la prima provincia fondata oltre i confini dell'Italia.
Bibliografia |
Fonti primarie |
Gaio Giulio Cesare, De bello Gallico
Cornelio Tacito, Germania
Plinio il Vecchio, Naturalis historia, IV.
Svetonio, Vita del Divo Giulio.
Strabone, Geografia, IV.
Letteratura storiografica |
- Peter Berresford Ellis, L'impero dei Celti, Casale Monferrato, Piemme, 1998, ISBN 88-384-4008-5.
- Maureen Carroll, Romans, Celts & Germans: the german provinces of Rome, Charleston, 2001, ISBN 0-7524-1912-9.
- Venceslas Kruta, Valerio Massimo Manfredi, I Celti d'Italia, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 88-04-43640-9.
- Venceslas Kruta, I Celti, Milano, 2007, ISBN 978-88-95363-15-8.
- André Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano, Net, 2002, ISBN 88-04-32321-3.
Marta Sordi, Scritti di storia romana, Milano, Vita e Pensiero, 2002, ISBN 88-343-0734-8. Cfr. La simpolitia presso i Galli (cap. III); Sulla cronologia liviana del IV secolo (cap. IX); Ancora sulla storia romana del IV secolo a.C.
- Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, ISBN 88-15-05708-0.
- Peter Wilcox; Angus McBride. Gallic e British Celts, in Rome's Enemies vol. II, Oxford, 1985. ISBN 9780850456066
Voci correlate |
- Impero romano
- Lingua gallica
- Storia della Francia
- Storia della Gallia
- Storia della Gallia tardo-antica e alto-medioevale
- Celti
Celti
- Galli
- Lista di tribù celtiche
- Altri popoli indoeuropei
- Antichi Veneti
- Liguri
Germani
- Burgundi
- Franchi
- Visigoti
- Popoli pre-indoeuropei
- Vasconi
Altri progetti |
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Collegamenti esterni |
- Sito dell'Università di Mannheim su descrizione Gallia in latino, su uni-mannheim.de.
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