Golfo Persico











































Golfo Persico

PersianGulf vue satellite du golfe persique.jpg
Il golfo Persico visto dal satellite
Parte di

Oceano Indiano
Stati

Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Oman, Qatar

Coordinate

26°54′17″N 51°32′51″E / 26.904722°N 51.5475°E26.904722; 51.5475Coordinate: 26°54′17″N 51°32′51″E / 26.904722°N 51.5475°E26.904722; 51.5475
Dimensioni

Superficie
233 000 km²
Lunghezza
800 km
Larghezza
80-120 km
Profondità massima
180 m
Idrografia
Immissari principali

Eufrate

Persian Gulf FR.PNG


Il golfo Persico (in persiano خلیج فارس, pronunciato "khalij-e fārs", o خلیج پارس "Khalij-e Pars"; in arabo: الخليج الفارسي "al-khalīj al-Faresi" (Golfo Persico)[1][2], nella cultura araba è stato ribattezzato anche Golfo Arabico[3], per gli Ottomani Golfo di Bassora[4]), è un golfo dell'oceano Indiano che bagna le coste di Oman, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Bahrain, Kuwait, Iraq e Iran.


Nell'ottobre 2018, l'Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale come agenzia delle Nazioni Unite registra il Golfo Persico in un certificato ufficiale basato sull'accordo di Lisbona per la protezione delle denominazioni d'origine e la loro registrazione internazionale. Il riconoscimento di quel nome nel Certificato di registrazione per la Perla del Golfo Persico indicava il riconoscimento del nome del corpo idrico in quanto tale. Secondo questo accordo basato sul diritto internazionale, nessun paese, governo o organizzazione può usare un altro nome per riferirsi al Golfo Persico.[5]




Indice






  • 1 Geografia


  • 2 Importanza geostrategica


  • 3 Storia


  • 4 Economia


  • 5 Note


  • 6 Bibliografia


  • 7 Altri progetti





Geografia |


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Lo stesso argomento in dettaglio: Arabia orientale, Stati arabi del Golfo Persico e Stretto di Hormuz.

È ampio circa 233 000 km², lungo circa 800 km e largo tra 80 e 120. All'estremità occidentale si getta lo Arvandrud (اروندرود, secondo il nome persiano), formato dalla foce congiunta del Tigri e dell'Eufrate, ma altri importanti fiumi sfociano nel Golfo Persico: il Marun (Iran), lo Zohreh (Iran), il Mand (Iran), il Mehran (Iran) e lo Shur (Iran). Ad est tramite lo stretto di Hormuz il golfo comunica con il golfo di Oman e quindi con l'Oceano Indiano. Le sue acque toccano i 180 metri di profondità (vicino a capo Musandam, nell'Oman) ma sono in genere meno profonde.


Le città più importanti che si affacciano sul golfo sono Abu Dhabi, Doha, Manama, Ras Tannura, Ahmadi e Abadan.


L'ambiente naturale è ricco di barriere coralline. Le coste dell'Iran e della penisola arabica sono caratterizzate dallo sviluppo di piattaforme carbonatiche con ampie piane di marea e da depositi evaporitici (sali e gessi), dovuti all'intensa evaporazione in conseguenza del clima arido.



Importanza geostrategica |


Il Golfo Persico insieme ai paesi che su di esso si affacciano costituisce un'area di fondamentale importanza economica e strategica. Gli interessi principali riguardano il controllo delle ingenti riserve petrolifere e delle vie marittime per il loro trasporto.


Anche in considerazione di ciò oltre che per ragioni etnico-religiose come la presenza di musulmani sciiti e sunniti e di popolazioni arabe e non arabe l'area del Golfo Persico è stata teatro di guerre rilevanti come la guerra Iraq-Iran (1980-1988) la prima guerra del golfo e l'invasione dell'Iraq del 2003. In tutte queste guerre hanno avuto una parte gli Stati Uniti. Avendo ottenuto il permesso di installare basi nell'area dopo l'invasione del Kuwait e anche dopo l'11 settembre 2001, e gestendo attualmente l'occupazione dell'Iraq, gli Stati Uniti controllano saldamente quest'area vitale per l'economia mondiale.



Storia |




Una mappa storica del Golfo Persico in un museo di Dubai con la parola parsiana (Persian) cancellata.[6][7]


Nell'antichità classica il Golfo Persico fu attraversato dalla flotta che trasportava le truppe di Alessandro Magno al comando dell'ammiraglio Nearco, impresa descritta da Arriano nell'"Anabasi di Alessandro". Partecipò all'esplorazione guidata da Nearco nel 324-323 a.C sulle coste del Golfo Persico Androstene di Taso che dal viaggio riportò preziose informazioni sulla flora e la fauna.


Durante l'epoca seleucide la regione fu soggetta all'influenza persiano-ellenistica. I Romani giunsero sul golfo nel II secolo d.C. con l'imperatore Traiano, che discese il fiume Tigri fino al mare (episodio narrato dallo storico Dione Cassio). In epoca islamica il Golfo Persico conobbe una fase di grande sviluppo durante il Califfato Abbaside, che sviluppò il porto di Bassora. Nella letteratura questa è l'epoca delle Mille e una notte e di Sindbad il marinaio. La regione conobbe quindi una fase di decadenza a causa della rivolta degli schiavi africani delle piantagioni del Sud della Mesopotamia (Rivolta degli Zanj) nell'VIII secolo d.C. e per la rivolta religiosa dei Carmati nel IX secolo.


Nel XVI secolo arrivarono nel golfo i Portoghesi, che nel 1515 presero Hormuz (dove restarono fino al 1622), nel 1521 conquistarono il Bahrain e nel 1529 attaccarono Bassora. Questo indusse l'Impero ottomano, allora già padrone dell'Egitto, della Siria e dell'Arabia Occidentale, ad estendere il suo dominio anche al Golfo. Al tempo di Solimano il Magnifico, i Turchi presero Bassora nel 1538 per scendere poi più a Sud lungo la costa occidentale dell'Arabia. Nel XVIII secolo nel Golfo arrivarono anche gli olandesi della Compagnia olandese delle Indie orientali (VOC), seguiti più tardi dai britannici della Compagnia Inglese delle Indie Orientali. In quella stessa epoca ci fu anche la prima ondata di espansione della fede Wahabita che giunse fin sulla costa con la conversione del Qatar e dei Qawasim di Ras Al Khaymah.


Di qui partivano gli attacchi alle navi in navigazione nel Golfo e la costa degli attuali Emirati Arabi Uniti divenne allora nota come Costa dei Pirati. La costa dei Pirati fu "pacificata" nel 1820 da una spedizione navale britannica che impose un trattato di tregua a tutti gli sceicchi locali e la regione divenne da allora nota come costa della Tregua. Dopo l'apertura del canale di Suez l'Impero Ottomano cercò di rendere effettiva la sua formale sovranità sulla costa meridionale del Golfo per mano di Midht Pascià e gli inglesi reagirono estendendo il loro Protettorato ai vari sceicchi. Durante la prima guerra mondiale il golfo rimase sotto il dominio britannico nello sforzo bellico contro la Turchia. Nel primo dopoguerra fu scoperto il petrolio nei vari Paesi, Bahrain, Arabia Saudita, Kuwait. Dopo la Seconda guerra mondiale gli Sceiccati si avviarono progressivamente verso la piena indipendenza dal controllo britannico.



Economia |


  • Giacimento di gas naturale South Pars-North Dome


Note |




  1. ^ Vanna Varrucini, Rosa è il colore della Persia: il sogno perduto di una democrazia islamica, Milano, Feltrinelli, 2006, p. 126, ISBN 978-88-07-17118-5.
    «Arabin Gulf? Il Golfo è persico da millenni,sinus persicus lo chiamavano i Romani e per Erodoto il "golfo arabo" era il Mar Rosso. Al Khalij al Farsi l'hanno sempre chiamato gli stessi arabi: Golfo dei persiani.».
    Più di un parametro tra pp e p specificato (aiuto)



  2. ^ Nima Baheli, I nomi del Golfo, su Limes - Rivista italiana di geopolitica. URL consultato il 5 gennaio 2016.
    «Con Eratostene di Cirene (275-195 a.C. circa), Strabone (60 a.C. – tra il 21 e il 24 d.C.) e Tolomeo (100-175 circa) assistiamo al frazionamento del Mare Eritreo nel Sinus Persicus (Golfo Persico) che divide la Penisola Arabica dalla Persia e nel Sinus Arabicus (Golfo Arabico) che divide la stessa penisola dall'Africa. Vediamo quindi come i due termini che oggi si contendono il nome del Golfo avessero una collocazione spaziale differente. Il nome Golfo Persico era stato assegnato dai geografi greco-romani al mare che ne porta il nome, mentre con il termine di Golfo Arabico essi designavano il Mar Rosso.».



  3. ^ Arabico, Golfo, su treccani.it. URL consultato il 13 gennaio 2016.


  4. ^ Iraq: dalle antiche civiltà alla barbarie del mercato petrolifero, Editoriale Jaca Book, 1º gennaio 2003, ISBN 978-88-16-40627-8. URL consultato il 13 gennaio 2016.


  5. ^ UN agency registers 'Persian Gulf' in official certificate, PressTV, 22 ottobre 2018.


  6. ^ K Darbandi, Gulf renamed in aversion to 'Persian', Asia Times, 27 ottobre 2007. URL consultato il 10 gennaio 2015.


  7. ^ Mahan Abedin, All at sea over 'the Gulf', Asia Times, 9 dicembre 2004. URL consultato il 10 gennaio 2015.



Bibliografia |



  • A. Hourani, Storia dei popoli arabi da Maometto ai giorni nostri, Milano 1992

  • S.Beltrame, "Storia del Kuwait. Gli Arabi, il petrolio e l'Occidente", Padova 1999

  • R. Loureiro-D. Couto (eds.), Revisiting Hormuz - Portuguese Interactions in the Persian Gulf Region in the Early Modern Period, "Maritime Asia" 19, Fundação Calouste Gulbenkian/Harrassowitz Verlag, Wiesbaden 2008.



Altri progetti |



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