Ciro II di Persia
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Ciro II il Grande | |
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Immagine artistica di Ciro II. | |
Re di Persia, re di Anšan, Re di Media, re di Babilonia, re di Sumer e Akkad, re dei quattro angoli del Mondo[1] | |
In carica | 559 a.C. – 529 a.C. |
Predecessore | Cambise I |
Successore | Cambise II |
Nome completo | Ciro II detto il Grande |
Nascita | 590 a.C. |
Morte | 530 a.C. |
Dinastia | Achemenidi |
Padre | Cambise I |
Consorte | Cassandane |
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«Ho pensato talvolta quanti regimi democratici sono stati abbattuti da chi preferiva qualunque altro regime piuttosto che la democrazia; e ancora quante monarchie e oligarchie sono state distrutte dalle fazioni popolari, e che, di quanti hanno tentato di farsi tiranni, alcuni furono fatti fuori immediatamente, altri invece - indipendentemente dalla durata del loro governo - sono stati ammirati come saggi e felici […] Considerando tutto questo mi ero convinto che un dato uomo su qualunque animale può governare fuorché su altri uomini. Ma quando ho riflettuto che c'era stato Ciro […] fui costretto a ravvedermi.» |
(Senofonte, Ciropedia, I, 1,1-3) |
Ciro II di Persia, noto come Ciro il Grande (in persiano antico , trasl. Kuruš; Anshan, Iran, 590 a.C. – 530 a.C.), è stato imperatore persiano e discendente di Ciro I di Persia, membro di quella stirpe dei Teispidi che da qualche tempo controllava la Perside.
Ciro succedette a suo padre Cambise I, liberò i Persiani dal dominio dei Medi e fu l'erede naturale delle grandi monarchie mediorientali. Non è però del tutto certa la sua discendenza da Achemene: Dario, secondo Winckler, imparentato con Ciro il Grande, durante il suo regno avrebbe comandato di falsificare tutte le iscrizioni di Pasargadae per sancire il suo legame col capostipite della dinastia achemenide.[2] Ciro II unificò sotto il suo regno le varie tribù iraniche, conquistò Babilonia nel 539 a.C. senza combattere, ma con un'abile politica di propaganda; infatti, approfittò della particolare strategia politica del sovrano babilonese, Nabonedo, che al culto del dio Marduk preferì quello del dio della luna Sin (cosa mal vista dal popolo). Ciro II pensò di proclamarsi figlio di Marduk, così fece cacciare dal popolo il sovrano mesopotamico e fu accolto come salvatore. Nel 538 a.C. emise anche un editto che consentiva agli Ebrei non solo di fare ritorno in patria, ma di ricostruire il tempio di Gerusalemme. In questo modo il sovrano ottenne anche il controllo dell'area fenicio-palestinese.
Conquistò anche alcune regioni ai confini nordorientali della Persia, si assicurò il controllo della Siria e delle città fenicie, estendendo i confini del suo regno, che mantenne integro attraverso una politica avveduta, fondata nel conferire libertà ai popoli sottomessi e nel rispetto delle loro usanze.
Morì nel 529 a.C. combattendo contro gli sciti massageti guidati dalla regina Tomiri[3] e fu sepolto nella sua ormai celebre tomba a Pasargadae (non lontano da Persepoli); il suo successore fu il figlio Cambise II.
Ciro II è ricordato come un grande comandante militare, come un sovrano illuminato, amante dell'arte e della cultura, attuò una politica libertaria, fatta di autonomie locali, ma che fu destinata, in breve tempo, al fallimento.
Indice
1 La giovinezza
2 I primi anni di regno
2.1 La ribellione di Ciro e la vittoria sui Medi
3 Le conquiste di Ciro
3.1 La conquista della Lidia
3.2 La conquista delle regioni orientali
3.3 La conquista di Babilonia
3.4 Gli ultimi anni di Ciro
4 Note
5 Bibliografia
6 Voci correlate
7 Altri progetti
La giovinezza |
Sua madre fu Mandane,[4] figlia di Astiage, il quale avrebbe poi tentato di uccidere Ciro stesso in quanto informato da una visione che suo nipote gli avrebbe usurpato il trono.[5] Affidato Astiage questo incarico al fidato Arpago,[5] questi non volle incaricarsene[6] e lo delegò con l'inganno[7] al bovaro Mitradate, che, informato dell'identità del neonato, si rifiutò di ucciderlo, portandolo prima a casa propria[8] e sostituendolo con il figlio morto partorito poco prima da sua moglie.[9] Ciò fatto, Arpago mandò delle guardie affinché verificassero l'infanticidio fosse stato portato a termine, mentre Ciro fu allevato da Metradate.[10] Dato che a causa di un gioco Ciro, nominato capo dei giovani del villaggio, si era messo in contrasto col figlio di Artembare, dignitario persiano,[11] venne condotto di fronte al re Astiage,[12] che però osservò delle somiglianze tra la propria fisionomia e quella del fanciullo.[13] Astiage, comprendendo che l'omicidio di suo nipote non era stato compiuto per via del racconto di Metradate,[13] convocò Arpago[14] ma affermò che non avrebbe ucciso il ragazzo.[15] Subito dopo, si fece mandare il figlio di Arpago, lo uccise e ne fece mangiare di nascosto le carni al padre durante un banchetto: solo mani, testa e piedi furono sepolti.[16] Considerato che formalmente Ciro era già stato re, Astiage, mal consigliato dai Magi[17] inviò Ciro dai suoi genitori naturali, immaginando non costituisse più per lui un potenziale pericolo:[18] dato che la moglie del pastore si chiamava Kyno i genitori di Ciro sparsero la voce che loro figlio, abbandonato, fosse stato allevato da una cagna.[19]
I primi anni di regno |
Nel 559, alla morte di Cambise I, Ciro diventò Gran Re, nonostante fosse ancora un vassallo dei Medi. Ciro era re di Anšan, ove si conservavano le antiche tradizioni militari che i Medi andavano perdendo. Appena salito al trono, Ciro cercò di rafforzare il potere della sua famiglia sulle altre tribù persiane e per fare ciò si appoggiò al nuovo re di Babilonia, Nabonedo, che aveva intenzione di espandere ad est il suo impero ed abbattere i Medi. Con il passare del tempo, Nabonedo riuscì ad alimentare la rivolta di Ciro contro i Medi. Infatti ora che la lotta fra le tribù persiane si era quasi spenta, Ciro proiettava la sua ombra sui Medi di Astiage, che non potevano più contare su un esercito forte. In più tutte le popolazioni locali non erano solidamente legate al re dei re di Media, che aveva grandi difficoltà a governare l'impero. Astiage, figlio di Ciassare non godeva del carisma paterno e neppure della sua visione diplomatica. Il vecchio re dei Medi, infatti, era stato promotore, da quanto si legge nel testo di Erodoto, di un sistema di "bilanciamento di poteri" ante litteram tra le potenze regionali, allo scopo di mantenere lo status quo ed impedire la rinascita di una potenza egemone quale l'Assiria che era stata appena abbattuta (614 a.C. - 609 a.C.). Tale politica assegnava, in pratica, delle "aree d'influenza" alle seguenti potenze: Media (espansione verso l'India ed il Pamir), l'Egitto (espansione verso la Nubia e la Libia), Babilonia (espansione verso l'Arabia), Sparta (espansione verso la Grecia ed i Balcani), la Lidia (espansione verso il Caucaso e la Crimea). Ciro, appoggiandosi ora ad una, ora all'altra potenza regionale, riuscì a sottometterle tutte, una alla volta[20].
La ribellione di Ciro e la vittoria sui Medi |
La ribellione tanto sobillata da Nabonedo infine avvenne. Mentre Nabonedo invadeva i territori dei Medi che i Babilonesi reclamavano da tempo, in Siria e nel Kurdistan (regione settentrionale dell'odierno Iraq), Ciro insorse nel 553 a.C. mentre il grosso dell'esercito dei Medi - stando alle fonti babilonesi elencate nel cilindro di Abū Ḥabbah di Nabonide stavano assediando la città babilonese di Harran. Astiage, forse sottovalutando il pericolo rappresentato da Ciro, marciò a tappe forzate verso Susa, capitale dell'Elam con una minima parte dell'esercito, avendo lasciato il grosso delle truppe ad affrontare i babilonesi. Ciro si scontrò con i Medi e, in seguito alla ribellione delle truppe dei medi, gli fu consegnato lo stesso Astiage. Ciro poté così raggiungere Ecbatana, capitale della Media, che fu saccheggiata. La Media divenne così dipendente dalla Persia ma la vecchia classe dirigente rimase accanto a quella persiana. Vi fu così una fusione fra i vincitori ed i vinti e le stesse strutture territoriali dei Medi, tra cui la divisione del territorio in satrapie, furono mantenute.
Le conquiste di Ciro |
Con la conquista della Media, Ciro assumeva il titolo di "re dei re" e poteva avanzare rivendicazioni territoriali in tutto il Medio Oriente. Voltate così le spalle a Nabonedo, Ciro si rese conto che per la sopravvivenza economica dell'Impero Persiano era necessario il possesso di terre quali la Mesopotamia, la Siria, la Cappadocia, nonché un accesso al mare.
La conquista della Lidia |
Dopo che Ciro sottomise i Medi nella primavera del 550 a.C., il re della Lidia, Creso, imparentato col deposto re dei Medi, propugnò una campagna comune contro Ciro da parte delle nazioni dell'alleanza creata in precedenza dal re medo Ciassare.
Ciro, ben conscio di non poter vincere contemporaneamente contro tutti gli avversari, promise all'Egitto la restituzione della terra di Israele ed a Babilonia la restituzione dell'Assiria (attuale Iraq settentrionale). Ritiratisi Egitto e Babilonia dalla coalizione, rimaneva unicamente la Lidia cui s'era unito un forte contingente spartano. Sparta aveva armato una flotta che non venne inviata solamente perché, nel frattempo, Ciro aveva preso la capitale dei Lidi, Sardi, come narra Erodoto, aggirandola tramite un sentiero nascosto nella vegetazione. Come risposta Ciro penetrò in Alta Mesopotamia (l'Alta Mesopotamia era un territorio controllato dai Lidi, mentre la Bassa Mesopotamia era un territorio soggetto a Babilonia) e, approfittando dell'impossibilità di intervenire da parte dei Babilonesi, sottomise la Cilicia, la Cappadocia (che fu la prima regione del Regno di Lidia ad essere invasa) e l'Armenia. Lo scontro con i Lidi avvenne nel settembre del 547 a.C., con la battaglia di Pteria, una roccaforte persiana sita presso il fiume Halys, confine naturale tra Media e Lidia. Lo scontro si risolse in uno stallo. In seguito al combattimento, Creso preferì ritirarsi e chiudersi a Sardi, capitale della Lidia, per raccogliere le forze. Il re dei re non diede tuttavia tregua al nemico: Ciro marciò su Sardi e la espugnò, dopo sedici giorni di assedio (ottobre 547 a.C.). Nella primavera del 546 tutte le roccaforti della Lidia e le città greche sul Mar Egeo capitolarono. Il re persiano fece della Lidia due satrapie (Sardis e Daskvilion) e Creso, dopo essere scampato alla pira fatta innalzare da Ciro grazie ad una fortuita tempesta che fece spegnere il fuoco, divenne consigliere dello stesso Ciro e poi del figlio Cambise.
Negli ultimi decenni la storiografia tradizionale di questo periodo, basata quasi esclusivamente sul fantasioso Erodoto, è stata sottoposta a critiche e revisioni, basate su una rilettura più accurata delle fonti neobabilonesi. Questi studi tendono a posporre di alcuni anni la conquista della Lidia e ad attribuire al 547 la conquista di Urartu, un regno nel nord dell'Anatolia, probabilmente vassallo dei Medi[21].
La conquista delle regioni orientali |
Terminata l'annessione della Lidia e della Frigia, due regioni appartenenti all'attuale Turchia, anche per non allarmare i regni che si stavano coalizzando contro di lui[22], Ciro volse lo sguardo ad oriente e sottomise i territori degli attuali Afghanistan e Pakistan. Fra il 545 a.C. e il 539 A.C., intraprese la sua azione contro le popolazioni dell'Iran orientale, conquistando la Drangiana. Passò quindi a sottomettere l'Aracosia (attuale Afghanistan centro-occidentale), la Partia (attuale Iran nord orientale), la Proftasia (attuale Afghanistan centrale), la Sogdiana attuali Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan, la Corasmia (regione compresa anticamente attorno al basso corso dell'Amu Darya fino al lago di Aral, nella regione dell'odierno Turkestan occidentale), la Battriana (regione oggigiorno divisa tra Afghanistan nordorientale e Turkmenistan centromeridionale) ed estese le frontiere orientali sino ai fiumi Oxus (attuale Amu Darya) e allo Iaxarte (attuale Syr Daria), dove creò un'estesa rete confinaria di fortezze su picchi montani difficilmente espugnabili, la più potente delle quali era Ciropoli (Kyropolis, attuale città tagika di Chodzent[23].
La conquista di Babilonia |
Il continuo indebolimento di Babilonia era evidente e significativo. Con le vie terrestri in mano ai Persiani, il commercio delle spezie e della seta dall'India e dalla Cina erano passate sotto il controllo di Ciro. A Babilonia, l'inflazione arrivò anche al 400 % e si segnalarono diversi casi di carestia[24]. Il regno di Babilonia, un tempo prospero, si trovava ora isolato e piegato dalle tensioni interne tra la casta sacerdotale e il sovrano. Il re babilonese, poi, era impegnato a sottomettere l'Arabia per poter aprire il commercio delle spezie con l'odierno Yemen, quando Ciro si volse contro Babilonia. Le operazioni belliche iniziarono già tra il novembre del 540 a.C. ed il febbraio del 539 a.C. con una serie di scontri inconcludenti sui Monti Zagros e sull'alto corso dei fiumi Tigri ed Eufrate. Infatti, dopo aver sottomesso le popolazioni che abitavano la parte orientale degli altopiani iranici, Ciro pensò di approfittare della situazione e, utilizzando come pretesto l'alleanza tra Babilonia e la Lidia, nel 539 a.C. attaccò il Regno di Babilonia. Corrotto Gobrias, il governatore babilonese del territorio di Gutium (attuale Kurdistan), l'esercito persiano invase il territorio caldeo penetrando tra i due fiumi della Mesopotamia, tenendo l'Eufrate a riparo dell'armata sulla destra ed il Tigri sulla sinistra. Vinti i Babilonesi presso Òpis, circa 120 km a nord di Babilonia ed a 30 km a nord dell'attuale Baghdad, sulle rive del Tigri, Ciro occupò la città senza combattere la notte tra il 5 e il 6 ottobre 539 a.C., dopo aver deviato il corso dell'Eufrate e si dichiarò successore di Nabonedo per volere del dio Marduk. Per ottenere il consenso della popolazione babilonese fece rimanere al potere la vecchia classe dirigente e promise di rispettare le credenze religiose di tutti, Babilonesi compresi.
Con la conquista di Babilonia, solo l'Egitto resisteva alla potenza persiana. Infatti, anche le città fenicie, parte del regno di Babilonia, facevano ora parte dell'organismo politico persiano. In tal modo i Fenici entrarono a far parte di un impero universale con grande vantaggio per i commerci. I preparativi di guerra contro l'Egitto e Sparta furono iniziati, ma la morte di Ciro li farà aggiornare ai suoi successori: gli Egizi furono sconfitti nel maggio 525 a.C. prima sul Torrente d'Egitto (odierno El Arish, un fiume del Sinai che segnava il confine tra Egitto ed Israele), poi a Pelusio, non lontano dal delta del Nilo. La Grecia, nonostante l'invio di spie da parte del re Dario I anche in Magna Grecia, non sarà mai conquistata.
Gli ultimi anni di Ciro |
In seguito alla conquista di Babilonia, Ciro rientrava in Iran come Re dell'Universo, cioè come titolare di tutti i titoli reali della Mesopotamia e dell'Asia Minore. Ciro era re di Sumer, di Akkad, degli Hittiti, degli Assiri e dei Medi, oltre che dei Persiani. Tuttavia non riuscì a realizzare la trasformazione politica dello Stato persiano che aveva in mente. Difatti, quando nel 529 morì combattendo le tribù dell'Asia centrale (Massageti) che minacciavano le satrapie orientali, il suo progetto non era ancora concluso.
Note |
^ Formula usata nel cilindro di Ciro
^ (EN) P. Calmeyer, Achaemenid Art and Architecture, in Encyclopædia Iranica, 1982.
^ Questa la morte di Ciro secondo Erodoto (Storie, Libro I, 205 segg.) e Pompeo Trogo (Historiae Philippicae nella riduzione di M. G. Giustino, 1. 8). Secondo Ctesia di Cnido, invece, la morte sarebbe stata la conseguenza di una ferita subita in battaglia contro i Derbici. Senofonte, infine (Ciropedia, Libro VII) offre una versione di fantasia, secondo la quale il grande re sarebbe saggiamente morto di vecchiaia nella sua reggia.
^ Mandane, Enciclopedia Treccani online.
^ ab Erodoto, I, 108.
^ Erodoto, I, 109.
^ Erodoto, I, 110.
^ Erodoto, I, 111.
^ Erodoto, I, 112.
^ Erodoto, I, 113.
^ Erodoto, I, 114.
^ Erodoto, I, 115.
^ ab Erodoto, I, 116.
^ Erodoto, I, 117.
^ Erodoto, I, 118.
^ Erodoto, I, 119.
^ Erodoto, I, 120.
^ Erodoto, I, 121.
^ Erodoto, I, 122.
^ Arsacidi E Sasanidi - Storia Universale
^ Si vedano i lavori di Cargill (1977), Oelsner (1997) e Rollinger (2004) citati in [1]
^ "I Propilei - Storia Universale Mondadori". 1966, Mondadori Ed. Vol. III "Le civiltà superiori dell'Asia Minore"
^ http://www.arsbellica.it/pagine/battaglie_in_sintesi/Opis.html
^ Babilonesi
Bibliografia |
- Antonino Pagliaro - Ciro e l'Impero Persiano . Roma , Accademia dei Lincei, 1972
Cyrus; voce dell'Encyclopaedia Iranica, vol. 6, London , Routledge, 1993.- Erodoto, Storie.
- (DE) Josef Wiesehöfer: Kyros [2]. In: Der Neue Pauly (DNP). vol. 6, Metzler, Stuttgart 1999, ISBN 3-476-01476-2, col. 1014–1017.
- (DE) Franz Heinrich Weißbach: Kyros 6). In: Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft (RE). Supplementband IV, Stuttgart 1924, Col. 1129–1166.
Voci correlate |
- Cilindro di Ciro
- Abradate
- Tomba di Ciro
- Ciropedia
- Fiume Coaspe
Altri progetti |
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