Cocos nucifera
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Palma da cocco | |
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Cocos nucifera | |
Stato di conservazione | |
Specie non valutata | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Liliopsida |
Ordine | Arecales |
Famiglia | Arecaceae |
Sottofamiglia | Arecoideae |
Tribù | Cocoseae |
Sottotribù | Butiinae |
Genere | Cocos L. |
Specie | C. nucifera |
Nomenclatura binomiale | |
Cocos nucifera L., 1753 | |
Varietà | |
|
La palma da cocco (Cocos nucifera L., 1753) è una pianta della famiglia delle Arecacee (sottofamiglia Arecoideae, tribù Cocoseae[1]) tipica dei litorali di paesi caldi. È l'unica specie riconosciuta del genere Cocos[2].
Indice
1 Etimologia
2 Distribuzione e habitat
3 Descrizione
3.1 Fusto
3.2 Radici
3.3 Foglie
3.4 Fiori
3.5 Frutti
3.6 Semi
4 Tassonomia
4.1 Varietà
4.1.1 Varietà "alte"
4.1.2 Varietà "nane"
4.1.3 Altre varietà
5 Coltivazione
6 Usi
6.1 Proprietà medicinali
6.2 Apertura della noce di cocco
7 Metodi di coltivazione
8 Avversità
9 Note
10 Voci correlate
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni
Etimologia |
La parola cocco deriva dalla portoghese coco, che significa testa.
I marinai di Vasco de Gama, durante il viaggio nelle Indie, hanno dato il nome alla pianta in base alla forma del frutto che ha una vaga somiglianza con la testa a forma di zucca intagliata del Coco, mostro della mitologia ispanica molto simile all'uomo nero[3].
Distribuzione e habitat |
La zona di origine della specie è controversa[5]. L'uomo ha sicuramente avuto una parte rilevante nella sua amplissima distribuzione. Tra le zone che vengono ritenute possibili per la sua origine ci sono l'arcipelago indonesiano[5] e il sud America[5].
Nell'antichità la pianta era già diffusa in tutta l'area del Pacifico con le sue numerose varietà che si differenziano per il colore, la grandezza e la forma del frutto. I portoghesi e gli spagnoli scoprirono il cocco esplorando le coste occidentali dell'America centro-meridionale e nel 1525 cominciarono a coltivarlo diffondendolo anche sulle coste orientali.
Oggigiorno le principali zone di diffusione della palma da cocco sono situate tra il ventiduesimo parallelo nord e il ventiduesimo parallelo sud[5]. La palma è coltivabile anche oltre questi limiti di latitudine, ma le coltivazioni perdono importanza commerciale[5]. Generalmente le palme vengono coltivate sulla costa, ma la loro crescita non è limitata agli ambienti costieri. È possibile trovare palme anche a centinaia di chilometri dalla costa quando le condizioni climatiche lo permettono[5]. In ogni caso l'influenza marina ha sicuramente un effetto positivo sul raccolto dei frutti[5].
Generalmente la capacità delle noci di cocco di galleggiare sull'acqua marina è un metodo di diffusione naturale della specie. Le noci di cocco sono in grado di germogliare dopo 110 giorni di immersione nell'acqua di mare, periodo in cui possono percorrere fino a 5000 chilometri[5]. La diffusione attuale è avvenuta ad opera dell'uomo sia in epoca storica, come documentato, sia in epoca precedente ad opera delle popolazioni indigene dei settori geografici interessati.[5].
L'habitat ottimale è quello delle coste di regioni tropicali con precipitazioni annue tra 1.300 e 2.000 mm, fino ad altitudini di 600 m s.l.m.
Descrizione |
Fusto |
Il fusto è colonnare e slanciato, alto dai 20 ai 40 m, con un diametro di 50–70 cm alla base e di 25–35 cm in alto, con la superficie di colore grigio, segnata dalle cicatrici a forma di anello lasciate dalle foglie e dai racemi caduti, termina all'apice con una corona di grandi foglie paripennate.
Radici |
Le radici sono fascicolate, cilindriche, di diametro uniforme, di notevole sviluppo, ma dalla vita breve, sostituite dalle radici avventizie che si sviluppano dalla base della pianta e che si estendono negli strati superficiali del terreno; le radici aeree avventizie si sviluppano dal colletto della pianta fino a 1 m di altezza con particolari formazioni lenticellari.
Foglie |
Le foglie sono paripennate, lunghe 4–5 m, con la base dilatata a formare una larga guaina, erette nei primi due anni di vita e successivamente cadenti, formate da leggerissime foglioline, allungate e brevemente picciolate, divise in due, molto striate e leggermente arcuate.
Fiori |
I fiori sono piccoli e giallastri, riuniti in infiorescenze a spadice, ramificate in circa 50 rami secondari, protette esternamente da una grande spata concava. Ogni pianta porta annualmente da 6 a 12 infiorescenze, prodotte in tempi diversi.
Nella parte basale dei rami dello spadice si trovano generalmente 5 fiori femminili formati da un perigonio di 6 tepali, a lobi inspessiti, disposti su 2 verticilli embricati, formati da 3 elementi, i 6 stami sono disposti su due verticilli da tre elementi ciascuno e sono rudimentali, l'ovario è formato da 3 carpelli di cui solo uno verrà fecondato. La palma non è dioica come molte altre palme, ma monoica a fiori diclini: la parte maschile e la parte femminile sono sulla stessa pianta.
I fiori maschili sono molto numerosi, circa 300 per ogni ramo dello spadice con un perigonio di 6 elementi, hanno 6 stami, un pistillo rudimentale che nella parte apicale ha 3 denti provvisti di ghiandole nettarifere per attirare gli insetti pronubi. L'impollinazione è mista, sia anemofila sia entomofila.
Frutti |
I frutti sono drupe voluminose, dette comunemente noci di cocco, di circa 1 kg di peso. Si formano dopo 2 settimane dalla fioritura e crescono rapidamente per circa 6 mesi. Hanno esocarpo (buccia) liscio e sottile generalmente di colore rosso-brunastro, mesocarpo fibroso e leggero a maturità che è strettamente unito all'endocarpo (guscio) legnoso e durissimo il quale presenta alla base 3 pori a minore spessore chiaramente visibili, detti anche "occhi". Il guscio è strettamente aderente al tegumento del seme che racchiude. Occorrono 12-13 mesi perché da una spata aperta si passi ad un frutto maturo e in alcune varietà serve anche più tempo.[5]
Per la commercializzazione della noce la buccia e il mesocarpo fibroso sono rimossi.
Il mesocarpo fibroso, dotato di fibre legnose leggere appressate, costituisce la parte che sostiene il galleggiamento della noce. Questo materiale è un'importante fibra vegetale commerciale detta fibra di cocco o fibra coir, è estremamente resistente all'acqua e una delle poche resistente all'acqua salata.
Semi |
Il seme è costituito dalla polpa della noce; ha un tegumento sottilissimo di colore bruno, strettamente aderente all'endosperma ricco di grassi (copra), formato da uno strato spesso 1–3 cm che forma una cavità contenente un liquido lattiginoso, detto "acqua di cocco", che poi si addensa; l'embrione è avvolto dall'endosperma a un'estremità del frutto. La germinazione avviene con la produzione di un austorio che si sviluppa all'interno del seme formando un tessuto carnoso detto pomo, e dalla parte opposta si forma il cotiledone che fuoriesce dal guscio da uno dei pori (occhi), dando origine alla gemma da cui si sviluppa il fusto con le foglie e le radici.
Tassonomia |
Il genere comprende una sola specie, Cocos nucifera; alcuni autori tuttavia, considerano i seguenti generi come subgeneri di Cocos:
Arecastrum Drude 1881
Butia Becc. 1887
Syagrus (Mart.) Drude 1887
Alcune specie già attribuite a Cocos hanno avuto attribuzione diversa:
Cocos capitata Mart. 1826 (= Butia capitata (Mart.) Becc.)
Cocos elegantissima Chabaud 1905 (= Butia capitata (Mart.) Becc.)
Cocos erythrospatha Mart. ex Drude 1881 (= Butia capitata (Mart.) Becc.)
Cocos lilaceiflora Chabaud 1916 (= Butia capitata (Mart.) Becc.)
Cocos odorata Barb. Rodr. 1891 (= Butia capitata (Mart.) Becc.)
Cocos plumosa Lodd. ex Hook. 1860 (= Syagrus romanzoffianum (Cham.) Glassman)
Cocos pulposa Barb. Rodr. 1891 (= Butia capitata (Mart.) Becc.)
Varietà |
La specie presenta oltre 80 varietà descritte.[5] Fondamentalmente le varietà si dividono in due grandi categorie, piuttosto omogenee per caratteristiche, le alte e la nane. Questa divisione non è rigida e vi sono varietà che non ricadono in nessuna delle due categorie. Le varietà alte sono generalmente allogame, mentre le varietà nane sono generalmente autogame.[5]
Varietà "alte" |
Sono piante generalmente molto longeve che raggiungono con facilità gli 80 anni di vita.[5] Fruttificano relativamente tardi dall'impianto, fino a 10 anni dopo la semina[5], e ancora più tardi raggiungono il picco di produzione.
Varietà "nane" |
L'altezza massima è minore delle varietà alte, ma le palme possono ancora risultare imponenti, con altezze fino a 12 metri[5]. Questo genere di palme è anche estremamente rapido nel raggiungere la maturità riproduttiva i primi frutti posso essere raccolti anche a soli 4 anni dall'impianto[5], con noci che toccano il suolo. La varietà più famosa tra le nane è la Malayan Dwarf[5] che ha tre sottotipi: la regia, l'eburnea e la pumila[5] che differiscono per il colore della noce. Le noci delle varietà nane sono più piccole in genere di quelle delle varietà alte[5].
Altre varietà |
Vi sono altre varietà dalle caratteristiche intermedie. Inoltre esistono varietà dalle noci particolarmente grandi o particolarmente piccole. Ci sono anche alcune varietà che hanno l'involucro della noce commestibile[5], altre con l'esocarpo rosa[5] o con la noce che contiene sostanze viscose o profumate[5]. Queste varietà quando sono commerciate lo sono solo su base locale e non hanno importanza economica[5].
Coltivazione |
Le condizioni fondamentali per la coltivazione commerciale della palma sono state indicate da Frémond e altri nei seguenti 4 punti[5]:
- Almeno 130 millimetri di pioggia al mese. Se è presente una stagione secca i mesi con meno di 50 millimetri di pioggia non devono essere più di tre consecutivi.
- La temperature ottimale si attesta su una media annuale di 27 °C. Temperature sotto i 20 °C devono essere infrequenti.
- Almeno 2000 ore di luce solare diretta annua.
- Un'umidità relativa sempre dell'80-90%, con nessun mese sotto il 60%.
- I venti devono essere frequenti in quanto favoriscono l'impollinazione.
Le palme da cocco non sono molto esigenti per quanto riguarda la natura del suolo, mentre l'umidità e l'aerazione sono fondamentali. In caso di piogge abbondanti si adattano anche a suoli relativamente pesanti, a patto che le piogge continue evitino un eccessivo indurimento del terreno[5]. Ovviamente i suoli sabbiosi sono i migliori, specie se ricchi di materia organica[5]. Comunque l'esteso apparato radicale della pianta è in grado di estrarre nutrienti anche da suoli relativamente poveri, sebbene questi influenzino la qualità e la quantità del raccolto di noci di cocco[5]. Una profondità di suolo smosso di almeno un metro è fondamentale per fornire sia ancoraggio sia nutrimento[5]. Il pH del suolo può variare da 5 a 8, anche se sopra il 7,5 si creano squilibri nutrizionali[5]. La pianta tollera senza grandi problemi alte concentrazioni di sodio e potassio[5] (suoli salmastri o venti salini).
Usi |
- Come pianta ornamentale in giardino nei climi adatti, in serra o in appartamento nelle regioni a clima sfavorevole, piante i cui fusti eretti crescono direttamente dalla noce appoggiata al terreno, nei climi temperati viene generalmente coltivata in vaso in ambienti confinati a temperatura ed umidità controllata.
- Nei paesi d'origine, per la produzione di noci di cocco utilizzate per il consumo fresco.
- Per ricavare la copra per la produzione della margarina di cocco, un olio vegetale ad alto punto di fusione utilizzato in pasticceria come succedaneo del burro; per la fabbricazione di saponi, colle e appretti. I sottoprodotti della lavorazione industriale della copra, come il panello di copra, vengono utilizzati come mangime per gli animali. Dalla copra ridotta in polvere si ricava una farina utilizzata a fini alimentari.
- Dalle fibre del mesocarpo si ricava il coir, una fibra utilizzata per lavori di intreccio, tappeti e cordami. Etichettatura tessile sigla CC.
- Con la linfa estratta incidendo le giovani infiorescenze si ricava il 'vino' di palma (linfa fermentata), l'aceto di palma, lo zucchero di palma e l'acquavite di palma. La linfa fresca è di consumo comune nelle Kiribati: chiamata karewe, viene raccolta due volte al giorno e poi viene cotta per fare uno sciroppo chiamato kamaimai.
- Le giovani gemme sono commestibili (cavoli di palma).
- Dagli stipiti si ricava il legno di cocco, utilizzato per la facilità di lavorazione per mobili, manici d'ombrello, o abitazioni rurali.
- Le fronde vengono utilizzate come fibre per intrecciare cappelli, stuoie e tetti per le capanne.
- Le donne tamil in Sri Lanka utilizzano l'olio ottenuto da una prolungata bollitura del latte di cocco come idratante per alleviare le smagliature del parto e per rendere morbidi i capelli. Queste popolazioni bevono anche il latte di cocco mescolato a foglie di pepe finemente tritate come cura dei disturbi della vista.[6].
- L'olio è utilizzato comunemente nei prodotti per rasatura (crema, sapone e schiuma da barba) e anche negli abbronzanti.
- Nelle Filippine dalla fermentazione dell'acqua di cocco viene prodotto il dolce noto come nata de coco.
Proprietà medicinali |
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La noce di cocco è composta al 50% d'acqua. Il restante è formato da fibre, carboidrati, zuccheri e lipidi. Ferro, potassio, rame, zinco, magnesio, fosforo e sodio sono i sali minerali presenti in maggior quantità dentro il frutto.
L'Isoleucina, serina, treonina, acido glutammico, arginina, acido aspartico, fenilalanina, glicinae cistina, sono invece gli amminoacidi più abbondanti. L'abbondanza di vitamine B e C aiuta negli stati di debolezza, stanchezza e allevia lo stress.
L'acqua della noce di cocco, oltre che essere dissetante, dolce e rinfrescante, proprietà che l'hanno reso molto popolare nella stagione estiva, ha pochissimi grassi e calorie ed è priva di colesterolo e ha abbondanti quantità di sodio, potassio, magnesio e calcio. Tutte queste caratteristiche la rendono un ottimo integratore dopo un'intensa attività fisica.
L'olio di cocco è uno dei pochi oli alimentari vegetali naturali completamente saturi per cui l'uso abituale in dieta, anche dei suoi derivati, deve essere attentamente controllato.
Apertura della noce di cocco |
La noce di cocco ha un guscio estremamente resistente e la sua forma sferico-ovale la rende difficile da intaccare.
Per aprirla è bene prima forare uno degli "occhi" (uno solo dei tre è facilmente perforabile) con un punteruolo o con un cavatappi e far uscire l'acqua di cocco contenuta all'interno.
Il liquido contenuto (acqua di cocco), leggermente lattescente, è una buona bevanda e può essere versato in un bicchiere. Si può rilevare la condizione della alterazione delle qualità della polpa (irrancidimento) dall'odore e dal sapore dell'acqua.
Per rompere la noce la maniera più semplice è colpirla con un martello o meglio con una mazzetta da muratore; avendo un poco di esperienza la si può colpire direttamente mentre la si trattiene sospesa in mano, così come fanno i muratori per spezzare i mattoni.
Nel caso non si possegga l'esperienza è più sicuro appoggiare la noce per colpirla: è sconsigliabile farlo appoggiandola su un tavolo da cucina ed è molto meglio appoggiarsi su un blocco di pietra o qualcosa di simile consistenza.
Un altro sistema è quello di dare una serie di colpi secchi con una roncola battendo col lato opposto al taglio tutto intorno. Gradualmente il guscio legnoso si intaglia e si frattura fino a spaccarsi in due metà.
Un sistema ancora più pulito è utilizzare una morsa di dimensioni adeguate. Si mette la noce tra le due ganasce e si chiude la morsa lentamente fino a spaccare la noce.
È possibile adoperare semplici forbici da potatura, agendo inizialmente in corrispondenza del foro praticato con il cavatappi: il guscio cederà, e si potrà proseguire con le forbici stesse nel ridurlo in frammenti; questa procedura non è facile.
Un'alternativa è mettere la noce di cocco in forno a circa 150-200° per alcuni minuti dopo averla svuotata del liquido. Il calore asciuga e induce delle crepe nel guscio che poi può essere rotto con facilità.
Distaccare completamente la polpa dal guscio non è facile; usando coltelli è bene fare molta attenzione a non ferirsi: meglio usare un coltellino da parmigiano; conviene piuttosto aspettare e fare asciugare la polpa: la polpa un po' disidratata si stacca dal guscio molto più facilmente e infine, proseguendo la disidratazione, si avrà il completo distacco in maniera naturale. L'essiccazione della polpa è la maniera usata per estrarre la polpa dal guscio nella preparazione della copra.
Nei paesi dove la pianta è coltivata per l'estrazione della copra Il metodo maggiormente diffuso per l'apertura della noce è colpire la parte con "gli occhi" con un machete appoggiando la noce su un apposito ceppo incavato. Questo sistema non è consigliabile ai principianti e, d'altra parte, non esiste motivo per utilizzarlo.
Metodi di coltivazione |
Nel clima mediterraneo è possibile la coltivazione in serra calda, con aria confinata ed elevata umidità ambientale, luce solare filtrata, concimando 2 volte al mese nella bella stagione, con fertilizzante liquido medio, frequenti annaffiature senza eccedere nelle quantità e spruzzature alla chioma, evitando il ristagno d'acqua, rinterrando annualmente, sostituendo la terra superficiale dei vasi con terriccio di bosco misto ad erica, arricchito con terricciato organico e alleggerito con sabbia.
In condizioni ottimali nella coltivazione in vaso può superare facilmente i 2 m.
Avversità |
Pianta molto delicata, negli appartamenti raramente sopravvive più di 2-3 anni, l'apparato radicale è soggetto facilmente al marciume, favorito dal ristagno idrico, e soprattutto dalle basse temperature del substrato, gli ambienti con scarsa umidità, le correnti d'aria e la luce solare diretta, provocano il disseccamento delle foglie ad iniziare dai margini, vengono inoltre attaccati da numerosi parassiti.
Spesso le piante in vendita hanno subito colpi di freddo durante il trasporto o vengono vendute già talmente debilitate da rendere impossibile la sopravvivenza dopo l'acquisto, nonostante appaiano di aspetto vitale.
Uno dei più temibili parassiti di questa pianta è il Rhynchophorus ferrugineus, noto come punteruolo rosso delle palme. Si tratta di un coleottero curculionide originario dell'Asia, recentemente propagatosi in Medio Oriente e successivamente a tutto il bacino del Mediterraneo e rivelatosi resistente a tutti i mezzi di controllo convenzionali.
Note |
^ (EN) Asmussen C.B., Barfod A.S., Deickmann V., Dransfield J., Pintaud J.-C. And Baker W.J., A new subfamily classification of the palm family (Arecaceae): evidence from plastid DNA phylogeny, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 151, 2006, pp. 15–38.
^ (EN) Cocos, su The Plant List. URL consultato il 23 maggio 2015.
^ (EN) El Cuco or El Coco - Hispanic Culture | Latino Culture | Latin American Culture .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
[collegamento interrotto], su hispanic-culture-online.com, 14 luglio 2013. URL consultato il 28 agosto 2016.
^ Werth, E. (1933). Distribution, Origin and Cultivation of the Coconut Palm. Ber. Deutschen Bot. Ges., vol 51, pp. 301–304. (article translated into English by Dr. R. Child, Director, Coconut Research Scheme, Lunuwila, Sri Lanka).
^ abcdefghijklmnopqrstuvwxyzaaabacad Grimwood, Brian E., F. Ashman, D.A.V. Dendy, C.G. Jarman, E.C.S. Little, and W.H. Timmins. (1975). Coconut Palm Products – Their processing in developing countries. Rome: FAO. ISBN 978-92-5-100853-9
^ Lentini F., Venza F., 1999 - Osservazioni etnobotaniche su alcune specie utilizzate dai Tamil nella medicina popolare dello Sri Lanka (India). Quad.Bot. Amb. Appl. 10:17-27.
Voci correlate |
- Copra
- Tassonomia delle Arecaceae
- Morte per caduta di noci di cocco
Altri progetti |
Altri progetti
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- Wikizionario
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- Wikispecies
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Collegamenti esterni |
Cocos nucifera, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
(EN) Cocos nucifera, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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