Stato sociale
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Lo Stato sociale o anche Stato assistenziale (anche detto dall'inglese moderno welfare state,Stato del benessere tradotto letteralmente), è una caratteristica dei moderni Stati di diritto che si fondano sul principio di uguaglianza[1].
Indice
1 Caratteristiche
2 Origine dello stato sociale
3 Modelli di Stato sociale
3.1 Regime liberale
3.2 Regime conservatore-corporativo
3.3 Regime socialdemocratico
3.4 Nuovi modelli
4 Note
5 Bibliografia
6 Voci correlate
7 Collegamenti esterni
Caratteristiche |
Da esso deriva la finalità di ridurre le disuguaglianze economiche. In senso ampio, per Stato sociale si indica anche il sistema normativo con il quale lo Stato traduce in atti concreti tale finalità; in questa accezione moderna si parla di welfare State .
Con esso ci si propone di fornire e garantire diritti e servizi sociali, ad esempio:
Assistenza sanitaria;
Pubblica istruzione;
Indennità di disoccupazione, sussidi familiari, in caso di accertato stato di povertà o bisogno;
Previdenza sociale (assistenza d'invalidità e di vecchiaia);- Accesso alle risorse culturali (biblioteche, musei, tempo libero);
- Difesa dell'ambiente naturale.
Questi servizi vengono erogati dai conti pubblici attraverso la cosiddetta spesa sociale , richiedono ingenti risorse finanziarie le quali provengono in buona parte dal prelievo fiscale che ha, nei Paesi democratici, un sistema di tassazione progressivo in cui l'imposta cresce proporzionalmente al crescere del reddito.
Esistono anche casi opposti in cui attraverso lo stato sociale si operano politiche di redistribuzione dei redditi regressive ossia lo Stato integra in modo crescente i redditi bassi con l'applicazione del metodo di calcolo retributivo.
Origine dello stato sociale |
Ogni società contempla delle norme per la ridistribuzione della ricchezza tra i propri cittadini anche attraverso norme religiose,ad esempio nelle società islamiche è consuetudine la Zakat ,nell'Antica Roma vi era la lex frumentaria.
La sua evoluzione negli Stati moderni in Occidente può essere suddivisa in tre fasi successive.
Una prima forma di Stato sociale, o più esattamente di Stato assistenziale, venne introdotta nel 1601 in Inghilterra con la promulgazione delle leggi sui poveri (Poor Law). Queste leggi prevedevano assistenza per i poveri nel caso in cui le famiglie non fossero in grado di provvedere.
La seconda fase, opera di monarchie costituzionali conservatrici o di pensatori liberali, si riconduce alla prima rivoluzione industriale ed alla legislazione inglese del 1834. Anche in questo caso le forme assistenziali sono da ritenersi individuali e da intendersi rivolte unicamente agli appartenenti ad una classe sociale come poveri orfani minorenni ecc. ed in questo contesto nacquero le prime assicurazioni sociali che garantivano i lavoratori nei confronti di incidenti sul lavoro.
Nel 1883 nacque, questa volta in Germania, l'assicurazione sociale, introdotta dal cancelliere Otto von Bismarck per favorire la riduzione della mortalità e degli infortuni nei luoghi di lavoro e per istituire una prima forma di previdenza sociale. Secondo alcuni studiosi fu proprio il "capitale" a spingere per i versamenti obbligatori dei propri operai, al fine di non doversi più accollare per intero il costo della sicurezza sociale dei lavoratori.
Il modello di Stato Sociale introdotto in Germania era costituito dall'assicurazione malattia legale (dal 1883), dall'assicurazione antinfortuni legale (dal 1884), dall'assicurazione pensione legale (dal 1891) e dall'assicurazione previdenziale legale (dal 1995), alle quali avevano diritto non tutti i cittadini, bensì tutti gli assicurati[2]. L'onere delle coperture assicurative (di tipo sanitario e previdenziale) era principalmente a carico di soggetti privati, quali datori di lavoro e loro dipendenti. La riforma non prevedeva l'affermazione di alcun diritto soggettivo della persona o diritto di cittadinanza, dal quale potesse scaturire una tutela economica universale.
La terza fase, la fase dell'attuale welfare, ha inizio nel dopoguerra. Il 1942 fu l'anno in cui, nel Regno Unito, la sicurezza sociale compì un decisivo passo avanti grazie al cosiddetto Rapporto Beveridge, stilato dall'economista William Beveridge, che introdusse e definì i concetti di sanità pubblica e pensione sociale per i cittadini. Tali proposte vennero attuate dal laburista Clement Attlee, divenuto Primo Ministro nel 1945.
Fu la Svezia, nel 1948, il primo paese ad introdurre la pensione popolare fondata sul diritto di nascita. Il welfare divenne così universale ed eguagliò i diritti civili e politici acquisiti, appunto, alla nascita. Nello stesso periodo l'economia conobbe una crescita esponenziale del PIL mentre il neonato Stato sociale era alla base dell'incremento della spesa pubblica[3].
La situazione, a grandi linee, riuscì a mantenersi in sostanziale equilibrio per qualche decennio. Infatti nel periodo che va dagli anni cinquanta fino agli anni ottanta e anni novanta la spesa pubblica crebbe notevolmente, specialmente nei Paesi che adottarono una forma di welfare universale, ma la situazione rimase tutto sommato sotto controllo grazie alla contemporanea sostenuta crescita del Prodotto interno lordo generalmente diffusa.
Tuttavia negli anni ottanta e novanta in concomitanza con la globalizzazione i sistemi di welfare entrarono in crisi per ragioni economiche, politiche, sociali e culturali al punto che oggi si parla di una vera e propria crisi del Welfare State[4].
Modelli di Stato sociale |
Il sociologo danese Gøsta Esping-Andersen, in The Three Worlds of Welfare Capitalism, ha introdotto una classificazione dei diversi sistemi di welfare state strutturata in tre tipi riconoscibili in base alle loro diverse caratteristiche. Questa tripartizione è fondata sulle differenti origini dei diritti sociali che ogni Stato concede ai propri cittadini.
Regime liberale |
Il modello è detto di welfare "residuale". I diritti sociali derivano dalla dimostrazione dello stato di bisogno. Il sistema è fondato sulla precedenza ai poveri meritevoli (teoria della less eligibility) e sulla logica del "cavarsela da soli". Pertanto i servizi pubblici non vengono forniti indistintamente a tutti, ma solamente a chi è povero di risorse, previo accertamento dello status di bisogno; in virtù di questo, tale meccanismo viene spesso definito residuale, in quanto concernente una fascia di destinatari molto ristretta. Per gli altri individui, che costituiscono la maggior parte della società, tali servizi sono acquistabili sul mercato privato dei servizi.
Quando l'incontro tra domanda e offerta non ha luogo, per l'eccessivo costo dei servizi e/o per l'insufficienza del reddito, si assiste al fallimento del mercato, cui pongono rimedio programmi destinati alle fasce di maggior rischio; negli Stati Uniti d'America, ad esempio, sono previsti organismi come il Medicaid per i poveri, il Medicare per gli anziani e l'AFDC per le madri sole,fino al 22 agosto del 1996, quando Bill Clinton ne firmò la sostituzione con uno più restittivo, il TANF (Temporary Assistance for Needy Families).
Tale regime riflette una teoria politica secondo cui è utile ridurre al minimo l'impegno dello Stato, individualizzando i rischi sociali. Il risultato è un forte dualismo tra cittadini non bisognosi e cittadini assistiti.
Tale modello è tipico dei paesi anglosassoni: Australia, Nuova Zelanda, Canada, Gran Bretagna e Stati Uniti caratterizzato dalla predominanza del mercato.
Regime conservatore-corporativo |
In questo modello (detto "particolaristico") i diritti e le tutele dipendono dalla professione esercitata: le prestazioni del welfare sono legate al possesso di determinati requisiti, in primo luogo l'esercitare un lavoro. In base al lavoro svolto lo Stato, attraverso leggi speciali, prevede l'istituto delle assicurazioni sociali obbligatorie per i lavoratori nello stato di bisogno. I diritti sociali sono quindi collegati alla condizione del lavoratore. Questo è il modello tipico degli Stati dell'Europa continentale e meridionale, tra cui l'Italia. Una variante del modello particolaristico è il cosiddetto "welfare aziendale", diffusosi in alcuni Paesi occidentali ed in Giappone, che si basa su contributi dei dipendenti e della stessa azienda che, nel caso in cui si possano prevedere utili nel lungo periodo (specie in caso di monopoli), possono rappresentare la parte principale del finanziamento dei servizi.
Regime socialdemocratico |
Il modello è detto "universalistico". I diritti derivano dalla cittadinanza: vi sono quindi dei servizi che vengono offerti a tutti i cittadini dello Stato senza nessuna differenza. Tale modello promuove l'uguaglianza di status passando così dal concetto di assicurazione sociale a quello di sicurezza sociale, fornendo un Welfare che si propone di garantire a tutta la popolazione degli standard di vita qualitativamente più elevati. Tale modello è tipico degli Stati dell'Europa del nord.
Nuovi modelli |
Di fronte alla crisi dello Stato sociale e dei ceti medi (dagli anni 80) alcuni economisti sostengono la necessità di diminuire la spesa pubblica ed il prelievo fiscale, sostenendo allo stesso tempo nuove forme di socialità basate sulla gestione secondo economie di scala ed alto ricorso alle tecnologie informatiche dei servizi da erogare al cittadino. In questo modo i servizi risulterebbero più efficienti e meno costosi.
Su questa crisi si vedano gli effetti delle politiche economico sociali neoliberiste, come analizzato da Ignazio Masulli in "Chi ha cambiato il mondo?"[5].
Si sostiene allo stesso tempo l'idea di affidare (in tutto o in parte) a gestori privati, servizi come le pensioni (fondi pensione privati), la sanità e l'istruzione. Tuttavia i problemi di giustizia ed equità sociale, nonché il ridotto ruolo dello Stato nella redistribuzione della ricchezza, che deriverebbero da simili scelte, per molti non sono affatto trascurabili, specie alla luce dei risvolti dimostratisi nell'attuale crisi iniziata nel 2008.
Dal punto di vista dello studio delle implicazioni del capitalismo cognitivo sulla crisi dello stato sociale, studiosi ed economisti di varia ispirazione hanno proposto un terzo modello possibile, il Welfare dei beni comuni o Commonfare, basato sulla concessione di un reddito minimo garantito a tutti i cittadini, la definizione di un salario minimo, e sulla gestione condivisa dei beni comuni.[6]
Note |
^ http://www.treccani.it/enciclopedia/welfare-state/
^ La sicurezza sociale in Germania, su kas.de.
^ cronologia storica https://www.ssa.gov/history/chrono.html
^ Anthony Barnes Atkinson ,Disuguaglianza. Che cosa si può fare?, Raffaello Cortina Editore, 2015, ISBN 978-88-6030-788-0
^ Ignazio Masulli, Chi ha cambiato il mondo?, Roma-Bari, Laterza, 2014.
^ G. Cocco, B. Szaniecki (a cura di), Creative Capitalism, Multitudinous Creativity. Radicalities and Alterities, Lanham (MA), Lexington Books, 2015.
Bibliografia |
- Gøsta Esping-Andersen. I fondamenti sociali delle economie postindustriali. Il Mulino, Bologna, 2000, ISBN 88-15-07837-1
Conti Fulvio - Gianni Silei. Breve Storia dello Stato Sociale. Carocci.- Bruni L., Zamagni S.,(2004), Economia Civile, Bologna, Il Mulino.
Vito Marino Caferra, Diritti della persona e Stato sociale, Zanichelli, 1987,2004. ISBN 9788808078995.- Gaggi, Narduzzi, La fine del ceto medio e la nascita della società low cost, Einaudi, 2006.
Prospettive per un nuovo Welfare, Reggiani T., 2007.- a cura di Felice Roberto Pizzuti http://www.academiauniversapress.com/index.php?q=node/67 Rapporto sullo Stato Sociale 2010. La "grande crisi" del 2008 e il welfare state., Milano, Academia Universa Press.
Francesco Rimoli, Stato sociale, in Enciclopedia giuridica treccani, Roma, 2004, XX.
Paolo Leon, https://web.archive.org/web/20150319230451/http://www.contrappunti.info/ma/index.php?option=com_content&task=view&id=78&Itemid=81 Stato, Mercato e Collettività
Voci correlate |
- Commonfare
- Principio di uguaglianza
- Stato di diritto
- Stati per forma di governo
- Stato sociale (Italia)
- Politiche di redistribuzione dei redditi
Collegamenti esterni |
- Stefano Gorini, Stato sociale, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000.
- Il Welfare State tedesco, sul portale RAI Economia, su economia.rai.it.
- La sicurezza sociale nella Repubblica Federale Tedesca, su Konrad-Adenauer-Stiftung (archiviato il 1º dicembre 2018 Il valore del parametro
dataarchivio
non combacia con la data decodificata dall'URL: 11 dicembre 2018 (aiuto)).
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