Windsurf






Un atleta su una tavola da windsurf in Formula


Il windsurf è un'attività sportiva nonché una specialità della vela che consiste nel muoversi sull'acqua su una tavola grazie principalmente all'azione propulsiva determinata del vento su di una vela, anche se in alcuni particolari casi l'azione propulsiva principale, contrariamente a quanto comunemente creduto, è generata dalle onde (cosiddetta wave riding) in maniera del tutto simile al surf da onda, con la vela di ridotte dimensioni destinata a fungere solo da elemento complementare alla spinta complessiva. La vela è montata su un albero fissato alla tavola mediante un giunto universale (talvolta realizzato con un giunto cardanico, più spesso tramite materiale flessibile) detto "piede d'albero" ed è sostenuta e controllata dal velista (o windsurfer, italianizzato in "windsurfista" o più semplicemente "surfista") con il solo ausilio di un particolare boma.


Con il termine windsurf (talvolta tradotto in italiano come tavola a vela), ci si riferisce anche all'attrezzatura usata per praticare questo sport.




Praticanti di windsurf in una foto di Paolo Monti




Indice






  • 1 Parti di un windsurf


  • 2 Manovre


  • 3 Tipi di tavola e specialità


  • 4 Storia


  • 5 Windsurf e barca a vela


  • 6 Note


  • 7 Bibliografia


  • 8 Voci correlate


  • 9 Altri progetti


  • 10 Collegamenti esterni





Parti di un windsurf |




Parti di una tavola da windsurf


È costituito dai seguenti componenti essenziali, in genere armati e disarmati prima e dopo l'uscita in acqua:



  • tavola


  • vela (steccata)

  • albero

  • piede d'albero

  • boma


  • deriva (opzionale)

  • pinna (pinnetta)

  • bicchiere (e/o prolunga)


La vela, l'albero e il boma, presi nel loro insieme, costituiscono quello che, talvolta anche in italiano, si definisce rig. L'immagine a lato illustra più dettagliatamente le varie parti di un windsurf.



Manovre |


Analogamente a quanto avviene nelle imbarcazioni a vela, nel windsurf le manovre principali sono la virata e la strambata che, nella forma base, permettono il cambiamento delle mure (in altri termini il cambiamento di direzione) tramite il passaggio della vela rispettivamente sulla poppa o sulla prua della tavola.[1]


Nel windsurf la partenza può avvenire secondo due modalità:[2]



  • si può salire sulla tavola dall'acqua, recuperando la vela con l'apposita cima di recupero;

  • si sfrutta il vento che facendo forza sulla vela porta il surfista direttamente sulla tavola, potendo partire sia in acqua bassa ("partenza dalla spiaggia" o beachstart) che in acqua profonda ("partenza dall'acqua" o waterstart).


Per condurre una tavola a vela, non essendoci il timone, si deve agire sull'inclinazione dell'albero. Per orzare ovvero portare la prua al vento in modo da impostare una andatura, che "stringe il vento", detta anche "di bolina", si deve inclinare l'albero verso poppa, spostando il centro velico verso questa direzione. Per poggiare, azione inversa all'orzare in modo da impostare un'andatura che si allontana dal vento detta anche "portante", si inclina l'albero verso la prua. Queste indicazioni sono generalmente valide per la navigazione in dislocamento.


All'aumentare della velocità, in base al tipo di tavola utilizzata, si raggiungono le condizioni di planata durante le quali i cambiamenti di direzione si ottengono sia spostando l'albero leggermente verso prua o verso poppa, sia esercitando una leggera pressione con i piedi sulla tavola. I piedi del surfista, in piena planata, risultano bloccati in apposite straps (o cinghie fermapiedi) collocate sulla poppa della tavola, mentre la vela viene mantenuta in una posizione arretrata rispetto alla tavola, gestendo la disposizione del peso del proprio corpo e del rig in modo che si verifichi l'equilibrio del "centro velico" (center of effort o CE) con il centro di deriva (center of lateral resistance o CLR) della tavola.[3] La planata permette al windsurf di raggiungere velocità molto rilevanti, grazie ad un'alta efficienza della superficie planante dello scafo, che può considerarsi pressoché piatta rispetto agli scafi delle imbarcazioni a vela o a motore (che hanno una forma più "stellata", fino alle "V" profonde dei motoscafi).[4]
La massima velocità mai raggiunta da un windsurf (intesa come velocità media sulla distanza di 500 m) è di 52.05 nodi raggiunti sui 500 metri da Antoine Albeau a Luderitz (Namibia) nel novembre 2012.



Tipi di tavola e specialità |


Una prima classificazione delle tavole da windsurf può essere effettuata in base alle seguenti caratteristiche:



  • tavole dislocanti non plananti (dette anche longboards):
    in genere lunghe e pesanti, adatte ai principianti per avvicinarsi a questo sport e dotate di superfici veliche ridotte. Solitamente questo tipo di tavole è munita di deriva mobile posizionata al centro dello scafo.

  • tavole plananti (o funboards):
    in genere corte e leggere, che necessitano di maggiore esperienza e dotate di superfici veliche più grandi, comunque che permettano alla tavola di entrare in planata con una determinata intensità del vento. Questo tipo di tavole sono dotate di una serie di cinghie punta piedi (straps) sulla poppa e di cimette sul boma che vengono utilizzate agganciandosi mediante un trapezio indossato dal surfista.


Ci sono delle particolari discipline che si possono praticare con il windsurf, ognuna delle quali individua diverse tipologie di tavole:



  • Il windsurf (RS:X da Pechino 2008): una delle specialità veliche dei Giochi olimpici, per i maschi dal 1984 (a Los Angeles), per le femmine dal 1992 (a Barcellona) che dal 2008, a Pechino, ha sostituito la tavola Mistral. La grossetana Alessandra Sensini con questa tavola ha conquistato la quarta medaglia consecutiva (un argento per la prima volta, dietro ad una cinese, dopo due bronzi, con in mezzo il titolo olimpico e la medaglia d'oro a Sydney 2000).

  • Il Freestyle: si compiono evoluzioni molto complesse e spettacolari, come salti (per questi si usano onde piccole dette chop) e rotazioni, con acqua calma o quasi. Diffusi trick freestyle sono lo Spock, la Flaka, Shaka, Eslider, Chacho, Burner, Funnell.

  • Il Wave: è la disciplina che più apparenta windsurf e surf: l'atleta mescola il surf da onda e il windsurf saltando e "surfando" (italianizzazione del termine surfing) onde e frangenti. Questa specialità è forse la più spettacolare poiché permette al surfista di effettuare salti considerevoli e di chiudere evoluzioni (trick) totalmente fuori dall'acqua o facendosi trasportare dall'onda come nel surf, sia con le spalle rivolte all'onda (surf back side) che di fronte all'onda (surf front side). Attualmente questa disciplina, con le ultime manovre messe a punto dai più forti atleti del mondo, ha raggiunto livelli di spettacolarità eccezionali.

  • Il Formula: praticata con tavole dalle precise limitazioni (unica tavola con larghezza massima, poco spessore e lunghezza pinna definite) su di un vero e proprio percorso di regata molto simile a quello adottato dalle imbarcazioni a vela tradizionali (a due o più boe), dove si ripropongono quasi tutte le varie andature (bolina, traverso, lasco). Per le regate Formula si applicano le regole di regata internazionali (Racing Rules of Sailing), le stesse valide per le imbarcazioni da regata (con qualche ovvia semplificazione) e stabilite dall'International Sailing Federation (ISAF) e adottate dalla Federazione Italiana Vela (FIV).

  • Lo Slalom: praticata con tavole con limitazioni meno restrittive (si può utilizzare un numero maggiore di tavole), con caratteristiche (lunghezza, larghezza, superficie velica) abbastanza variabili in base all'intensità del vento e di utilizzo. Si tratta di una competizione dove si deve arrivare prima degli avversari alla fine di un percorso che può essere di due tipi: definito da due boe, disposte all'incirca perpendicolarmente alla direzione del vento, determinando così una conformazione del percorso "ad otto" ed un'andatura che è solitamente al traverso; o da una successione di boe, disposte sempre più sottovento, in modo da determinare un percorso a forma di spezzata da coprirsi con una serie di laschi. Anche alle regate Slalom si applicano le Racing Rules of Sailing, ma con notevoli semplificazioni. Entrambe le categorie di tavole Formula e Slalom, per poter gareggiare negli eventi nazionali e internazionali, devono rientrare all'interno della lista delle tavole registrate anno per anno dall'ISAF (Registered Formula Boards e Registered Speed/Slalom Boards).[5][6]

  • Il Supercross: competizione dove, come per lo Slalom, vince chi arriva per primo alla fine del percorso ma, fra un giro di boa e l'altro bisogna completare delle manovre Freestyle.

  • La Velocità (o Speed): tavole particolari (molto strette) vengono lanciate su un tratto d'acqua piattissima. Le velocità si aggirano intorno ai 45 nodi. Il record mondiale di velocità di una tavola a vela di questo tipo appartiene al francese Antoine Albeau con una velocità di 53.27 nodi (98.65 km/h) In questa disciplina l'Italia vanta un solo risultato di rilievo: la vittoria di Andrea Baldini al Campionato del mondo di Dungarvan, Ireland[7].



Storia |


Il primo prototipo documentato di tavola a vela risale al 1935 ed è accreditato a Tom Blake. Successivamente, nel 1965, fu Newman Darby a sviluppare l'idea aggiungendo un boma in modo da poter controllare la vela in piedi.[8] Purtroppo l'idea di Darby prevedeva un albero fisso che rendeva la navigazione particolarmente difficile e non ebbe successo.


Il windsurf quindi nacque ufficialmente nel 1967 da un'idea di un ingegnere aerospaziale californiano, James (Jim) R. Drake il quale, sull'autostrada di San Bernardino, nei dintorni di Los Angeles, ripensando ad una discussione avuta precedentemente con l'amico Hoyle Schweitzer, pensò di poter continuare a fare surf anche senza le onde, utilizzando una vela collegata alla tavola.[9] Drake pensò di unire un boma a wishbone con un giunto cardanico per governare in piedi una tavola a vela. I materiali utilizzati furono dapprima il legno, la stoffa nautica (Dacron, una fibra poliestere usata nelle barche a vela) e alcune corde per imbarcazioni. L'idea fu perfezionata con l'aiuto di un collega di Jim, Alan Parducci, che contribuì alla progettazione. Nel 1968 Schweitzer e Drake brevettarono il windsurf e il brevetto fu trascritto ufficialmente nel registro delle invenzioni nel 1970.[10] Insieme cominciarono a produrre i primi Windsurfer (era questo il marchio che si utilizzò per la neonata azienda).


Negli Stati Uniti il windsurf però stentava a decollare ma, fortunatamente, nel 1971 un imprenditore tessile olandese, Martin Spanjer, durante un viaggio rimase colpito da un articolo pubblicato sulla rivista di bordo dell'aereo che lo stava portando in California. Appena giunto a destinazione contattò Schweitzer per ottenere la licenza di costruzione del windsurf per l'Europa; nacque così il Windsurfer Ten Cate che apparve per la prima volta in Europa nel 1972. L'anno successivo, visti gli scarsi risultati delle vendite dei primi prototipi, Drake cedette la sua quota societaria a Diana ed Hoyle Schweitzer, che ne acquisirono tutti i diritti. Quattro anni dopo, in Svizzera, un altro imprenditore, Peter Brockhaus con la collaborazione del designer Ernstfried Prade, creò un nuovo marchio: era nata la Mistral.


Nel 1978 entrò in produzione il Mistral Competition: si trattava di un nuovo concetto di tavola, più leggera e dotata di deriva basculante, ma soprattutto di un boma in alluminio, decisamente più maneggevole dell'originale in legno di cui era dotato il Windsurfer. Le prime uscite ufficiali del Mistral avvennero sul Lago di Garda che acquisì presto fama internazionale grazie ai venti costanti che soffiavano sulle sue acque e divenne una sorta di laboratorio europeo per lo sviluppo di nuovi prototipi e una fucina di talenti. Da qui l'eco del windsurf raggiunse tutto il mondo.


In quegli anni nacquero altri marchi come HiFly e Windglider che fecero anche la fortuna dei coniugi Schweitzer, detentori del brevetto, ai quali andavano i proventi delle royalties pagate da tutte le aziende produttrici. Nel 1981 Brockhaus lasciò la Mistral per creare il futuro di questo sport con un nuovo marchio: F2 (Fun & Function), che presto sarebbe diventato famoso in tutto il mondo grazie anche ad un team di atleti tra cui figurava un nuovo astro nascente, il danese trapiantato alle isole Canarie Björn Dunkerbeck.


Nei primi anni ottanta cominciarono ad arrivare immagini fotografiche spettacolari da oltreoceano, in particolare dalle Hawaii, patria di Robby Naish, mito indiscusso del windsurf. Il giovane Naish, nel 1976 campione mondiale Windsurfer ad appena 13 anni, decise di affrontare le onde hawaiiane con la tavola a vela. Presto si rese conto che il Windsurfer con i suoi 22 kg di peso e un notevole dislocamento non era adatto a quelle condizioni. Così, grazie all'aiuto del padre, creò il primo sinker (un primo modo per definire le tavole corte e con poco volume che prevedono la "partenza dall'acqua"), adattando un Mistral Competition che veniva accorciato tagliandolo all'altezza della scassa di deriva. Con questo prototipo Naish affrontava le onde, saltandole e surfandole, dando vita ad una nuova disciplina: il funboard.


Proprio Brockhaus, con la creazione della F2, si dedicò molto alla promozione del funboard, realizzando in serie tavole più leggere e più corte, adatte ad affrontare vento forte e situazioni meteomarine difficili. Fu grazie alla determinazione di Brockhaus che venne creato il "circuito mondiale funboard" (che poi diventerà l'International Funboard Class Association) che prevedeva spettacolari tappe agonistiche nelle località più ventose del mondo. I primi salti sulle onde accentuarono le caratteristiche estreme delle tavole funboard.


Toccò al giovane faentino Cesare Cantagalli determinare il futuro estremo di questa disciplina. Cantagalli creò una manovra acrobatica che sembrava andare contro le leggi della fisica: il cheese roll (letteralmente "formaggio arrotolato", ma simpaticamente associato al nome di Cesare trasformato in cheese dagli amici hawaiiani). La manovra consisteva in un salto con avvitamento completo di tavola, vela e surfista. Da lì vennero sviluppate le varianti oggi note a tutti gli appassionati di Wave e Freestyle come il looping o il forward loop.


Purtroppo il funboard, come hanno poi dichiarato successivamente i manager di tutte le aziende che negli anni d'oro del windsurf vendettero migliaia di tavole, rese nello stesso tempo questo sport altamente spettacolare, ma lo trasformò da sport di massa a sport di nicchia, decretando l'inesorabile contrazione del mercato.


Tra le leggende viventi del windsurf vi sono l'hawaiiano Robby Naish e il danese Björn Dunkerbeck, che possono essere considerati i maggiori esponenti delle varie discipline del windsurf essendo gli atleti che in assoluto hanno vinto più titoli mondiali. Jim Drake ha collaborato attivamente, fino alla sua morte, con la Star Board Windsurfing, una delle maggiori aziende produttrici di tavole a vela, amministrata dall'atleta norvegese Svein Rasmussen.


Il windsurf si è evoluto negli ultimi anni in modo particolare nella disciplina del freestyle. A partire dai primi del 2000 infatti sono stati portati sulla scena internazionale da windsurfer come Josh Stone e Ricardo Campello numerosi tricks, fino a quel momento impensabili.[11] La nuova svolta ha dato l'input alla nascita di un movimento di windsurfer professionisti provenienti dal Sudamerica, in particolare da El Yaque e Bonaire. Tra questi sono molto conosciuti nella scena Gollito Estredo, Kiri Thode, Steven Van Broeckhoven, i fratelli Taty Frans e Tonky Frans, Marcilio "Brawzinho" Browne. Per la categoria femminile, Sarah Quita Offringa, Yoli de Brendt, Laure Treboux. Un grande contributo all'evoluzione della disciplina wave è stato dato dal brasiliano Kauli Seadi, che ha sviluppato la configurazione quad (tavola con 4 pinne a poppa) che ha dato vita ad uno stile di surfata più moderno, con turn molto stretti sempre sulla parete dell'onda. Sempre Kauli ha anche sviluppato un nuovo concetto di vele compact, più corte di albero e larghe di bugna, con 4 stecche al posto delle classiche 5. A lui si deve l'invenzione del push loop into forward, una combinazione di due manovre che è diventata un must nei contest di wave, per l'alto punteggio che viene dato quando eseguita perfettamente.



Windsurf e barca a vela |


Sotto un certo punto di vista il windsurf può essere considerato la massima sintesi dell'imbarcazione a vela classicamente intesa anche se, rispetto a questa, sono assenti il timone ed il collegamento rigido dell'albero sullo scafo (non vi sono né sartie né stralli). Inoltre, peculiarità del windsurf rispetto alla maggior parte delle imbarcazioni a vela, è quella di navigare con l'albero sbandato sopravvento, con il risultato che la spinta velica tende a sollevare dall'acqua tutto l'insieme imbarcazione-equipaggio, contrariamente a quello che avviene sulle altre imbarcazioni.


Tuttavia, con la tavola a vela tradizionale (tavole lunghe e dislocanti con deriva mobile), vi sono alcune limitazioni: l'angolo di bolina che si può stringere è più largo di quello di una barca inoltre le andature portanti sono instabili e possono essere usate solo per brevi tratti.


Per le tavole a vela plananti invece (tavole corte e senza deriva), all'aumentare dell'intensità del vento l'angolo di bolina che si può ottenere può avvicinarsi molto a quello di una barca convenzionale. Le tavole corte inoltre, raggiungono velocità molto più elevate in virtù di una minore superficie bagnata che equivale ad un minor attrito di uno scafo dislocante ed entrano in planata con maggiore facilità grazie al minor peso della tavola nonché di una conformazione e distribuzione dei pesi ottimizzata per tale scopo; per contro, a differenza degli scafi dotati di deriva, le tavole corte e plananti sono scarsamente versatili nella navigazione in dislocamento, soffrendo maggiormente l'effetto dello scarroccio rispetto alle imbarcazioni.


Curiosamente, alcune soluzioni tecniche in origine affinate per il windsurf sono state adottate poi successivamente nel mondo delle barche a vela; l'utilizzo di materiali speciali (carbonio) per gli alberi e le appendici immerse, usati con l'obiettivo di migliorarne la risposta dinamica (reflex e "rigidità"), o le tecniche per garantire elevata efficienza alle superfici aerodinamiche come, ad esempio, le vele totalmente steccate e a profilo ellittico o l'utilizzo dei cosiddetti camber inducer[12] (induttori di profilo), che garantiscono alla superficie velica un profilo alare e più stabile, sono tutte invenzioni che vengono prima applicate al windsurf e poi alla barca a vela, compresi i costosissimi scafi da Coppa America.


Citando liberamente Czesław Marchaj nel suo autorevole Sail performance: techniques to maximize sail power: «...rispetto alle imbarcazioni a vela, il windsurf ha subito in questi ultimi anni una evoluzione tecnica davvero impressionante... è stupefacente come un semplice scafo con una attrezzatura smontabile possa contenere più innovazione (ed essere più efficiente in termini aero-idrodinamici) di una imbarcazione da Coppa America...»


Questo essenzialmente perché la vela tradizionalmente intesa, è imbrigliata in una serie di regole di stazza e di classe molto rigide che ne hanno fortemente limitato negli anni lo sviluppo e l'efficienza energetica mentre il windsurf ha rappresentato, tra le discipline nautico-sportive, un vero banco di prova dove poter sperimentare liberamente le idee più stravaganti ma anche talvolta le più innovative.



Note |




  1. ^ .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}
    Le Manovre di una barca a Vela, scheda illustrativa in formato PDF su Cultura Nautica - Il Portale della Nautica[collegamento interrotto]



  2. ^ (EN) Technique: the water start, articolo su Boardseekermag.com - Windsurfing Magazine Archiviato il 14 giugno 2009 in Internet Archive.


  3. ^ (EN) J. Ellsworth, Balance Your Helm for Speed, per una dettagliata descrizione del CE e del CLR


  4. ^ (EN) J. Drake, The Drake Chronicles Page, per una descrizione analitica della fisica del windsurf e della sua efficienza energetica Archiviato il 9 gennaio 2010 in Internet Archive.


  5. ^ (EN) ISAF: Registered Formula Boards (Complete List) Archiviato il 19 giugno 2008 in Internet Archive.


  6. ^ (EN) ISAF: Registered Speed/Slalom Boards (Complete List) Archiviato il 5 luglio 2008 in Internet Archive.


  7. ^ (EN) European Speedsailing Championships 2009 Full results Windsurfing , dal sito ufficiale della Speed World Cup Archiviato il 16 novembre 2009 in Internet Archive.


  8. ^ Copia archiviata (GIF), su computerknowhow.com. URL consultato il 23 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2007).


  9. ^ Il Windsurf, un'idea con la vela su Albaria Magazine


  10. ^ http://www.google.com/patents?id=wBNDAAAAEBAJ


  11. ^ (DE) World of Windsurfing : Geschichtliches


  12. ^ http://www.google.com/patents?id=YiYfAAAAEBAJ&dq



Bibliografia |



  • Robby Naish P. Brockhaus, Windsurfing con Robby Naish, Mursia, Milano, ISBN 978-88-425-8734-7

  • Robby Naish U.Seer, Robby Naish Superstar, Mursia, Milano, ISBN 978-88-425-8729-3



Voci correlate |



  • RS:X

  • Mistral (barca a vela)

  • Campionati mondiali di windsurf



Altri progetti |



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  • Wikizionario

  • Wikimedia Commons





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Collegamenti esterni |






  • Windsurf, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Modifica su Wikidata


  • (EN) Windsurf, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata


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