Muwatalli II
Muwatalli II | |
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Re degli Ittiti | |
In carica | 1295 a.C. - 1272 a.C. |
Predecessore | Muršili II |
Erede | Mursili III |
Successore | Muršili III |
Nascita | 1320 a.C. circa |
Morte | 1272 a.C. |
Padre | Muršili II |
Madre | Gassulawiya |
Figli | Muršili III Kurunta |
Muwatalli II, o Muwattalli (1320 a.C. circa – 1272 a.C.), è stato un sovrano ittita che regnò dal 1295 al 1272 a.C., succedendo al padre Muršili II.
Indice
1 Muwatalli re: preparativi allo scontro con gli Egizi
2 La questione Ahhiyawa
3 La guerra con l'Egitto: la seconda battaglia di Kadesh (1274 a.C.)
4 Una successione complicata
5 Bibliografia sul testo di Anitta
6 Note
7 Voci correlate
8 Collegamenti esterni
Muwatalli re: preparativi allo scontro con gli Egizi |
Figlio maggiore ed erede designato del re Mursili II e della regina Gassulawiya, Muwatalli ascese al trono alla morte del padre avvenuta nel 1295 a.C. Quasi simultaneamente Seti I sale al trono d'Egitto, l'altra superpotenza del tempo, e le sue prime azioni chiariscono l'intenzione di riprendere la politica espansionistica nella ricca area siriana, punto di contatto e di frizione da tempo dei due imperi.
Così Muwatalli capisce che presto sarà chiamato ad uno scontro epocale, e tutti i suoi primi atti da sovrano vanno in tal senso: prima cerca di ripopolare il Nord, da sempre vittima delle devastanti incursioni delle tribù barbare dei Kaska, che spesso dai monti del Ponto anatolico si spingevano fino alla capitale Hattusa; compreso come il territorio fosse troppo difficilmente controllabile, e temendo di essere colpito alle spalle durante il probabile scontro con gli Egizi (che presumibilmente sarebbe avvenuto in Siria) Muwatalli prese una decisione senza precedenti: spostò la capitale da Ḫattuša a Tarhuntassa, nell'Anatolia sud-orientale (nei pressi dell'odierna Hatip) in una zona molto più tranquilla e controllabile, ed assai più prossima al fronte siriano.
Tale azione tuttavia, per quanto strategica, fu percepita quasi come una profanazione dalla nobiltà ittita, legatissima a doppio filo ad Hattusa, insediamento storico, capitale e punto di riferimento degli Ittiti.[1].
Muwatalli di fatto divise così il regno in due parti, nominando suo fratello Hattušili III governatore del Nord, ed installandolo sulla città di Hakpis.
Seti I dette inizio alle ostilità attorno al 1290-1288, attaccando con successo la città di Amurru, sottratta all'Egitto da Šuppiluliuma I solo pochi decenni prima; Muwatalli, non sentendosi ancora pronto per il grande scontro, sottoscrisse un trattato col faraone, una tregua momentanea tra i due imperi[2].
La questione Ahhiyawa |
Nel frattempo sul fronte occidentale dell'impero l'attività espansionistica del regno miceneo di Ahhiyawa[3] era al suo apice: per mezzo di avventurieri locali e sobillatori il non meglio identificato regno Egeo tentava di alimentare moti indipendentistici da parte del mondo Arzawa, nel chiaro intento di espandere se non il proprio dominio almeno la propria influenza commerciale in un'area che difficilmente, stante l'apparato bellico e politico degli Ittiti, avrebbe potuto diversamente penetrare.
Particolarmente attivo era un tale Piyama-Radu[4], per diversi decenni autentica spina nel fianco di sovrani Ittiti, a tal punto da essere perfino citato in orazioni ed aruspici di sovrani e regine come una piaga da cui esser liberati.[5]
Proprio Piyama-Radu, con un colpo di mano improvviso ed il supporto di Ahhiyawa, umilia il re-vassallo ittita della Terra del fiume Seha Manhapa-Tarhunta, occupa il suo regno installandovi come reggente suo genero Atpa[6], e poi marcia indisturbato sull'altro regno vassallo ittita di Wilusa/Troia che conquista[7], rimuovendo il sovrano filo ittita (1285-80 a.C. ca).
È molto probabile che un contingente di Ahhiyawa guidato da Piyama-Radu abbia dunque presidiato Wilusa/Troia, sottraendola al controllo Ittita, episodio narrato nella cosiddetta "Lettera di Manhapa-Tarhunta", una tavoletta in Ittita giunta quasi intatta sino a noi.
L'episodio narrato, per coincidenza cronologica quasi assoluta con i testi classici e per lo svolgimento dei fatti, potrebbe essere alla base della leggenda omerica, o almeno è l'episodio storico più vicino alla leggendaria guerra di Troia.
La reazione di Muwatalli non si fece attendere: il sovrano inviò immediatamente un contingente agli ordini del generale Kassu che, anche contando sull'appoggio militare di Kupanta-Kurunta re di Mira, riconquistò sia Terra del fiume Seha che Wilusa, reinstallando su quest'ultima un nuovo re-vassallo, Alaksandu, il trattato di pace stipulato con il quale è giunto fino ai giorni nostri (1280 a.C.)[8]
Il sovrano ittita rimosse ed esiliò anche l'inetto Manhapa-Tarhunta, sostituendolo sul trono della Terra del fiume Seha con il figlio Mashturi, cui a suggello dell'alleanza dette in sposa sua sorella Massunazzi[2].
La guerra con l'Egitto: la seconda battaglia di Kadesh (1274 a.C.) |
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E così, pacificati gli instabili confini, Muwatalli poté dedicarsi allo scontro epocale con gli Egizi, al cui trono era nel frattempo asceso uno dei più longevi faraoni della storia, il figlio di Seti I, il grande Ramses II.
Dopo alcune scaramucce in area siriana provocate dal faraone (1275 a.C.), Muwatalli scese con il fratello Hattusili per lo scontro finale, che avvenne l'anno seguente a Kadesh, punto di contatto dei due imperi.
Il sovrano ittita riuscì a formare una coalizione composta da un gran numero di tribù locali. Secondo fonti egizie, gli alleati formavano un esercito composto da 30.000 soldati e 3.000 carri, mentre l'esercito egizio era invece formato da 20.000 fanti e 2.500 carri da guerra.
Muwatalli orchestro' una trappola: mandò incontro all'esercito egizio 2 persone a lui fedeli, che, dopo essere state catturate, comunicarono agli egiziani che l'esercito ittita era lontano da Kadesh. Ramses, credendo a quanto raccontato, divise le sue forze: l'armata di Amon si accampò vicino a un bosco, l'armata di Seth, invece, vicino al primo guado lontano da Kadesh, quelle di Ra e Ptah al secondo guado vicino alla roccaforte.
Muwatalli allora fece scattare la sua trappola: i soldati nascosti nel bosco attaccarono l'accampamento, decimando l'armata di Seth e indebolendo quella di Amon. Nei documenti egiziani - le uniche fonti pervenuteci che riferiscono dettagliatamente della battaglia - ben poco imparziali nella loro caratteristica autocelebrazione, si narra che, mentre l'esercito egizio era in fuga, Ramses da solo andò all'attacco, risollevando gli animi dei soldati e riuscendo a sconfiggere le forze ittite, per conseguire una vittoria che fino a poco prima sembrava del tutto impossibile. Volendo cercare di indagare l'esito finale della battaglia in un modo che sia maggiormente vicino alla realtà, si osserverà che lo scontro (peraltro il più grande dell'antichità fino alle Guerre Persiane) si risolse in sostanza senza vincitori né vinti. È probabile che Ramses, al di là di quanto ci riferisce nei suoi documenti autocelebrativi, riuscì a contenere l'esercito avversario grazie al tempestivo arrivo della terza divisione (la quarta quasi sicuramente neppure arrivò in tempo per prendere parte alla battaglia) e di un contingente proveniente dal paese alleato di Amurru, il cui re Benteshina aveva tradito gli Ittiti ed era passato dalla parte degli Egiziani.
Lo scontro pare essersi concluso con perdite enormi su ambo i fronti e senza un netto vincitore.
Resta, comunque, il dato di fatto che Kadesh restò sotto il dominio ittita ed Amurru e Aba (Damasco) vi ritornarono, come dato dirimente su chi debba essere considerato il vincitore dello scontro; Benteshina fu deposto e portato a Hattusha e sostituito con un nuovo sovrano, il cui nome è Shapili.
Una successione complicata |
Sul finire del regno il sovrano fu alle prese con supposti intrighi di palazzo: temeva infatti che la Regina Regnante, la sua "matrigna" Danuhepa, secondo la ricostruzione di alcuni studiosi[9], potesse avvantaggiare i propri figli rispetto a quelli del sovrano nella corsa alla futura successione regale: stante il suo ufficio di Regina in carica, i figli di Danuhepa potevano essere solo del Re Mursili II, padre di Muwatalli; in tal caso si trattava quindi di eredi di Primo Rango, mentre quelli di Muwatalli non lo erano.
Non ci é giunto il nome della consorte principale del sovrano, ma sappiamo che questi ebbe due figli, a cui fu imposto un nome hurrita: Urhi-Teshub ed Ulmi-Teshub.
Urhi-Teshub, l'erede designato ed effettivo successore (asceso al trono col nome di Muršili III), era certamente figlio di una consorte secondaria o concubina, criterio non escludente per la successione ma considerato penalizzante[10] e probabilmente anche Ulmi-Teshub, che poi la storia ricorderà come Kurunta, lo era.
Il sovrano, temendo per la propria progenie, decise perciò di tenere a corte con sé solo il tukhanti designato, Urhi-Teshub appunto, ed inviò invece il secondogenito Kurunta ad Hakpis[11], lontano da corte, laddove il fratello Hattusili regnava sul Nord.
Muwatalli riuscì comunque a domare le lotte dinastiche interne: mise sotto processo strumentalmente Danuhepa per atti profanatori, ne ottenne la condanna (e possibilmente l'uccisione dei figli)[12]la rimosse da Regina Regnante e la allontanò da corte.
Entrambi i figli di Muwatalli svolgeranno un ruolo importante nella storia Ittita: Urhi-Teshub diverrà re alla sua morte con il nome di Muršili III e regnerà per 7 (anni tra il 1272 e il 1265) prima di essere deposto, al termine di una rapida guerra civile, proprio dallo zio Hattušili III; Kurunta sarà sovrano di Tarhuntassa, mantenendo una posizione di primissimo piano sia durante il regno di Hattusili III sia durante il regno del figlio e successore di quest'ultimo, Tudhaliya IV, e secondo taluni studiosi sarà egli stesso brevemente re[13].
Forte, rude e astuto, Muwatalli fu uno dei grandi sovrani dell'impero ittita: morì in seguito a cause sconosciute, nel 1272, pochi anni dopo la seconda battaglia di Kadesh.
È il destinatario della già citata Lettera di Manhapa-Tarhunta[14], fonte di importanti notizie sulla realtà ed il contesto storico della omerica Guerra di Troia e secondo una parte degli studiosi l'autore della altrettanto celebre Lettera di Tawagalawa[15].
Bibliografia sul testo di Anitta |
- E. Neu, StBoT 18; H. Otten, MDOG 76 (1938); F. Starke, in ZA 69 (1979); O. Carruba, Anittae Res Gestae, 2001.
- Trevor Bryce, The Kingdom of the Hittites, Oxford (1999).
- C. W. Ceram, The Secret of the Hittites: The Discovery of an Ancient Empire, Phoenix Press (2001), ISBN 1-84212-295-9.
- CARRUBA O., Anitta res gestae: paralipomena I, in «Akten des IV Kongresses fur Hethitologie» (Würzburg, Okt. 1999), Harrassowitz, Wiesbaden, pp. 51–72, in memoriam E. Neu (2001).
Note |
^ Trevor Bryce, The empire of the Hittites, 2005.
^ ab Trevor Bryce, The kingdom of the Hittites.
^ Entità ancora non chiaramente identificata; molti autori la ritengono Micene o una coalizione di stati micenei facenti capo magari proprio a questa città; (tra questi Beckman, Bryce, Cline: The Ahhiyawa texts. Pag.2-7. J. Latacz invece propone Tebe: Troy and Homer, pag 240 e seg.)
^ C'è grande interesse attorno alla figura di questo personaggio elusivo, che terrà in scacco l'impero ittita per decenni; gli annali ittiti lo definiscono sobillatore ed agitatore, ma tra gli studiosi prende sempre più corpo l'ipotesi che potesse essere un membro della famiglia reale Arzawa detronizzata ai tempi di Muršili II ed emigrata ad Ahhiyawa; studiosi del calibro di Starke ed Hawkins già dal 1998 e altri più recentemente come Latacz (Troy and Homer) ritengono fosse nipote del re Uhha-Ziti in cerca di riconquistare il suo trono.
^ Si veda in Beckman, Bryce, Cline: The ahhiyawa texts, testo originale, traduzione e commento del reperto classificato con il codice ufficiale CTH 590
^ Si veda la cosiddetta Lettera di Manhapa-Tarhunta, nome ufficiale del reperto CTH 191.
^ I testi a noi giunti non chiariscono se con l'uso della forza o sobillando una rivolta, ma dal successivo Trattato di Alaksandu quest'ultima pare la soluzione più probabile.
^ Si veda in Joachim Latacz: Troy and Homer, la traduzione del trattato
^ Trevor Bryce: The Kingdom of the Hittites, pag.243-244 e relative note.
^ Il cosiddetto "Editto di Telipinu", nome ufficiale del reperto CTH19, sanciva le regole di successione al trono ittita, chiarendo che fosse preferibile un figlio di primo rango come erede, poi un figlio di secondo rango ed infine, in assenza di figli maschi, il marito di una figlia di primo rango; ma lasciando comunque al re la scelta del successore.
^ T. Bryce: The kingdom of the Hittites, pag.245.
^ Una conferma indiretta in tal senso arriva da Hattusili III che in un'orazione successiva alla dea del Sole di Arinna parlerà di "Danuhepa ed i suoi figli" rimarcando di non aver avuto parte nella "rovina del figlio di Danuhepa". Si veda orazione di Hattusili III, nome ufficiale del reperto CTH 383, i 16-22; copia con commento può essere consultata in I. Singer: Hittite prayers; pag 97-99.
^ Per un approfondimento su questa affascinante figura si veda la voce Kurunta in questo progetto
^ Nome ufficiale del reperto: CTH 191 - KUB 19.5 + KBO 19.79. Per il testo completo ed un ampio commento si vedano Beckman, Bryce e Cline: The Ahhiyawa texts.
^ Nome ufficiale del reperto: KUB 14.3; per il testo completo ed un ampio commento si vedano Beckman, Bryce e Cline: The Ahhiyawa texts. Pag. 101-122.
Voci correlate |
- Ittiti
- Re ittiti
Collegamenti esterni |
- Reign of Muwatalli II, su hittites.info (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2013).
- Hittite Home Page, su mesas.emory.edu. URL consultato il 10 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2009).
- History of the Hittites, su hittites.info.
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